Carissimi,
di seguito trovate due comunicati sulla guerra in Iraq: uno di ICS e uno
congiunto (ICS, Amnesty International, Medici Senza Frontiere) della camapagna
Diritto di Asilo: Una Questione di Civilta'.
Cordialmente
Maria Silvia Olivieri - ICS
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FERMIAMO LA GUERRA
SOLIDARIETA'
CON LE POPOLAZIONI CIVILI
Dichiarazione di Giulio Marcon
Presidente del
Consorzio Italiano di Solidarietà
L’inizio della guerra all’Iraq ha come prima e immediata conseguenza
l’aggravamento della gia’ drammatica situazione umanitaria della popolazione
irachena. Come ogni guerra sono i civili a pagare il prezzo della guerra. Da
questa notte molte migliaia di iracheni sono in pericolo di vita, non solo
perche’ possibili obiettivi dei missili e delle bombe, ma anche perche’ da oggi
privi di rifornimenti, di cibo, di acqua, di medicine. La guerra degli Stati
uniti e dei suoi alleati e’ un crimine contro le popolazioni civili, una
violazione gravissima del diritto internazionale, un colpo all’ONU, la premessa
per un periodo di instabilita’, di terrorismo e di nuovi
conlflitti.
ICS si unisce a tutti coloro che si mobilitano per fermare la
guerra e dare ancora possibilità ad una soluzione diplomatica. Lo faremo in ogni
modo: nelle piazze, nelle istituzioni, con le azioni nonviolente, con la
protesta con le bandiere
Denunciamo il governo italiano e il cosiddetto “
capolavoro diplomatico” rivendicato da S.Berlusconi che altro non e’ che
complicita’ con chi sgancia le bombe sulla popolazione civile. Denunciamo ogni
tentativo del governo italiano di coprire con gli “aiuti umanitari” – come fu
con la missione arcobaleno con il Kosovo – la scelta della guerra: non
accetteremo un euro dal goverrno italiano e invitiamo tutti a sostenere il
Tavolo di solidarieta’ con le popolazioni irachene.
Invitiamo tutti i
cooperanti, i volontari e gli operatori umanitari italiani presenti all’estero a
fermarsi domani per uno sciopero bianco della cooeprazione e volontariato
intarnazionale e portare messaggi di protesta alle ambasciate italiane.
Fine del comunicato
Roma, 20 marzo 2003
Per informazioni e per concordare interviste: Catherine Dickehage,
responsabile relazioni esterne. Cell. 348 5814954 – E-mail:
c.dickehage@icsitalia.org Nelle
prossime ore è prevista la partenza di una missione di ICS verso la Giordania e
l’Iraq.
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AMNESTY INTERNATIONAL
ICS -
CONSORZIO ITALIANO DI SOLIDARIETÀ
MEDICI SENZA FRONTIERE
APPELLO
PER LA PROTEZIONE UMANITARIA ALLE VITTIME DELLA GUERRA
Come confermato da tutte le organizzazioni di tutela dei
diritti umani e di assistenza ai rifugiati e alle vittime di guerra, e
prioritariamente dall´Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
(Unhcr) e dalla Croce Rossa internazionale, la guerra scatenata contro l´Iraq è
in grado di provocare una "catastrofe umanitaria", con una previsione di
sfollati e profughi pari a centinaia di migliaia di persone in fuga dal solo
territorio iracheno, senza dimenticare gli effetti a catena che si scateneranno
nell´intera area.
Anche se la maggior parte dell´esodo dall´Iraq si
riverserà sui Paesi vicini, e segnatamente Iran, Turchia e Giordania, è
prevedibile che parte di tale esodo si dirigerà verso l´Europa, quindi anche
verso l´Italia. Il nostro paese, anzi, potrebbe rappresentare per la sua
posizione geografica il principale punto di ingresso, insieme alla Grecia,
nell´Unione europea. La gravità complessiva dell´esodo verso Occidente potrebbe
aggravarsi, coinvolgendo anche i kurdi della Turchia. Questo soprattutto nel
caso in cui in Turchia si verifichi un aumento della tensione interna tra il
Governo e la popolazione kurda, che aspira a una maggiore autonomia. Gianfranco
Schiamone dell´ICS ricorda a questo proposito che «nel territorio del Kurdistan
turco è stato proclamato lo stato di emergenza e che recentemente il partito
dell´HADEP, uno dei maggiori partiti politici kurdi, è stato dichiarato fuori
legge dalla magistratura turca».
Amnesty International, ICS-Consorzio
Italiano di Solidarietà e Medici Senza Frontiere, promotori della campagna
"Diritto d´Asilo: una questione di solidarietà", richiamano l´attenzione sul
fatto che non necessariamente l´esodo verso l´Europa e l´Italia avverrà in tempi
brevi. La situazione di guerra aperta e le distanze geografiche potrebbero, in
una prima fase, rallentare gli spostamenti di popolazione. Il che vorrebbe dire
che la fuga dei profughi e dei rifugiati potrebbe dilatarsi nel tempo e
investire i nostri paesi con un flusso continuo anche se non subito
drammaticamente visibile. Che un esodo verso Occidente sia già in atto è
comprovato dal forte aumento di arrivi in Europa e in Italia, registrato negli
ultimi mesi, di cittadini iracheni e di kurdi provenienti sia dalla Turchia che
dall´Iraq.
In questo senso, afferma Loris De Filippi di Medici Senza
Frontiere, «troviamo sconcertanti e censurabili le esternazioni del ministro
Umberto Bossi, apparse sul quotidiano "La Repubblica" in data giovedì 20 marzo
2003, secondo cui i profughi in fuga dal conflitto iracheno debbano "restarsene
a casa loro". Con questa affermazione il ministro Bossi, uno dei padri della
legge 189/2002 (detta appunto Bossi-Fini), che le nostre organizzazioni
considerano lacunosa e complessivamente insoddisfacente, dimostra di non tenere
in considerazione l´articolo 10 della Costituzione italiana, la Convenzione di
Ginevra relativa alo status di rifugiato e la Dichiarazione universale dei
diritti umani. Una volta di più riteniamo determinante portare all´attenzione
dell´opinione pubblica quanto sia grave che in Italia, unico tra i Paesi membri
dell´Unione europea, negli ultimi cinquant´anni non sia stata approvata una
legge organica sul diritto d´asilo».
«L´Italia deve fare la sua parte per
garantire la massima assistenza umanitaria alla popolazione civile irachena,
stremata da trent´anni di repressione brutale e da dodici anni di sanzioni
economiche, vittima di un conflitto che non ha in alcun modo contribuito a
provocare. Questa assistenza dovrà concretizzarsi nella richiesta agli Stati
confinanti con l´Iraq di tenere aperte le frontiere, nell´aiuto a questi ultimi
affinché siano in grado di accogliere i rifugiati e in misure immediate di
assistenza alle vittime della guerra che arriveranno ai nostri confini», ha
dichiarato Marco Bertotto di Amnesty International.
Sulla base delle
ragioni sopra esposte, Amnesty International, ICS-Consorzio Italiano di
Solidarietà e Medici Senza Frontiere lanciano un appello al Governo e al
Parlamento italiani affinché siano adottate le seguenti misure urgenti:
1. vengano emessi gli atti legislativi e amministrativi previsti dalla
legislazione vigente, e segnatamente dall´art. 20 (misure straordinarie di
accoglienza per eventi eccezionali) della L. 189/02, affinché per tutta la
durata del conflitto e del dopoguerra in Iraq sia attribuito a tutti i cittadini
iracheni in fuga dal Paese un permesso di soggiorno temporaneo e rinnovabile per
motivi di protezione umanitaria, abilitante al lavoro e al ricongiungimento
familiare, senza pregiudizio per l´eventuale richiesta di asilo politico in
Italia o in altri paesi;
2. un analogo permesso sia riconosciuto ai
cittadini di etnia kurda provenienti da altri paesi dell´area, ed in particolare
dalla Turchia, nonché a coloro che, venendo dai paesi coinvolti nel teatro di
guerra, si dichiarino obiettori o renitenti alla leva, in analogia con quanto
avvenuto con le chiare disposizioni che furono previste dalla L. 390/92 art. 2
bis, durante il confitto nei territori della ex Jugoslavia;
3. vengano
impartite istruzioni alle autorità consolari italiane in Iran, Giordania, Siria
e Turchia, affinché in via eccezionale si prendano in esame "in loco" con
procedura d´urgenza eventuali richieste di protezione umanitaria e/o di asilo
politico, nonché di ricongiungimento familiare, con persone che abbiano
richiesto o ottenuto in Italia l´asilo politico, attribuendo agli interessati,
se del caso, un visto temporaneo per l´ingresso in Italia;
4. venga
attuato immediatamente un piano nazionale di emergenza per l´accoglienza dei
profughi dalla guerra e sia istituito un tavolo di coordinamento degli
interventi tra le istituzioni e gli enti e gli organismi umanitari maggiormente
rappresentativi. Ferma restando la necessaria condivisione europea e quindi la
necessità di distribuire l´accoglienza nei vari paesi in base a criteri di unità
familiare e coesione comunitaria, anche in deroga alle norme generalmente valide
sulla scelta del paese d´asilo, nell´attuazione del piano nazionale di
accoglienza andrà evitato il più possibile il ricorso all´utilizzo di grandi
strutture demaniali, privilegiando le forme di accoglienza diffusa, coinvolgendo
gli enti locali e l´associazionismo attraverso una possibile estensione
dell´esperienza positiva del Programma Nazionale Asilo
(Pna).