DOVE SONO I PACIFISTI...
seconda puntata
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DA BAGHDAD
TESTIMONIANZA DI ROSITA VIOLA
coordinatrice ICS Consorzio Italiano di Solidarietà
"Le Nazioni Unite sono arrivate dopo l’approvazione della risoluzione bipartisan, si stanno installando e riavviando i vari uffici.
Le sigle del volto umanitario della coalizione occupante si moltiplicano: l’OHRA (Office for Humanitarian and Reconstruction Affairs aperto dalla coalizione) sara’ in questi giorni sostituito dall’OCPA (Office Coalition Provisional Authority, di fatto il governo provvisorio iracheno), ma la confusione regna sovrana.
Le ONG che sono arrivate per prime a Baghdad si sono autorganizzate e hanno costituito il NCCI (Nongovernamental Coordination Committee in Iraq), una rete di soggetti che si è rifiutata di coordinarsi con le forze occupanti per la distribuzione degli aiuti umanitari.
E’ un luogo dove condividere informazioni e ovviamente anche noi facciamo parte di questo coordinamento. Il NCCI sembra essere l’unico contesto in cui si hanno maggiori informazioni sul chi fa che cosa e sui bisogni verificati. Allargatosi alle altre ONG arrivate in questo mese, il NCCI sembra aver perso parte della sua criticità politica: siamo gli unici che si sono opposti al contributo in kind di attrezzature per costituire un ufficio del NCCI da parte di JNEPI, rete di ONG americane finanziate da US Aid. Nel prossimo incontro vogliamo porre la questione del sostegno alla societa’ civile irachena e la necessita’ di trovar spazio anche per loro in questo coordinamento.
Di notte si sentono ancora spari ed esplosioni ("celebration shooting" ovvero spari celebrativi dicono gli americani), gli elicotteri sorvolano in continuazione la città. A Falluja in questi giorni hanno abbattuto due elicotteri e fatto saltare un carro armato.
In questi giorni abbiamo continuato il lavoro per avviare la rete di distribuzione dell’ ossigeno, che rimane una emergenza assoluta. Siamo stati a visitare diversi ospedali per concordare la quantita’ necessaria. Abbiamo dovuto contattare una nuova ditta privata in quanto nella fabbrica pubblica di Al Mansur gli operai sono in sciopero (stanno eleggendo i nuovi organismi dirigenti) e la consegna delle bombole è stata rallentata mettendo a rischio la distribuzione negli ospedali.
In due ospedali abbiamo constatato la presenza degli imam sciiti. Nel primo che abbiamo visitato siamo entrati io, Ernesto (il nostro country coordinator) e il nostro ingegnere Mohammed. Essendoci già stati Ernesto e Mohammed si sono indirizzati verso l’ufficio del nostro contatto ma siamo stati fermati e accompagnati nell’ufficio del "capo", ovvero l’imam che presiede l’ospedale. L’ufficio è spoglio ma dietro alla scrivania ci sono appesi diversi quadri di profeti, mullah. Dopo qualche domanda di chiarimento è stato chiamato il responsabile per l’ossigeno e ci hanno accompagnato nell’ufficio nel "vecchio" direttore dell’ospedale.
Nel secondo il direttore difende la posizione, ci ha spiegato che è stato eletto dal suo staff con il 100% dei voti a suo favore, che ha 25 anni di esperienza (e anche una clinica privata in città) e che è difficile mandarlo via. In ogni caso durante l’incontro è entrato l’imam, che non ha interferito con il nostro colloquio. Il direttore ci ha spiegato che questo imam "è buono" e che la convivenza non crea problemi.
Successivamente abbiamo partecipato agli incontri di coordinamento organizzati da Unicef su "nutrition" e "child protection".
Una priorità assoluta oltre alla cura dei bambini malnutriti (la maggior parte a causa di malattie gastrointestinali dovute alla mancanza di impianti di potabilizzazione), è costituita dall’assistenza ai bambini di strada. E’ un fenomeno che si è sviluppato sotto l’embargo e ha assunto dimensioni allarmanti durante il conflitto quando anche molti orfanatrofi sono stati chiusi per mancanza di sostegno a livello statale e i bambini sono stati "liberati" ovvero sono scappati dagli istituti o lasciati allo sbando.
"La coalizione" per ripulire le strade ha pensato bene di prenderli e rinchiuderli nell’ex carcere minorile Al Rah’ma creato durante il regime, dove venivano incarcerati sia ragazzi responsabili di atti criminali sia i bambini di strada.
Unicef ed Enfant du monde sono intervenuti cercando di allestire una specie di centro di accoglienza ma al momento seguono solo 20 bambini. Nei prossimi giorni cercheremo di approfondire e di raccogliere informazioni sulla possibilità di un nostro intervento.
Durante l’incontro la rappresentante di Save the Children UK ha confermato le voci relative ai rapimenti e violenze nei confronti di 4 ragazze; hanno raccolto informazioni e seguito i casi, pare che una ragazza sia stata oggetto di rapimento e violenza da parte degli integralisti islamici, altre tre sono state coinvolte in ritorsioni e vendette trasversali all’interno del partito Baath. Il rappresentante dell’Associazione degli Psichiatri iracheni ha aggiunto un nuovo caso di ragazza "rapita" dalle forze della coalizione ma non è stato confermato.
Nei prossimi giorni saremo a Bassora dove cominceremo a lavorare per il programma di integrazione alimentare rivolto ai bambini malnutriti.
Inoltre vorremmo organizzare, oltre al sostegno per i bambini, un' unita' di strada che raggiunga anche i villaggi rurali, le zone di maggior provenienza e casi recidivi rispetto alle malattie gastrointestinali e malnutrizione. Vorremmo anche fare una raccolta di informazioni rispetto alle famiglie di origine di questi bambini e aggiungere al programma dedicato a loro, un sostegno alle famiglie con piccole attivita di microcredito.
Avvieremo anche la parte di formazione per il personale medico e quello di informazione e sensibilizzazione delle madri rispetto all’ allattamento al seno e questioni correlate alla corretta alimentazione.
Ci piacerebbe, se la situazione lo consente e se le idee verranno condivise dalle donne irachene (ma soprattutto dagli uomini visto che e’ una zona sciita) promuovere gruppi di auto-aiuto.
A prestissimo. Un caro saluto da tutte e tutti noi.
Rosita Viola
Baghdad, 4 giugno 2003
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sosteniamo gli interventi del Tavolo di Solidarietà