MANIFESTO DEL CAMPEGGIO NAZIONALE CONTRO IL
PONTE MESSINA 1 – 7 LUGLIO
Questo appuntamento nazionale, indetto dal Messina
Social Forum e che ha visto una significativa partecipazione delle realtà
meridionali ed una certa disattenzione di quelle nazionali, ha voluto essere un
contributo volto a promuovere la tematica della Lotta contro il Ponte e le
Grandi Opere e per la tutela e la valorizzazione dell’Ambiente e dei Territori.
Il miraggio Ponte non riguarda solo le città e le regioni direttamente
interessate al progetto; per la sua portata e per la centralità nel legittimare
l’ulteriore strappo nella politica liberista del governo, assume una dimensione
nazionale che non può essere ignorata, pena l’ irrilevanza di ogni pratica
critica ed antagonista. L’accelerazione liberista nei processi di mercificazione
e l’imposizione in tutti gli ambiti della priorità del profitto sta comportando
un sacrificio crescente del territorio e dell’ambiente , dei diritti , dei
bisogni e delle speranze delle popolazioni. La minaccia del Ponte è stata ed è
presente nei programmi politici sia del centro- sinistra che del centro –destra.
Nella versione berlusconiana assume le caratteristiche di un modello di sviluppo
speculativo che lega la realizzazione delle grandi opere alla svendita del
patrimonio naturalistico, culturale ed artistico, alla microspeculazione
diffusa, portatrice di cinismo sociale e di consenso consociativo. In contrasto
con le enunciazioni liberiste sulla centralità del mercato, il denaro pubblico,
sottratto penalizzando assistenza e servizi pubblici, serve a realizzare Grandi
Opere( Ponte, Autostrade, Centrali…) che vengono poi regalate attraverso
la privatizzazione a Gruppi e Società collaterali al ceto politico, il cui
contributo essenziale è di incassare i profitti. Si ribadisce così il
tradizionale passaggio Spesa Pubblica – Profitto Privato. Su questo piano è
evidente la convergenza d’interesse dei potentati finanziari, economici,
politici e mafiosi, il cui intreccio ormai non fa più né reato, né scandalo. Del
Ponte si parla da tempo, tanto da indurre molti ad abbassare la guardia, ma
forse stavolta una qualche mostruosità è in arrivo. Se la realizzazione finale
del Ponte è incerta sia sotto il profilo tecnico (si pensi solo alle incognite
determinate dal rischio sismico), che della economicità, i pericoli che si
avvicinano a grandi passi riguardano la razzia di fondi pubblici( circa 7
Miliardi di euro) e la devastazione del territorio con l’avvio della
cantierizzazione. Le ragioni del Ponte se affrontate in dettaglio si sfaldano
l’una dopo l’altra: · In una realtà affamata di reddito le prospettive di
occupazione locale offerte dal Ponte sono di lavoro a termine e a bassa
specializzazione, inoltre grazie al subappalto a cascata il lavoro sarà
fondamentalmente in nero e gestito dal capolarato mafioso, quindi senza tutela
contrattuale e antinfortunistica, i morti si conteranno alla fine. · Quale
Infrastruttura che dovrebbe svolgere una funzione di volano per lo sviluppo
economico il Ponte è un’opera morta che mortifica le potenzialità di crescita
locale. E’ infatti anacronistica rispetto al suo compito dichiarato di via di
comunicazione, di fronte alla accertata caduta tendenziale dei transiti e allo
sviluppo in atto della intermodalità nei collegamenti. Per la città di Messina
sarebbe ulteriore fonte di marginalizzazione rispetto al flusso turistico, in
quanto con il sorvolo si troverebbe del tutto bay-passata. Comporterebbe inoltre
un esodo forzato delle parti di popolazione residenti sul sito e in generale un
drammatico ed invadente processo di militarizzazione del territorio per
l‘evidente carattere di obiettivo strategico di una simile opera. Infine,
essendo il Ponte sostanzialmente una infrastruttura fittizia, in quanto è
essenzialmente una operazione finanziaria speculativa, il suo destino, ultimato
o non, sarebbe quello di affiancarsi, svettando, alle altre cattedrali nel
desertificato nostro territorio. Le assemblee interne al campeggio e le
conferenze-dibattito sul territorio, hanno voluto dar voce e potenziare, con un
vitale collegamento alle realtà sociali e di movimento, quel lavoro critico già
avviato da tempo in ambiti di studio e di mobilitazione più ristretti, ma
soprattutto hanno voluto centrare l’attenzione e la forza creativa dei soggetti
interessati sulla necessità di elaborare una visione complessiva alternativa e
proposte concrete volte a valorizzare i territori e a conseguire una crescita
della qualità della vità. L’insularità della Sicilia non è un limite che va
superato, ma è patrimonio storico e culturale irrinunciabile. Piuttosto è da
superare l’isolamento derivante dalla marginalizzazione del territorio
meridionale e siculo-calabro in particolare. La modernizzazione della rete
ferrovia, stradale, marittima e aereoportuale, secondo criteri di
ecocompatibilità e di reale commisurazione ai bisogni, può promuovere i nostri
territori e sdradicarci dal fondo della penisola solo se risulterà accessibile a
tutti e non foriera di ulteriori devastazioni. Il collegamento agile, veloce e
di tipo “urbano” tra le due sponde dello stretto è un’esigenza di unione sempre
presente nelle popolazioni locali, al di là delle riva-lità tradizionali, che
nulla hanno da spartire con il Mostro – Ponte. E’ evidente che altre sono le
priorità, che servono investimenti sottratti al malaffare per servizi essenziali
quali Acqua, Istruzione e Ricerca pubblica, Sanità. E’ evidente che è scandaloso
il mancato utilizzo della principale ricchezza del meridione, quel giacimento
inesauribile di Energia Solare (e di altre fonti di energia rinnovabili), che
per le forze politiche non esiste se non può essere ‘centralizzato’ e
mercificato tramite bollette, mentre potrebbe essere immediatamente fruibile in
modo disseminato e autogestito. E’ evidente che la cosiddetta vocazione
turistica del meridione può e deve essere perseguita solo dentro le coordinate
di un’ecocompatibilità accertata e dibattuta e di una valorizzazione dei
territori, della cultura, dei saperi e delle competenze delle popolazioni
locali, in condizioni di libera interrelazione sociale, quindi anni- luce
lontani dall’attuale stato di assoggettamento e ricatto. Per questo è
indispensabile una tenace pratica di collegamento e coordinamento, non solo tra
le strutture di lotta contro le grandi opere, ma anche tra tutti i soggetti,
attivi nei territori meridionali e non, per individuare modi e tempi di una
mobilitazione comune e per fare cogliere alle organizzazioni nazionali la
centralità di questa tematica in termini non espropianti nei confronti del
protagonismo locale. Il campeggio quindi propone la ricerca per l’autunno di un
Momento di confronto unitario, da cui possa venire l’indicazione di una
Mobilitazione nazionale di lotta. Il campeggio si propone il lancio di una
campagna per l’acquisto di un terreno che ripercorra l’esperienza positiva della
‘Verde Vigna ‘ di Comiso. Si decide inoltre di avviare una vertenza con le
autorità locali per l’assegnazione di uno spazio nella zona di Faro-Ganzirri,
finalizzata alla continuità dell’intervento e per promuovere la partecipazione
popolare. Si propone l’inserimento all’interno del programma del Forum Sociale
Europeo di Firenze di un Forum autogestito delle realtà di lotta sul tema delle
Grandi Opere. Il Campeggio decide di riconvocarsi per il prossimo anno per un
ulteriore appuntamento di lotta a carattere nazionale.
Messina Social Forum - Rete del Sud Ribelle -
Coordinamento Calabrese contro il Ponte "