Il generale Brooks: "Possono essere utilizzati anche per l'attacco" Berlusconi: "La loro missione esclude questa possibilità" Parà partiti da Vicenza gli Usa smentiscono il governo Sulla questione si discuterà in Parlamento Ds e Margherita: "L'Italia è diventato un Paese belligerante"
ROMA - Mille parà americani della 173 Brigata aerotrasportata di stanza a Ederle, una base vicino Vicenza, sbarcano nel nord dell´Iraq e nel mondo politico italiano scoppia la bufera. Da una parte l'opposizione vuole spiegazioni su quella che ritiene una violazione degli impegni presi dal governo, ovvero nessun uso delle basi in Italia per attacchi diretti all'Iraq. Dall'altro Palazzo Chigi e gli stati Uniti dicono cose diverse. Silvio Berlusconi ha scritto al presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ribadendo la posizione ufficiale dell'esecutivo: quei parà non parteciperanno ad attacchi diretti contro obiettivi iracheni.
Ma il generale di brigata Vincent Brooks nel briefing quotidiano con la stampa dal quartier generale del Comando centrale in Qatar smentisce Palazzo Chigi: "Si tratta di una forza che può essere usata anche in attacco, se decideremo in tale senso". E aggiunge: "Lascio all'Italia il compito di commentare il proprio ruolo nella guerra". Brooks spiegato che i parà partiti dalla base statunitense di Vicenza saranno utilizzati per proteggere le aree sotto il controllo curdo o anche per colpire l'esercito di Baghdad dal fronte del nord. "La presenza di una brigata di combattimento in quell'area - aggiunge - cambia considerevolmente le dinamiche".
Una dichiarazione destinata a riaccendere gli animi già insoddisfatti del chiarimento del governo. Il ministro Rocco Buttiglione annuncia che "il governo chiarirà presto" facendo intendere che la richiesta di Ds e Margherita di riferire "subito" in aula verrà accolta. Anche per Buttiglione sarebbe stato "più opportuno offrire tempestivamente una informazione" al Parlamento e al Paese. Ma, interrogato in merito alle contestazioni avanzate dall'opposizione circa un utilizzo delle basi che sarebbe contrario a ciò che è stato deciso in Parlamento e alla stessa carta Costituzionale, lo stesso Buttiglione nega che la partenza dei parà americani dalle basi italiane "sia contro le decisioni del Parlamento e meno che mai contro la Costituzione". Il ministro ha spiegato infatti che "si tratta di un volo logistico, che non atterra in una zona di combattimento, ma in una zona già da lungo tempo di fatto sottratta alla sovranità irachena e oggetto di una amministrazione sui generis, mista fra Onu, Usa, Gran Bretagna ed autorità curde locali". Con la dichiarazione di Brooks la situazione per il governo italiano diventa difficile. Stiamo "facendo accertamenti", assicura Buttiglione che poi si fa scudo dietro alla Germania. "Tuttavia, verso le stesse basi - dice - stanno affluendo voli che trasportano, pare, una intera divisione, la prima divisione dell'esercito americano soprannominata 'Aquile selvagge', che parte dalla Germania". E, in attesa del "chiarimento" promesso da Buttiglione l'opposizione ha buon gioco ad attaccare. "Il governo sta prendendo in giro il Parlamento" dice Gavino Angius, presidente dei senatori Ds. Il suo collega alla Camera Luciano Violante chiese se la missione partita da Vicenza "abbia violato il punto 3 della decisione del Consiglio supremo di difesa, assunta lo scorso 19 marzo", che prevedeva l'"esclusione dell'uso di strutture militari quali basi di attacco diretto ad obiettivi iracheni". Violante ha chiesto quindi "se sia mutato il ruolo dell'Italia, passando da paese non belligerante a paese co-belligerante". Cosa di cui è convinto Giuseppe Fioroni della Margherita: "Abbiamo appreso dalla Tv che l'Italia è in guerra". E il presidente della Commissione difesa della Camera Gustavo Selva replica: "I piani si fanno a Tampa, in Florida e a Washington, non a Roma". Come a dire non possiamo farci nulla. (27 marzo 2003) [www.repubblica.it]