MARCIA DELLA PACE IN VALTROMPIA SABATO 22 MARZO da VILLA CARCINA A GARDONE VT
Partenza dal Municipio di VILLA alle ore 14.00
CONFERENZA STAMPA (18.03.2003)
1. Il Comitato promotore che partecipa a questa prima Marcia della Pace in Valtrompia è composto da persone, gruppi, associazioni, imprese cooperative fondanti sulla comune coscienza di voler testimoniare la propria unità a favore della Pace contro la Guerra in Irak, ma di anche di poter avviare insieme un percorso per realizzare un territorio di pace in Valtrompia. 2. La marcia nonostante lultimatum americano allIrak intende comunicare una forte volontà di pace e un messaggio di speranza rivolto al conseguimento di un Mondo più giusto. Il corteo comunicherà colore e calore, cercando di tradurre l'idea che nessuno può sentirsi estraneo alla costruzione di una nuova comunità locale e mondiale fondata su questi obiettivi. 3. Il concentramento iniziale è previsto a Villa alle ore 14 davanti al Municipio. Il Comune di Villa si è autoproclamato Città della pace nel Consiglio comunale del 7.2.03. 4. Il corteo percorrerà le vie del paese fino a Cogozzo: davanti alla chiesa breve sosta informativa; attraverserà la strada provinciale e raggiungerà, seguendo le vie interne del paese, il municipio di Sarezzo, anchesso autoproclamatosi Città della Pace. Qui si svolgerà un breve incontro informativo con la popolazione. Poi il corteo, seguendo vie interne, raggiungerà Zanano e Ponte Zanano, dove in piazza si terrà un altro incontro con la popolazione. 5. Da qui il corteo raggiungerà, seguendo la strada parallela alla provinciale, il palazzo della Comunità Montana; quindi attraverserà la strada provinciale allaltezza dellOratorio. Raggiungerà via Convento e raggiungerà il Municipio di Gardone. Nello spiazzo antistante il palazzo municipale si terranno i discorsi conclusivi, riaffermanti il SI alla Pace e il NO alla guerra. 6. Alla fine, come gesto simbolico affinché anche Gardone Val Trompia diventi Città della Pace, al cancello del Comune saranno allacciati due steli di rose rosse incrociati, con laugurio che questo diventi il nuovo stemma del Comune, in sostituzione dei due fucili con le baionette innestate. 7. La marcia si concluderà con un appello al dialogo, allapertura di un tavolo di informazione e di confronto, di comune responsabilità verso produzioni di pace, per un futuro collettivo migliore. 8. Per chi avesse problemi di rientro in Villa, il Comitato promotore ha organizzato un pullman navetta da Gardone a Villa.
Motivazioni generali della Marcia 1. Quando gli Stati violano il diritto internazionale e costituzionale (Art. 11), tocca ai cittadini muoversi in difesa della Pace e della Democrazia. 2. La marcia vuole quindi testimoniare una ferma opposizione alleversione della carta delle Nazioni Unite, riaffermando un comune impegno per un mondo di pace, di giustizia, di solidarietà. 3. La Marcia in Valtrompia è nata dunque come contributo locale allimpegno globale per la costruzione di un Mondo di Pace, poiché il disarmo della guerra deve essere progressivo e generale. 4. Con la marcia si vuole inoltre riaffermare che nessuna controversia internazionale può essere risolta con una guerra di dominio. La nuova dottrina di morte che oggi si vuole imporre alla comunità internazionale e la logica di guerra preventiva che strumentalizza lazione militare contro lIraq come un mezzo necessario e ineluttabile di difesa, autogiustificato al di là di ogni legittima giustificazione, non possono essere accettate dalla nostra coscienza né entrare in qualsiasi modo a far parte della nostra cultura democratica.
Motivazioni locali La marcia in Valtrompia è stata ideata anche per avviare un nuovo discorso ideale e un coerente impegno a livello locale. Non è infatti possibile parlare di Pace a livello globale e trascurare la creazione ovunque di Territori di Pace. Il nostro No alla guerra in Valle Trompia, capofila della produzione armiera in Italia (Brescia è il terzo produttore mondiale delle armi leggere), ha quindi grande valenza sociale. Come Cittadini contro la guerra vogliamo assumerci direttamente senza delegare ad altri - le nostre responsabilità verso una nuova gestione del territorio, andando incontro alle maggiori richieste di Pace avanzate dal presente e dal futuro. E un impegno su tempi lunghi, ma il riorientamento verso produzioni esclusivamente di pace viaggia parallelamente allo sviluppo di uneconomia etica quanto mai necessaria e opportuna, coraggiosa ed essenziale per la Val Trompia.
Da qui le tre nostre proposte: 1. Difesa della legge 185/90 che regola il commercio e la vendita allestero di armi belliche 2. Finanziamento dellagenzia Regionale Lombarda per la riconversione delle armi militari e cominciare a parlare di produzioni esclusivamente di Pace 3. Sospensione della mostra delle armi Exa, come fatto nel 1991.
La Marcia non è contro la valle Trompia. Si tratta invece di cominciare a prendere maggiore coscienza rispetto a ciò che si produce, a come si produce e per che cosa si produce in valle. In valle deve estendersi il numero delle imprese-modello, rispettose cioè dellambiente, dei diritti dei lavoratori, della salute dei cittadini e del bene assoluto che è la Pace universale. Questo può essere il nostro contributo concreto alla Pace. E tutti i Comuni, soprattutto quelli che si sono dichiarati Città della Pace in Valtrompia, hanno il dovere primario di procedere senza tentennamenti in questa direzione etica, promuovendo imprese di alta qualità e nel contempo di grandissima responsabilità sociale. E un discorso nuovo per la Valtrompia, che considerata laccelerazione della crisi mondiale per il prevalere della logica militare, senza alcuna giustificazione e necessità - deve tradursi in confronto democratico e quindi in progetti concreti, di valore universale. Questo intendiamo con la proposta di avviare al più presto lo studio sulla riconversione delle fabbriche d'armi della Valle Trompia. Si tratta, allinizio del nuovo Millennio, di superare decisamente lantico, sperimentando la realtà di altre più sacrali dimensioni, oltre la territorialità. * * * La valle può accettare questa sfida produttiva e diventare un laboratorio pilota di nuova civiltà nel mondo, cominciando a proclamare la volontà di cominciare a studiare la trasmutazione di produzioni nocive e offensive in investimenti di pace. Cominciando la riconversione proprio dalle fabbriche che producono armi da guerra e armi comuni. In questo campo così delicato ma decisivo per le sorte future dellUmanità vanno compiuti sforzi maggiori. La creazione di Parchi della Pace non sarebbe che latto conclusivo di questo percorso di riconversione, che è mentale e politico ancora prima che produttivo, un grande gesto del cuore per contribuire, con altri, a ricreare lAnima del Mondo, almeno per le nuove generazioni. Dalla valle la proposta può estendersi al resto del Pianeta.
Glossario
Armi da guerra o comuni Sono comuni tutte quelle non da guerra, ormai estremamente ridotte: armi a raffica, fucili d'assalto semiautomatici con elevata capacità di fuoco, pistole in calibro 9mm parabellum ( )
Armi comuni in genere Sono tutte le altre armi (escluse quindi quelle da caccia e sportive), quali pistole da difesa, armi ad aria compressa non sportive, pistole lanciarazzi, fucili non consentiti per la caccia in Italia. (Edoardo Mori, Magistrato di cassazione in "Sintesi del diritto delle armi")
Armi leggere In occasione della conferenza internazionale indetta dall'ONU (giugno 2000) per discutere la lotta al commercio illegali di armi leggere, lo stesso Onu definisce quali sono le armi leggere: tutte quelle armi che possono essere trasportate da una persona o da più persone, o possono essere trasportate su piccoli mezzi meccanici o a dorso di animale, tutte quelle armi che con canna liscia o rigata non superino i 100 mm di calibro. La definizione delle armi leggere come "armi di distruzione di massa" l'ha data il segretario delle Nazioni Unite in tale conferenza.
Produzione armiera bresciana Il dato della produzione armiera bresciana (80%) è divulgato dagli stessi armieri, attraverso i giornali. I dati FIOM confermano questo dato. Durante la Campagna "Disarmiamo Exa 2002" il Brescia Social Forum ha sempre dato questi dati, mai smentiti dagli armieri, quindi possiamo andare tranquilli. Inoltre la produzione di armi da caccia e sportive per Brescia è del 93% di tutta la produzione nazionale.
Legge 185/90 E la legge che disciplina il commercio delle armi italiane, sia per quanto riguarda lesportazione che limportazione. Approvata il 9 luglio 1990, la legge è stato il risultato di una grande mobilitazione che aveva visto in prima fila Missione Oggi, le Acli, Pax Christi, Mani Tese e il Movimento Laici America Latina. Un cartello denominato Contro i mercanti di morte che creò vasta eco e riuscì a diffondere tra lopinione pubblica limportanza e lurgenza di un tema che si scontrava solitamente con alcuni luoghi comuni non sempre facili da superare: Se le armi non le costruiamo noi, le costruirà qualcun altro!, oppure Bisogna difendere i posti di lavoro!. Oggi la legge sta per essere modificata. Ha già espresso parere favorevole la commissione Diritti umani di Palazzo Madama rispetto all'articolo 3, che modifica la legge 185 proibendo la vendita di armi unicamente ai Paesi i cui governi si sono resi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Un errore, secondo i gruppi e le associazioni che hanno promosso la campagna (fra gli altri Acli, Amnesty international, Pax Christi, Rete Lilliput, le riviste missionarie "Nigrizia" e "Missione oggi", Movimento nonviolento, Peacelink): "Il concetto di 'gravi' introduce una discrezionalità che di fatto potrebbe bloccare qualunque decisione. La decisione viene delegata a organi dell'Ue o del Consiglio d'Europa. Paesi come la Turchia da anni sono accusati di violare ripetutamente i diritti umani. La Turchia è anche uno degli Stati candidati ad entrare nel prossimo futuro all'interno dell'Unione Europea, e a fare quindi parte anche del Consiglio Europeo. Ci si domanda come sarebbe possibile applicare questa norma nel momento in cui questi Stati dovessero decidere sulle gravi violazioni dei diritti umani di altre nazioni". Inoltre, spesso le violazioni dei diritti umani vengono compiute da gruppi paramilitari ufficialmente non sotto il controllo del Governo, mentre "il testo del ddl prevede che debba essere riconosciuta la diretta responsabilità del Governo di un Paese perché possa scattare la proibizione della vendita di armamenti". La nuova legge, quindi, "non dà assolutamente garanzie sufficienti in tema di difesa dei diritti umani, e per quel poco che afferma, non avrà prevedibilmente nessun risultato concreto. Per questo, rimanendo in ogni caso contrari all'approvazione di un decreto legge che di fatto liberalizza il commercio dei sistemi di arma, sottraendolo al controllo del Parlamento e dell'opinione pubblica, speriamo almeno che nel corso della discussione al Senato sia ancora possibile modificare il decreto legge in alcuni suoi punti essenziali per garantire la trasparenza e la tutela dei più fondamentali diritti dell'uomo".
Agenzia Regionale per la riconversione dell'industria bellica E stata istituita con la legge Regionale n. 6 del 29/03/94. Questi i compiti dellAgenzia, cosi come previsto dallart. 3 della LR 6/94: a) elaborare studi e documentazioni sulla situazione e le prospettive di riconversione del settore; b) proporre indirizzi per la diffusione e il trasferimento dei principi tecnologici e dei processi produttivi di carattere militare verso applicazioni di uso civile; c) individuare e promuovere, col concorso dei soggetti pubblici e privati interessati, i progetti di intervento di cui al successivo art. 4; d) raccogliere, elaborare e divulgare dati relativamente al commercio di armi; e) formulare al Parlamento e al Governo nazionale proposte ed interventi volti ad agevolare la riconversione dellindustria bellica verso produzioni di uso civile, anche ai sensi dellart. 6,7, della L. 237/93. Negli ultimi anni l'attività dellAgenzia regionale per la riconversione dell'industria bellica è stata praticamente nulla.
Exa E la mostra bresciana delle "armi sportive e da caccia". La 22ma edizione è prevista in svolgimento dal 12 al 15 aprile. E considerato uno degli appuntamenti espositivi più importanti per le maggiori aziende produttrici di armi leggere e di piccolo calibro a livello mondiale. Secondo la pubblicistica degli organizzatori l'esposizione promuove l'uso delle "armi sportive e dell'outdoor". Secondo i contestatori in realtà l'esposizione è ampliata alle armi da difesa personale (pistole e revolver in grande quantità), articoli antisommossa per le polizie di tutto il mondo (compresi manganelli, gas lacrimogeni, bersagli in forma di sagome umane, abbigliamento per corpi speciali) e fucili Sniper (quelli usati dai cecchini che mirano obbiettivi umani), armi che pur non essendo classificate "da guerra", per la legge italiana, sono state vendute illegalmente (spesso sotto la copertura del commercio legale) e usate nell'ultimo decennio nei conflitti che hanno insanguinato grandi aree del pianeta. Da qui lo slogan degli oppositori: DISARMARE EXA. Nellestate del 2002 il Brescia Social Forum, assieme a numerose associazioni e organizzazioni cittadine, laiche e religiose, ha sostenuto liniziativa per richiedere la modifica del regolamento di Exa 2003. L'appello sottoscritto formulava agli organizzatori della rassegna una semplice richiesta: esponete esclusivamente ciò che effettivamente viene promosso nel vostro marchio pubblicitario, "armi sportive e da caccia". Eliminate dal campionario in mostra tutte le armi da difesa personale e ad uso di corpi speciali e polizie! Lappello è stato respinto. Nel 1991 la giunta della camera di Commercio faceva proprio linvito dellallora prefetto di Brescia che considerata la situazione internazionale ed il processo che in quei giorni si teneva Brescia contrio i dirigenti della Valsella per esportazione illegale delle mine antipersona, aveva consigliato di valutare lopportunità di sospendere ad altra data la manifestazione fieristica.