Nell’ambito dell’area tematica Democrazia ed osservatorio sulle regole del BSF è maturata la volontà di costruire un percorso di ricerca ed elaborazione sugli strumenti e le forme della democrazia, considerando l’esperienza del Bilancio Partecipativo in una prospettiva più ampia di democrazia partecipativa.
Si è ragionato da un lato
sull’effettivo restringimento degli spazi pubblici di partecipazione democratica
attuato dai governi liberisti di ogni paese, dall’altro lato sulla necessità di
pensare a forme nuove e creative per influire sul potere ed inventare nuovi
spazi pubblici costituenti “democrazia dal basso”.
Per raccogliere questa sfida
abbiamo deciso di costituirci come Laboratorio per la Democrazia Partecipativa,
aperto a tutti coloro, singoli e realtà organizzate, interessati alla
realizzazione di questo percorso.
La nostra analisi prende
spunto da una semplice considerazione: gli organi elettivi ricevono attraverso
il voto un mandato in bianco, irrevocabile. Qual è il risultato storico di
questo processo? Il risultato è una democrazia che esprime sì la possibilità di
accesso alla politica del cittadino comune, ma che di fatto ne esige allo stesso
tempo la non partecipazione diretta. Inoltre si è assistito al progressivo
rafforzamento del ruolo degli esecutivi (ed al loro interno al peso dei
“tecnici”) a discapito di quello degli organismi elettivi collegiali,
direttamente responsabili nei confronti degli elettori.
L’ideale democratico
classico non si preoccupa di costruire forme effettive di partecipazione nei
processi di formulazione delle decisioni pubbliche che garantiscano una reale
corrispondenza tra queste ultime e gli effettivi interessi e bisogni della
popolazione.
La costruzione di una
politica “altra” non può prescindere dalla creazione di spazi nuovi di
elaborazione all’interno dei quali innestare, in una dimensione collettiva e
reticolare, i temi fondanti per una critica radicale al
neoliberismo.
Riteniamo importante
sviluppare all’interno di questa esperienza campagne di sensibilizzazione su
tematiche specifiche di estrema rilevanza e attualità, con cui coinvolgere ed
aprire un confronto con gli abitanti la nostra città, confronto che metta in
chiara contraddizione gli attuali assetti decisionali, in primo luogo a livello
locale.
La democrazia partecipativa
non è per noi, infatti, solo questione istituzionale, ma è fortemente legata a
dinamiche che incidono direttamente sulla vita quotidiana delle persone, come ad
esempio il processo di privatizzazione dei beni pubblici che rappresenta una
sostanziale sottrazione di diritti e di risorse essenziali alla comunità. Tutto
ciò a vantaggio degli utili di pochi e con evidente peggioramento dei servizi,
aumento dei prezzi, precarizzazione del lavoro. La nostra alternativa non è una
riproduzione di vecchie gestioni burocratiche ma il tentativo di costruire nuove
e radicali forme di decisione che consentono l’autodeterminazione degli abitanti
e forme di autogestione degli utenti.
Volutamente usiamo il
termine “abitanti” anziché cittadini per sottolineare come la creazione di
processi di democrazia partecipativa non possa prescindere dallo scardinare il
concetto di cittadinanza considerando titolari di diritti e di potere
decisionale tutti coloro che vivono sul territorio, siano essi stranieri o
minori. Ci sentiamo in questo modo di porci in controtendenza con l’attuale
politica praticata trasversalmente dalla stragrande maggioranza delle
amministrazioni locali che, cavalcando l’onda lunga della falsa equazione
immigrazione uguale “questione sicurezza”, asseconda pericolose spinte xenofobe
e razziste nel tessuto sociale.
In relazione a tali
considerazioni possiamo dire che nella città in cui viviamo assistiamo a fatti e
dinamiche che ci convincono della necessità e dell’urgenza di spingerci verso un
modello di democrazia partecipativa:
-
grandi
opere osteggiate dalla cittadinanza (autostrada, metropolitana, inceneritore,
TAV, ecc.);
-
politica
della sicurezza affidata alla proliferazione di telecamere e strumenti
repressivi; ostilità verso i nomadi, scarsa inclusività nei confronti dei
migranti;
-
concezione ancora arretrata
del decentramento amministrativo e sostanziale impermeabilità alle nuove
proposte;
-
sempre
più servizi comunali esternalizzati (vedasi cimiteri, farmacie,
ecc…)
-
azienda
dei servizi ancora in mano pubblica (anche se Spa) ma sempre più soggetto
propugnatore di logiche privatistiche volte all’ottenimento del massimo profitto
economico senza rispetto per l’ambiente (affare rifiuti ed
energia);
-
modalità
decisionali esclusivamente istituzionali, senza alcuna apertura a forme di
controllo di tipo partecipativo.
La Brescia che vorremmo
dovrebbe invece a nostro avviso prevedere:
-
la
creazione di percorsi di informazione preventiva e di discussione fra i
cittadini ed i lavoratori coinvolti nelle scelte amministrative, individuando
nuove sedi (intese come spazi sociali oltre che fisici) ove possa svolgersi il
processo di formulazione delle decisioni;
-
l’attribuzione a queste sedi
di una capacità valutativa (di priorità, progetti, interventi, bilanci, ecc.)
che determini un punto di vista “altro” rispetto a quello delle Istituzioni, il
punto di vista degli abitanti e dei lavoratori autonomamente formato
(eventualmente col supporto tecnico e strutturale da parte degli enti) che
emerga come soggetto qualificato all’interno del contesto cittadino e che debba
poi confrontarsi col livello istituzionale per l’assunzione delle decisioni
pubbliche;
-
una
maggiore solidarietà ed inclusività, anche in termini istituzionali, con
migranti e nomadi e sviluppo di politiche orientate alla costruzione di una
città interculturale;
-
il
blocco alla privatizzazione dei servizi (a partire dalla gestione del servizio
di distribuzione idrica oggetto sul referendum sugli ATO lombardi) e loro
riformulazione partecipativa col contributo di cittadini e
lavoratori;
-
la
presenza nelle aziende pubbliche o in mano pubblica di politiche sindacali
plurali e rispettose dei diritti dei lavoratori;
-
un nuovo
ruolo del decentramento inteso come supporto politico e strutturale alle forme
di autorganizzazione partecipativa dei cittadini (assemblee, commissioni, forum
territoriali, ecc…)