Cari compagni, dopo l'intervista all'amm. delegato dell'Elsag ing. Cuneo che ha dichiarato che tale azienda (un tempo leader nell'elettronica e nella robotica, ora ridotta -per la parte civile- a fare le paghe per il Comune e ad ufficio vendite dei sistemi Microsoft di posta elettronica) intende espandersi nel settore della logistica militare, è comparsa sul Secolo XIX un'intervista al ministro Marzano che dichiara che le aree "liberate" dalla prodzione di acciaio dallo strano connubio tra Legambiente, Verdi, Forza Italia e fascisti conclamati serviranno a creare un "polo della Difesa" tra l'Elsag e quel che resterà della Marconi. Il giorno dopo, un articolo dello stesso giornale afferma che tali spazi verranno usati per la logistica della "difesa". Arriva a dire che, se proprio si farà avanti qualche azienda della New Economy .per installarsi in quella zona, sarà benvenuta, tanto richiede poco posto. Tradotto in parole povere, questo significa che sulla grande area di Cornigliano si vogliono installare depositi militari per fornire supporto alle azioni terroristiche dei paesi imperialisti. Il tutto mentre il Parlamento sta per abrogare la legge 185 che vieta la vendita di armi ai Paesi che compiano violazioni dei diritti umani o che a questi Paesi le rivendano. Spero che a nessuno sfugga la gravità di tutto questo, non solo per Genova ma per l'Italia intera e per i popoli martoriati dai regimi fascisti e dagli imperialismi. A coloro che temevano che il forno elettrico, che Riva diceva di voler costruire mentre pagava i Comitati di Forza Italia per farsi impedire di farlo, potesse fondere rottame radioattivo e che gli addetti ai controlli accettassero di prendersi la leucemia per amore del padrone, a costoro, dicevo, ricordo che nelle zone con installazioni militari è vietato fare misurazioni di radioattività, e che quando queste sono state autorizzate temporaneamente in seguito allo scoppio di Chernobyl, è risultato che le polveri radioattive sarebbero andate a depositarsi proprio nelle Venezie e all'Asinara dove, guarda che caso, ci sono le basi dotate di armi atomiche. Non dimentichiamo che già l'aeroporto di Genova è stato usato come base degli aerei-cisterna che effettuavano il rifornimento in volo agli aerei che bombardavano il Kossovo e il resto della Serbia.
Per i lettori non genovesi, ricordo che l'area in questione interessa anche agli operatori portuali tradizionali e agli industriali civili, ancorchè privati, e che il presidente della Regione Biasotti -forzitaliota come Riva- ha <bruciato> con dichiarazioni intempestive le mire di Tronchetti Provera e della Toyota sull'area stessa. C'è quindi la possibilità di impedire il degrado dell'area a base di supporto allo sterminio.
Di seguito allego due estratti delle interviste e i riferimenti per gli articoli citati.
http://pagine.ilsecoloxix.it/giornale/pagine.asp Intervista all'Ing. Cuneo: (11 febbraio - Prima delle pagine etichettate "Economico") Sa una cosa, ingegnere?, questo sembra un bla-bla buono per i convegni. «Invece parliamo di un piano molto concreto, in particolare del business della logistica militare, cioè dei servizi che seguono la vendita dei sistemi d'arma. E' un mercato nuovo, che si apre con la fine della leva obbligatoria e la nascita dell'esercito professionale. Una volta erano gli stessi militari a occuparsi della manutenzione e della dislocazione di mezzi e attrezzature, d'ora in poi non avranno più gli uomini per farlo. E l'Elsag può permettere al sistema Finmeccanica di offrire quella che oggi si definisce una soluzione globale, cioè i prodotti e la loro gestione. Sarà questa la nostra nuova "mission", ma trattandosi di una cosa nuova per l'Italia, ci vorrà il tempo necessario per realizzare i progetti. Senza dimenticare le sinergie possibili con Ansaldo Sistemi Ferroviari e i contatti con Segnalamento per individuare delle aree di collaborazione, le faccio io una domanda: è mancanza di strategia, questa?». -------------------------------
Intervista al Ministro Marzano (18 marzo - richiamo in prima pagina e articolo nella pagina "Marittimo")
MARZANO: «A CORNIGLIANO ANCHE UN POLO DELLA DIFESA» Il ministro delle Attività produttive spiega in un'intervista al Secolo XIX i progetti del governo sull'area genovese: le aziende Finmeccanica, la Marconi («Deve restare italiana»), ma anche il dopo acciaio
----------------- Articolo con i commenti all'intervista (19 marzo - 4rta pag. della cronaca di Genova)
Le parole e le proposte del ministro delle Attività produttive Antonio Marzano sul futuro di Cornigliano provocano reazioni differenti. «Logistica della Difesa al posto dell'altoforno al fianco dell'hi-tech», aveva detto Marzano ieri al Secolo XIX: «Se Marconi resta italiana avremo la seconda gamba per camminare in questo progetto; la prima è l'Elsag e lo scenario è quello delle aree che si libereranno a Cornigliano». ----------------- resoconto del convegno dell'associazione Industriali (26 Marzo - 2nda Pag. della cronaca di Genova)
Le aree, dicono gli industriali del settore, devono essere «compatibili dal punto di vista infrastrutturale e sotto il profilo ambientale». E a guardare bene sembra l'esatto identikit delle aree a caldo Cornigliano, già utilizzate dalla siderurgia e in posizione strategicamente ideale per l'industria metalmeccanica.
Resoconto dell'intervento dell'Assessore regionale alle Attività Produttive (27 Marzo - 2nda Pag. della cronaca di Genova)
... l'assessore alle Attività produttive della Regione Liguria ha nicchiato. Chiamato a rispondere sulla destinazione delle aree di Cornigliano e sulla creazione di un distretto industriale ad hoc, Giacomo Gatti ha preferito restare sul vago. Alle 145 aziende della sezione metalmeccanica di Assindustria Genova e ai loro 11 mila addetti, rappresentate dal presidente Agostino Sasso, la Regione Liguria al momento non offre risposte certe. Solo una generale disponibilità, peraltro frenata da alcune considerazioni di merito che sembrano allontanare i traguardi. Rispetto alla destinazione d'uso delle aree che si andranno a liberare a Cornigliano, pur affermando che l'industria metalmeccanica resta uno degli assi portanti della città e della regione («la cui presenza sul territorio va garantita»), Giacomo Gatti ha ricordato come al momento sia ancora prematuro individuare le attività che prenderanno il posto del ciclo a caldo delle acciaierie. ----------------------------------------
http://www.liberazione.it/giornale/020326/default.asp Articoli sulla liquidazione della 185 (Selezionare "il Paginone")