Facciamo un passo indietro. Firenze era stata preceduta da
una
campagna allarmistica orchestrata da media e forze
di governo.
La manovra non nasceva dal nulla. Governo e
"poteri forti" di
questo Paese avevano approfittato
dello shock dell'11 settembre
per imboccare la strada
della criminalizzazione del movimento.
Non avevano
infierito troppo a causa della sua momentanea
crisi. Ma
la campagna era ripresa in grande stile alla vigilia del
social forum europeo paventando la possibilita' di incidenti. Il
pezzo di Oriana Fallaci pubblicato sul Corriere
("Fiorentini,
esprimiamo il nostro sdegno" del 6
novebre) in cui si
paragonavano i noglobal alle orde di
barbari e ai fascisti della
Marcia su Roma, non e'
spuntato a caso: era ben inserito
all'interno di un
contesto editoriale di intimidazione nei confronti
del
movimento. Poi cosa e' accaduto?
Semplice: il social forum europeo ha avuto un successo
senza
precedenti. La partecipazione "certificata" ai
seminari (60.000
persone), la convergenza di lavoratori
e noglobal, la dimensione
enorme della manifestazione
antiguerra che ha obbligato tutti i
giornali del mondo,
a parte quelli di Berlusconi, a parlarne, e il
totale
autocontrollo che ha dimostrato un movimento che impara
alla svelta come parare le mosse dell'avversario, hanno segnato
un successo inaspettato a tutti, compresi gli organizzatori.
I
promotori della campagna demonizzante, cosi',
hanno
semplicemente dovuto fare un passo indietro e
cambiare tattica.
La parola d'ordine e' diventata:
dialogo. Dialogo con questi
"ragazzi" (la virata verso
il paternalismo e' un po' fuori luogo in un
movimento
abbastanza variegato anche stotto il profilo
generazionale), molto ingenui, parecchio velleitari, un po'
scemi.
Sul Corriere della Sera del 12 novembre ("La
necessita' di un
dialogo") Angelo Panebianco, uno dei
piu' isterici editorialisti
antinoglobal, afferma:
"Dialogare con la parte piu' ragionevole
dei new global
e' una necessita' della politica (anche perche'
alcuni
temi, come l'ecologia e la poverta', sono di evidente
attualita') ma solo a patto che non si finga di ignorarne
l'orientamento anticapitalistico. Il compito della politica, e
del
mondo degli adulti, non e' quello di lisciare il
pelo al gatto. Il
compito della politica e' di
sviluppare un'azione di guida, di
indirizzo, e cioe' di
leadership. L'azione di leadership, quando e'
davvero
tale, e' anche sempre pedagogica." Il dietrofront ha
aspetti grotteschi. Sempre il Corriere della Sera all'indomani
dell'indiscutibile successo della manifestazione del 9
mandava
in prima pagina Paolo Franchi che definiva la
manifestazione
"un'occasione di crescita della nostra
democrazia". E se la
prende senza fare il nome con la
Fallaci, che occupa
continuamente coi suoi deliri la
prima pagina del Corriere: "a
dispetto di tanti profeti
di sciagure che hanno vaticinato scempi e
devastazioni,
versando non acqua, ma benzina sul fuoco".
Ma ormai i carabinieri e il prode Fiordalisi avevano preso
una
spinta che non potevano certo bloccare. Il loro
attacco era frutto
del clima precedente il successo di
Firenze, il clima di
criminalizzazione del movimento.
Come uno che ha preso una
rincorsa troppo lunga e non
riesce a fermarsi, anche se vede
aprirsi di fronte a
se' un crepaccio. Gli apparati dello stato
godono di
una certa autonomia, la classe dominante, la destra,
il
governo, non costituiscono un blocco omogeno: non esiste
una stanza segreta dove queste forze "concertano" una strategia
e le mosse di un disegno complessivo. Lo "stato" e i "poteri
forti"
che ne sono espressione, non sono piu' omogenei
di noi, noi
sinistra, noi movimento. Inoltre,
contrariamente a noi, vi e' tra
loro un numero
percentualmente superiore di imbecilli.
Naturalmente
anche un imbecille puo' fare molto male, e anzi
puo'
farne ancora piu' di altri perche' non calcola bene l'energia
sufficiente a battere un avversario. Lo stato, la destra, la
confindustria, non sono in grado di ordire complotti
complessivi.
Piuttosto vi sono apparati e gruppi di
pressione che si muovono
con una certa autonomia e che
"sentita l'aria che tira" agiscono,
e se hanno successo
vanno avanti, altrimenti vengono mollati.
L'azione
carabinieri/Fiordalisi si sta rivelando un boomerang per
chi l'ha ordito, e sta a dimostrarlo la ritirata della destra
politica.
L'azione giunge "fuori tempo", dopo il
successo di Firenze, un
successo che ha cambiato i
rapporti di forza. E' arrivata quando,
a seguito di
questo successo, altri pezzi del potere avevano
deciso
di cambiare tattica, abbandonando per il momento quella
dello scontro frontale. La destra politica e' stata a guardare
per
una giornata (perche' se ci fossero stati incidenti
di piazza
avrebbe ancora potuto sostenere l'iniziativa
cosentina), poi, la
dimensione, la prontezza, la
lucidita' e l'unita' della risposta
hanno consigliato
il passo indietro, e Fiordalisi e' stato mollato.
Il clima di condanna generale dell'iniziativa cosentina non
deve
pero' trarre in inganno. La mobilitazione per
imporre la
liberazione immediata dei compagni deve
essere costante, forte
e determinata, e chiamare anche
i settori che ultimamente si
sono uniti al movimento
(in primis la CGIL e il correntone DS) a
far seguire
alle parole di solidarieta' (da salutare molto
positivamente) fatti e azioni incisive e continuative nel
tempo.
E attenzione anche ad un altro fattore. Vista la mal parata,
la
destra cerca per lo meno di portare a casa il
risultato di una
condanna "generale" dell'azione della
magistratura e
guadagnare cosi' qualche punticino nella
sua battaglia per
normalizzare completamente la
corporazione a vantaggio di
potenti e faccendieri. Il
18 novembre Ernesto Galli della Loggia,
anche lui
acerrimo antinoglobal, scrive sul Corriere ("Al limite
dell'arbitrio") un editoriale dove fa propria la ricostruzione di
D'Avanzo, ma (attenzione!), non se la prende affatto
coi
carabinieri, non se la prende nemmeno con
Fiordalisi (che
probabilmente e' un suo fedele
lettore), ma… con tutta la
magistratura: "Quanto appena
illustrato dimostra gia' almeno un
fatto: e cioe' l'
ampiezza indiscriminata, e si direbbe
incontrollabile,
che in Italia ha l'azione della magistratura
inquirente
[…] I mandati di cattura di Cosenza esprimono
semplicemente il disagio profondo che scaturisce […] dalla
macchina giudiziaria italiana che chiede di venire
riformata
urgentemente." La condanna di Andreotti
e' stata poi la ciliegina
su questa nuova impostazione
tattica. La destra chiama ad un
accordo con
l'opposizione per "riformare" la magistratura. E
Fassino, naturalmente, subito accorre. Noi pero' dobbiamo
essere chiari: siamo assolutamente favorevoli che i padroni
del
sistema vadano in galera, ma ne devono uscire,
invece, le
vittime.
FIORDALISI
Concludiamo questo pezzo citando Fiordalisi. La sua
ordinanza
e' una schifezza ridicola, ma e' per lo meno
utile a comprendere
quel che pensano del movimento
coloro che ci spiano, che ci
governano, che ci
opprimono. In fondo, e' abbastanza
confortante:
"Hanno turbato l'esercizio delle funzioni attribuite dalla
legge ai
governi, hanno condizionato la scelta dei
luoghi e delle modalita'
di svolgimento dei futuri
vertici, hanno prodotto la perdita di
serenita' degli
organismi governativi, hanno interferito sull'attivita'
del governo per ridimensionare la politica estera e minarne la
credibilita'…"
Che dire? Continuiamo cosi'.