Intervista
radio a suor Rosemary Lynch [www.peacelink.it]
From:
"Cipax" <cipax@romacivica.net> (by way of
Carlo Gubitosa <c.gubitosa@peacelink.it>)
Date: Wed, 16 Apr 2003 19:12:36 +0200
Carissime e
carissimi,
vogliamo farvi pervenire (computers
permettendo) un affettuoso augurio
pasquale. Vi formuliamo questo augurio
con l'angoscia nel cuore per
l'inarrestabile procedere della "guerra
infinita" di fronte alla quale ci
sentiamo tanto impotenti. Vi formuliamo
perņ questo augurio anche con la
fiducia nella parola del Risorto che ci
ha chiamato ad "osare la pace per
fede". Risorgendo ci ha detto - dato
come primo dono: "Pace a voi!" (Lc 24,36).
Vi uniamo in allegato come dono pasquale
la trascrizione dell'intervista a
Sr. Rosemary Lynch nella rubrica di
Radio Tre "Uomini e profeti". La visita
di questa deliziosa suora ottantaseienne
ci ha arricchito spiritualmente
durante la celebrazione di Oscar Romero
del 24 marzo e in altri incontri
amichevoli. La registrazione audio di
questo e altri incontri č disponibile
presso il
Cipax.
D'ora in avanti, vi pregheremmo per
ragioni "ecologiche" di inviarci i
vostri messaggi di posta a questo nuovo
indirizzo:
<mailto:cipaxroma@virgilio.it>cipaxroma@virgilio.it
CIPAX - Centro Interconfessionale per la
Pace
Via Ostiense, 152 - 00154 Roma - Tel. e
Fax 0657287347
<mailto:cipaxroma@virgilio.it>cipaxroma@virgilio.it -
www.romacivica.net/cipax
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Interviste radio a Rosemary
Lynch
Radio 3. Uomini e Profeti. Intervista di
Gabriella Caramore. 21 marzo 2003
Caramore: Adesso vorrei che ascoltassimo
insieme agli ascoltatori la
conversazione che abbiamo avuto con
Rosemary Lynch,
che e' una donna di grande interesse. Ha
86 anni, ma e' una donna
freschissima, in giro per l'Italia in
questo momento per
raccontare appunto come si costruisce la
pace. E' stata presente due giorni
fa al ricordo dell'arcivescovo di San
Salvador
Romero, che fu assassinato il 24 marzo
1980 mentre diceva la sua omelia e
mentre diceva: "Ogni sforzo per
migliorare una
societa' piena di ingiustizia e'
benedetto da Dio". Ogni anno c'e' questo
ricordo di Romero, promosso dal CIPAX,
un movimento
cristiano interconfessionale per la
pace; e lo fa con una celebrazione, una
preghiera e una giustizia. Ma andiamo
a
incontrare Rosemary Lynch. Rosemary
Lynch buon giorno e tanti auguri per il
suo compleanno. Ha compiuto ieri 86
anni.
Avremmo dovuto comprarle una
torta.
Lynch: Ho gia' avuto una
torta.
Caramore: Credo che la torta l'avra'
avuta da Pax Christi e da Gianni
Novelli, che sono le persone che l'hanno
invitata qui
per questa occasione di cui poi
parleremo del ricordo di Oscar Romero.
Intanto allora approfittiamo dei suoi 86
anni per
chiederle un po' la sua storia, la sua
vita. Lei e' una suora francescana
americana,
pacifista...
Lynch: Provo ad essere
pacifista.
Caramore: Prova ad essere pacifista ed
e' una cosa molto difficile,
soprattutto in questo momento. Poi
parleremo anche di
questa situazione di questi giorni, ma
ora parliamo della sua storia: che
cosa ha attraversato la sua
vita?
Lynch: Ho fatto molte cose durante
questi anni. Ho avuto il privilegio di
studiare anche prima di entrare
nell'ordine.
Naturalmente ha scelto l'ordine
francescano.
Caramore: Se non lo diciamo noi forse
lei non lo dice: ha partecipato a
molte battaglie per i diritti civili,
per la pace,
contro i test nucleari. E'
vero?
Lynch: E' vero, ho avuto un tipo di
conversione quando sono arrivata a
Roma, dopo essere stata eletta
consigliere generale
della mia congregazione. Avevo, come
molte persone negli Stati Uniti, la
convinzione che il nostro paese fosse
molto
bello, grande, potente e sempre avevo
aderito a tutto questo. Ma una volta
venuta a Roma ho fatto, come consigliere
della
mia congregazione, molti viaggi: sono
stata in Africa, in Indonesia, in
Messico e in altri paesi, ho visto la
miseria, la
poverta', la gente che soffriva tanto.
Cosi' mi e' cambiata totalmente la
mia idea anche sul mio paese: per la
prima volta ho
capito che siamo oppressori. Fare questa
scoperta e' stata per me
un'esperienza molto
amara..
Caramore: E' giusto, siamo oppressori,
ma non solo il suo paese, in qualche
misura tutti i paesi ricchi d'Occidente
lo
sono. Pero' lei dice che l'America ha
anche la grandezza di tenere in se'
culture, persone, situazioni molto
diverse.
Lynch: E' vero, non voglio dire che non
c'e' niente di buono, perche' non
e' vero. Pero' quando sono tornata negli
Stati Uniti
dopo il mio periodo in Italia durante il
quale ho fatto questi viaggi ho
deciso di lavorare in qualsiasi modo per
i
diritti umani, per la gente povera, per
la pace. Sono stata invitata a
lavorare a Las Vegas, Nevada. Vicino a
noi nel
deserto c'era il grande Nevada Text
Site. Io non sapevo che gli Stati Uniti
facevano test di bombe nucleari, per me
era
una cosa terribile pensare a questo.
Cosi' abbiamo incominciato a fare
delle veglie nel deserto. La prima volta
abbiamo
passato tutto il periodo della Quaresima
fuori. Era un tempo bello. Io ho
imparato molto. In quel periodo ho fatto
la
conoscenza del popolo indigeno del
Nevada, gli Scioscioni.
Caramore: Intende indiani
d'America?
Lynch: Si', questa tribu' in particolare
abitava nello stato del Nevada e
da loro ho imparato anche molto. Dicevo
che
abbiamo organizzato delle veglie vicino
al Text Site.
Caramore: Ma avete ottenuto poi
qualcosa?
Lynch: Io non posso dire che abbiamo
visto molti risultati. La prima cosa
era che per la prima volta tutte le
persone
della nazione hanno saputo qualcosa del
Nevada Text Site. Non sapevano che
il governo faceva continuamente
questi
esperimenti nel
deserto.
Caramore: Allora diciamo che un elemento
della costruzione della pace e'
anche il far conoscere, il far
sapere.
Lynch: C'e' assolutamente bisogno di
sapere molto, perche' e' una tattica
del governo quella di non dare
informazioni alla
gente. Cosi' abbiamo scoperto molto.
Abbiamo anche fatto la cosiddetta
‘disobbedienza
civile'.
Caramore: Lei, suora francescana, sente
di seguire le indicazioni di
Francesco in questa battaglia per la
pace, in questa
lotta per i
diritti?
Lynch: Si', ma cerchiamo di evitare parole come ‘battaglia' ecc. Forse
‘campagna' e'
meglio.
Caramore: Dobbiamo inventare nuove
parole. Non si fa, lei dice, la lotta
per la pace, ma si costruisce la
pace.
Lynch: Gia' abbiamo una mentalita' cosi'
militarizzata!
Caramore: Quindi lei non direbbe mai di
essere una ‘militante' pacifista.
Lynch: Spero di
no.
Caramore: Allora diciamo una persona
attiva per la pace, una costruttrice
di pace. Lei sente di seguire le
indicazioni di
Francesco, in
questo?
Lynch: Proviamo a fare questo, anche in
modo non molto adeguato. Questo e'
certamente il nostro
ideale.
Caramore: E' bello questo ‘proviamo'.
Senta, e' inutile chiederle, ma
glielo chiedo lo stesso, come sta
vivendo lei, da
americana, da pacifista, questi giorni
di guerra tra America e Iraq, mondo
islamico. Lei sente che stiamo vivendo
una
sconfitta (per usare un linguaggio
militare) oppure ancora ha fiducia che
qualcosa si puo'
fare?
Lynch: Bisogna avere fiducia, bisogna
continuare. Se perdiamo il coraggio
loro hanno vinto. Mi pare che ci sono
molte
persone di buona volonta', con questa
guerra molti si sono un po' svegliati
e vogliono fare qualcosa. Scriviamo
lettere,
facciamo telefonate a persone nella
legislatura nazionale, cerchiamo di
farci amici di questa gente per
persuaderli a fare
in un altro modo, non la
guerra.
Caramore: Ma questo pacifismo non e' un
po' ingenuo, secondo lei?
Lynch: No no. Non e' esattamente pacifismo. Io cerco la parola che
descrive
meglio questo atteggiamento. E'
certamente
antiguerra, ma e' molto attivo, mentre
io penso che la parola pacifismo
somiglia un po' a passivita':
"aspettiamo..."
Caramore: E' vero, e' un po'
ideologica.
Lynch: C'e' bisogno di un'altra parola,
perche' e' una cosa molto attiva,
con molto entusiasmo, con molta
convinzione:
proviamo di tutto, non e' che siamo
pacifisti, facciamo la veglia... No..
Caramore: Forse la cosa che dovrebbe
proprio passare, quella sulla quale
stiamo battendo da un po' di tempo, e'
che la pace
si deve ‘fare', si deve ‘costruire'.
Quindi bisognerebbe proprio dire che
non basta gridare "io non voglio la
guerra", ma
bisognerebbe fare tanti piccoli passi.
Lei da dove comincerebbe?
Lynch: Noi per esempio eravamo molto
delusi quando le persone del Congresso
hanno dato a George Bush - io non dico
mai
‘presidente' perche' credo che lui non
e' stato eletto - un potere che
nessun presidente del nostro paese ha
mai avuto. Cosi'
scriviamo, parliamo con loro, cerchiamo
di visitare il loro ufficio...
Caramore: E ci
riuscite?
Lynch: Si', talvolta. Io conosco
personalmente alcune di queste persone, ho
parlato con loro. C'e' un po' un
cambiamento
anche fra di loro. E questo soltanto
perche' abbiamo fatto tante pressioni.
La gente non vuole fare la
guerra.
Caramore: Lei e' stata molte volte
arrestata e anche processata per la sua
disobbedienza civile. Dove la trova
tutta questa
forza?
Lynch: Per me era facile. Per primo ho
fatto amicizia con il giudice, con
l'avvocato, con tutta questa gente. La
prima
volta quando il giudice ha detto: "Io
devo fare una sentenza di tre giorni"
ha pianto. Piu' tardi ha detto: "Era mio
dovere
fare
questo".
Caramore: Ma la forza per continuare,
per lottare (mi lasci usare questa
parola), dove la
attinge?
Lynch: Dalla fede che la pace veramente
sia possibile. Io penso che non sia
volonta' di Dio che la famiglia umana
faccia
questa guerra; e' un comandamento di
Gesu' di essere amici, di avere
misericordia.
Caramore: Quindi lei attinge alla sua
fede. Beh, e' davvero sorprendente la
sua attivita', Rosemary. Lei e' appunto
attivista
nei movimenti per la pace, scompone un
po' gli schemi. Ma i suoi rapporti
con la Chiesa ufficiale quali sono?
Voi
dipendete da una diocesi, no? Quali sono
i rapporti, e' ben visto questo
movimento?
Lynch: Alcuni anni fa, quando sono stata
arrestata e processata per la
prima volta, c'e' stata un po' di
pubblicita' sui
giornali, perche' non era mai capitato
prima che una suora si trovasse in
questa situazione, nonostante che in
tutti gli
Stati Uniti le suore abbiano fatto le
stesse cose. Cosi' la nostra
attivita' ha dato molta preoccupazione
agli ufficiali
diocesani, mi hanno detto che non
possiamo lavorare per la Chiesa, perche'
quello che facciamo e' un po' una
minaccia per
l'aspetto
finanziario.
Caramore: Cioe' siete considerate una
minaccia per la Chiesa?
Lynch: Si', molte persone che danno
denaro alla Chiesa lavorano per questo
Nevada Text Site e forse a loro non
piace questa
mia attivita'. All'inizio per me era
molto difficile pensare che ero una
minaccia, non potevo crederlo. Io non
ho
raccontato niente a nessuna persona, ma
alcuni giornalisti hanno saputo di
questo, mi hanno fatto un'intervista e
hanno
scoperto che la Chiesa aveva un po'
paura che le persone che danno del
denaro non volessero darlo piu'. Ma il
giorno
seguente le mie dimissioni ho ricevuto
un assegno anonimo per 5000 dollari,
con una messaggio: "Per favore
continuate". Io
sono andata alla banca per chiedere chi
mi aveva mandato l'assegno, ma mi
hanno detto: "No, lui non vuole dare il
suo
nome". E' stato per me un segno del
cielo.
Caramore: Visto che avete rapporti con
tutti, anche con gli esponenti del
governo, con i giudici ecc., riuscite
a
dialogare con i ‘non pacifisti', con
quelli che sono favorevoli alla
guerra? Riuscite ad avere un contatto,
a
convincerne
qualcuno?
Lynch: Si', per me e' molto importante
parlare con loro. Mi ricordo sempre
che Gandhi ha detto che negli ultimi
dieci anni
della sua vita non ha parlato mai con le
persone che erano d'accordo con
lui, non c'era il tempo. Cosi' mi piace
dialogare
con le persone che non sono d'accordo
con me. Io ho fatto l'esperienza che
loro sono sempre gentili, loro vogliono
il
bene, per me le loro idee sono sbagliate
su come possiamo arrivare a questo
ideale della
pace.
Caramore: Lei dice che anche loro
vogliono il bene. In che cosa sbagliano?
Qual e' il bene che
vogliono?
Lynch: Si', molti sono molto
nazionalisti, pensano che solo noi abbiamo il
sistema buono. Amano molto la ricchezza,
il
comfort della vita, e pensano che tutto
questo e' minacciato... Sono
vittime di molta propaganda, per cui gli
altri sono
cattivi, solo noi possiamo salvarli... e
tutte queste stupidaggini. E cosi'
bisogna fare un
dialogo.
Caramore: Lei il 24 marzo, nella serata
per cui e' stata invitata qui, per
ricordare l'arcivescovo di San Salvador
Oscar
Romero, che fu appunto martire per la
giustizia e per la pace, ha tenuto
una meditazione. Su che cosa ? Lei non
ha
conosciuto
Romero.
Lynch: No, non ho avuto questo
privilegio. Io ho provato ad entrare un po'
nel cuore di Monsignor Romero, a pensare
un po'
come lui ha seguito il Vangelo, a come
ha capito piano piano (come molti di
noi capiamo molto lentamente), cosa
doveva
fare e come ha svolto con tutta la
persona - con il cuore, con
l'intelligenza, con il coraggio - la sua
missione di
vescovo. Cosi' noi dobbiamo fare anche
la nostra attivita', quale che sia,
con altrettanta dedizione, con
entusiasmo, con
amore, con il cuore. Gesu' ci ha dato
questo comandamento di fare tutto
con il cuore. Non ha parlato molto della
volonta',
del coraggio, della battaglia.... Tutte
queste parole non significano molto
per me. Ma Monsignor Romero ha preso
alla
lettera questo comandamento di Gesu' e
alla fine ha sacrificato la vita. E
lui gia' sapeva che sarebbe andata
cosi', eppure
ha continuato a fare la cosa molto dal
cuore. Per me e' molto bello pensare
a questo.
Caramore: Quindi bisogna essere pronti a
dare la vita per la pace.
Lynch: Si', Gesu' ha detto che non
possiamo avere un amore piu' forte di
questo. Romero e' stato gia' canonizzato
dalle
parole
di Gesu', non c'e' bisogno di altre
canonizzazioni.
Caramore: Grazie molte, Rosemary Lynch,
e auguri per la sua costruzione
della pace. Non dico piu' ‘battaglia',
va bene?
Lynch: Grazie a lei, che ha avuto pazienza col mio povero
italiano.
Caramore: No, il suo italiano e' molto
bello. E poi e' bello sentire queste
parole da un'americana, in questo
momento.
Grazie tante, buona
giornata.