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Mio nonno Pietro nasce il Primo maggio 1899, quindi il Primo Maggio, si festeggiava , non solo la festa dei lavoratori ma anche la festa di Pietro Saresini.
Ci invitava ad una tavolata dove a nessuno, nessuna era possibile mancare, le figlie, il figlio, i generi la nuora, i nipoti , le nipoti, tutti dovevamo esserci nel giorno " non del lavoro, ma dei lavoratori" così diceva il nonno.
Perchè il primo maggio era questo, la festa dei lavoratori e di Pietro un lavoratore che per caso era nato quel giorno. Giorno dei lavoratori, di chi si alzava alle quattro del mattino prima a mungere le mucche e poi in fabbrica a fare le "squadre", a bruciarsi davanti ai forni, a "dire sempre si perchè a casa c'erano i bambini da dare da mangiare", ma anche a dare battaglia per le commissioni interne, per gli scioperi con il magone per la giornata che si perdeva, per gli ambulatori interni, per i primi consigli di fabbrica, per il cottimo collettivo, per gli aumenti.
E i capi che ti guardavano male e " i guardia" che ti seguivano nel reparto, di notte con la pistola nella fondina.
poi il Primo maggio tutti in piazza, io con mio padre, mio nonno, capolega della fiom, per me è quasi un gioco, bandiere rosse, canti, la banda, amici di famiglia che si mettono a discutere, con i miei, battute su questo e su quello, un rosso bevuto in osteria, i miei grandi mi chiedono cosa bevo, latte, ma sono tra loro ad ascoltare la storia, la loro storia che non ho mai letto sui libri, ma che sento la mia storia e mi sento uno di loro.
Affascinato, un po' stanco ascolto, le lotte, le bestemie, le risate di momenti dentro e fuori la fabbrica, di conquiste e di desolanti sconfitte, le critiche al sindacato, le difese del sindacato, e poi le notizie sulla famiglia, sui figli sui salari, " quanto prendi tu adesso?".
Poi si torna a casa, il pranzo è pronto, la festa del "Piero" comincia, tutto sembra come sempre, nulla è enfatico, mio Nonno, aspetta che tutti abbiano tolto la laoro parte poi si serve, guarda che i bambini abbiano mangiato abbastanza, perchè" lui sà cosa vuol dire la fame" e nessuno altro la deve provare, mai più! Mio nonno impartisce un ordine, che è più che altro un desiderio: "Qualche cosa deve rimanere in tavola, non si sà mai che qualcuno arrivi tardi."
Ciao walter