Caro Salvatore,
so che hai l'arduo compito di raccogliere
emendamenti, osservazioni e suggerimenti per la stesura definitiva di ciò che a
Brescia abbiamo prefirito chiamare "Carta d'identità" piuttosto che Patto di
lavoro.
Come sai a Brescia abbiamo lavorato molto a questo documento poichè
riteniamo che la carta fondativa di un movimento debba definire non solo
principi, valori e obbiettivi ma prefigurare anche i "percorsi" e gli
"strumenti" per raggiungere e costruire quel mondo più giusto nel quale
tutti speriamo.
Ho visto - abbiamo visto tutti, qui a Brescia - che il
nostro lavoro è stato apprezzato è tenuto in gran conto nella bozza che ci
condurrà alla stesura definitiva del documento. Vorrei permettermi però di
sottilineare ancora alcuni elementi della nostra carta che a mio parere possono
ancora essere messi a disposizione del forum nazionale.
Te li elenco di
seguito. Non per ordine di importanza ma seguendo la traccia progressiva del
documento.
Al punto 1 a Brescia abbiamo pensato di
sostituire protagonismo con partecipazione.
Il linguaggio, le
parole che usiamo, non sono secondarie nel definire la nostra alterità, la
nostra profonda differenza dai padroni della terra, dagli inebriati del potere.
Se un mondo diverso ci sarà anche il linguaggio sarà profondamente
rinnovato.
La parola Protagonismo attiene
fortemente ad una dimensione rappresentativa dell'azione politica (essere
il primo attore); Partecipare
rimanda al prendere parte, che a sua volta attiene
all'atto, all'azione del generare (trasformare, rinnovare, dare
vita...). Una dimensione a mio parere più forte e feconda della
prima.
Punto 2:
Quel senza "se" e senza "ma",
riferito alla guerra, aveva un valore polemico chiarissimo all'epoca della
Perugia-Assisi. Non possiamo però trasformare una formulazione legata a un
evento particolare in una definizione di presa di posizione politica. Dirsi
oppositori irriducibili della guerra
non può lasciare scampo ad interpretazioni. Quel senza
"se" e senza "ma" rischia invece solo di trasformarsi in uno slogan. E gli slogan vanno bene solo se sono legati al
contingente, la loro reiterazione non aiuta affatto, anzi possono solo
impoverire ogni ragionamento.
Sempre al punto 2 a
Brescia abbiamo inserito un inciso di particolare importanza, il seguente:
"Strumento (SI INTENDE
LA GUERRA) a cui ricorrono sempre più spesso governi e gruppi
politici di ogni parte del mondo, nell'agghiacciante convinzione di poter
risolvere controversie tra stati o di conquistare il potere seminando morte e
distruzione".
Abbiamo creduto importante inserirlo poichè
delle decine di conflitti armati in questo momento dispiegati in tutto il globo
solo una parte vede il coinvolgimento più o meno indiretto di USA e dei
potentati ad essi collegati. Molti, moltissimi conflitti sono generati da
satrapi locali, da aguzzini e malavitosi impadronitisi di potere, fonti di
ricchezza e strumenti di morte, da scimmiottatori in livrea e stellette delle
leadership occidentali e così via. Ma proprio perché siamo oppositori
irriducibili della guerra non possiamo non guardare a questa diffusa realtà
che produce morte e disperazione tra uomini e donne, la cui vita non può valere
meno di quella cancellata da bombardamenti umanitari, statunitensi o Nato che
siano.
Al punto 4:
scusa ma, nonviolenza, va tutto attaccato. Stop.
Al
punto 6:
Ai bersciani è parsa meno ambigua questa
formulazione "venga sconfitto il sistema di potere
delle multinazionali" al posto di "non
domini lo strapotere delle multinazionali".
Il sistema delle
multinazionali non ci piace per nulla, anche se si dovesse ridurre la quantità
di potere a sua disposizione. E' un "sistema" che per sua configurazione
tende a generare povertà, distruzione ambientale, degradazione umana e ...
guerra.
Chiudo questa fin troppo lunga comunicazione
col
punto 9:
Questo punto è molto importante. A
Brescia lo abbiamo "arricchito" con questa formulazione: "Il nostro pensiero e il nostro agire, le nostre elaborazioni e le
nostre proposte dovranno nascere tenendo sempre conto dello stretto rapporto che
sussiste tra mezzi e fini, della coerenza tra gli strumenti usati e gli
obbiettivi perseguiti.
La strada che si intende percorrere non è importante
solo per i criteri e lo stile con cui si affronta, ma anche per l'esperienza che
in quel procedere si matura, per l'arricchimento che, per quella via, ne
deriva".
E' molto lungo, lo so. Anche noi ci eravamo
ripromessi di raccorciarlo. Poi non lo abbiamo più fatto.
Inserire però un
chiaro passaggio sul rapporto, sulla coerenza, tra mezzi e fini
appare assolutamente irrinunciabile. Come pure appare fondamentale un
passaggio sulla ricchezza dell'esperienza, sulla indispensabilità del
ripensamento continuo in relazione a come ci si muove, a come si agisce. Un
riferimento, insomma a quel camminare costruendo di zapatista memoria.
Ti
ringrazio per la pazienza e ti
saluto.
Mimmo
Cortese
P. S. : questo intervento è del tutto a titolo personale. Tutti i
passaggi che ti ho indicato sono stati però lungamente discussi e condivisi
dall'intero forum bresciano.
Mimmo Cortese
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