Ieri sono andato ai cancelli del deposito degli autobus a portare la solidarietà mia e della mia famiglia ai lavoratori dei trasporti pubblici, e mentre ero lì ho sentito attraverso radio onda d'urto che sta facendo un prezziosissimo lavoro di informazione e collegamento, una delle tante telefonate di solidarietà: Chi chiamava era una signora ex metalmeccanica, diceva che aveva già fatto quel tipo di lotta, dura, radicale, ferma, e temeva che i tramvieri non avrebbero potuto reggere più di tanto, il suo timore, quasi angoscia era che non potessero resistere a lungo.
Vicino a me c'era un ragazzo giovane un compagno che ascoltando diceva " quando mai sono state fatte lotte di quel genere", io lo guardo e gli spiego che i metalmeccanici delle mie parti l'hanno fatto per tanto tempo.
Presidi ad oltranza, per 3, 10, 20 giorni, qualche padrone, Il Lucchini, rispondeva con serrate di un mese, un mese senza paga! Allora mi dico è questo che ci hanno fatto, ci hanno fatto dimenticare come si lotta, come si chiedono i diritti, come affermre la dignità, nemmeno i più giovani tra noi ricordano . All'ora il ricordo riaffiora, Mio padre che dice a cena " domani comincia il presidio, perchè vogliono licenziare 200 persone, vogliono chiudere la fabbrica, farla a pezzi, " era già successo alla Glisenti 500 persone lasciate a casa e giu scioperi e presidi, nessuno entra nessuno esce, tutti fermi, poi alla bernocchi 800 persone uguale tragedia, e noi a correr da un presidio all'altro a dare solidarietà, salamine da cuocere sulle braci dei bancali, a rimanere fino tardi davanti ai tanti cancelli chiusi. Dopo la scuola andavamo ai fuochi degli operai, dai nostri padri e madri, loro ci accoglievano con calore, ci volevano insegnare le cose, ma poi ci dicevano di andare a casa perchè dovevamo studiare. E le fabbriche una dopo l'altra che vengono chiuse, solo nel mio paese 1800 persone vengono lasciate a casa, e riuscire a studiare ad andare a scuola diventa difficile, si stringono i denti ma finchè si può non si molla.
Ricordo la preoccupazione di mio padre, l'orgoglio di batterci insieme, la fatica e la voglia di lottare, il piacere di essere insieme a difenderci in dignità,
Mio padre se ne andò prima che abbattessero la sua fabbrica, quando le ruspe la divorarono io con tanti altri piangemmo e maledicemmo la razza padrona, perchè là seppellivano i nostri.
Grazie ai tramvieri per avermi ricordato tutto questo, e per averci insegnato che possiamo ancora farlo.
Walter
Scrive "Walter, Federica" walter.federica@tiscalinet.it:
Ieri sono andato ai cancelli del deposito degli autobus a portare la solidarietà mia e della mia famiglia ai lavoratori dei trasporti pubblici, e mentre ero lì ho sentito attraverso radio onda d'urto che sta facendo un prezziosissimo lavoro di informazione e collegamento, una delle tante telefonate di solidarietà: Chi chiamava era una signora ex metalmeccanica, diceva che aveva già fatto quel tipo di lotta, dura, radicale, ferma, e temeva che i tramvieri non avrebbero potuto reggere più di tanto, il suo timore, quasi angoscia era che non potessero resistere a lungo.
Vicino a me c'era un ragazzo giovane un compagno che ascoltando diceva " quando mai sono state fatte lotte di quel genere", io lo guardo e gli spiego che i metalmeccanici delle mie parti l'hanno fatto per tanto tempo.
Presidi ad oltranza, per 3, 10, 20 giorni, qualche padrone, Il Lucchini, rispondeva con serrate di un mese, un mese senza paga! Allora mi dico è questo che ci hanno fatto, ci hanno fatto dimenticare come si lotta, come si chiedono i diritti, come affermre la dignità, nemmeno i più giovani tra noi ricordano . All'ora il ricordo riaffiora, Mio padre che dice a cena " domani comincia il presidio, perchè vogliono licenziare 200 persone, vogliono chiudere la fabbrica, farla a pezzi, " era già successo alla Glisenti 500 persone lasciate a casa e giu scioperi e presidi, nessuno entra nessuno esce, tutti fermi, poi alla bernocchi 800 persone uguale tragedia, e noi a correr da un presidio all'altro a dare solidarietà, salamine da cuocere sulle braci dei bancali, a rimanere fino tardi davanti ai tanti cancelli chiusi. Dopo la scuola andavamo ai fuochi degli operai, dai nostri padri e madri, loro ci accoglievano con calore, ci volevano insegnare le cose, ma poi ci dicevano di andare a casa perchè dovevamo studiare. E le fabbriche una dopo l'altra che vengono chiuse, solo nel mio paese 1800 persone vengono lasciate a casa, e riuscire a studiare ad andare a scuola diventa difficile, si stringono i denti ma finchè si può non si molla.
Ricordo la preoccupazione di mio padre, l'orgoglio di batterci insieme, la fatica e la voglia di lottare, il piacere di essere insieme a difenderci in dignità,
Mio padre se ne andò prima che abbattessero la sua fabbrica, quando le ruspe la divorarono io con tanti altri piangemmo e maledicemmo la razza padrona, perchè là seppellivano i nostri.
Grazie ai tramvieri per avermi ricordato tutto questo, e per averci insegnato che possiamo ancora farlo.
Walter
ciao Walter e grazie per la medicina che regali a ciascuno di noi contro la nostra cronica "smemoratezza",si hai ragione ci hanno fatto questo, ci hanno fatto dimenticare come si lotta,o forse che ci sia qualcosa per cui lottare insieme. Potrei scadere su una reorica natalizia sfrenata ;mi limiterò ad augurarmi che i lavoratori di tanti settori presi in giro ormai da tanto tempo da governo e sindacati confederali, inizino a percepire con passione i motivi che accomunano la lotta in tanti settori ! grazie ai tramvieri per il giusto "scappamento della pazienza" UN ABBRACCIO A TUTTI DA UN OTTIMISTA POMPIERE NON ANCORA MILITARIZZATO!