Ciao Walter, come sempre sei puntuale e appropriato nelle tue citazioni. Personalmete, ti dirò, nonostante ci abba provato, giuro, non riesco a provare alcun sentimento di pietà e cordoglio per quei carabinieri, che, tra l'altro, ho avuto la sfortuna di conoscere molto da vicino anche a genova, dove arrivarono con mezzi da guerra. Non ce la faccio.
Si continua anche da ambienti del movimento, con un po' di retorica credo, a incolpare il governo per aver mandato a morire dei poveri ragazzi, lo faceva anche Gino Strada stamane sul manifesto.
Eh no, stavolta non vale. La responsabilità politica, certo, ma come ricordava anche Alessandro Mantovani nell'intervista ieri in radio, questi non sono sbarbatelli di leva, ma truppe scelte, volontari professionisti con alle spalle molte missioni militari tra le più barbare, professionisti della guerra e della morte, li potremmo definire (penso solo ad uno di loro, tale Ficucello, impiegato di banca e riservista dell'esercito con "l'Hobby" ogni tanto di togliere giacca e cravatta ed indossare la divisa e girare il mondo per le missioni militari (scusate ma preferisco il calcio), e che non appena ha saputo della missione in iraq si è fatto subito avanti - i bene informati alla notizia della sua morte sono sobbalzati: diciamo per sintetizzare che lui è figlio di uno dei più noti generali dell'esercito, un figlio di papà distintosi per essere tra i più spietati pezzi di merda, per capirci).
E non ho alcuna costernazione, pensando ai refusnik israeliani che davvero mettono in gioco se stessi e pagano duramente per la loro scelta di non collaborare ad una occupazione ingiusta.
Mi spiace, forse non è politicamente giusto, ma non ce la faccio ad impietosirmi per loro. Perciò faccio mie le parole scritte a caldo da Wu Ming che qui riporto.
Massimo