From: alfredo fiume alffium@tin.it Reply-To: bsf@gelma.net To: bsf@gelma.net Subject: a proposito di tolleranza Date: Sun, 09 Dec 2001 16:23:23 +0100
Cari amici, spero di ricevere almeno qualche risposta che mi aiuti a rimanere nella convinzione che nel BSF, ed in generale negli ambienti dove si cerca di lavorare per un nuovo mondo possibile, ci sia DAVVERO tolleranza per tutti i punti di vista, per tutte le fedi e le non-fedi. Ne ho bisogno dopo che ho avuto a che fare con un episodio che mi fa pensare che in qualcuno questa tolleranza e apertura non ci sia.
Sono cattolico e faccio parte di un gruppo di famiglie che ogni tanto si incontra per approfondire varie tematiche dal punto di vista cristiano. Per incontrarci con continuità abbiamo bisogno a volte di baysitteraggio. Ora, al prossimo incontro erano disponibili a fare da baby sitter (a pagamento) mia nipote ed una sua amica: purtroppo quest'ultima non potrà partecipare perchè la madre glielo ha proibito trattandosi di una riunione di cattolici in ambiente di oratorio (ovviamente nessuno l'avrebbe obbligata a partecipare alla Messa o cose simili). La suddetta madre appartiene agli ambienti vicini a Radio Onda d'Urto e al Magazzino 47 ed ha partecipato, come infermiera (e si è trovata coinvolta nelle situazioni critiche) alle manifestazioni di Genova. Ora dico: ferma restando la assoluta libertà di cisacuno di andare o non andare in chiesa, l'atteggiamento di quella persona mi sembra un po' intollerante, specie in un momento come+ l'attuale in cui, è vero, ambienti e singoli cattolici assumono atteggiamenti reazionari, ma altri, molti, sono assai vicini ed anzi talvolta all'avanguardia nella lotta per quel mondo possibile che tutti noi vorremmo. Qualcuno ha voglia di dirmi che, da parte sua, c'è più tolleranza? Grazie Alfredo Fiume
Gli stupidi si trovano dappertutto, o meglio la stupidita? non risparmia nessuno, e puo? talvolta colpire anche I migliori di noi, anche chi fa cose egregie come manifestare a Genova contro i G8.
Se le cose stanno come riferite si puo? solo dire che la madre che impedisce alla propria figlia di far la baby sitter a casa di Alfredo Fiume, per il solo ed unico motivo che non le garba che Alfredo partecipi ad una riunione di cattolici in parrocchia, contraddice l?infermiera che a Genova protesta, testimonia e cura i manifestanti massacrati da polizia e carabinieri.
A proposito di tolleranza non e? forse inutile ricordare che tollerare significa anche sopportare, cosa non particolarmente simpatica per il tollerato, e che a volte c?e? chi tollera a fatica magari perche? ci e? costretto dal timore di fare brutte figure, o di apparire ?incivile? o razzista.
Non pare questo il timore del comune di Brescia quando si tratta dei profughi di origine serba che da almeno sei anni risiedono alla estrema periferia di Brescia o nel vicino hinterland continuamente scacciati dalle varie forze di polizia locale e statale, veri e propri nomadi coatti, oggetto di pogrom senza fine. Chi vuole puo? documentarsi di quanto avvenuto negli ultimi mesi andando al sito www.bresciasocialforum.org alla voce documenti e leggere quanto pubblicato il 28.11.2001.
E? d?altra parte ovvio che la lettura di documenti burocratici appaia difficile e pesante. Credo che questo sia il motivo per cui non ci sono state reazioni evidenti alla pubblicazione di quei documenti; ed e? per questo che ricostruisco qui di seguito le vicende che sono documentate su internet.
GIUSTIZIA PER I PROFUGHI
? Fra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 in concomitanza con il precipitare della crisi economica, politica e militare nella ex Jugoslavia, è iniziato un flusso di profughi verso l'Unione Europea e l'Italia, che non sempre hanno trovato risposta adeguata alle esigenze umanitarie ed alle risorse dei paesi di rifugio.
? Anche la Lombardia e Brescia sono state interessate da queste nuove migrazioni , seppur in numero esiguo, ed anche da noi l'accoglienza non è stata particolarmente generosa.
? In tale contesto si inserisce la vicenda delle famiglie Taikunovich, Kostantin, Djordjevich e Goma, in tutto una trentina di persone di cui più della metà minori, bambini ed infanti; si tratta di Rom serbi, da 6 anni sul territorio bresciano, continuamente cacciati dai vari comuni (Brescia e comuni limitrofi) senza mai potersi fermare per iniziare un percorso di inserimento scolastico per i bambini nè di integrazione e interazione positiva con la popolazione indigena.
? Da circa nove mesi sembrava che le suddette famiglie avessero trovato una sistemazione, sicuramente disagiata e priva di ogni comfort ma nello stesso tempo indisturbata. Ultimamente , infatti, le famiglie si sono collocate all'interno di un'area agricola incolta all'estrema periferia di Brescia, a 300 metri dal fronte stradale di via Girelli ed a 5/600 metri dall'abitazione più vicina.
? In data 27 settembre 2001, a cura del comando di polizia municipale del comune di Brescia, è stato notificato alle famiglie l'ordine del Sindaco del comune di allontanarsi dall'area occupata.
? La motivazione dell'ordine indicata nella premessa del provvedimento è da un lato che l'ASL di Brescia (su segnalazione del commune) ha chiesto lo sgombero dell'insediamento in quanto privo di servizi e non in regola dal punto di vista igienico sanitario, e dall'altro che secondo lo stesso sindaco il perdurare della situazione "costituisce grave e immediato pericolo per la salute pubblica in quanto non in regola dal punto di vista igienico-sanitario"
? In data 5 ottobre 2001, un'azione congiunta di polizia di stato e polizia municipale ha cercato di eseguire l'ordinanza del Sindaco, l'intervento è fallito per l'opposizione delle famiglie che si son dichiarate disponibili ad allontanarsi solo a condizione che venisse loro indicato un altro luogo dove potersi fermare.
? In data 18 ottobre 2001, a cura del comando di polizia municipale del comune di Brescia, è stato consegnato a tutte le persone adulte un verbale nel quale si informa che sono in corso indagini nei loro confronti in relazione agli articoli del codice penale nn 633 (invasione di terreno) e 650 (inosservanza dei provvedimenti dell'autorità). Dagli articoli del codice penale citati è ragionevole supporre che le indagini abbiano avuto inizio a seguito di denuncia della proprietà, che peraltro si era fino ad allora dimostrata disinteressata alla presenza dei profughi, e del comune che aveva emanato l'ordinanza.
? Il mattino del 13 novembre 2001, a seguito della denuncia di Santo Galeazzi, amministratore di CIB 95 srl e famoso imprenditore immobiliarista, 26 agenti della polizia municipale, una decina di carabinieri e una decina di agenti della squadra Volante hanno eseguito il decreto di sequestro dell?area emesso dalla Procura di Brescia (sostituto dott.ssa Silvia Bonardi). Il decreto non e? stato consegnato agli interessati ma solo dato in lettura; dal suo esame e? emerso che la dott.ssa Bonardi ha ritenuto che vi fosse urgenza di procedure all?immediato sequestro senza attendere la sentenza del giudice sulla base di un rapporto degli agenti della polizia municipale.
? L?esecuzione del decreto ha comportato l?allontanamento con la forza delle persone e anche delle cose (la roulotte della famiglia Goma, in quel momento assente, è stata portata col carro attrezzi al magazzino comunale), a nulla sono valse le implorazioni e le proteste degli abitanti del campo e di alcuni volontari accorsi sul posto. I militari dovevano eseguire il decreto: svuotare il campo da cose e persone, il destino di quelle persone, dove sarebbero andati bambini, donne incinte, ammalati non pare sia loro problema, nè dei magistrati nè della Giunta comunale.
? A quel punto le famiglie si sono trovate letteralmente sulla strada e si sono provvisoriamente fermate in via Di Vittorio , nella zona industriale della città.
? Ma anche qui non hanno avuto pace, pochi giorni dopo, il 20 e 21 novembre, i vigili del comune li hanno costretti ad andarsene dalla strada con un ordine (determinazione) del dirigente della polizia municipale che dispone il loro ?allontanamento dal territorio della città di Brescia?. Le modalità dell?intimazione non sono state certo gentili: una rom, in gravidanza di sei mesi, si è vista puntare un pistola al petto a distanza di circa un metro. ( testimonianza resa in diretta alla rete nazionale di radio GAP il 21.11.2001 alle ore 11 e 30)
? Cacciati da via Di Vittorio i Rom si sono fermati in un campo incolto di via Grandi, ma anche lì la sera del giorno dopo hanno ricevuto la visita dei Carabinieri di Via Lamarmora di Brescia, che hanno loro intimate di andarsene in quanto sarebbe pendente una denuncia dap arte della proprietà. Ora non sanno più dove andare.
_________________________________________________________________ Scarica GRATUITAMENTE MSN Explorer all'indirizzo http://explorer.msn.it/intl.asp