no alla guerra no alle servitù militari |
Breve resoconto dell'ispezione alla base di ghedi effettuata
venerdì 7-3-2003
Informazioni fornite essenzialmente dal comandante col.
Bellini Gianmarco (remember bellini e cocciolone, prima guerra del golfo) e
dedotte dall’assenza di risposte alle nostre domande, e dall'osservazione
diretta della disposizione e dall'uso delle infrastrutture ispezionate.
Base di Ghedi:
- comandante col. Bellini Gianmarco
-sup. 10
kmq
-militari: 1500 italiani circa, 100 uff. e oltre 1000 sottuff. 20 piloti
e navigatori
-militari americani 150 circa con proprio comando solo
amministrativo (il comandante è un ten.col.)
presenti in base ad un accordo
tra governo usa e italiano del 1963 secretato.
-la base e tutte le strutture
sono solo dell'aviazione mil. italiana.
-il comando operativo è
esclusivamente italiano.
-velivoli presenti nella base circa 30.
Il
com. Bellini dopo aver illustrato i vari compiti della base, alla richiesta
dell'on. Cento se avessero avuto indicazioni di precauzioni particolari
particolari per transiti di velivoli USA, precisa che la base di Ghedi non è
adibita alla difesa aerea o al controllo del traffico aereo militare in transito
o in arrivo, ma è una base d'attacco con compiti offensivi e secondariamente di
ricognizione.
Aggiunge che la base di Ghedi è stata la principale base per
le missioni d'attacco sull'Iraq nella prima guerra del golfo, (in
quell'occasione è stata in gran parte trasferita negli E.A.U.) e per le missioni
successive in Bosnia e nella guerra contro la Jugoslavia.
Da ghedi sono
partite le strutture logistiche per la missione in Afganistan.
Alle domande
insistenti e ripetute dell'on. Deiana su cosa ci stiano a fare i 150 militari
americani e se abbiano loro munizioni o armamenti, il comandante Bellini
risponde che l'attività è di supporto all'aviazione italiana, Afferma di non
poter dire altro in quanto informazioni secretate.
Contattato il ministero
della difesa non concede di vedere o conoscere i termini dell'accordo del 1963.
All'ulteriore domanda se vi siano due depositi militari, risponde che vi è un
solo deposito sotto comando e sorveglianza esclusivamente italiana.
Non può
invece rispondere alla domanda se vi sia materiale americano, in quanto notizia
secretata. Alla domanda specifica se nella base vi siano arminucleari si stringe
nelle spalle e dice che non può rispondere in quanto notizie secretate. Alla
affermazione dei deputati che in missione rappresentano tutto il parlamento e la
volontà popolare e che la legge del 1999 permette loro di visionare anche i
protocolli secretati, il comandante Bellini risponde che in assenza di
autorizzazione ministeriale che è stata negata non può rispondere.
I
parlamentari ne prendono atto e informano che verrà fatta un'interpellanza
parlamentare.
Ci portano a visitare un bunker con il comando operativo,
questo bunker è costruito per reggere a qualsiasi attacco, anche nucleare
diretto, o chimico o batteriologico. Costruito tra il 1993 e il 1996 all'interno
ha alloggiamenti e attrezzature per la sopravvivenza di 200 persone. Viene usata
quotidianamente, è una struttura impressionante. Ve ne sono tre nella base e
dovrebbero garantire la capacità operativa in qualsiasi condizione. Il
comandante Bellini ci tiene a dire che nonostante gli enormi costi per la loro
costruzione e mantenimento questi bunker sono una grande risorsa per
l'intera nazione. Alla domanda dell'on. Cento se vi sia un motivo
particolare per la localizzazione di questi bunker in alcune basi, il comandante
risponde che per quanto ne sa lui non vi è nessun motivo particolare. Alla
domanda successiva se sia legato allo stoccaggio di munizionamento atomico e
chimico, afferma di non poter rispondere.
Ci portano poi a vedere un
deposito munizioni di scarsa importanza.
Poi su nostra richiesta
incontriamo il vicecomandante del contingente americano. Sulla divisa sono molto
visibili le insegne del 831munizionamento, alla domanda dell'on. Bulgarelli se
siano parte del 31 munizionamento con comando a Vicenza la risposta è positiva.
Alla domanda seguente se siano presenti per addestrare il personale italiano
allo stoccaggio , alla manutenzione e all'uso di materiale nucleare o chimico,
la risposta è la solita "informazione secretata".
Quando l'on. Bulgarelli
spiega che documenti ufficiali della nato e della sottocommissione alla difesa
del parlamento americano affermano che dal 1999 sono stati ridislocati in Europa
180 ordigni termonucleari in 11 paesi NATO tra cui l'Italia e che sono stati
costruiti 27 silos sotterranei in Italia
per stoccarli, 16 ad Aviano e 11 a
Ghedi, e che il 31 munizionamento è preposto alle munizioni nucleari, il
vicecomandante americano si stringe nelle spalle e ribadisce che non può parlare
di ciò in quanto notizie secretate dai due governi USA e italiano.
Dall'atteggiamento dei militari dal loro numero e composizione e dai
documenti in nostro possesso, il gruppo entrato alla base ha raggiunto la
ragionevole convinzione che vi siano armi nucleari.
Solo due
osservazioni :
1) Essendo senz'altro sotto controllo e comando italiano,
anche se con assistenza americana, ciò significa che l'Italia è diventata una
potenza nucleare in violazione degli accordi di non proliferazione.
2) E'
preoccupante che queste scelte non siano state fatte da questo governo, ma da
quelli precedenti. Il nuovo assetto di Ghedi è stato deciso e messo in opera tra
il 1993 e il 2000.
Riusciremo a scoprire quali accordi regolano il
funzionamento della base di Ghedi, da quello del 1963 ai protocolli successivi e
in particolare degli anni 90?
sauro