Apertura del nuovo processo a Leyla Zana e ai suoi tre colleghi kurdi
estratti articolo per Liberazione di Luigi Vinci - Milano, 31 marzo 2003
Il nostro giornale ha già
riferito dell’inizio, venerdì 28 marzo, del nuovo processo a Leyla Zana e agli
altri tre parlamentari curdi in carcere da nove anni per aver espresso in curdo
il loro giuramento di fedeltà allo stato turco, all’atto del loro insediamento,
nel 1991, e ha riferito di come la prima seduta del processo si sia conclusa con
il rifiuto della loro scarcerazione. La prossima seduta sarà il 25 aprile. Sarò
presente anche ad essa, assieme ad altri parlamentari europei. Il processo è
stato riaperto a seguito della sentenza della Corte di Strasburgo (tribunale
incaricato di giudicare in materia di diritti umani, legato al Consiglio
d’Europa, organismo del quale anche la Turchia è membro) che ha condannato,
qualcosa come un paio di anni fa, la Turchia in quanto il precedente processo
non era stato equo, per la presenza nel consesso giudicante, il Tribunale per la
sicurezza dello stato, di giudici militari, inoltre le accuse (nientemeno che di
separatismo e terrorismo) non erano state provate e i diritti della difesa erano
stati violati. Dopo avere rifiutato a lungo la Turchia, con il nuovo Governo
islamico, ha modificato le sue leggi appunto per consentire la riapertura del
processo. Tuttavia l’attuale Tribunale per la sicurezza dello stato, pur ora
costituito da giudici civili, ha rifiutato la scarcerazione degli imputati,
esattamente come se la sentenza precedente continuasse a essere valida. In
questo esso ha anche violato una parte della sentenza di condanna della Corte di
Strasburgo, che intimava alla Turchia di rimettere i condannati nelle condizioni
nelle quali essi erano precedentemente alla condanna ingiusta subita, cioè in
sostanza di scarcerarli. (…) Ancor meno nota qui da noi del fatto della ripresa
del processo ai quattro parlamentari curdi e della storia che la precede è la
condanna delle scorse settimane, sempre da parte della Corte di Strasburgo,
della Turchia a proposito del processo a Öcalan. La Corte ha cioè stabilito che
anche in questa circostanza il processo non è stato equo e che i diritti della
difesa sono stati violati. Inoltre ha stabilito che il trattamento subito dopo
la cattura da Öcalan è stato lesivo dei suoi diritti, sia perché egli non ha
potuto accedere ad un giudice (in Kenia), sia per la brutalità del trattamento.
La Corte non ha invece stabilito che la cattura stessa è stata illegale. Ma ciò
che è più importante è che essa ha stabilito che anche questo processo andrà
rifatto. Contro la parte negativa di questa sentenza gli avvocati di Öcalan
faranno ricorso, e a sua volta farà ricorso contro il complesso della sentenza
il Governo turco. Quindi la Corte di Strasburgo dovrà riesaminare la questione e
ripronunciarsi. Non ho idea di quanto tempo questo richiederà. Ritengo assai
probabile, in ogni caso, che la sentenza verrà confermata. E quindi che anche
questo processo andrà, prima o poi, rifatto. (…)
Amministratori del Dehap picchiati e minacciati
KurdishObserver, 3 aprile 2003
Nazif Koparal, amministratore del distretto
di Samsat del partito Dehap, ha affermato di essere stato oggetto di violenze da
parte della polizia della gendarmeria locale mentre si stava recando a ritirare
la sua carta verde (tessera
sanitaria, ndt). Per denunciare
l’accaduto Koparal ha presentato un esposto alla IHD (Associazione per i diritti
umani). L’amministratore ha esposto nel seguente modo quanto accadutogli: “La
gendarmeria è venuta nel mio villaggio, Uzuntepe, e mi ha convocato alla
stazione per ritirare la mia carta verde. Mi sono recato in gendarmeria il 28
marzo. Mi hanno fatto attendere per ore. Poi sono stato portato dal comandante.
Appena entrato nella sala il comandante, che si chiama Adnan Girgin, mi ha
chiesto dove fosse mio fratello, poi hanno iniziato a picchiarmi e mi hanno dato
del terrorista dandomi 48 ore di tempo per portare mio fratello da
loro”.
Anche 10 giovani membri dell’Hadep (Sevket Yildiz, Yucel Genc, Baris
Kimsesiz, Mesut Yilmaz, Ramazan Kaya, Rezan Yagmakan, Abdulbaki Yusufoglu,
Bahattin Ozen, Haci Dogan e Mehmet Yarer) sono stati arrestati ad Izmir e
portati davanti la Corte per la Sicurezza dello Stato (DGM) con l’accusa di
“sostegno” e “complicità” ad una “organizzazione illegale”. I giovani hanno
respinto l’accusa. La discussione è stata rinviata al 21 maggio ma, sino a quel
momento, gli esponenti del partito Hadep dovranno rimanere in prigione. Altri
fermi sono stati denunciati a Yuksekova dove 20 persone sono state arrestate
dopo un raid della polizia nelle loro case.
Il quotidiano Yenidem Ozgur Gundem chiuso per 5 giorni
Kurdish Observer, 3 aprile 2003
Il quotidiano Gundem è stato chiuso per 5
giorni, dietro ordine del DGM Nr.3, per aver pubblicato delle notizie
riguardanti Ocalan (“Ocalan: attenzione alla volontà popolare” e “Ocalan
incontra i suoi avvocati”). Il tribunale ha affermato che “il giornale diffonde
propaganda per le organizzazione armate mezzo stampa” e che il giornale
“disturba la sicurezza nazionale”. Oltre alla chiusura temporanea i proprietari
del giornale sono stati condannati a pagare una multa.
Puniti i partecipanti al Newroz
KurdishObserver, 3 aprile 2003
Un istituto superiore di Batman ha deciso
di espellere Burhan Gunes, che tra l’altro aveva ottenuto il punteggio migliore
nel test d’ingresso, a causa della sua partecipazione alle recenti celebrazioni
del Newroz. Il Preside ha giustificato l’espulsione affermando che Gunes
incoraggerebbe gli studenti alla ribellione e alla protesta contro le decisioni
prese dalla scuola (raccolte di firme, banchetti,…). Il Preside, comunicando
alla famiglia del ragazzo la sua decisione, si è detto disposto a riammetterlo
solo se avesse ammesso pubblicamente la sua colpa, cosa che Gunes ha chiaramente
rifiutato: “A queste condizioni non
sono interessato a tornare a scuola”.
Un incidente simile è accaduto a Sultanciftiligi dove 4
donne, impiegate in una bottega tessile, sono state licenziate per aver
partecipato al Newroz: “Ogni anno chiediamo al datore di lavoro di avere, a
turno, un giorno di riposo tra l’8 marzo, il Newroz e il 1 maggio. Quest’anno il
padrone non ci ha concesso l’autorizzazione ma noi abbiamo deciso di recarci in
2 alle celebrazioni mentre altre 2 sono rimaste al lavoro. Siamo state
licenziate tutte e 4.” Le 4 donne, tre sorelle tra i 32 e i 15 anni e la loro
zia di 20, hanno denunciato il razzismo del loro ex-datore di lavoro che le ha
costrette a lavorare per anni sottopagate e senza assicurazione e che, invece,
aveva dato l’autorizzazione agli altri lavoratori a prendersi un giorno libero
per vedere un match della nazionale turca di calcio in
televisione.
Riprende la cooperazione tra USA e Turchia
Flash Bulletin, 4 aprile 2003
La recente tensione tra Turchia e USA
sembra allentarsi anche a seguito della visita del Segretario di Stato Usa,
Colin Powell ad Ankara. Il nuovo corso sembra essere stato sancito dalla
decisione turca di offrire assistenza alle forze USA operanti nell’Iraq del nord
in cambio del rispetto, da parte americana, degli interessi turchi nella
regione.
Il dettaglio dell’accordo prevede l’autorizzazione al trasporto, da parte
degli americani, di materiale non da guerra (materiale umanitario, cibo,
carburante), attraverso il territorio turco confinante con l’Iraq del nord e
l’apertura dello spazio aereo turco per gli aerei in emergenza e per quelli
trasportanti feriti. Il cuore dell’accordo, per la Turchia, è la creazione di un
“Gruppo unito di monitoraggio per l’Iraq del nord” che avrebbe il compito di
prevenire situazioni che potrebbero portare la Turchia a dispiegare le sue
truppe nell’Iraq del nord (cosa che avverrebbe solo se si paventasse il rischio
della creazione di uno Stato kurdo autonomo nell’Iraq del nord).
La Turchia criticata dagli USA per le violazioni dei diritti umani
Flash Bulletin, 1 aprile 2003
Secondo un recente rapporto del
Dipartimento di Stato degli USA la tortura e la censura dei media sono delle
violazioni dei diritti umani che, in Turchia, sono ancora praticate. Il
documento sulle violazioni dei diritti umani comprende anche la Cina, la Russia
e l’Iraq. Nel rapporto si afferma
che sebbene la Turchia abbia approntato una legislazione per la tutela dei
diritti umani, nella pratica la situazione non è affatto migliorata.
Il Ministro degli Esteri iraniano in visita
ad Ankara per discutere la questione kurda
KurdishMedia, 4 aprile 2003
Tra pochi giorni è prevista la visita del Ministro degli
Esteri iraniano, Kemal Harrazi, ad Ankara per discutere della situazione
nell’Iraq del nord e della questione kurda. L’agenda prevede l’incontro di
Harrazi col Presidente turco, Sezer, col PM, Erdogan e col Ministro degli
Esteri, Gul. L’iniziativa è nata dalla proposta iraniano di un’azione comune tra
Iran, Siria e Turchia per discutere, insieme, la questione
kurda.
Nord Iraq: allarme per il campo profughi di Mahmura
Ass. AZAD, 7 aprile 2003
La colonna di militari
americani e peshmerga del Pdk tragicamente bombardata ieri da "fuoco amico" si
trovava nell'area di Mekhmour, in kurdo Mahmura, a pochi chilometri dall'omonimo
campo profughi che è ormai sulla linea del fronte. (…) Si tratta infatti di
famiglie fuggite oltre confine nel '93 dopo la distruzione dei loro
villaggi nel Kurdistan turco, e sospinte sempre più a sud, fino a dover
passare le linee irakene, dalle continue incursioni turche e
dall'inimicizia delle milizie kurde allora vicine alla Turchia. Oggi il patto
tripartito fra Usa, Turchia e kurdi non dà maggior fiducia ai profughi, che
chiedono la protezione dell'Onu. (…) I pochi funzionari e medici delle
Nazioni unite in effetti, secondo il responsabile del campo e la Mezzaluna Rossa
kurda, avevano abbandonato il campo di Mahmura subito dopo l'ordine di
evacuazione degli Usa senza neppure avvertire la popolazione, e sospendendo le
forniture di medicinali e derrate alimentari senza le quali si rischia carestia
ed epidemie. L'associazione Azad chiede, in questo senso, anche l'intervento del
Tavolo delle Ong e dei loro operatori sul campo.
A cura
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