come artisti kurdi saremo in Italia il 14 e
15 febbraio, per ricordare che quattro anni fa una speranza di liberazione, di
giustizia e di pace fu sradicata da Roma e dall’Europa, insieme alla persona di
Abdullah Ocalan, e rigettata nel lugubre isolamento della cella di
Imrali.
Il “piccolo carcere” in cui è rinchiuso il
presidente onorario del Congresso nazionale kurdo è la metafora del grande
carcere a cielo aperto in cui tuttora è rinchiuso il suo popolo. La condizione e
il destino di Ocalan s’identifica con la condizione e il destino del più grande
popolo negato nel mondo.
A quattro anni dall’allontanamento di
Abdullah Ocalan da Roma, getteremo nel Tevere i fiori destinati simbolicamente
al mar di Marmara e manifesteremo contro i venti di guerra che minacciano il
nostro popolo e tutto il Medio
Oriente.
Vorremmo incontrare gli artisti e le artiste,
gli uomini e le donne di cultura italiani in un luogo simbolico del sacrificio
umano, là dove Giordano Bruno fu arso vivo, in Piazza Campo de’ Fiori, Roma, il
giorno prima della manifestazione internazionale, il 15 febbraio, che ci vedrà
tutti coinvolti nel gridare al mondo la nostra contrarietà alla
guerra.
Sappiamo di poter contare sull’ascolto e
sulla solidarietà dei nostri amici italiani. Vi sottoponiamo intanto l’appello
allegato, chiedendovi di diffonderlo nei vostri rispettivi ambiti culturali e vi
invitiamo a prendere parte numerosi alla manifestazione il 14 febbraio 2003, ore
17.00, che si concluderà con un concerto in Piazza campo de’ Fiori dalle ore
18.30, al quale vi invitiamo a voler contribuire con delle vostre
performance.
Con stima e
amicizia,
Unione degli artisti e delle artiste del Kurdistan
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APPELLO AL MONDO DELL’ARTE E DELLA CULTURA IN ITALIA
L’arte è espressione del pensiero libero e
non conosce frontiere. L’artista è un viaggiatore alla ricerca dell’infinita
bellezza dell’umanità. E’ un viaggio che non conosce ostacoli, muri o divieti, e
che soprattutto al di là dei muri sa rintracciare e comunicare la
speranza.
L’arte non tollera appiattimenti,
assimilazioni, rimozioni rispetto all’immensa ricchezza delle culture e delle
esperienze umane. E’ per questo che gli artisti sono sempre stati la voce dei
popoli rimossi ed oppressi, ed hanno spesso pagato questa scelta, come noi, con
l’ostracismo, la persecuzione e l’esilio.
Il Kurdistan, l’antica Mesopotamia, è stato
la culla della civiltà umana. Ma oggi la cultura kurda è negata in tutto il
Medio Oriente, e in modo particolarmente radicale in
Turchia.
Per usare le parole del grande scrittore
turco Yasar Kemal: “Per me il mondo è un giardino di culture ricco di centinaia
di fiori. Nel corso della storia umana tutte le culture si sono alimentate e
innestate a vicenda, ed è questo processo che ha arricchito il nostro mondo. La
sparizione di una cultura impoverisce il mondo di un colore, di una luce
diversa, di una diversa fonte. In questo giardino multicolore io mi sento
altrettanto vicino ad ognuno dei fiori quanto alla mia propria cultura.
L’Anatolia è stata da sempre un mosaico di fiori, ha riempito il mondo di fiori
e di luce. Io voglio che oggi avvenga lo
stesso”.
Ma l’arte e la cultura è libertà. Laddove
l’umanità è compressa ed oppressa, l’arte s’identifica con i processi e i
percorsi di liberazione. La campagna intitolata “Libertà per ocalan – Pace in
Kurdistan”, che dal 10 dicembre 2002, la giornata internazionale dei diritti
umani, vede i kurdi e le kurde di ogni parte del mondo, scendere in piazza e
manifestare la propria volontà di pace in Kurdistan e la propria determinazione
ad attivarsi per la libertà di Ocalan, ha bisogno della solidarietà di
tutti.
Per questo come artisti kurdi saremo in
Italia il 14 e 15 febbraio, per ricordare che quattro anni fa una speranza di
liberazione, di giustizia e di pace fu sradicata da Roma e dall’Europa, insieme
alla persona di Abdullah Ocalan, e rigettata nel lugubre isolamento della cella
di Imrali.
Il “piccolo carcere” in cui è rinchiuso il
presidente del Congresso nazionale kurdo è la metafora del grande carcere a
cielo aperto in cui tuttora è rinchiuso il suo popolo. La condizione e il
destino di Ocalan s’identifica con la condizione e il destino del più grande
popolo negato nel mondo.
Per questo vi chiediamo dunque una
partecipazione attiva affinché la vostra arte possa incontrarsi con la
millenaria tradizione della Mesopotamia creando una significativa opportunità
per la nostra causa.
Unione degli
artisti del Kurdistan
Condivido
questo appello e la campagna intitolata “Libertà per Ocalan, pace in Kurdistan”,
e dichiaro la mia disponibilità a partecipare e ad incontrare gli artisti kurdi
a Roma.
Nome
Attività o qualifica
Rif.
tel/email
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