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Le sorti della guerra in
Iraq sono ancora incerte, eppure si sa già chi sarà il vincitore,
almeno dal punto di vista economico: sono le grandi imprese
americane, soprattutto del settore petrolifero e dell'industria
pesante, soprattutto se legate al gabinetto presidenziali di
petrolieri doc.
L'amministrazione Bush ha infatti già
assegnato tre commesse per il dopoguerra, che riguardano la prima la
ricostruzione delle infrastrutture petrolifere, la seconda lo
spegnimento dei pozzi di petrolio incendiati dall'esercito di
Saddam, e l'ultima la gestione e ricostruzione del porto di Umm
Qasr, incarico quest'ultima assegnato prima ancora che le forze
alleate ne abbiano assunto il pieno controllo. Una puntualità
scandalosa se paragonata alle decisioni non ancora prese riguardo le
emergenze umanitarie.
Venerdì 7 marzo è fioccata la prima
commessa per la Halliburton Company (già guidata da Dick Cheney),
società specializzata nei servizi all'industria petrolifera, ha
ottenuto (ma va?) dalla Casa Bianca l'appalto per bonificare e
ricostruire le infrastrutture petrolifere in Iraq. L'affare è di
circa 20 milioni di dollari, al netto di un volo in Borsa da 8
dollari per azione ad oltre 20. A spegnere i pozzi di petrolio
ci penserà un'azienda specializzata con sede in Texas (patria della
dinastia Bush), la Boots & Coots International Well Control.
Attualmente non sono stati più di 10 i pozzi andati in fiamme, una
cifra molto bassa se paragonata agli oltre 700 della Guerra del
Golfo nel 1991. Tuttavia i tecnici delle due industrie sono già
pronti permettersi al lavoro; anzi, in Texas da tempo i petrolieri
erano in fibrillazione, e aspettando la guerra rilasciavano
interviste sui giornali dando con largo anticipo la propria
disponibilità a gestire i pozzi iracheni conquistati (si veda lo
Houston Chronicle del 25 gennaio http://www.cudd.com/chron.htm).
Ora gli specialisti calcolano che per domare gli incendi e rendere
operativi i pozzi iracheni potrebbero essere necessari fino a 35-40
giorni. Nella zona sud dell'Iraq sono presenti oltre 1.000 pozzi di
petrolio che sono in grado di produrre più di un milione di barili
di greggio al giorno.
Il governo americano ha pensato però
anche al porto di Umm Qasr, la cittadina che costituisce l'unico
sbocco al mare per l'Iraq, e attorno alla quale mentre scriviamo
(martedì 25 marzo) ancora fervono i combattimenti alleati per
fiaccare le sacche di resistenza irachene. Incurante di questo
dettaglio, o forse assolutamente fiduciosa nella vittoria finale,
l'amministrazione Bush ha assegnato un contratto per un valore di
4,8 milioni di dollari alla Stevedoring Services of America (SSA)
per la gestione del porto. Un comunicato dell'UsAid (Agenzia Usa per
lo sviluppo internazionale) ha annunciato che la SSA «avrà
l'incarico di ripristinare l'operatività del porto, per consentire
l'arrivo di aiuti umanitari e dei materiali necessari per la
ricostruzione».
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