cid:image001.jpg@01D61990.2CC855C0

“Non dimenticarlo mai:

ora non è il momento adatto per vincere,

ma per combattere le sconfitte”

(Bertolt Brecht)

Quest’anno il nostro 25 aprile sarà da dimenticare!      

Il periodo che stiamo vivendo, anche prima della pandemia da Covid-19, è terribile per la nostra terra e per noi, umani e animali, che la abitiamo. Sappiamo bene chi ne è responsabile, questo mostro che a qualcuno dà mentre a molti toglie:

il capitalismo, la “normalità” che ha distrutto il pianeta!

cid:image001.jpg@01D618F9.70D9BED0 Ma ciò che sta sconvolgendo ora le nostre vite ha a che fare con un virus che solo in Lombardia ad oggi ha provocato 13.000 morti “ufficiali”, morti che  gridano vendetta per un sistema sanitario regionale alla mercé della vampiresca sanità privata. La lotta al coronavirus, in assenza di politiche intelligenti e generose di sanità pubblica, si affida a scelte che di fatto stanno minando le fondamenta stesse della nostra democrazia.

Da un lato abbiamo le forze di polizia, l’esercito, i vigili urbani che sorvegliano e puniscono la popolazione che a torto o a ragione non si confà alle ordinanze nazionali e regionali sulla quarantena (perfino la delazione si insinua come un “buon costume”),  e gli interventi repressivi sono sempre più insensati e squallidi soprattutto perché si esercitano contro i più deboli, anziani e bambini, e chi se ne prende cura.

 Queste persecuzioni sono la summa dell’ipocrisia istituzionale perché al contempo i lavoratori sono comandati al lavoro anche a rischio della loro stessa vita e di quella dei loro cari.

 cid:image001.jpg@01D619A1.847816A0 La propagazione dell’epidemia fra Bergamo e Brescia, la zona più colpita in Italia, con migliaia di morti, molti dei quali occultati, è in rapporto diretto con l’attività manifatturiera che qui si svolge.

Dall’altro la democrazia è messa seriamente in pericolo attraverso l’abuso di strumenti di psicopolitica digitale che permettono di avere il controllo totale, attraverso la sorveglianza digitale, di ogni singolo individuo;

 

perciò questo è un momento delicatissimo per la salvaguardia della nostra agibilità politica.   cid:image001.jpg@01D619CF.6C3D2700                                                                                                       

   Il potere, con la scusa del rispetto delle norme sanitarie, si consolida a spese della nostra libertà di organizzarci, esprimerci e lottare per un cambio radicale di paradigma sociale ed economico ormai improcrastinabile se vogliamo salvarci e salvare il pianete terra. Che ne sarà della nostra vita di militanti e Antifascisti ai tempi del coronavirus?

cid:image006.jpg@01D618F8.D6C132B0Siamo in un contesto pandemico in cui il confinamento si potrebbe definire “una variante liberale del lager”, il campo di lavoro e di detenzione è la nostra stessa casa. Ci siamo resi conto che l’altro è il nostro potenziale nemico, vicinanza  e contatto possono significare morte. Questa consapevolezza, così estranea all’essere umano come essere sociale, ci porta dritti dritti alla depressione, i coreani la chiamano “corona blue”. Il disagio, il malessere in cui siamo immersi è causato dal nostro bisogno di relazionarci, dal nostro bisogno degli altri, gli altri sono spesso gli esseri umani a noi più cari, e questa forzata lontananza accresce il disagio psichico. Il trauma collettivo è di difficile misurazione, la sua devastante portata non è prevedibile, ma già si vedono gli effetti più eclatanti: la violenza domestica è aumentata, così come il numero di suicidi soprattutto tra i giovani che non hanno più speranza nel futuro.

cid:image001.jpg@01D619B2.4946D420Tentano di farci assorbire i morti di questa pandemia come “normali”. Un Fontana o un Gallera qualsiasi, senza vergogna, senza onore, senza senso di responsabilità, senza intelligenza, senza capacità riesce a continuare nelle sue farneticazioni come un generale rintronato perché il sistema mediatico taglia, cuce e scarta ricostruendo come in un collage la nostra vita reale. Il suo falso è più vero del nostro vero. Questo sistema, retto da veri e propri delinquenti, ripete come in un mantra ogni giorno, per bocca dei suoi servi, che sono soprattutto i vecchi con patologie pregresse a morire, questo dovrebbe attutire lo sconcerto, la rabbia, la rivolta; e ci riesce! Ma è un ragionamento da nazisti che considera meritevole solo l’essere umano efficiente in quanto appendice funzionale della macchina capitalistica. Con questa epidemia la società capitalistica, sotto la direzione della Confindustria che la gestisce, mostra dunque, senza vergogna, il suo volto inumano: i camini degli inceneritori di salme non fanno pause, e “pietà l’è morta”!

cid:image002.jpg@01D618FA.12491B80La sinistra tutta, anche quella vera, è stata accusata di essere troppo ligia alle consegne, tant’è che Wu Ming scrive che “ Il fatto che ampi settori dei movimenti si siano automarginalizzati con l’adesione acritica – o troppo poco critica – all’ideologia dello #stareincasa oggi impedisce loro di incontrare questa rabbia, o anche solo di capirla.”  

Parlano della rabbia sociale che cova per via del grande sacrificio che ci impongono col confinamento.

cid:image001.jpg@01D619B7.BF0DA3A0 Ma noi, Compagne e Compagni ci sentiamo responsabili, a differenza dei padroni,  nei confronti del nostro prossimo, per via di quel sentimento di appartenenza ad una collettività, che ci impedisce di essere pronti, per il nostro benessere, a trascurare quello degli altri, perciò in questo frangente non ce la sentiamo di infrangere le regole anche se conosciamo perfettamente le ragioni che le determinano.

Detto questo è vero che siamo in una situazione imbarazzante, da una parte non possiamo farci scippare il 25 aprile dai fasci che promettono di violare i regolamenti antipandemia, dall’altra dobbiamo non solo “restare umani” ma anche “restare Antifascisti” e dunque resistere!

 Una cosa è certa, la Repubblica nata dalla Resistenza Antifascista e dalla lotta partigiana deve ripartire dall’articolo 5 della nostra Costituzione che la vuole una e indivisibile. Il rispetto che le dobbiamo è lo stesso che l’apparato dello Stato deve al popolo sovrano. La strage degli innocenti in atto testimonia invece l’incuria sanitaria di cui siamo tutti vittime, e ci impedisce drammaticamente un 25 aprile come tutti gli altri.

cid:image001.jpg@01D619A8.319421C0Un proverbio molto conosciuto dice “Chi vivrà vedrà” … ci chiediamo sgomenti cosa vedrà chi vivrà?

                    Potremo noi scegliere di vivere invece che sopravvivere?

cid:image001.jpg@01D619B4.39530C80      cid:image031.jpg@01D619CC.5B293BA0

                               http://28maggio.org/wp-content/uploads/2012/01/eeeee.jpg Le Compagne e i Compagni del CentroSociale28maggio”