Cari/e compagni/e
E' forse utile conoscere il punto di vista di alcuni compagni, anch'essi aggrediti domenica scorsa a Roma, che non hanno firmato la lettera alla comunità ebraica. Riporto oltre il loro comunicato.
La questione, non solo il fatto contingente, merita sicuramente un'approfondita discussione.
ciao
Luigino
ECCO IL TESTO DEL COMUNICATO
Perché non abbiamo firmato quella lettera Piero Bernocchi, Nicola Delussu, Giangiacomo Mondovì, Bruno Palladini
Abbiamo partecipato, come esponenti della Confederazione Cobas e del Movimento Antagonista Toscano, alla riunione di domenica per la preparazione del FSE e siamo stati, come tutti i firmatari della lettera, insultati, assediati e aggrediti da appartenenti alla Comunità Ebraica. Non abbiamo firmato la lettera perché il passaggio sul terrorismo, in questo contesto, ci appare del tutto fuori luogo.
Qui non stiamo parlando dell'11 settembre o dell'omicidio Biagi: il governo Sharon e gran parte delle forze politiche israeliane usano comunemente il termine "terrorismo" per squalificare e infangare l'intera lotta del popolo palestinese, Anp, Al Fatah e Arafat compresi.
Gli energumeni che ci hanno aggredito domenica sostenevano tra l'altro la tesi di Sharon secondo la quale, appunto, tutta la lotta palestinese è terrorismo e noi saremmo "amici e complici dei terroristi".
Il fatto che si senta il dovere di precisare in questo contesto che il terrorismo è un nostro fondamentale nemico può facilmente apparire o una "excusatio non petita" o una concessione a tali inqualificabili tesi.
Siamo d'accordo, però, con la proposta di un incontro con esponenti della Comunità Ebraica di Roma e, se tale incontro ci sarà, vi parteciperemo nello spirito pacifico e costruttivo espresso nella lettera.
----- Original Message ----- From: "Brescia Social Forum" bs.socialforum@libero.it To: bsf@bresciasocialforum.org Sent: Thursday, June 13, 2002 9:18 PM Subject: [Bsf] Lettera alla comunità ebraica
Ai cittadini e alle cittadine della Comunità Ebraica di Roma
Lettera aperta
Domenica scorsa, a Roma, un centinaio di noi, provenienti da tutta Italia per preparare il Forum Sociale Europeo di novembre, si sono visti insultare, assediare, aggredire da un gruppo di persone appartenenti alla comunità ebraica.
Si è trattato di un fatto che non può essere banalizzato, o peggio strumentalizzato. Un fatto, per noi, doloroso e inaccettabile.
Reclamiamo, per la dignità di tutte e tutti, che venga fatta piena luce su quanto è avvenuto. Ogni cosa venga accuratamente ricostruita.
Intanto la nostra scelta di non accettare lo scontro, di non difenderci, di non reagire a parole irricevibili e ad atti che hanno provocato ferite fisiche, parla da sola.
Una scelta coerente. Tanto più che il movimento di cui facciamo parte incorpora la lotta contro il razzismo e l'antisemitismo come pilastro della propria identità. Come scelta di civiltà.
Quanto alle posizioni sulla pace in Medio oriente, queste sono parte del dibattito democratico, in Italia e in Europa - come peraltro in Israele. Ogni opinione va considerata per i contenuti che in effetti esprime. E' disonesto attribuire abusivamente ad altri opinioni, giudizi, atti.
E' inqualificabile accusare il nostro movimento di connivenze con il terrorismo, dal quale ci divide un abisso incolmabile e che consideriamo nemico della democrazia e della convivenza civile. Così come respingiamo l' identificazione fra le posizioni critiche al governo di Israele con l' antisemitismo.
Siamo pronti a un confronto democratico, oggi come ieri. Con tutti. Sì, anche con chi ha voluto aggredirci. A una sola condizione. Che sia un discorso di verità.
Siamo angosciati all'idea che la logica di guerra -lo schieramento ideologico, il divieto a dissentire, o con me o contro di me- abbia travalicato ormai i confini del conflitto in Medio Oriente e sia arrivata fin dentro casa nostra.
Bisognerebbe, al contrario, cercare di immettere razionalità in una situazione che pare ormai completamente compromessa. Un contributo di giustizia e di saggezza ci viene richiesto disperatamente proprio da tanti israeliani e palestinesi.
Comprendiamo la tensione che vive nella comunità ebraica. E tanto più per questo vi chiediamo un pronunciamento di condanna delle violenze di domenica scorsa. Se si accetta come inevitabile il ricorso alla intolleranza e alla violenza quale risultato della paura e dell'insicurezza, questo diventerà un mondo di lupi dove i fantasmi peggiori possono diventare realtà. A questa degenerazione di civiltà ci opponiamo e ci opporremo con tutte le nostre forze.
Siamo disponibili a farlo insieme, nel rispetto delle differenze, anche di quelle grandi da cui siamo attraversati. Non ci interessa la ribalta mediatica. Quello che ci sta a cuore è un confronto vero e leale.
Per vivere insieme nel rispetto, nella dignità, qui nelle nostre città -
- e
già questo non è facile. Per dare almeno un modesto contributo alla pace, oggi più che mai indivisibile, alla convivenza e alla giustizia, oggi brutalizzate.
Volendo, ognuna e ognuno di noi, usare solo la forza della ragione. Costruendo fiducia reciproca. Perché un mondo diverso sia davvero possibile.
Primi firmatari in ordine alfabetico: (i firmatari hanno partecipato al seminario sul Forum Sociale Europeo tenutosi a Roma presso il Centro Sociale Rialto il 9 giugno 2002)
Vittorio Agnoletto - Consiglio Internazionale FSM Marco Bersani - Attac Raffaella Bolini- Arci Salvatore Cannavò - Attac Giovanna Cavallo - militante Anubi D'Avossa - Disobbediente Luca De Fraia - Rete di Lilliput Maurizio Gubbiotti - Legambiente Ilaria Lani - Unione degli Universitari e Unione degli Studenti Piero Maestri - Bastaguerra Alessandra Mecozzi - Fiom Felice Mometti - Social Forum di Brescia Luciano Muhlbauer - Sin Cobas Alfio Nicotra - Rifondazione Comunista Anna Pizzo - Carta Rossana Rossanda - Il Manifesto Pierluigi Sullo - Carta
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