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----- Original Message ----- From: "Giovanni" giorb@hotmail.com To: noocse-bo@yahoogroups.com Sent: Monday, April 01, 2002 5:45 PM Subject: [noocse-bo] resoconto da Beit Jaala
---------------------------------------------------------------------------- ---- Beit Jala Proiettili sul corteo Blicero
From: Blicero blicero@ecn.org To: movimento@ecn.org, internazionale@ecn.org Subject: Beit Jala Proiettili sul corteo Date: Mon, 1 Apr 2002 17:24:00 +0200 Posted-Date: Mon, 1 Apr 2002 17:24:00 +0200 User-Agent: Mutt/1.2.5.1i Beit jala: proiettili sul corteo
il corteo di attivisti pacifisti a beit jala che volevano visitare le case occupate dall'esercito israeliano e' stato disperso con colpi di fucile dai carri armati della IDF.
Alle 15.00 ora locale gli attivisti italiani del coordinamento nazionale in sostegno dell'intifada e di indymedia italia, i francesi e svizzeri del GIPP, e gli internazionali dell'International Solidarity Movement si sono riuniti di fronte allo star hotel per dare vita a un piccolo corteo che arrivasse fino a Beit jala per visitare le case occupate dall'esercito israeliano e portare solidarieta' al popolo palestinese. In circa 100 persone ci siamo mossi verso Beit Jala, in una betlemme deserta che niente di buono lasciava presagire. Anche il fatto che due bus di attivisti di Action 4 peace che insieme a una parlamentare dovevano raggiunti fossero stati fermati al checkpoint, non ci dava grandi speranze nei confronti dell'IDF. Scanditi dal suono del clarino di A., e dal battimani ci siamo incamminati sulla salita che porta al villaggio di beit jala. "Stop the Occupation" "Sharon you will see palestina will be free" gli slogan scanditi mentre ci inerpichiamo. Arriviamo al punto in cui due giorni fa abbiamo incrociato i carri armati e la strada e' deserta. Continuiamo quindi verso le case in cui si sono posizionati i cecchini, davanti alle quali sappiamo essere parcheggiati i carri, per tentare di portare la solidarieta' ai palestinesi che sono confinati in esse. A un certo punto si presenta davanti a noi un carro armato. Nella torretta un soldato sui 20-25 anni ci guarda con indifferenza. COn la freddezza di chi sa che cosa deve fare e sa che cio' fa parte della sua vita. Si avvicinano i negoziatori del gruppo per tentare di trattare un avanzamento. Subito partono le prime raffiche a qualche metro dai loro piedi. Non sono proiettili di gomma. Sono proiettili veri. Fanno male. Le persone non panicano, si raggruppano, e si cerca di mandare nuovamente avanti i negoziatori. I colpi di fucile mitragliatore non lasciano spazi a commenti. Cominciamo a indiettreggiare lentamente per evitare il panico e situazioni di caos ancora piu' pericolose. I colpi si fanno semrpe piu' frequenti e vicini. Vedo colpire il marciapiede a dieci centimetri dalla caviglia di un signore di mezza eta'. vedo colpi sui muri. Vedo colpi in dierezione di telecamere e di macchine fotografiche. Il carro avanza. Il grosso delle persone si allontana con passo sostenuto, mentre un paio di file camminano indietreggiando lentamente. I soldati continuano a spararci addosso. Alcuni di noi rimangono bloccati dietro un cancelletto in un pertugio laterale, e nonostante i nostri richiami siamo costretti a lasciarli rifugiati in una casa. Poco dopo un colpo arriva sul muiro di fianco a me. Sento un urto in mezzo allo sterno. Ci penso un attimo. Bestemmio ma non sento dolore e quindi penso che va tutto bene. Mi giro e vedo una ragazza sbiancare e voltarsi e svenire nelle braccia di M.. Il sangue sulla sua felpa. Le sirene dell'ambulanza. Per me sara' se,mpre la prima persona ferita. Non so se siua cosi'. So che l'indietreggiamento continua inesorabile per venbti lunghi minuti. Piano piano la tensione si allenta e pensiamo solo a quando finalmente il carro smettera' di starci a due metri di distanza. E a tenere la fila sullo stesso passo. In una vietta laterale un cameraman e una giornalista tentano di salire in macchina. I soldati no gradiscono e li riempiono di raffiche sotto i nostri sguardi impotenti, fino a che questi non si decidono, illesi ma terrorizzati, a unirsi al corteo che indietreggia. Finalmente uno slargo. I carri si fermano. esce una macchina fotografica dalla botola di ingresso nel tank. Ne esce un braccio che tiene in mano una macchina fotografica. Foto ricordo per la mamma, altre 100 persone a cui ho sparato addosso. Sono talmente attonito che non riesco a scatttare una foto alla scena. CI giriamo finalmente e torniamo verso Betlemme. Ci informiamo sui feriti: sono 7, di cui una, la ragazza, in sala operatoria. Era di fianco a me. Altri hanno screzi vari causati da schegge e sassolini impazziti sotto i proiettili. CI dirigiamo al centro ibdaa, per comunicare. L'occupazione e' una realta' piu' viva adesso per noi. Come per migliaia di palestinesi tutti i giorni. Come la guerra. Non si puo' stare a guardare
01 aprile 2002 Betlemme Palestina
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