Ottanta persone da ogni parte d’Italia, provenienti dalle più
diverse esperienze politiche e associative, mosse da una piattaforma politica e
dalla pluriennale esperienza degli anni passati, coordinati dall’Ufficio
d’Informazione del Kurdistan in Italia, hanno svolto l’importante ruolo di
osservatori internazionali a garanzia dell’incolumità dei kurdi, che di nuovo in
milioni sono scesi in piazza a festeggiare il
Newroz.
Quest’anno certo la situazione è stata aggravata e appesantita
proprio dalle bombe e dai dolori che la nuova guerra in Iraq ha portato. Non
dimentichiamo che la guerra di cui oggi ognuno discute, a cui ci si oppone con
forza in tutto il mondo, è una delle tante guerre che nel mondo portano morte e
distruzione, guerre dichiarate e ben note come in Palestina e guerre nascoste
proprio come quella dei turchi contro i kurdi.
Fin dall’arrivo ad Istanbul la delegazione si è trovata di fronte
la preoccupazione e l’ansia dei kurdi e delle kurde, che conoscendo bene i
dolori e le pene della guerra, nei confronti dell’imminente nuova guerra che
come un orologio il 20 marzo è esplosa sulle teste di tutti i kurdi e del mondo.
Non dimenticando che, con la scusa di questa guerra globale, l’intenzione dei
militari turchi è proprio quella di annientare ogni resistenza kurda nell’area.
Così, la Turchia che intende entrare in Europa, oltre alle
evidenti e dichiarate violazioni contro i kurdi e le kurde, a cominciare con
l’isolamento di Abdullah Ocalan e la prigione di Leyla Zana e dei suoi compagni
parlamentari, è risultata essere il paese dei guerrafondai e delle armi. In
Kurdistan la presenza delle caserme e delle istallazioni militari, ne fa un
territorio veramente militarizzato e mantenuto in uno stato di arretratezza
economica e sociale sistematicamente
pianificata.
Quest’anno come gli ultimi tre anni le celebrazioni del Newroz
sono state autorizzate e si sono svolte in una maniera limitante, nessun grave
scontro si è avuto, ma la repressione è stata fortissima, a partire da quella
dovuta alla presenza oppressiva ed intimidatoria della polizia nei luoghi della
festa, fino a quella preventiva e subdola esercitata contro gli organizzatori
che non potevano presentare richieste perché usavano termini non riconosciuti,
gli insegnanti che per partecipare ai festeggiamenti hanno rischiato il
trasferimento forzato o la sospensione dal servizio, le inchieste e i fermi di
polizia per chi è stato incontrato dalla delegazione e ha risposto alle domande,
magari compromettenti, che si avanzavano, le intimidazioni ai
traduttori.
La presenza degli osservatori, organizzata e capillare, che di
anno in anno si fa più forte e vigile è servita ad evitare che gli scontri con
la polizia potessero in qualche modo produrre vittime, ma nonostante questa
presenza molti kurde e kurdi sono finiti in
prigione.
Gli stessi osservatori non hanno potuto esprimere il proprio
dissenso e l’avversione alla guerra vedendosi sequestrate bandiere della pace e
striscioni contro al guerra, mettendo anche in pericolo il proseguimento dei
festeggiamenti.
Pensare all’entrata in Europa della Turchia ai livelli di
democrazia e stato di diritto che la caratterizzano oggi, non solo ci risulta
impossibile, ma vede la nostra avversione e profonda preoccupazione. Avvertiamo
infatti la necessità di mobilitarci affinché si solleciti da ogni settore la
Turchia a compiere dei reali passi in avanti verso il
cambiamento.
Francesca Gianfelici, delegazione Newroz
2003
Roma, 25 marzo 2003
Non c’è pace vera senza
giustizia e democrazia. Non c’è pace nel Medio oriente senza un dialogo che
risolva le questioni aperte e riconosca i popoli negati. Ma, il popolo kurdo sa
per lunga e amara esperienza che la democrazia non vola sulle ali dei
bombardieri. La democrazia può diffondersi in Medio oriente, e in particolare
nei paesi fra i quali è suddivisa la popolazione kurda (Turchia, Iraq, Iran e
Siria), solo a partire dal riconoscimento delle identità e dei diritti dei
popoli. Ed i kurdi non rivendicano nuovi stati o nuovi confini, ma uguali
diritti culturali e politici, democrazia e convivenza in ogni paese. In
particolare, l’ingresso della Turchia nell’Unione europea deve accompagnarsi a
una nuova Costituzione che riconosca le diverse lingue, identità ed autonomie,
ad un’amnistia generale che consenta la liberazione di tutti i prigionieri
politici, inclusi Abdullah Ocalan e Leyla Zana, alla ricostruzione dei villaggi
ed al libero ritorno degli esuli.
In
Turchia come in Iraq e in tutto il Medio oriente l’Europa deve testimoniare
l’universalità dei diritti. La
presenza di delegazioni italiane ed europee, che in Turchia dal ’97 in poi ha
contribuito ad attenuare la repressione della grande festa di libertà e di pace
del Newroz, il Capodanno kurdo di primavera, assume quest’anno importanza ancora
maggiore mentre venti di guerra rischiano di travolgere l’intera regione. Una guerra che partirebbe dal territorio
kurdo, e di cui già si contano a centinaia di migliaia le vittime ed a milioni i
profughi. Proponiamo che una forte
delegazione italiana, caratterizzata per la presenza di parlamentari,
giuristi, rappresentanti degli enti locali, dell’associazionismo, dei sindacati
e dei movimenti sociali, faccia sentire la presenza dell’Europa della pace al
fianco dei milioni di kurdi che faranno del Newroz una grande festa di pace e di
convivenza. Prima del Newroz, una
campagna di incontri ed iniziative in ogni città italiana, intrecciata con
le mobilitazioni contro la guerra, e l’invio di una delegazione in Turchia,
prepareranno l’evento del 21 marzo e il successivo appuntamento proposto per
l’autunno del 2003 dalla “Piattaforma per la Democrazia” e dalla società civile
kurda: un grande appuntamento
euro-mediterraneo a Diyarbakir.
Adesioni:
Ass. Azad, Associazione per
la Pace, UIKI-Onlus, CGIL Nazionale,
Il Manifesto, ARCI Nazionale, Confederazione COBAS, SinCOBAS, SlaiCOBAS,
Movimento delle/dei disobbedienti, FIOM, PRC, PDCI, VERDI, Giovani Comunisti,
Tavola della pace, Coordinamento Giuristi Democratici, Donne in Nero, Un Ponte
per, Ass. Verso il Kurdistan-Onlus,
ICS-Consorzio Italiano di Solidarietà Altrimondi, Comitato Sardo di
solidarietà con il popolo del Kurdistan, CIAK di Parma, Comitato Golfo, Guerre e
Pace, SCI-Italia, Sinistra Giovanile Campana, Provincia di
Ancona-CISCASE
Newroz 2003: resoconto della conferenza stampa tenuta dalla delegazione italiana di ritorno dal Kurdistan
Su
invito dell’Assessore del Comune di Roma Luigi Nieri, nella sala delle bandiere
si è tenuta oggi una conferenza stampa con alcuni esponenti della delegazione
italiana di 80 persone. L’assessore ha ricordato l’impegno del Comune di Roma a
favore dei kurdi e delle kurde che si trovano nella città avviando alcuni
piccoli progetti di cooperazione per la salvaguardia dell’identità e per il
recupero della storia kurda.
I
presenti (esponenti dell’Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia,
giuristi democratici, associazionismo di solidarietà con il popolo kurdo, PRC,
CGIL, studenti) rappresentativi della delegazione nazionale hanno raccontato la
loro esperienza e testimoniato le violazioni dei diritti e le forme di
repressione che caratterizzano la Turchia.
La
delegazione italiana che per il Newroz è stata a Diyarbakir, Van, Bingol,
Nusaybin, Batman e Dogubeyazit aveva aderito alla “Campagna Newroz 2003 per la
pace e la democrazia in Kurdistan e Medioriente” ritenendo la propria presenza
in Kurdistan il 21 marzo come un primo passo verso la costruzione di un percorso
di scambio e solidarietà con il movimento democratico kurdo e
turco.
Secondo
Antonio Pabis (SPI-CGIL e comitato sardo di solidarietà con il popolo del
Kurdistan) “quella di cui siamo stati testimoni è stata una situazione di
guerra nella guerra. Le violazioni che abbiamo vissuto direttamente, mentre ci
trovavamo prigionieri nell’albergo di Bingol, senza poter festeggiare il Newroz
perché vietato, sono state solo una piccola parte in confronto alle violazioni
cui ripetutamente e sistematicamente vivono i kurdi di Turchia. Siamo anche
molto preoccupati per il destino del nostro interprete che, invece di
abbandonarci soli in una situazione così tesa, ci è stato vicino insegnandoci
come dovevamo reagire. Perché i kurdi sono un popolo che resiste, ce lo hanno
dimostrato ancora quest’anno.”
La
delegazione ha espresso soddisfazione ad essere stata presente nei luoghi di
festeggiamento dichiarando che è stata più volte sottolineata da parte kurda
l’importanza di essere lì a vigilare, altrimenti il risultato non sarebbe stato
altro che nuove repressioni contro la popolazione festante. Era infatti evidente
che la presenza della polizia, in tenuta antisommossa, non aveva intenzione di
lasciare che i festeggiamenti si svolgessero con serenità. Infatti, più volte è
intervenuta per requisire i fazzoletti con i colori nazionali, le bandiere della
pace che gli italiani avevano con se, gli striscioni contro la guerra che erano
stati preparati.
“A
Diyarbakir si è respirata un’atmosfera incredibile. Anche se le autorità hanno
fatto di tutto perché fosse difficile raggiungere il luogo dei festeggiamenti 15
km lontano dalla città, con ogni mezzo anche a piedi, lamentandosi che però non
era quello il Newroz che volevano festeggiare, ma spontaneamente in ogni luogo e
strada. Il tutto reclamando diritti e democrazia in Turchia” ha detto
Valerio Dell’Anna uno dei venti che sono rimasti a Diyarbakir per il Newroz,
studente come molti altri componenti della delegazione.
“La questione kurda non è solo d’interesse della Turchia, riguarda tutti soprattutto l’Europa. È una questione anche nostra e lo dimostra la sentenza che la Corte europea per i diritti dell’uomo ha espresso condannando la Turchia per i diritti violati nei confronti del Presidente Ocalan” ha detto Arturo Salerni, avvocato italiano di Abdullah Ocalan, giurista democratico come molti componenti della delegazione.
Concludendo in risposta ad una delle domande poste dei giornalisti sulle conseguenze che questa nuova guerra porterà ai kurdi, Mehmet Yuksel ha sottolineato che “già lo stato d’emergenza in Kurdistan turco è scattato con la guerra e che la repressione si era già aggravata nei confronti dei kurdi e dei suoi rappresentanti a partire dall’isolamento di Abdullah Ocalan fino alla chiusura del partito HADEP”.
Vi
ricordiamo che il 30 marzo a Milano c/o il Leoncavallo si festeggerà il
Newroz insieme ai kurdi e alle kurde di Milano e
d'Italia!