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G8: AMNESTY, 'PAESI G8 DANNO ARMI AI PEGGIORI VIOLATORI' (ANSA) - ROMA, 19 MAG - ''I governi dei paesi del G8 forniscono armi ai peggiori violatori dei diritti umani su scala mondiale''. La denuncia e' di Amnesty international, che ha presentato oggi, alla vigilia del vertice di Evian dei paesi del G8 - annuncia un comnicato dell'organizzazione per la difesa dei diritti umani - un rapporto dal titolo ''Un catalogo di fallimenti: esportazioni di armi dei paesi del G8 e violazioni dei diritti umani''. ''Nonostante le assicurazioni contrarie'' si legge nel rapporto ''i governi dei paesi del G8 forniscono armi ai peggiori violatori dei diritti umani su scala mondiale. La tecnologia militare e di sicurezza delle principali potenze del mondo continua a finire, grazie a controlli inadeguati, nelle mani di regimi che commettono gravi abusi dei diritti umani''. Almeno due terzi dei trasferimenti globali di armi avvenuti tra il 1997 e il 2001 hanno avuto origine da cinque paesi del G8: Francia, Germania, Regno Unito, Russia e Stati Uniti, scrive Amnesty. In questi, così come negli altri tre paesi del G8 (Canada, Giappone e Italia) sono in vigore leggi che prevedono lþemissione di una licenza per le esportazioni militari. Il Giappone addirittura proibisce ufficialmente questi trasferimenti. Eppure, in ciascun caso, il rapporto dimostra come i controlli siano inefficaci o vengano scavalcati. Il Rapporto di Amnesty International segnala tre situazioni preoccupanti: - i mediatori e i trafficanti di armi che risiedono nella maggior parte dei paesi del G8 possono fornire armi ai paesi violatori dei diritti umani semplicemente spostando i loro traffici in ''paesi terzi'' dove vigono minori controlli; - la maggior parte dei paesi del G8 non hanno leggi idonee a prevenire lþesportazione di forniture di sicurezza a forze di sicurezza straniere che sono solite usare strumenti leciti per infliggere torture e maltrattamenti, così come per impedire lþuso di strumenti come le armi elettriche fino a quando i loro effetti non saranno pienamente conosciuti; - con la scusa della ''riservatezza commerciale'', viene a mancare la disponibilità di informazioni utili e tempestive agli organi legislativi, ai mezzi dþinformazione e al pubblico sulle decisioni riguardanti le esportazioni di armi. In questo modo, il controllo parlamentare e dellþopinione pubblica risulta fortemente indebolito. Per quanto riguarda lþItalia, il rapporto di Amnesty International presenta tre casi emblematici: 1 - Nel 1996 e 1997 le aziende italiane hanno venduto pistole, fucili e munizioni per un valore di 13 miliardi di lire allþAlgeria, un paese devastato da gravi abusi dei diritti umani che hanno causato la morte di oltre 100.000 persone ad opera delle forze di sicurezza, delle milizie filo-governative e dei gruppi armati di opposizione. Nel 1999 il governo ha autorizzato lþesportazione in Algeria di 5000 fucili Beretta PM 12S, trasferiti poi lo stesso anno. Nel corso del 2000, il numero degli abusi commessi dalle forze governative e dai gruppi armati di opposizione (imboscate, massacri, scontri a fuoco, attentati) è cresciuto, provocando la morte di centinaia di persone. Ciò nonostante, nello stesso anno il governo ha autorizzato il trasferimento in Algeria di ''materiale militare'' per un valore di 2 milioni di euro e di equipaggiamento militare non specificato per un valore di 13 milioni di euro. 2 - La notte del 5 agosto 2000 la polizia ha arrestato nei pressi di Milano il cittadino straniero Leonid Minin. Nella sua camera dþalbergo sono stati rinvenuti documenti che attestavano la vendita illegale di armi a uno dei più sanguinari gruppi armati di opposizione del continente africano, il Fronte rivoluzionario unito della Sierra Leone. Nel giugno del 2001 Leonid Minin è stato incriminato per traffico illegale di armi. I giudici italiani tuttavia hanno dichiarato che era assai difficile procedere in giudizio nei confronti di una persona accusata di traffico illegale di armi originato e svoltosi al di fuori del territorio italiano. 3 - Le forze di sicurezza della Nigeria continuano a ricorrere a un eccessivo uso della forza in risposta alle proteste contro le attività delle compagnie petrolifere. Nel 2000, esse si sono rese responsabili di uccisioni su larga scala nello stato di Benue. Sullþaccaduto non sono state svolte indagini indipendenti. Le forze di sicurezza nigeriane hanno in dotazione fucili Beretta M12 e pistole Beretta M951 da 9 mm. Amnesty International chiede lþadozione di un trattato internazionale sul commercio delle armi, volto a rafforzare e armonizzare i meccanismi nazionali di controllo e interrompere il flusso di armi verso chi viola i diritti umani. ''Se cþè una lezione che il G8 deve imparare dal conflitto dellþIraq, è quella che non possiamo consentire alla comunità internazionale di fornire armi a coloro che commettono gravi violazioni dei diritti umani e poi rafforzarli e proteggerli in modo che possano continuare ad agire impunemente'' ha affermato Brian Wood, coordinatore di Amnesty International per le attività sul controllo delle armi. (ANSA).