Una serie di associazioni facenti capo alla Rete Regionale Disarmo lombarda, colpite dalle notizie che indicano l’esistenza di una volontà politica, in seno all’attuale giunta regionale, di abrogare la legge n°6.1994 relativa alla istituzione della Agenzia per la riconversione dell’industria bellica, hanno pensato di tentare una azione di resistenza per fermare tale volontà.
Esse hanno ritenuto che si dovesse anzitutto lanciare un
appello per la difesa della legge e il rilancio dell'agenzia regionale per la
riconversione. Consapevoli della necessità che questo appello dovesse
avere capacità di incidere a partire dalla qualità dei suoi
promotori, si è promossa una ricerca nei confronti di personaggi della
cultura, religiosi, dell’associazionismo, dei sindacati che fossero
disponibili ad assumersi questo onere.
L’idea di realizzare uno strumento istituzionale in grado di favorire la riconversione dell’industria bellica, viene da lontano: dagli intellettuali americani ed europei che si sono occupati della questione, dai sindacati, dai lavoratori dell’industria bellica che nel passato si sono dovuti confrontare aspramente con il problema della riconversione e con la contraddizione di dover lavorare per garantire una vita dignitosa a se ed alla propria famiglia e dover preparare strumenti di morte. In Italia questo argomento fu affrontato anche a livello nazionale sia dai ministri On. Granelli e On. Fracanzani, sia da diverse proposte di legge, ed è presente in una forma minore all’interno della L.185/90, ora modificata con L.1547/2003.
L’idea di realizzare una Agenzia per la riconversione dell’industria bellica in Lombardia, fu del comitato dei “Cassaintegrati Aermacchi per la Pace ed il Diritto al Lavoro”, che, nei primi anni ’90, rifiutando di lasciarsi coinvolgere in una azione di lobbying volta a difendere l’occupazione mediante richieste di aumento delle commesse militari, pensò di chiedere ai Consiglieri regionali di istituire un organismo che favorisse i processi di riconversione. Questi lavoratori erano stati espulsi dall’azienda anche per le loro posizioni contrarie al commercio di armi e favorevoli ai processi di riconversione, ma non volevano cedere a ricatti ed anzi volevano pensare a come era possibile difendere l’occupazione dei colleghi e la dignità del loro lavoro.
La Legge Regionale fu approvata grazie alla sensibilità di un vasto arco di forze politiche del centro e della sinistra rappresentate nel Consiglio regionale (dalla Democrazia Cristiana fino a Rifondazione Comunista).
La L.R. ha costituito l’”Agenzia per la riconversione dell’industria bellica” lombarda in cui operano rappresentanti della Giunta e del Consiglio Regionale, rappresentanti delle forze sociali: degli industriali e dei sindacati, e delle associazioni della società civile.
La Agenzia ha operato, grazie ad un fondo annuale previsto dal bilancio regionale, finanziando iniziative di ricerca sull’industria bellica lombarda e studi relativi alla riconversione realizzati dalle stesse industrie a produzione militare che avevano vinto il bando per accedere ai suddetti fondi.
Da qualche anno l’Agenzia non è più operativa, per l’esistenza di una volontà politica avversa all’impostazione della Legge. Ora sembra si sia affermata la volontà di abrogarla definitivamente.
Questo avviene in un quadro deteriorato da una parte dalla revisione
della L.185/90, che ha allentato i vincoli e i limiti sulla esportazione di
armi, dall’altra parte dall’affermarsi di logiche di guerra
preventiva, infinità, illegale nei confronti del diritto e delle
istituzioni internazionali.
BOZZA APPELLO PER LA DIFESA DELLA LEGGE REGIONALE
N°6-1994 SULLA RICONVERSONE DELL’INDUSTRIA
BELLICA
La guerra è tornata a essere lo strumento con cui si costruisce un
nuovo ordine mondiale, mezzo con il quale leaders politici più o meno
legittimati pretendono di affrontare conflitti che invece possono e devono
essere composti attraverso il confronto pacifico, la diplomazia e la
cooperazione internazionale...
Alla vigilia della guerra contro l'Iraq
milioni di donne e uomini in tutto il mondo hanno manifestato per fermare quella
guerra, considerata ingiusta, illegittima e illegale - come del resto sono ormai
tutte le guerre.
Ma la volontà dei popoli non è stata
rispettata, l'Iraq è stato comunque attaccato e occupato, le pratiche e
le prospettive di guerra ne escono rafforzate nella loro dimensione di lunga
durata.
Più che mai, la pace va dunque conquistata con un impegno
politico e civile lungo, costante, quotidiano e capillare - cercando di
contrastare le spinte che portano alla guerra stessa e le politiche
che
la preparano. Ognuno di noi può fare qualcosa per la pace, ogni
istituzione democratica deve essere coinvolta e responsabilizzata attraverso
l'adozione di misure e di atti concreti...
Rispondendo proprio a questa
profonda esigenza politica e morale già dieci anni fa la regione
Lombardia si è dotata di una "Agenzia per la riconversione
dell'industria bellica", istituita con la L.R. n. 6, dell'11 marzo
1994.
Amministrata da una Commissione di rappresentanti della Regione,
dei sindacati, degli industriali armieri e delle associazioni pacifiste,
l'Agenzia aveva il compito di incentivare progetti di riconversione produttiva
delle aziende armiere lombarde, di svolgere funzioni di osservatorio sul
comparto, di promuovere iniziative di ricerca, di formazione e informazione sui
temi della pace.
Dall'insediamento dell'ultima Giunta regionale,
l'Agenzia per la riconversione dell'industria bellica è lettera morta. I
nuovi commissari non sono stati nominati. La legge istitutiva non è stata
rifinanziata. Circolano anzi insistentemente voci che ne preconizzano la
definitiva soppressione, rivelando una volontà politica tesa a
lubrificare in ogni modo le opportunità di business offerte dal mercato
bellico.
Ma questo non può, non deve succedere. Tanto più
in un momento come questo, tanto più nella regione italiana con i
maggiori siti produttivi di armi leggere e pesanti: la sola provincia di
Brescia, nel 2001 ha esportato armi per 197 milioni di euro. Secondo gli studi
dell'Onu, nel decennio 1990-2000 le sole, cosiddette, armi "leggere"
hanno provocato nel mondo più di 5 milioni di morti - la
metà
dei quali bambini - e 2,5 milioni di disabili gravi.
Non vogliamo che la
Lombardia primeggi nella produzione di strumenti di guerra e devastazione.
La
nostra regione ha risorse materiali, tecniche e umane sufficienti a garantire
altrimenti la propria economia. Il cammino verso la riconversione della
produzione, dell'economia e della cultura legata
alle armi può e deve
essere ripreso con decisione.
Chiamiamo perciò le persone,
le associazioni e i movimenti che vogliono la pace, le forze politiche e i
consiglieri regionali della Lombardia a un forte impegno perché l'Agenzia
per la riconversione
dell'industria bellica della Regione Lombardia non
chiuda, ma sia rilanciata al più presto con la nomina di una nuova
Commissione, con un congruo finanziamento che le permetta di
operare
efficacemente per la pace e per il disarmo nel mondo e nelle
coscienze di oggi, che rischiano di essere travolti dalla "guerra
preventiva e permanente".
Per questo invitiamo le forze politiche,
sociali e culturali della Regione ad un confronto sul tema.
L’Agenzia lombarda
per la riconversione dell’industria bellica potrebbe operare
prevedendo:
1- Un rilancio della ricerca sulla industria militare lombarda, prevedendo la diffusione dei risultati;
2- Una adeguata diffusione di informazioni relative alla precedente ricerca (del 1994);
3- La diffusione di informazioni relative alle attività svolte dall'Agenzia, in particolare le attività di finanziamento a favore di studi e iniziative di diversificazione e riconversione dell'industria bellica lombarda, e sul loro esito produttivo ed occupazionale;
4- La diffusione di informazioni relative alle iniziative di sostegno ai processi di ridimensionamento della produzione militare finanziate dal programma Konver sul territorio della regione Lombardia e sul loro esito produttivo ed occupazionale;
5- La diffusione di informazioni sull'estensione e gli effetti delle iniziative Perifra e Konver nei vari paesi europei che ne hanno beneficiato;
6- La diffusione di informazioni relative all'applicazione e agli effetti degli stanziamenti nazionali per la riconversione e ristrutturazione dell'industria bellica operativi dagli anni '90, con particolare riguardo alla loro applicazione sul territorio regionale;
7- La raccolta, l'aggiornamento costante e la diffusione di una bibliografia sulla riconversione e di links con i centri di ricerca che in vari paesi si sono occupati e si occupano di riconversione dell'industria bellica (es.: il tedesco BICC - Bonn International Center for Conversion, l'inglese ACP - Arms Conversion Project, gli americani OEA - Office of Economic Adjustment (istituzionale) e CEC - Center for Economic Conversion, ecc.);
7- La diffusione di informazioni sulle esportazioni di armi operate dalle industrie lombarde a produzione militare;
8- La diffusione di
informazioni sulla modifica della Legge 185/90 e le ripercussioni della nuova
legge per il controllo dell'esportazione di armi;
9- La realizzazione di un sito (o di uno spazio Web nel contesto del sito della Regione Lombardia) dell'Agenzia, per la diffusione on-line delle suddette informazioni e di altre ritenute importanti, prodotte o meno dall’Agenzia;
10- La cooperazione ed il sostegno alle attività di OPAL - Osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia e del GSAD - Gruppo di studio su armi e disarmo della Università Cattolica di Milano, sui temi del monitoraggio dell'industria bellica e della riconversione;
11- Studi sul rapporto tra
la produzione di armi (a partire da quelle effettuate sul territorio lombardo) e
le guerre più recenti
12- Studi sul rapporto tra
la produzione di armi (a partire da quelle effettuate sul territorio lombardo) e
le nuove strategie militari a partire dalle filosofie contenute nel Nuovo
Modello di Difesa del 1991 e nei successivi aggiornamenti, nonché con le
filosofie della guerra unilaterale, preventiva, costituente, infinita,
così come previste nel pensiero strategico
americano
13- Studi sul rapporto tra
integrazione europea in tema di difesa e cooperazione nella produzione di
sistemi d’arma tra paesi ed industrie “nazionali”, ed i suoi
riflessi in tema di localizzazione produttiva e di
occupazione
14- Studi sul rapporto tra
integrazione europea in tema di difesa e nuove strategie
militari
15- Studi sul rapporto tra
integrazione europea in tema di difesa e guerre.
16- Studi sulle attuali
normative vigenti nei singoli paesi europei in tema di controllo e limitazione
dell’export di armi, sulle caratteristiche dell’attuale codice di
condotta europeo che regola la stessa materia e sulle proposte e
possibilità di rendere tali norme più stringenti e
vincolanti
17- Studi sul rapporto tra
economia e produzione bellica, in termini di effetti della seconda sulla prima e
di relazione dialettica tra i due termini
18- Studi sugli effetti
economici della produzione bellica nel territorio lombardo nell’ottica di
identificare in modo analitico il peso di questa sul sistema economico regionale
e locale, il livello di dipendenza dalle commesse militari dei territori
più interessati al fenomeno, il moltiplicatore economico specifico, il
peso dell’indotto in Lombardia in relazione a quello attivato nel resto
d’Italia e quello attivato all’estero,
ecc.
19- Studi sulla crescente
quota di R&S destinata alle produzioni militari o duali, presenza del
fenomeno in Lombardia, e sui suoi effetti economici, industriali ed
occupazionali nel breve, medio e lungo periodo, e sulle possibili alternative,
studi sugli effetti di restrizione dei diritti dei lavoratori-ricercatori in
relazione alla divulgazione dei risultati delle ricerche, di obbligo alla
segretezza, di accesso fisico e mentale a luoghi, concetti e conoscenze,
ecc.
20- Studi degli effetti
della R&S militare sulla corsa agli armamenti, sulle strategie militari e la
gestione delle guerre
21- Studi sulle dinamiche
dei processi e delle trattative per il disarmo sviluppatesi fino ad oggi e sulle
possibili nuove strategie per ottenere un disarmo effettivo per il prossimo
futuro e sul ruolo che gli organismi internazionali a partire dall’ONU, ma
anche di quelli regionali, possono avere al
riguardo.
22- Studi sulle campagne di
base per il disarmo e contro la guerra
23- La realizzazione di
convegni sui temi di cui sopra ed in particolare su quelli relativi al rapporto
tra ricerca, sviluppo, produzione ed esportazione di armi, “nuovi modelli
di difesa” e guerre;
24- Studi sulla presenza
delle basi militari nella regione, sul loro ruolo, sul loro impatto economico ed
occupazionale
25- Studi sulla possibile
riconversione ad usi civili delle risorse presenti nelle stesse
basi
27- Il rifinanziamento dei bandi a favore delle aziende che presentino progetti di diversificazione -riconversione;
28- Il finanziamento alle
industrie belliche della impostazione di piani biennali di conversione da
implementare nel caso di decisioni politiche di disarmo e o riduzione/blocco
delle esportazioni di armi, considerando tali piani un imperativo etico
irrinunciabile per queste aziende.
29- Studi sulla necessità di una architettura nazionale e soprannazionale per favorire ed accompagnare i processi di riconversione al civile, anche in vista di suggerimenti da dare ai governi centrali
(Elio Pagani 02.01.04)
Associazioni che da subito potrebbero dare la loro adesione al nostro progetto e/o all’appello
a difesa della L.R.6/94 relativa alla riconversione dell’industria bellica.
Associazioni che erano rappresentate nell’Agenzia prima del suo blocco operativo:
- ACLI regionale
- ARCI regionale
- Legambiente regionale
- Pax Christi regionale
- Caritas Ambrosiana
- Mani tese regionale
- WWF regionale
- Comitato Golfo
- Assopace regionale
- LOC Milano
- MIR-MN Varese, Brescia, Milano
- Consulta per la pace Brescia
- SCI: Servizio Civile Internazionale
- Pace Subito
Altre associazioni precedentemente coinvolte a supporto rappresentante associazioni nell’Agenzia:
- Pax Christi Milano
- ACLI Milano
- Casa Pace Milano
- Coordinamento Comasco per la pace
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