All’Itis Castelli la mamma
del giovane ucciso a Genova durante le manifestazioni dei no
global Adelaide Giuliani: «Ricordiamo le ingiustizie» | |||||
|
È arrivata a
Brescia per ricordare tre episodi terribili della storia degli ultimi
trent’anni: la strage di Piazza Loggia del 1974, l’eccidio in Bosnia di
Fabio Moreni, Guido Puletti e Sergio Lana del 1993 e l’uccisione di suo
figlio Carlo, lo scorso 20 luglio, durante le manifestazioni dei No-global
al «G8» di Genova. Adelaide Giuliani ha portato la sua testimonianza
nell’ambito della «Settimana della memoria» organizzata dal Brescia Social
Forum. Una testimonianza che, ha detto, sente come un dovere - nonostante
le sue difficoltà oggettive nel proporsi pubblicamente ad una platea -
«perché ancora non è stata fatta luce su quanto è accaduto a Genova in
quei giorni» dichiara prima del dibattito con Saverio Ferrari
dell’Osservatorio sulle destre e Ilario Salucci della redazione di
«Balcan», dibattito tenutosi nell’aula magna dell’Itis Castelli.
Nell’arrivare a Brescia - confida - Adelaide Giuliani si è chiesta quale
filo possa legare i tre tragici fatti di sangue, e la risposta che si è
data è la seguente: «Li associa una grande ingiustizia. Si tratta sempre
di vittime innocenti - ha continuato - o di persone che cercavano con
coraggio ed entusiasmo di fare qualcosa di positivo per la nostra
umanità». Un viso dolce quello della madre di Carlo Giuliani, una donna
forte, racchiusa in un corpo minuto che è riuscito a reggere - s’intuisce
- ad un dolore straziante come la morte di un figlio, ad una ferita che
continua a riaprirsi ogni volta che si parla del «G8» e dei terribili
scontri di Genova. «Io ho vissuto i movimenti degli anni Settanta -
confida -. Ero a Bologna quando nel 1977 fu ucciso Francesco Lorusso.
Direi quasi che l’assassinio di Carlo è stato la fotocopia di quello di
Francesco. L’unica differenza tra Bologna e Genova è che allora qualcuno
organizzò i gruppi che la notte dopo l’omicidio misero a ferro e fuoco la
città, mentre nel caso di Carlo qualcuno ha organizzato chi ha creato
scenari di violenza per dare l’impressione all’opinione pubblica che i
manifestanti fossero dei violenti ed avessero creato danni alla città. Ma
questa è una grandissima bugia». Secondo Adelaide Giuliani lo scenario di
Genova fu costruito ad arte da qualcuno: «Dai cosiddetti Black Block. Ma
probabilmente - racconta ancora, facendo propria la tesi del movimento
No-global - ancora non sono stati trovati i responsabili, forse perché
qualcuno teme di individuare persone scomode, organizzate e mandate a
Genova proprio per preparare uno scenario di violenza». I segnali di tutto
questo - spiega ancora - sono evidenti e un giorno verranno alla luce. Ora
la madre di Carlo Giuliani attende che la magistratura faccia il suo
dovere. «Voglio essere fiduciosa - ha concluso - e rispetto il lavoro dei
giudici. Attendo, come credo tutti gli italiani, la verità sui fatti che
sono accaduti». Daniela Zorat
|
Progettazione e realizzazione del sistema: Logicom S.r.l. | Hosting: Brescia On Line |
© Copyright Editoriale Bresciana S.p.A. - Brescia, 1999 -
2001 L'adattamento totale o parziale e la riproduzione con qualsiasi mezzo elettronico, in funzione della conseguente diffusione on-line, sono riservati per tutti i paesi. |