Prendendo spunto dalla lettera di Mimmo e da altre critiche espresse a voce, provo a fare alcune considerazioni generali sulla campagna “Disarmiamo EXA 2002” e sulle specificità del centro sociale dentro la campagna stessa. Tengo anche a dare alcuni chiarimenti, spero utili a tutti, sull’azione compiuta il 28 marzo da una ventina di attivisti di mag47 in occasione della conferenza stampa di lancio dell’esposizione, in Camera di commercio.
Leggendo quel che scrive Mimmo, vorrei precisare, se ce ne fosse bisogno, che le magliette bucherellate e con macchie rosso sangue, così come gli scarti di carne animale (non avariata, per altro) mischiati a fac-simile di banconote, depositati (non lanciati) con calma e senza provocare alcun danno a persone o cose nella sala della conferenza stampa (che po-co dopo è stata semplicemente spostata due stanze più in là), non appagano la sete, o la fame, nemmeno dei compagni e delle compagne di mag47… non soddisfano nemmeno il loro gusto. Piuttosto, possono servire, anch’essi, a dire e comunicare il loro disgusto... Alludevano –mi pare con sufficiente chiarezza- alla riprovazione e, diciamolo pure, allo schifo per gli effetti e i moventi delle produzioni di molte delle imprese che espongono ad EXA, di alcuni dei pescecani corresponsabili delle terribili guerre in atto. Anche stavolta di nuovo abbiamo messo in gioco solo i nostri corpi, tutto quello che siamo e che abbiamo, la nuda vita, noi e ossa e carni martoriate dalle armi in nome del profitto… detto così sarà anche un po’ retorico, ma questo si è fatto.
L’azione, dunque, è stata compiuta agendo sul simbolico. Ed è stato importante utilizzare modalità che avessero impatto comunicativo e che potessero essere messe in pratica entro un tempo strettissimo, nell’arco di pochissimi giorni.
Della conferenza stampa abbiamo saputo nel pomeriggio di lunedì. Martedì sera, all’assemblea di gestione del centro sociale, è nata l’idea dell’azione, proposta da una sola persona. Poi si dovevano definire le modalità, verificare la fattibilità, valutare il rischio che fosse impedita dalla polizia e che portasse denunce (ci aspettavamo di dover gestire con la massima calma un rischio molto superiore a quello effettivamente incontrato nello svolgimento dell’azione), verificare la disponibilità anzitutto tra noi di un numero sufficiente di persone. Ci voleva tempo, e ce n’era molto poco. Mercoledì sera era ancora tutto in forse. Sulle stesse modalità di attuazione, in particolare sull’opportunità di utilizzare resti animali, non si era tutti concordi, ma tutti si era d’accordo sull’importanza che l’azione fosse fatta e che esprimesse radicalità, entro certi criteri condivisi di impostazione e metodo, gli stessi che ci siamo dati nel social forum.
Può darsi che l’azione sia stata un po’ “kitsch”, esteticamente non bella, un po’ cruda, troppo immediata, terra terra, poco creativa… noi di mag47 forse siamo anche così, un po’ grezzi, troppo diretti, “aggressivi”, non abbastanza “sottili”, e, quel che è peggio, facciamo fatica a capire perché questa debba sempre e comunque, in qualsiasi caso, essere considerata una caratteristica negativa, come altri sembrano sostenere.
Mimmo afferma che “tra finzione, realtà e rappresentazione –soprattutto in tema di comunicazione di messaggi ad effetto sui mass media- lo scarto può essere minimo nell’impostazione dell’azione, massimo nel risultato della stessa”. Credo abbia del tutto ragione. Ma credo che sia altrettanto vero che l’agire politico comunicativo che si cerca di far passare anche attraverso i media (che oggi sono, piaccia o no, non solo uno strumento ma anche uno dei molti terreni importanti dell’agire politico) per funzionare, per essere visto, per non essere ignorato, a volte debba essere anche irrispettoso, pro-vocatorio, irriverente e antipatico per alcuni, oltre che comprensibile (o anche, a volte, destabilizzante) per molti, soprattutto laddove quel che si vuole comunicare è -come nelle intenzioni proprie di mag47 andando alla conferenza stampa in Camera di commercio- l’esistenza di un conflitto radicale, in questo caso tra la società civile contraria alla guerra da un lato e la lobby armiera dall’altro.
Già, volevamo porre in risalto l’esistenza di un conflitto aperto, di un movimento di trasformazione possibile del reale in atto nonostante la resistenza e l’interesse contrapposto della lobby armiera. Ci è stato detto che invece di carne vera avremmo potuto utilizzare carne di cartapesta. In effetti è probabile che la dif-ferenza su questo particolare non sia affatto di poco conto. Ma francamente io immagino, forse a torto, che se avessimo utilizzato carne di cartapesta non saremmo risultati più simpatici, piuttosto saremmo stati meno incisivi, magari Bettoni e gli altri presenti avrebbero reagito con un sorriso compassionevole e ironico… Penso che sia stato meglio ricorrere ad un gesto che li urtasse, che gli arrivasse fino in pancia, ad una metafora che in modo diretto e inequivocabile dicesse loro che a nostro avviso non hanno proprio nulla da ridere.
La provocazione, lo spiazzamento, l’agire comunicativo, la stessa radicalità indubbiamente si possono esprimere anche attraverso l’ironia, la presa in giro, lo sberleffo, il ridicolizzare l’avversario. Ma non sempre è così e comunque non è solo così. Credo che non esista un’impostazione comunicativa in assoluto migliore delle altre. Quel che è sicuramente meglio è la capacità di articolarne molte differenti in momenti e situazioni diverse, come “persino” mag47 da tempo sta imparando a fare. Come la campagna “disarmiamo Exa 2002”, nell’incontro e nel rispetto dell’autonomia di molte dif-ferenze, ha la possibilità di fare al meglio.
In ogni caso, comunque la si pensi su quale fosse il modo migliore per rappresentare con incisività quel simbolico e quel messaggio, sono convinto che la cosa più importante fosse questa: l’azione andava fatta, non in modo violento, e così è avvenuto, senza contraddire le regole e il percorso condivisi della campagna. E’ stata condotta in modo pacifico e senza alludere in alcun modo ad una volontà (inesistente) di contrastare la lobby armiera con metodi e strumenti da clienti della lobby armiera. Ha funzionato nel rappresentare anche le ragioni condivise da tutti nella campagna e nel far sì che i giornali del 29 marzo non parlassero solo di quanto è bella EXA, ma anche del fatto che a parere di molti EXA proprio così bella non è. Quanto meno non ha funzionato il loro tentativo di oscurare la campagna di critica narrando i fasti di Exa. Nello spot pubblicitario della Camera di commercio è stato introdotto un fuori programma imprevisto, che almeno un po’ li ha spiazzati, ha capovolto la scena. Loro naturalmente cercano di darci un ruolo del tutto prevedibile, quello dei cattivi, ma non sono molto credibili, perché in realtà di appigli gliene abbiamo dati davvero pochi, se li devono proprio inventare.
A proposito di messe in scena, davvero senza alcuna intenzione polemica, vorrei dire a coloro che si stanno impegnando nell’attività del gruppo azioni teatrali che a mag47 sta benissimo quello che rappresenteranno nelle strade dai prossimi giorni, lo consideriamo un contributo molto importante che arricchisce e diffonde la campagna. Abbiamo fiducia nel lavoro che stanno facendo. Forse alcuni di noi lo imposterebbero in modo un po’ diverso, nella forma e nel contenuto, e forse questo è vero addirittura al punto che alcuni di mag47 che vorrebbero partecipare all’attività del gruppo rinunciano perché, probabilmente sbagliando, trovano il gruppo troppo distante dalla loro sensibilità e specificità. Queste, davvero, sono solo ipotesi, magari del tutto infondate nei fatti, ma la cosa importante non è questa, che ci sia o no una diffe-renza significativa tra parte di mag47 e le scelte comunicative del gruppo teatro di strada. Non è qui il punto, per noi va comunque benissimo lo stesso, non c’è alcun problema, perché la cosa importante è che nella campagna ci sia anche il gruppo teatro con le sue specificità e non è assolutamente necessario che queste rispecchino il/i “sentire” di mag47, tutt’altro. Non abbiamo affatto la pretesa che le ipotetiche impostazioni diverse di mag47 siano per forza migliori, o tanto meno le uniche possibili. Valorizzare le differenze mettendole insieme e contaminandole significa davvero anche lasciare ad esse spazio sufficiente per esprimersi, anche perché non è affatto detto che decidendo di incontrarsi si riesca subito a contaminarsi, ci vuole tempo. E allora, mi auguro che gli amici del gruppo teatro non ne abbiano a male se mag47 non riconosce loro l’esclusiva delle rappresentazioni teatrali. Noi giovedì 28 ne abbiamo fatta una, che forse non rispecchia il loro gusto e non ci aspettiamo per forza i loro complimenti, va benissimo lo stesso, però la disponibilità a lasciar spazio alla nostra soggettività entro i limiti condivisi certamente sì, ce l’aspettiamo, perché il nostro pensiamo sia stato un contributo positivo ad arricchire la scena, a vivacizzarla, a renderla più complessa, più aderente al reale.
Leggo i giornali e vedo che il Giornale di Brescia, parla di “metodo esecrabile della protesta”, protesta che, con plateale malafede, il “bugiardino” afferma essere contro la caccia. Bresciaoggi definisce la contestazione alla conferenza stampa “imprevista e spettacolare”. Il sindaco, chiamato in causa dall’opposizione in consiglio comunale, arriva a definire l’azione “compiuta da magazzino 47 riprovevole e inaccettabile, un atto intimidatorio da respingere con la massima fermezza” e però poi aggiunge -“fatto linguistico” inedito- che è necessario rimettere in discussione la produzione armiera e riaprire prospettive di riconversione. Bettoni, in rappresentanza di fatto della lobby armiera, parla di gesto folkloristico che però è espressione di un clima di violenza e aggressione contro Exa. L’aggressione contro EXA -interpreto le parole di Bettoni- non sta in atti violenti, che nessuno tra coloro che partecipano alla campagna ha compiuto, ma in questo semplice fatto, condiviso –mi pare- da tutti coloro che danno contributo a “disarmiamo Exa”: affermiamo che la produzione bellica e l’esposizione ad EXA dei marchi delle imprese che ne sono responsabili sono illegittime, legali o no che siano. Beh, non è poco: abbiamo aperto un conflitto (…politico, comunicativo, culturale, sociale, economico, pacifico e/o nonviolento e/o disobbediente) con la lobby armiera e anche sul principio, per nulla astratto, che non sempre la legalità coincide perfettamente con la legittimità, con ciò che è giusto, e che –a nostro avviso- quindi è necessario e possibile disobbedire -con forme pacifiche, intelligenti, comunicative- alla legalità ingiusta, per affermare un’altra giustizia, alludendo ad un’altra legalità che ha da venire. Del resto, se pensassimo che sempre e comunque, per definizione, legalità e giustizia coincidono e sono intangibili, come potremmo voler cambiare almeno un po’ il mondo e la nostra vita? Nemmeno lo sciopero sarebbe mai diventato un diritto (forse) inalienabile. Un tempo era illegale, però gli operai presero a considerarlo legittimo e solo con la lotta e il conflitto lo fecero diventare legale, costringendo la legge a cambiare. Anche noi tutti abbiamo aperto un conflitto, e abbiamo aperto un varco, che crea consenso o quanto meno dibattito crescente sulla validità e fondatezza delle nostre ragioni, che contrastano con molto di ciò che ora è legale in tema di armi.
All’inizio, pochi mesi fa, magari pensavamo che avremmo predicato in un deserto di indifferenza e contrarietà, ora ci stiamo accorgendo che le cose alle quali abbiamo dato voce non eravamo gli unici a pensarle. Abbiamo aperto il conflitto per cambiare la realtà e stiamo scoprendo che non è impossibile. La campagna sta procedendo bene, stiamo riuscendo a porre davanti alla città la questione -il problema- di EXA e soprattutto della produzione bellica. Stiamo invogliando il protagonismo e la partecipazione di molte persone. Stiamo “costringendo” molti che finora erano rimasti nel silenzio ad esprimersi, a prendere posizione, e stiamo guadagnando terreno. Tutto questo è ottimo, importantissimo, nulla meno dell’obbiettivo che ci prefiggiamo e sul cui raggiungimento forse nessuno di noi se la sarebbe sentita di scommettere all’inizio.
Anche Lor Signori si rendono conto che la campagna cammina bene ed è proprio per questo che provano a contrastarci anche definendoci violenti. E che contemporaneamente provano a dividerci tra buoni e cattivi. Bettoni in conferenza stampa afferma che la nostra campagna ha due anime: l’una, quella candida dei “buoni”, è pacifica e sincera ma troppo teorica, “astratta”, incapace di misurarsi con il mondo reale che ovviamente per il Nostro è sinonimo di esigenze del mercato neoliberista. L’altra anima, quella diabolica dei “cattivi”, è riuscita ad abbindolare l’anima candida e vuole usare strumentalmente Exa per cogliere una nuova occasione per fare casino, come si conviene ai sovversiviautonomitestedicazzo che la compongono. Le due categorie della tesi bettoniana sono ridicole, da pattumiera, infondate. A me viene subito in mente che per molti versi quanto a radicalità e determinazione gli stessi padri saveriani non hanno proprio nul-la da “invidiare” nemmeno a mag47, pur avendo metodi percorsi e linguaggi ben diversi su molte istanze assai simili. E mi viene in mente anche la quantità di differenze che si contraddicono, discutono, si incrociano e cooperano dentro e fuori mag47. Eppure le tesi di Bettoni esprimono un evidente tentativo di dividerci, uno dei molti che verranno. Vediamo di non cadere nel trappolone. Abbiamo troppe valide ragioni per continuare insieme il cammino per lasciarci dividere dalla lobby armiera.
Non sono affatto gli “atti inconsulti” di mag47 ad attirare contro i promotori della campagna accuse pesanti quali quella di essere violenti e irragionevoli. Quegli atti vengono stravolti e usati come pretesto per un tentativo di denigrazione che è in atto comunque e che troverebbe o inventerebbe mille altri pretesti, perché –ed è qui il nodo a mio avviso- la campagna comincia a mettere in crisi grossi interessi dei poteri forti bresciani e nazionali. Sappiamo bene che l’argomento violenza, sotto forma di rischio di disordini e di inasprimento del clima politico, era agitato già ben prima di giovedì, soprattutto in riferimento alla manifestazione di sabato 13 aprile e alla nostra volontà dichiarata di giungere in corteo fino allo spazio espositivo. Manifestazione in programma che, proprio anche per le preoccupazioni che indipendentemente da noi solleva e per il senso che dà della portata ampia e determinata delle nostre iniziative, sta contribuendo parecchio a dare visibilità alla campagna stessa e alle sue ragioni. Ci siamo schierati ed esposti, tutti, e stiamo creando conflitto su obbiettivi più che legittimi: è per questo che siamo sotto tiro, altro che per le presunte intemperanze del centro sociale!
Mi spingo ancora più in là per richiamare un elemento non da poco che richiederebbe ben altro approfondimento: abbiamo aperto, qui a Brescia, per la prima volta con questa convinzione in Italia, un nuovo fronte di lotta contro la guerra globale connaturata all’impero. La guerra che, soprattutto dall’11 settembre in poi, l’impero trasforma in condizione permanente e normale nella gestione dei rapporti sociali e tra i popoli. La guerra che –con il tendenziale venir meno nel mondo globalizzato della distinzione tra operazioni militari e operazioni di polizia, tra eserciti e polizie, tra paese nemico e nemico interno presente ovunque, anche fra noi- è in atto con conseguenze terribili in Afghanistan, Iraq, Somalia, Palestina… ma anche qui, dove la paura e la tendenziale criminalizzazione del diverso (vedi politiche securitarie e trasformazione in nemico potenziale di settori consistenti della società, come i migranti) divengono fattori ordinatori delle relazioni sociali. E’ qui che la Beretta non solo preme per lo stravolgimento della legge 185 ma, come ci dice Terreri, fa operazione di lobbiyng perché sia resa molto più permissiva la normativa sul porto d’armi. Ed è a Gerusalemme, Tel Aviv, Haifa, Beirut che la Beretta ha alcuni dei suoi uffici commerciali, che di sicuro non servono a vendere balestre per la caccia al cammello... Abbiamo aperto un fronte di lotta sulla legittimità di uno degli strumenti fondamentali della guerra globale: le sue armi, leggere da guerra, leggere da difesa per le polizie, armi “non letali” antisommossa. Abbiamo aperto un nuovo fronte di lotta contro le tragedie, i crimini e il terrorismo dell’impero, di cui in questi giorni i fatti di Palestina sono l’esemplificazione più terribile e chiara. Davanti a questo, alla guerra dell’impero, che cosa sono le frattaglie di mag47? Violenza?! Non sono piuttosto un atto di denuncia pacifica (cioè priva di richiami ad un nostro immaginario bellicista) forte, radicale, incazzata, d’impatto, necessaria, compiuta da una piccola parte della moltitudine contraria alla guerra, da una specifica soggettività che agisce pubblicamente a volte solo a proprio nome ma comunque sempre relazionandosi in rete, orizzontalmente e trasversalmente, con molte altre parti di quella moltitudine, rinuncian-do così all’autoreferenzialità e alla pretesa di rappresentare tutti, di essere autosufficiente e di avere in tasca l’unica verità possibile nel contrastare la guerra?! E non c’era da aspettarsi che, con o senza l’episodio di giovedì 28, loro ricorressero a tutti gli strumenti utili per contrastarci, anche alla denigrazione politica? La risposta migliore credo che sia non dimenticare mai qual è l’avversario, che la strada da noi intrapresa è molto complessa e piena di ostacoli, che esprimiamo un’istanza radicale e pericolosa per il potere. Che dobbiamo essere determinati insieme, non lasciarci intimidire, non dare spazio ai loro tentativi di dividerci per annullarci.
A mag47 è stato anche rimproverato 1) di non avere voluto discutere e condividere l’azione con il Social Forum e 2) comunque di non aver avvertito il Social Forum che l’azione sarebbe stata fatta. Ebbene, già ho detto quanto poco sia stato anche per noi il tempo a disposizione per inventare, verificare la fattibilità, decidere e mettere in atto l’azione. Porla in discussione in ambiti più allargati e ancor meno omogenei di quelli di mag47 avrebbe significato in quella situazione allungare di molto, troppo, i tempi. C’erano inoltre esigenze di riservatezza che dovevamo tenere in conto per salvaguardare l’elemento sorpresa che in questo caso andava giocato per la riuscita dell’azione. Faccio notare che dal mercoledì al giovedì occasioni di incontro anche individuale con altri esponenti del social forum non ce ne sono state, se non casuali con alcuni, che infatti sono stati informati. Per il resto credo non fosse il caso di ricorrere al telefono per informare di quanto avevamo intenzione di fare. Ricordo inoltre che il social forum ha saputo da me il lunedì sera (riunione su Exa), poco dopo mag47, che la conferenza stampa di Bettoni sarebbe stata il giovedì successivo, ma nessuno ha avanzato alcuna proposta di iniziativa. E in quel momento mag 47 non aveva ancora maturato l’idea di un’azione.
Detto questo, penso che in effetti ci siano stati limiti nella comunicazione. Informare prima sarebbe stato senz’altro meglio e questa valutazione deve valere per le prossime occasioni. Ma, di nuovo, penso che queste critiche riguardo all’iniziativa del 28 marzo non colgano nel segno, cioè non sollevino questioni determinanti per una valutazione positiva o negativa dell’azione di mag47 e soprattutto della sua legittimità. Ripeto, dato il poco tempo a disposizione non vi era nemmeno la possibilità di verificare se il social forum sarebbe stato d’accordo nel dare all’iniziativa un’impostazione che fosse di impatto, che non avesse carattere solo controinformativo ma anche direttamente conflittuale. Immagino che la discussione sarebbe stata lunga e complessa, il che è legittimo, ma anche un problema in quella situazione. Ma oltre a questo è anche senz’altro vero che mag47 voleva che l’impostazione rispecchiasse in modo chiaro quel messaggio, che pensiamo fosse nostro diritto esprimere, con quella specificità, pur con modalità che non contraddicessero il percorso fatto insieme al social forum e senza esporre il social forum ma solo mag47, che in effetti di quell’azione si è preso la piena e totale e inequivocabile responsabilità. Rivendichiamo il diritto ad agire, entro il quadro condiviso della campagna, anche come soggettività, come specifica differenza, che in tal modo sono convinto non oscuri e non strumentalizzi affatto le altre, non stravolga affatto il senso e l’impostazione della campagna faticosamente costruita insieme! L’incontro tra differenze, questo ricchezza che è un dato di fatto (non un modo di dire che usiamo spesso perché ci piace il suono delle parole: davvero siamo diversi!) può funzionare e diventa formidabile moltiplicatore di iniziative, di energie, di capacità di affrontare le questioni complesse che poniamo su una molteplicità di piani, con una molteplicità di modalità di azione e di linguaggi solo se, insieme alle cose fondamentali che ci accomunano e che definiamo insieme, riusciamo a riconoscere anche la possibilità per ciascuno di essere se stesso, se non pretendiamo che ciascuno metta nel cassetto le proprie differenze nel nome di una sintesi superiore dentro un mitico unicum che non esiste e che sarebbe una forzatura deleteria, un compromesso al ribasso che avvilirebbe tutti, che imbriglierebbe tutti, che davvero rendereb-be impossibile la contaminazione reciproca e ridurrebbe in misura enorme le nostre potenzialità, quelle di ciascuno e quelle comuni. Sarebbe ingiusto, oltre che impraticabile, ammettere solo iniziative condotte dal Social forum come tale e non anche quelle compiute da singole soggettività nel rispetto delle altre.
A noi sta benissimo e consideriamo in modo positivo che tutte le varie presenze dentro la campagna si muovano anche valorizzando la propria autonomia e ricchezza specifica, perché la campagna ne guadagnerebbe, avrebbe molta più forza. Se per esempio qualcuno volesse fare davanti alla Beretta una veglia di preghiera contro la produzione bellica –iniziativa questa “piuttosto” distante dalla sensibilità di mag47…- non avremmo problemi, perché la campagna ne guadagnerebbe. Non condivideremmo questa iniziativa nel senso che non parteciperemmo, ma ne riconosceremmo la piena legittimità. Non ci lasceremmo bloccare dal misurare la distanza tra noi e la veglia di preghiera, o tra la veglia di preghiera e il baricentro della campagna comune. Non diremmo che la veglia è dannosa per la campagna e ne stravolge il senso, perché in effetti non lo pensiamo, anche se potremmo. E la veglia non sarebbe del Social Forum ma solo di chi, partecipando alla campagna, promuove anche la veglia come proprio specifico contributo alla campagna, e questo va benissimo, perché “disarmiamo Exa” è promossa non da un partito ma dalla società civile reale, che alimenta la compagna e le dà forza enorme, reale, anche arricchendola della messa in valore di mille differenze. E’ sicuramente indispensabile e molto positivo che ci siano un percorso, contenuti, obbiettivi, e programmazione delle iniziative discussi e comuni. Questo è un fatto acquisito che nessuno disconosce. E il percorso condiviso mi pare proprio che ci sia e si stia delineando bene. E’ inoltre indispensabile che le iniziative di singole soggettività che partecipano alla campagna non contrastino con il cammino comune e non si sovrappongano e non si ostacolino vicendevolmente nella pratica. Tale esigenza, di comunicazione reciproca, si porrà senz’altro in primissimo piano con l’intensificarsi delle azioni e degli appuntamenti nelle giornate di Exa. Ma, lo ripeto, entro queste condizioni, l’iniziativa delle singole soggettività non può che essere ammessa.
Lasciare spazio alle soggettività credo significhi anche darsi maggiore possibilità di stabilire un rapporto di vicinanza con la società e le sue espressioni, con i comportamenti, le sensibilità, i linguaggi, le persone che compongono la moltitudine e che magari sono disposte a portare la propria differenza anche nella partecipazione alle iniziative contro l’esposizione armiera. Essere capaci il più possibile di intercettare e dare voce all’infinita complessità dei comportamenti sociali, delle attitudini e sensibilità coinvolgibili nella campagna su Exa è importante per la diffusione e il successo della campagna.
Ed è importante, nell’interesse dell’intera campagna, anche per ridurre al minimo la possibilità di presenze che intendano agire per conto proprio, con cecità politica e senza rispettare il movimento e il quadro condiviso delle iniziative promosse dal Social Forum. Penso sia necessario essere intelligenti, saggi, lungimiranti anche su questo versante, non solo sul versante Bettoni, lobby armiera, forze politiche istituzionali a noi ostili. Anche su questo versante dobbiamo dare battaglia e promuovere iniziativa politica capace di farci acquistare terreno. E questo significa anche dare spazio a pratiche che puntino a coniugare radicalità e conflitto con il consenso sociale. Pratiche alle quali sia permesso di essere riconosciute come legittime –anche se specifiche di alcune componenti- nella cooperazione con una rete ampia come il Social Forum, e di togliere terreno a logiche ghettizzanti e controproducenti, che invece potrebbero trarre alimento da una perimetrazione troppo rigida ed angusta della cornice condivisa del Social Forum. Su questo versante è senz’altro mag47 ad essere in prima linea, per inclinazione e collocazione “naturali”. E qui mag47 credo si stia muovendo in maniera ottima, secondo le proprie note scelte politiche e nell’interesse proprio come dell’intero Social Forum.
Penso infine che sia importante concedersi anche fiducia reciproca. In questo caso dando un po’ più di credito a mag47 quando dice e ripete che, per convinzione politica e non solo per rispetto degli altri, ha scelto di collocare la propria specificità dentro il quadro di “disarmiamo Exa” e che intende far interagire positivamente con quel quadro tale specificità. Se si acquisisce anche maggior fiducia reciproca, nella prassi e nella discussione del percorso comune, perde decisamente importanza la questione del “non aver informato prima”. Perché comunque si saprebbe che ben difficilmente l’iniziativa di una singola soggettività può ricadere negativamente sulla campagna, che ben difficilmente verrebbe compiuta senza attenzione ad evitare questa possibile conseguenza. Si sarebbe più accorti nel dare per corrette alcune interpretazioni giornalistiche o versioni riportate. E la verifica, nel caso non possa essere compiuta prima, potrebbe avvenire a posteriori con serenità e con chiarezza. Come anche magazzino 47 ha la massima disponibilità a fare mercoledì sera, alla riunione del Social Forum su Exa.
Mi scuso per la prolissità e per le ripetizioni. Non mi aspetto che le argomentazioni che qui propongo siano condivise nella loro totalità, ma spero possano servire come piccolo contributo mio personale al chiarimento, a porre in risalto l’importanza delle molte cose che ci accomunano nel percorso del Social Forum e di “disarmiamo Exa”.
Con stima Un saluto a tutti/e Gabriele
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