Vi inoltro un Appello per la democrazia, se volete, da far girare o
solo per
conoscenza.
Saluti
Nicola
Da l'Unità del 6 luglio 2002.
Manifesto degli
intellettuali per la Repubblica
di L'appello
Di fronte al
Manifesto per la cultura diffuso nei giorni scorsi da alcuni esponenti di Forza
Italia che attribuisce all'attuale
maggioranza parlamentare e al governo
Berlusconi la rappresentanza dei valori «cristiani, laici e umanistici» che
sarebbero stati
oppressi per cinquant'anni dalla cultura «marxista e
comunista» della sinistra, riteniamo di dover intervenire ed esprimere
la
nostra opinione sull'attuale situazione in Italia. Da un anno è al potere
nel nostro paese una coalizione di forze politiche che
hanno ereditato la
cultura postfascista di Alleanza Nazionale, quella secessionista e violenta
della Lega Nord e quella aziendale e
liberista di Forza Italia. Si tratta di
una coalizione che, nel primo anno di governo, ha presentato al Parlamento e
fatto approvare
leggi scritte nell'interesse primario di Silvio Berlusconi e
del gruppo che si raccoglie intorno a lui e che appaiono in netto
contrasto
con la lettera e lo spirito della Costituzione repubblicana del 1948, come la
legge sulle rogatorie internazionali e sul
falso in bilancio.La coalizione si
prepara ora a far approvare dal Parlamento una delega sull'ordinamento
giudiziario che lede
gravemente l'autonomia e l'indipendenza della
magistratura, una delega sui nuovi cicli della scuola che discrimina tra gli
studenti
agiati e quelli poveri imponendo una scelta precoce tra l'accesso
alle superiori e la formazione professionale, un riassetto del
sistema
sanitario che smantella la sanità pubblica e crea situazioni di grave disparità
tra gli ammalati ricchi e quelli dotati di
scarsi mezzi finanziari, una
ristrutturazione del mercato del lavoro che persegue l'indebolimento e la
divisione del sindacato, l'
assalto ai diritti f ondamentali dei
lavoratori.
Nello stesso tempo la coalizione di governo ripropone un disegno
di legge sul conflitto di interessi che mette al riparo il
presidente del
Consiglio dalla scelta necessaria di vendita del proprio impero televisivo,
mediatico e pubblicitario come da ogni
effettivo controllo dei mezzi di
comunicazione che a lui fanno capo.
E tutto questo avviene mentre il leader
della Casa delle Libertà controlla direttamente le televisioni pubbliche, quelle
private e
gran parte della stampa quotidiana e settimanale in totale
disprezzo di qualsiasi legislazione antitrust che sia improntata alle
regole
liberali della concorrenza di mercato. Ci troviamo, insomma, di fronte a un
disegno chiaro e inequivocabile di attacco alla
prima parte della
Costituzione, cioè ai valori e ai principi che hanno retto per oltre
cinquant'anni della storia repubblicana la
convivenza civile nel nostro
paese.
Esprimere un punto di vista critico - principio fondamentale de lle
moderne democrazie - è in Italia sempre più arduo; i giovani che
manifestano
contro la globalizzazione capitalistica, così come i lavoratori in lotta per la
difesa dei loro diritti vengono
sistematicamente criminalizzati da un
esecutivo che ha cancellato la parola dissenso dal proprio vocabolario.
In
questa situazione il Manifesto di Forza Italia si appropria altresì del nome e
dell'opera di uomini come Benedetto Croce, Luigi
Einaudi, Guido Calogero,
Gaetano Salvemini che - è del tutto evidente - mai avrebbero potuto consentire
allo smantellamento della
Costituzione e dei principi in essa
contenuti.
Di fronte alla mistificazione della realtà e della storia
contenuta in quel Manifesto, noi vogliamo riaffermare la nostra fedeltà
ai
valori repubblicani espressi dalla Carta costituzionale e ci impegniamo a
difendere con tutti i mezzi democratici lo Stato di
diritto costruito con il
sangue degli antifascisti e dei partigiani che, nella crisi succeduta alla
guerra e alla caduta della dittatura fascista, ha nno lottato a fondo,
pagando a volte con la vita, per costruire lo Stato democratico e hanno
contribuito, con
la loro azione e il loro pensiero, a riportare il nostro
paese a istituzioni libere e fondate su un'idea avanzata della democrazia
di
massa nel mondo contemporaneo e dei diritti fondamentali per i cittadini di uno
Stato. Dal diritto di eguaglianza fissato nell'
articolo 3, all'articolo 8
che sancisce la libertà di ogni confessione religiosa, all'articolo 11 che
«ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali», all'articolo
21
che fissa il diritto di libertà di espressione e di informazione, agli
articoli 33 e 34 che stabiliscono la libertà dell'arte, della
scienza e
dell'insegnamento e danno ai «capaci e ai meritevoli, anche se privi di mezzi,
il diritto di raggiungere i gradi più alti
degli studi».
Noi riteniamo che
questi valori, ed altri ugualmente identificati dalla Carta costituzion ale,
corrano un serio pericolo di fronte
all'azione legislativa e politica del
governo Berlusconi e della maggioranza che lo sostiene e denunciamo all'opinione
pubblica
italiana e internazionale l'assenza di qualsiasi critica o reazione
da parte di importanti istituzioni politiche, economiche e
religiose della
società italiana e di tanti intellettuali che dichiarano ogni giorno di rifarsi
a un credo liberale ma, nei loro
scritti, criticano esclusivamente la
coalizione di centro-sinistra, accreditando l'attuale governo di una posizione
democratica e
liberale che invece è contraddetta ogni giorno da atti di
governo e atteggiamenti parlamentari che sono al di fuori o contro
la
costituzione repubblicana ma che non intraprendono mai procedure di
revisione costituzionale pur previste, preferendo ignorare che
la Carta è
ancora vigente, approvando norme anticostituzionali. Crediamo che si sia aperta
ormai in Italia una forte questione
democratica rispetto alla quale è
necessario schierarsi e assumere le proprie responsabilità per evitare che, di
fronte al rischio
ormai reale di un'involuzione autoritaria, non ci sia
un'aperta presa di posizione da chi ritiene che la Costituzione del
1948,
nella sua prima parte, debba esser non soltanto preservata ma altresì
attuata in maniera più profonda e completa di quanto è
avvenuto nel primo
cinquantennio.
Stato di diritto e stato sociale sono per noi valori
irrinunciabili e tali da giustificare una lotta costante e intransigente
nei
confronti di un governo e di una maggioranza che hanno raggiunto in modo
legittimo il potere ma che ora ne approfittano per cercare
di costruire un
regime mediatico e autoritario, estraneo allo spirito e alla lettera della
nostra Costituzione.
Gianluigi Beccaria, Margherita Hack, Barbara Lanati,
Nicola Tranfaglia, Gianni Vattimo
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antifascismo
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