Poiché i giornalisti presenti alle manifestazioni
contro la guerra che sin dalla mattina si sono tenute nella nostra
città
difficilmente dedicheranno "ampio spazio" per chiarire quanto accaduto al
comune di Brescia in occasione dello sciopero
contro la guerra, ci permettiamo di usare anche la lista del BSF per
cercare di chiarire i fatti e le responsabilità di quanto
accaduto.
Nel tardo pomeriggio del 19 marzo il Settore
personale del Comune di Brescia ha diffuso, nei vari settori e
servizi,
una nota indirizzata ai dirigenti del Comune,
alla stampa e al Direttore generale in cui tra le
altre cose richiamava i dirigenti
a garantire i "contingenti
per i servizi essenziali ed,
in particolare, per i servizi nidi e scuole materne, quelli desumibili
dall'accordo in materia di norme di garanzia dei servizi pubblici
essenziali del 19/09/02,"...
L'accordo citato, l'ennesimo sottoscritto dai
confederali, ha introdotto dal settembre 2002 ulteriori limitazioni al
diritto di
sciopero delle lavoratrici e i lavoratori degli enti locali e tuttavia NON PREVEDE ALCUN CONTINGENTE PER I NIDI E
LE MATERNE in caso di sciopero. La novità
introdotta dall'accordo nei servizi citati è semmai quella
relativa
agli scioperi brevi. In sostanza le indizioni
di sciopero nei nidi e nelle materne comunali possono essere solo o
dell'intera
giornata o di un'ora a inizio o fine
turno. In pratica 2 ore come quelle proclamate dai confederali a
livello nazionale sarebbero
una violazione del loro stesso accordo!
La lettera del Settore personale del comune di
Brescia però non si ferma a chiedere di garantire servizi essenziali
"inesistenti".
Prosegue infatti con alcune considerazioni sugli
orientamenti espressi dalla commissione nazionale di
garanzia sul diritto di sciopero e testualmente
chiude dicendo " si ritiene di evidenziare il rischio
possibile di attivazione
di procedure sanzionatorie, da parte
della Commissione, sia nei riguardi dei lavoratori che si astengano
dal
lavoro o non effettuino le
prestazioni essenziali richieste, sia delle organizzazioni sindacali promotrici
di scioperi
non legittimi".
Premesso che il S.in. Cobas del Comune di Brescia fin dal 10
marzo scorso aveva inviato una lettera all'amministrazione
comunale informandola del fatto che, qualora la guerra fosse scoppiata,
avrebbe proclamato immediatamente uno sciopero
per quella data. La data in questione era chiaramente non prevedibile
ma che l'amministrazione si dovesse attivare per gestire
al meglio la propria "catena di comando" ci sembrava scontato. Invece
l'amministrazione ha tenuto nel cassetto la nostra
"informazione preventiva" e solo nel tardo pomeriggio del 19 marzo (a
ultimatum ormai in scadenza) ha pensato bene di mandare
nei nidi e nelle materne, oltre che negli altri servizi, la nota di cui
sopra. Purtroppo la guerra, come ben sappiamo, è scoppiata
proprio nella notte tra il 19 e il 20 e nonostante sin
dall'alba avessimo mandato in tutti i nidi e nelle materne, oltre che
all'amministrazione
centralmente come ovvio, la conferma dello sciopero per l'intera
giornata, la famosa "nota" del Settore personale è
stata "tradotta" fino
alle ore 12 circa del 20 marzo alle lavoratrici che
chiedevano spiegazioni in questa forma: lo sciopero del S.in. Cobas è
illegittimo e se aderite rischiate sanzioni, quando non addirittura
lo sciopero NON E' AUTORIZZATO!!!!!!
Da quando in qua le amministrazioni autorizzano gli
scioperi???
C'è da segnalare inoltre che nella serata del 19 marzo, non
sapendo ancora che la guerra sarebbe scoppiata ma nel timore che la
tragica
possibilità diventasse realtà, abbiamo inviato all'amministrazione
comunale la seguente nota:
OGGETTO:
Conferma proclamazione sciopero intera giornata all’annuncio della
guerra.
Con
riferimento alla precedente comunicazione del 10 marzo scorso, il S.in. Cobas
informa codesta amministrazione che all’annuncio dell’inizio della guerra
proclamerà uno sciopero di tutti i servizi per l’intera giornata lavorativa. Lo
sciopero non necessita di
preavviso come recita lo stesso comma 7 art.2 della Legge 146/90, in caso di
scioperi in “difesa dell’ordine costituzionale”. E una partecipazione italiana
alla guerra di Bush, dichiarata o meno, mediante una collaborazione alla
macchina della morte consistente nella concessione di infrastrutture, basi e spazio aereo, rappresenterebbe una
ovvia violazione dell’art.11 della Costituzione.
Saranno
garantiti soltanto i contingenti minimi previsti dalla normativa. A questo
proposito si fa presente che non esistono contingenti minimi da garantire
nelle scuole materne e nei nidi.
L’orientamento espresso dalla Commissione nazionale di garanzia per
l’attuazione dello sciopero nei servizi pubblici essenziali ovvero – che “allo
stato” non esistono le condizioni previste dal predetto art.2, comma 7 della
Legge 146/90 – sembra “ironizzare” sul fatto che la guerra non è ancora in corso
e fa specie che in questa drammatica situazione un organismo istituzionale si
esprima in questo modo. Non avevamo bisogno della Commissione di Garanzia per
sapere che le condizioni di cui sopra saranno date nel momento in cui, nostro
malgrado, la guerra scoppierà effettivamente.
La nota diffusa dalla Commissione solleva dunque un interrogativo
inquietante e getta un ombra pesante sulla sua natura superpartes. Perché
ricorrere ad un atto formale e non necessario per dire cose superflue e
scontate, se non per tentare di scoraggiare i lavoratori dall’esercitare un loro
diritto, anzi di intimidirli in maniera preventiva?
La nota
della Commissione risulta dunque ingiustificata nel merito e intimidatoria nella
forma.
Il S.in.
Cobas pertanto conferma lo sciopero dell’intera giornata allo scoppio di quella
che ormai si preannuncia come una guerra imminente.
La nostra comunicazione “preventiva” all’Amministrazione era dettata dal
senso di responsabilità nei confronti degli utenti e del loro diritto ad essere
informati di un’eventuale interruzione dei servizi qualora, come ormai sembrava
essere chiaro, la guerra ci sarebbe stata. Informazione, che è bene
ricordarlo, non spetta alle organizzazioni sindacali ma all’’Amministrazione
che si è ben guardata dal fare qualsiasi cosa fino ad oggi, venendo meno ad un
obbligo previsto dalla normativa.
Infine sulla nota diffusa dal Settore personale in data odierna, avente
per oggetto “preavviso di sciopero”, ci riserviamo di rispondere nel metodo e
nel merito al più presto.
Brescia, 19 marzo
2003
Conclusione: in attesa di decidere come intervenire
nel merito dei fatti accaduti ci aspetteremmo almeno delle pubbliche
scuse da parte dell'amministrazione comunale per avere concretamente messo in
atto quella che nella fattispecie si configura come
ATTIVITA' ANTISINDACALE e per di più su una questione fondamentale quale quella
della pace e della guerra. Ci ha francamente "disturbato" che il Sindaco
Corsini, primo relatore dal palco dei confederali nel
pomeriggio in Piazza della Loggia, non abbia fatto cenno a quanto accaduto nel
"suo" ente. Insomma, scusate la schiettezza ma ci viene da dire: magari una
bandiera in meno sulla Loggia e qualche fatto concreto in più non
guasterebbe. E visto che di fatti oggi c'è
bisogno perché non chiedere la sospensione di un'esposizione
quale EXA nella nostra "Brescia città di pace" e magari revocare la nomina di
Pietro Gussalli Beretta come rappresentante dell'amministrazione comunale di Brescia nel consiglio di amministrazione del Banco nazionale
di prova delle armi? Le lavoratrici ed i lavoratori del Comune di Brescia,
che volevano legittimamente aderire allo sciopero contro la guerra ai
quali sono stati mandati messaggi ingiustificati nel merito e
intimidatori nella forma, probabilmente gradirebbero!!
IL S.IN. COBAS DEL
COMUNE DI BRESCIA