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S.in.COBAS
coordinamento provinciale : via Sostegno, 8/c - Brescia / tel-fax 030.2452080 / e-mail sincobasbs@yahoo.it
Comunicato Stampa
AL NO DAY DI CHI CI VUOLE TUTTI PRECARI, FLESSIBILI, LICENZIABILI
OPPONIAMO IL DIRITTO AD UNA VITA DIGNITOSA PER TUTTI E TUTTE
SI ALL'ESTENSIONE DELL'ART. 18 NO ALLA GUERRA DEI"SIGNORI" DEL MONDO
Si apre domani a Brescia la campagna dei nemici delle lavoratrici e dei lavoratori: l'Associazione commercianti (ASCOM) e la Fai, Federazione autotrasportatori italiani aderente a Conftrasporto promuovono una "adunata" per dire che i diritti del mondo del lavoro devono essere subordinati al mercato, al profitto, agli interessi dell'impresa. Non è un diritto qualsiasi quello di cui si sta parlando: è l'estensione, anche nelle piccole aziende, del diritto a non essere "arbitrariamente" licenziati dal proprio padrone (sia esso un imprenditore o un commerciante) che costoro vogliono impedire. A sostenere i promotori dell'iniziativa anche il Dott. Bettoni, presidente della Camera di commercio di Brescia e "sponsor" della mostra di armi leggere EXA, e l' ex ministro del centro-sinistra Tiziano Treu. Presenze che la dicono lunga sull'intreccio economico-politico del fronte che vorrebbe ridurre i lavoratori dipendenti a "risorse flessibili" totalmente subordinate all'arbitrio del "datore di lavoro" . Guerra, riarmo e limitazione dei diritti di chi per sopravvivere è costretto a "vendere" la propria forza lavoro sono facce della stessa medaglia che unisce i sostenitori della guerra "preventiva" e i paladini degli interessi dell'impresa. Una visione economica, politica e sociale che non può che essere contrastata dalle lavoratrici e dai lavoratori, veri destinatari della guerra economica, politica e militare che vede Bush, Blair e Berlusconi coalizzati contro il volere della maggioranza delle popolazioni del mondo.
Il S.IN.COBAS, tra i promotori del referendum sull'estensione dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori anche alle piccole aziende, ritiene che all'arroganza di chi pensa che i diritti del mondo del lavoro possano essere sacrificati in nome dei profitti dell'impresa si debba opporre l' unità dal basso di tutte le lavoratrici i lavoratori, a prescindere dalle appartenenze politiche e sindacali, su contenuti chiari e inequivocabili:
¥ SI all'estensione dell'art. 18 anche ai dipendenti delle piccole imprese e quindi all'impegno in tutti i luoghi di lavoro per contrastare la propaganda falsa e allarmistica dei comitati per il No al referendum. Il SI può vincere e da lì si può ripartire per dare garanzie anche al vasto mondo del lavoro precario e falsamente "autonomo" che, solo cambiando le politiche sindacali degli ultimi anni, si potrà sottrarre all'arbitrio e al ricatto. Diritti uguali per tutte e tutti a prescindere dal datore di lavoro e dal contratto di riferimento: questo l'obiettivo che può riunificate lavoratori stabili e precari, pubblici e privati, giovani e anziani.
¥ No alla guerra perché è una guerra per garantire "libero mercato e libero commercio" (come ha dichiarato Bush) e noi la conosciamo questa libertà: è la flessibilità del lavoro, il ricatto salariale, le peggiori condizioni di sfruttamento di lavoratrici e lavoratori, le politiche contro i migranti (frontiere aperte per merci e capitali e chiuse per donne e uomini). La loro libertà di poterci meglio sfruttare.
¥ No alla guerra perché la guerra costa - costano le armi per combatterla e gli eserciti che la fanno - e questi costi li pagherebbero ancora una volta le lavoratrici e i lavoratori.
¥ No alla guerra perché ancora una volta sarà la popolazione irachena a subirne le conseguenze. Una popolazione già stremata da un embargo che dura da oltre dodici anni e che ha provocato oltre 1 milione e mezzo di morti, 40% dei quali sono bambine e bambini sotto i 5 anni. Loro saranno - ancora una volta le vittime - gli "effetti collaterali" di bombe "intelligenti" e di eserciti occupanti.
Brescia, 8 marzo 2003
S.in.Cobas Coordinamento Provinciale di Brescia