Ecco la relazione del seminario tenutosi ieri al Piamarta - seguirà l'intervento di Cristina Calzolari ( Coop Progetto Integrazione - MI). Un piccolo invito a non fermarsi al clima giuridico che sembra freddare l'anima nella lettura delle prime righe dopo poco il discorso diviene molto più scorrevole ed entra perché va ad esplorare gli effetti pratici e drammatici, spesso, che si riversano sulla pelle e sulla vita del'uomo e della donna che immigra.
Buon'immersione. Katia (figlia di immigrati che immigrò a sua volta) -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- "DISCRIMINAZIONE ISTITUZIONALE: UNA CITTADINANZA OFFESA"
Intervento dell'Avv. Marco Paggi dell'ASGI (Associazione di Studi Giuridici sull'Immigrazione) Padova Mercoledì 27 novembre '02- Sala Piamarta
Parlando di discriminazione sotto il profilo giuridico si sanzionano gli atti di discriminazione. Se uno si dichiara razzista ma non compie atti discriminatori non è perseguibile. Il Testo Unico sull'Immigrazione e in particolare gli articoli 43 e 44 restano invariati anche dopo la Legge Bossi-Fini. Assistiamo ad accanimenti sui controlli: un immigrato che si presenta all'ambasciata col nulla osta vistato dagli Uffici competenti, tra cui la Questura, si ritrova costretto ad aspettare parecchi mesi prima di poter essere riassunto. Quali controlli deve ancora effettuare l'Ambasciata, se coloro che hanno in mano il nulla osta sono stati già radiografati ripetutamente? Si pensi all'Ufficio Visti dell'Ambasciata di Tunisi. Ora è chiuso. Di fronte ai quesiti posti al Ministero degli Esteri la risposta è stata: "Non scriveteci, lasciateci lavorare, non fateci perdere tempo, stiamo esaminando le pratiche del 1991." Il principio fondamentale di PIENA PARITA' DI TRATTAMENTO E OPPORTUNITA' tra lavoratori stranieri e lavoratori italiani è stato regolato nella Convenzione 143 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, ratificata dal Governo Italiano con la Legge 158/1981. I trattati Internazionali, tra l'altro, sono sovraordinati rispetto a qualunque Legge ordinaria. Il Principio di Parità di Trattamento significa che a un lavoratore straniero regolarmente soggiornante in Italia devo poter offrire: stessa paga, stesso trattamento normativo (ferie, permessi, avanzamenti di carriere..), stesso trattamento amministrativo (es. possibilità di iscrizione alle liste di collocamento per accedere al mercato del lavoro ) rispetto a quanto offro al lavoratore italiano. Dal '96 mi occupo di immigrazione: il suddetto principio è stato disatteso molte volte. Agli Uffici del Lavoro si trova il funzionario che dice: " Non si può stipulare il contratto di formazione lavoro, perché è straniero. Non si può stipulare il contratto di apprendistato perché è straniero. E' una condizione particolare" Numerosi sono stati i ricorsi che abbiamo fatto al Tar. La Giurisprudenza ha pacificamente riconosciuto l'illegittimità di tali trattamenti riconoscendo il Principio di Parità di trattamento come l'unico legittimo. Anche lo straniero riconosciuto come invalido ha il diritto d'essere iscritto alle liste degli invalidi civili e sul lavoro con avviamento obbligatorio. Gli Uffici del Lavoro non li iscrivono. Il funzionario dice: "Manca la norma specifica: -Ciò si applica anche allo straniero- ma questa norma specifica non c'è ed io non posso iscriverlo, non è che non voglio". Se dovessimo pretendere sotto ogni norma la dicitura: "Si applica anche allo straniero" sarebbe assurdo. Giuridicamente non ce n'è davvero bisogno. Il principio di Parità di Trattamento non aveva neanche bisogno delle norme internazionali: le norme sul diritto del lavoro e della previdenza sociale dovrebbero avere una INDEROGABILE APPLICAZIONE SUL TERRITORIO. Queste norme nacquero negli anni '50 quando molti italiani lavoravano nelle basi americane che pretendevano di disapplicare le disposizioni normative sul lavoro e sulla previdenza, non volendo versare i contributi relativi. Un uomo a Padova, un invalido cieco massofisioterapista, ha cercato di iscriversi nelle liste di servizio obbligatorio. Non poté in quanto era straniero. All'epoca il Ministro del Lavoro era Bassolini. Grazie a conoscenze riuscì a presentare il caso sottoponendo un'interrogazione Parlamentare assunta dal Ministero del Lavoro. La risposta fu la stessa di quella dell'Ufficio del Lavoro. "Non può perché è straniero: è un regime particolare". Nel frattempo presso l'Ufficio del Lavoro di Trieste, un uomo, un rifugiato molto invalido, ebbe la stessa risposta negativa. Come Associazione trovammo un giudice che fece il suo lavoro e rimise il tutto alla Corte Costituzionale che riconobbe l'illegittimità della non applicazione. E' stato necessario scomodare la Corte Costituzionale per l'applicazione di una legge normalissima. L'INPS ha rifiutato le pensioni sociali, due anni fa, inventandosi l'applicazione di una legge non ancora applicabile (l 388/00). Ritengono, anche secondo la legge finanziaria del 2001 che spetti solo a chi possiede la carta di soggiorno che si ottiene garantendo un reddito minimo. E' una presa in giro. Su 100 che si sono visti rifiutare la pensione sociale solo 2 o 3, rivolgendosi a giuristi ed avvocati, l'hanno ottenuta. La vedova di un lavoratore straniero, morto per un infortunio sul lavoro dopo 15 ani di lavoro in Italia, si è vista rifiutare la pensione sociale perché vedova di un immigrato. Questi non sono casi che ho selezionato per parlarne qui, non sono casi isolati, ma scelte di un'Amministrazione che opera sul piano nazionale e disattende e aggredisce continuamente il principio di Parità di Trattamento. Gli articoli 43 e 44 del Testo Unico sull'Immigrazione non sono stati toccati perché le considerazioni sulla discriminazione sono inviolabili, essendo riconosciute internazionalmente. Anche se le idee razziste sono "antipatiche" "Dio ci scampi" da un ordinamento giuridico che processi alle intenzioni e alle idee. Ribadisco, quindi, che la nozione di atti discriminatori si riferisce ad atti fattuali e prescinde dalla VOLONTA' INTERIORE che non è mai dimostrabile fino in fondo. Dovremmo ringraziare l'immigrazione perché ci ha permesso di superare il razzismo verso i meridionali. Possiamo dire che l'immigrazione ha un po' riconciliato il Paese, non vi pare?
Negli art. 43-44 c'è la definizione di discriminazione per motivi razziali, nazionali e religiosi: OGNI COMPORTAMENTO che direttamente o indirettamente comporti esclusione, distruzione, .e abbia lo scopo o l'effetto di distruggere, compromettere, i diritti umani, le libertà fondamentali Il secondo comma fa una serie di precisazioni: il pubblico ufficiale che compie od omette atti che discriminino, idem per il datore di lavoro .. I comportamenti che maggiormente hanno l'effetto di discriminare sono descritti bene dalla Legge, il PROBLEMA è la loro applicazione. Se è appurata la discriminazione possono intervenire: i soggetti discriminati, le associazioni, le organizzazioni sindacali, anche senza il consenso della persona discriminata... Le più evidenti sono le discriminazioni sul lavoro nel ricco Nord - Est da cui provengo.- In questi anni di lavoro ho visto mense separate per lavoratori extracomunitari. Alla richiesta del perché si additava alle ragioni più balorde: "I loro cibi hanno odori strani sono loro che vogliono stare da soli.. in una stanza sola non ci stavamo, non volevamo noi la più grande ". Ho avvertito molto razzismo tra i lavoratori stessi più che nel rapporto datore di lavoro - immigrato. Il datore che prima assumeva in nero i lavoratori italiani, ora assume in nero i lavoratori immigrati. Il datore che prima assumeva regolarizzando i lavoratori italiani, ora assume regolarizzando i lavoratori immigrati, a grandi linee, naturalmente. E' spesso il lavoratore italiano che sente il bisogno di mansioni differenziate, paga più alta dell'immigrato assunto nella stessa ditta. Si pensi a quel lavoro infame che è lo scarico di quarti di bestia pesanti, duri, ghiacciati, scivolosi. E' un lavoro bestiale che gli italiani facevano a turno, un paio d'ore a testa, stabilendo dei turni. Da quando sono subentrati gli immigrati africani di turni non se ne sono più visti. E' lavoro loro tutto il giorno. L'applicazione pratica delle norme suddette non c'è stata sugli ambienti di lavoro. Trovo molte similitudini tra la discriminazione subita dagli immigrati e quella che storicamente hanno subito e spesso subiscono tuttora le donne. Nel determinare la discriminazione ci si basa anche lì sul COMPORTAMENTO OGGETTIVO. L'unica vera e corretta applicazione si è avuta per quanto attiene la concessione in locazione degli alloggi. Provate a fare delle prove entrando nelle agenzie immobiliare. Fate finta di essere una coppia mista. Parlate voi e in un secondo momento lasciate che parli il vostro presunto compagno o compagna. Osservate il cambio di atteggiamento quando parla il bianco o il "colorato". Noi abbiamo provato. Quando siamo riusciti a dimostrare che l'alloggio era stato rifiutato in quanto lui o lei erano immigrati, le agenzie sono state condannate ed è stato ottenuto il risarcimento del danno, anche se non patrimoniale, corrispondente al "prezzo dell'offesa". E' un illecito civile anche se non prevede sanzioni né amministrative, né penali. Trovate queste informazioni sulla rivista: DIRITTO, IMMIGRAZIONI, CITTADINANZA - si trova nelle librerie Feltrinelli, faccio un po' di pubblicità. La discriminazione istituzionale è messa in essere da parte dei funzionari, delle circolari amministrative ., basti pensare agli effetti che producono. A Padova, uno dei tanti esempi, sono stati creati negli Uffici Anagrafe degli sportelli per immigrati. Cosa rilasciano all'Anagrafe se non semplicissimi certificati di matrimonio, morte, residenza, atti ed estratti di nascita? Tra l'altro sono cose che si possono anche autocertificare E' DISCRIMINARE: io ho provato a vedere se, magari, erano sportelli con dei mediatori culturali, che parlavano un po' di lingue, offrendo un miglior servizio.. Niente: gli stessi impiegati degli altri sportelli, che, tra l'altro, si turnano perché lavorare con gli immigrati è più faticoso Indignato ho scritto, ho denunciato la cosa all'assessore Santone, ma lo sportello immigrati a Padova c'è ancora IL CATTIVO GUSTO DELLA SCELTA DI UN TRATTAMENTO DISCRIMINATORIO, giustificato, in parte, solo se fosse stato maggiormente attrezzato per venire incontro all'utenza
SEGUIRA' L'INTERVENTO DELLA CALZOLARI quandoieafò, eh eh. Niente di nuovo apprendemmo, ma forse qualche strumento in più per non abbassare la testa! Mai!
Saluti e libertà, gap-saluto.
Buona giornata! Katia
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