Radioitaliana - notizie per pensare - Newsletter - n. 2 - 14 aprile 2003 SPECIALE
VENEZUELA: aiuto: grazie di scriverci, ma siamo sommersi di posta e tarderemo nel rispondere. Scuse. |
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Perché
il Venezuela è importante anche nella crisi irachena en Radioitaliana este texto también en español Quando si riunisce l'Opec, gli interpreti traducono tra l'arabo e lo spagnolo e viceversa. L'arabo per il golfo e lo spagnolo per il Venezuela. E' un dettaglio da non trascurare. Se si è parlato troppo di petrolio prima della guerra, se ne parla troppo poco adesso. Ad un anno dal colpo di stato dell’11 aprile 2002, che tentò di abbattere, scontrandosi contro la reazione popolare, il governo legittimo del presidente Hugo Chávez, il Venezuela è ancora uno snodo centrale della crisi mondiale che ha trovato la sua massima visibilità in Iraq e che gli Stati Uniti fanno arbitrariamente iniziare con l’11 di settembre 2001. Il colpo di stato a Caracas doveva essere, nelle intenzioni del governo statunitense e delle multinazionali petrolifere, propedeutico proprio alla già decisa guerra nel golfo. Dei grandi paesi petroliferi, ancora oggi, solo il Kuwait, è saldamente nelle mani statunitensi. Ne devono essere grati a Saddam Hussein e alla sua inopinata invasione, Fino alla guerra in Iraq, per gli SU continuava a sussistere l'incubo di vedere Venezuela, Iraq, Iran e Arabia saudita contemporaneamente in mani non amiche. Con il colpo di stato in Venezuela, la colonizzazione dell’Iraq e la tenuta del regime saudita invece, sarebbe stato il solo Iran - tra i quattro grandi produttori - a vedersi in un angolo. Con la fine della democrazia a Caracas, il controllo del petrolio del Venezuela avrebbe reso più ricattabile la debole monarchia wahabita dell'Arabia Saudita, inducendola ad accettare la guerra in Iraq. Non solo; l'imposizione di una dittatura in Venezuela avrebbe reso meno dolorosa - anche se comunque gravissima - una ancora possibile presa di potere a Riyad di un regime non amichevole verso gli Stati Uniti. Washington
sa che un governo coloniale in Iraq, sia arduo da sostenere a lungo termine.
Ma sa ancora meglio che un'eventuale caduta del regime saudita - quello
che lapida le adultere e taglia le mani ai ladri - non potrebbe in nessun
modo essere controbattuta con una guerra d'invasione in quel paese. Alcuni
tra quelli che hanno gioito per la caduta dell'infame dittatura irachena
sarebbero affranti dalla caduta dell'altrettanto infame dittatura saudita.
Mecca e Medina non sono occupabili e nemmeno bombardabili. Un Venezuela
in mani amiche diminuiva ed ancora diminuirebbe l’importanza dell’Arabia
Saudita nello scacchiere geoenergetico mondiale. segue in Radioitaliana.it |
Notizie
per pensare - SPECIALE VENEZUELA: ad un anno dal colpo di stato organizzato dagli Stati Uniti, dalla Spagna, dalle multinazionali petrolifere e dalle oligarchie locali, il governo bolivariano resiste. La
Jornada,
Le
Monde Diplomatique, Liberazione,
Il
Tempo, Il dossier sul colpo di Stato su Soberania.info Dichiarazione degli Italiani residenti in Venezuela e degli Italo-Venezuelani in occasione del primo anniversario del Colpo di Stato dell’ 11 Aprile del 2002 La
Voce d'Italia, di Caracas, 28 marzo, La crisi venezuelana nelle
opinioni (approssimative) di Massimo D'Alema, ripreso da DSonline
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Da non perdere: FORNI
CREMATORI IN URUGUAY: Fonti indipendenti a Baghdad: Da La Stampa, il blog di Simona Torretta e Marinella Correggia, volontarie dell'ong italiana "Un Ponte per Baghdad". Le corrispondenze di giornalisti freelance dalla capitale irachena pubblicati da Indymedia. SalamPax il blog di un cittadino iracheno che scrive da Baghdad. Il sito degli scudi umani in Iraq. Il
Manifesto,
5-4, Le stupide equazioni, di Sandro Portelli Pagina12, 10-4, La nausea, di Eduardo Galeano
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