Cara Clara ( Care/i tutte/i), hai centrato proprio la questione. Nello scrivere la lettera volevo proprio giocare su questa ambiguità e cioè sul fatto che una lettera così poteva scriverla una qualsiasi bambina di "etnia bresciana" e solo alla fine si scopriva che in realtà la firmataria risultava essere rom (il termine nomade mi è stato suggerito come più esatto..invece ignorante io e chi me l'ha detto!) Perchè questo "giochetto" che voleva lasciar credere all'ipotetico lettore (facciamo l'ipotesi di manifesti per la città?) che chi scrive è una candida e un pò sognatrice bambina bresciana? Perchè ciò che deve emergereè che siamo tutti egualmente titolari di diritti, indipendentemente dalla nostra provenienza geografica, dal colore della pelle, dalla religione e da tutto ciò che rende ognuno di noi unico,diverso\a e universale nello stesso tempo. Perchè questa bambina si appella a questo ipotetico Sindaco del mondo degli adulti? Perchè ne riconosce il ruolo istituzionale ed il potere che da esso ne deriva. A questo Sindaco chiede cose che non dovrebbe dover chiedere nessun bambino,ma che gli dovrebbero essere garantiti IL DIRITTO ALLA SALUTE (ricordo che il Sindaco è responsabile della salute pubblica...non è male ricordarglielo in tempi di smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale), quindi aria, acqua, cibo, verde etc...e niente topi! IL DIRITTO ALLA PACE (l'Italia ripudia ancora la guerra..!) IL DIRITTO AL GIOCO (anche nelle piazze.!.) IL DIRITTO A ESISTERE CON DIGNITA'. Questa bambina dice anche che lei e la sua famiglia stanno bene anche se hanno poco di tutto....dire questo in tempi di opulenza non mi sembra male,non voleva certo essere un minimizzare la tragicità della loro vita quanto invece far emergere la contraddizione che anche qui a Brescia è così evidente tra Nord opulento e Sud dannato C'è comunque una cosa che mi ha sempre colpito dei bambini Rom e dei bambini Slavi in genere (ho conosciuto la Bosnia, andando e tornando in tempi di guerra) ed è la vitalità, che è grande forza, che esplode nei loro sorrisi e nei loro sguardi intensi. Il riferimento alla guerra, e alle armi, può apparire troppo blando e banale...a volte, però, sono proprio le cose dette in maniera semplice che colpiscono le persone. Credo di aver vissuto un pò di guerra quando con tanti altri del Coordinamento Bresciano ho frequentato la Bosnia e la Croazia negli anni della guerra tra il 92 e il 95, sono stata nei campi profughi e nelle città colpite, ho conosciuto le vedove di guerra e i loro bambini che abbiamo accolto e ospitato nella nostra Provincia... Ho respirato un pò della loro paura, ho goduto della loro ospitalità infinita...non riuscirei mai ad essere superficiale su ciò.Proprio perchè ho condiviso il terrore di essere annientata da una granata di troppo.
Un'ultima considerazione: se l'obiettivo fosse esclusivamente quello di rendere pubblica la situazione dei campi "profughi"(passatemi il termine) di Brescia, è chiaro che questa lettera non va bene. Se invece, come credo, l'obiettivo è quello di costruire una PIATTAFORMA/Appello/MANIFESTO ELETTORALE di cui il BSF, in quanto luogo dei più luoghi (Vi piace questa definizione?), potrebbe farsi portavoce allargandolo ad altri soggetti che sottoscrivono questa idea di una BRESCIA che SI - CURA (nel senso che si prende cura di sè, e facendolo cura i suoi cittadini, da qualunque parte del mondo provengono). Quale Candidato Sindaco sottoscrive quest'idea?
Infine la lettera può servire anche solo per discutere...che non fa mai male.
Un abbraccio, Federica
(forse troppo sottile perchè se non lo capimo neanche tra di noi...)
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Da: clara.albini@virgilio.it A: bsf@circolab.net Oggetto: [Bsf] appunti e riflessioni su lettera bambina rom Data: martedì 28 gennaio 2003 13.47
Cara Federica, ti mando alcuni appunti che faccio, per quanto riguarda
la
mia conoscenza dei rom che frequento quotidianamente, sulle varie
richieste
che tu pensi di far fare ad una bambina rom. Il mio contributo , credimi esente da ogni vena polemica, semmai carico di amarezza, vuole puntualizzare determinate realt? sulle quali, anche
quando
conosciute, spesso non ci si ferma a riflettere
- ?Sento parlare di guerra e spero che non accada?:
Per i bimbi rom, se guerra significa scappare ed avere paura, la guerra
gi?
c?? quotidianamente nel loro campo. (controlli serrati e quotidiani
rastrellamenti
di varie forze ordine) 2) ? Sento parlare di smog ecc.?: l?altra sera (27/1) al campo per
scaldarsi
mettevano sul fuoco di tutto, compreso alcuni grossi contenitori per
acqua
di plastica, del tipo che si usa nelle macchinette distributrici. 3) ?ma come fare se ci sono tante automobili?ecc?: purtroppo spesso per
una
bimba rom tante automobili significano avere pi? possibilit? di
raccogliere
soldi ai semafori, per rimediare il pranzo quotidiano. 4) ?noi vorremmo solo poter giocare liberamente?.ecc?: spesso i campi rom sono confinanti con altri campi, l?unico intoppo al gioco libero per i
bimbi
rom sono per l?appunto, come tu fai notare, i topi(per una questione
sanitaria
che a noi salta agli occhi, ma che per loro, i bimbi, non ? primaria);
non
credo che una bimba rom possa sognare i campi, credo che sogni
soprattutto
una casa o comunque un posto sicuro e caldo dove vivere. 5) ?? giocare con i topi che ci passano in mezzo alle gambe ? i topi non sono un problema solo per il gioco, lo sono soprattutto per le malattie
che
portano,sono un problema perch? i bimbi rom devono stare attenti a non
farsi
azzannare il cibo da loro e amnche perch? spesso di notte devo buttarli
fuori
dalle loro coperte (quando ce le hanno) dove hanno tentato di rintanarsi. 6) ?una bimba nomade?: condivido l?opinione di Luigino, sarebbe ora di
chiamarli
rom e di sfatare i soliti luoghi comuni: i rom nomadi per scelta sono
ormai
veramente pochi!
Purtroppo Federica credo proprio che una lettera di quel tenore (topi a
parte)
sia pi? probabile che esca dalla bocca di una qualsiasi bambina italiana piuttosto che da quella di una bimba rom. Ciao Clara.
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