".......Non piangere
figlio,
Ti
prego.
Non
guardare,
Continua a giocare con i
tuoi soldatini di legno,
Non
guardare.
Continua a
giocare.
Mille soldatini di ferro
sono sbarcati a Bassora
E sciamano verso Bagdad.
Ma tu non lo devi
sapere.
Sono arrivati fin qua
Saltando
l’oceano
Nelle pance di uccelli
d’acciaio
Dai denti di
cane.
Lasciano una scia di
macerie e di croci
In un tanfo che sa di
potenza.
Ma tu non
guardare.
Ti
prego!
Continua a
giocare!
Colonne di fumo accecano
gli occhi
La polvere acre di odio
Toglie il
respiro
La terra è rossa di
sangue.
Ma tu continua a
giocare.
Tu non devi
sapere.
Non
guardare!
I corpi lasciati al sole
a marcire
In pasto ai
reporters.
Lasciano indifferenti
quei soldatini
Senz’anima
Che arrivano dal
mare.
Palazzi sventrati sotto
una pioggia di bombe.
Corpi spezzati che volano
in aria
Ma tu non
guardare.
Continua a
giocare.
Quei soldatini di
ferro,
Manovrati da un
autoproclamato destino del mondo,
Sono programmati solo per
marciare………..
Per marciare e
sparare
Per sparare ed
ammazzare.
Per ammazzare e
squartare.
Per squartare e
divorare.
Per divorare e
distruggere.
Per distruggere e
violentare.
Per violentare e
bruciare.
Tutto quello che
resta.
Fino al dominio
finale.
E’
l’Inferno.
Ma tu, figlio, figlio,
figlio, non guardare.
Continua a giocare con i
tuoi soldatini di legno.
Ti
prego……..
Ti
prego……..
Tu non
guardare.
Tu non devi
sapere!
E se ti arriva il sapore,
l’odore, il colore, il rumore
Di questo nostro
dolore,
Non
esitare:
afferra i carboni roventi
e accecati gli occhi,
non potrai
vedere
ghermisci il coltello e
recidi le orecchie,
non potrai
sentire
mozza le mani così non
potrai toccare
spezza le gambe così non
potrai scappare
recidi il tuo sesso così
non potrai generare
un seme che possa vedere
tanto spettacolo.
E se questo non è
sufficiente…..
Trafiggiti il cuore con
una lama lucente
Così finalmente potrai
morire.
Perché non è giusto che
tu debba vedere.
Ti prego, figlio, non
piangere!
Tu non
guardare.
Continua a
giocare.
Tu non devi
sapere.
Non
guardare!
Non
guardare!
Non
guardare!"
.......................
"......Quando Carlo, quel giorno caldo di luglio, si beccò la
pallottola in fronte
Stramazzando nella confusione di quella piazza
genovese
Non liberò
nemmeno una parola polverosa
Non ne
aveva
E non ne
aveva mai avute.
Forse non
le aveva nemmeno cercate.
A che gli
servivano le parole?
E’ così che
oggi va il mondo
La voglia
spontanea di rompere i lacci
Era stata
la sua molla
L’incoscienza
era stata
la sua coscienza
Doveva
scegliere:
una
giornata al mare o la piazza.
Con la
leggerezza del vento.
L’estintore
era diventato uno scudo.
Punkabestia!
Barbone!
Drogato!
Gridavano.
Chissà?
Semplicemente incazzato
E
già….
Oggi non
serviva il pensiero
Girava nell’aria
Solo la
voglia matta di ribellione
Perché?
Nessuno lo
sapeva fino in fondo
Nonostante
gli sforzi affannosi
Dei soliti
intellettuali sapienti
Ma
nell’aria questa voglia
Si tagliava
con il coltello
Si
assaggiava
Si gustava
Inebriava
In un
liberatorio piacere.
Strani quei
giorni di luglio,
In quella
piazza amara di Genova!
E
Carlo restò solo, con un sorriso
ironico
davanti a tutti quei caschi in fila
che si
guardavano reciprocamente le pistole abbassate.
Ma…Carlo e Garibaldo
saranno morti davvero?
Voglio dire: saranno
morti come ciò che finisce e poi non c’è più?
Chissà?
Forse ……noi non
moriamo
Restiamo solo
sospesi.
……………………
Era di luglio, nel
2001."