Ciao Agostino, ciao Felice mi intrometto in questo interessante dibattito, credo che il problema sugli attentati suicidi, si debba riportare su un concetto legato essenzialmente, alla modifica sostanziale delle caratteristiche del movimento di liberazione palestinese, ed è questo il preoccupante, oltre che doloroso. Infatti io penso che Arafat c'entri un gran poco con tutto questo, nel senso che sempre di più è superato dalle fazioni "religiose" anche all'interno del suo "governo". Mi spiego, l'uso dell'islam estremo( artificiosa alchimia) nella politica del medioriente, non è certo nuovo, l'OLP l'ha da sempre rifiutato, con una politica estremamente laica,la palestina è l'unico "stato",del medioeriente, ove la laicità è una caratteristica fondante lo stato stesso. La prima Intifada è caratterizzata da un atteggiamento di resistenza e di contrasto "non violento" (lanci di pietre, resistenza passiva, contrapposizione fisica disarmata di fronte ai carri armati e scherani armati) la seconda intifada cambia di colpo caratteristiche, (risposta armata, attentati suicidi, culturizzazione fideistica). La prospettiva che si apre è quella di trasformare una resistenza laica con una storia di 35 anni , in un percorso fondamentalista, appoggiato dall'Arabia Saudita e dal suo potere spirituale Wahhabanita. Solo uno stolto non può sapere che l' arabia Sudita è il miglior alleato Statunitense dell'area mediorientale, ed un miope non può vedere che dietro le offerte Saudite di pacificazione non ci sia la volontà statunitense fondamentalista di "pacificare" quell'area sulla base del fondamentalismo islamico. Ciò vorrebbe dire avere alleati duri e puri, sacrificare le libertà individuali e collettive in nome della disponibilità delle risorse energetiche, dei siti strategici militari,di stati compiacenti e corrotti fedeli sudditi di sua maestà "lo zio Sam". Il Presidente Arafat ha mille responsabilità, chi non le avrebbe nella sua posizione, ma oggi è purtroppo solo un'icona, un uomo che tenta di porsi in mezzo al grande conflitto tra laicismo e fondamentalismo, per fare il mediatore per non ridurre la Palestina, all'Algeria, all'Egitto, all'Afghanistan, alla Bosnia, alla Giordania, all'Arabia Saudita,( nessuno vuole la morte di Arafat perchè tutti sanno che oltre un atroce bagno di sangue si sarebbe testimoni della scomparsa dell'unica opzione laica mediorientale) la Plestina oggi è paragonabile a Cuba nei Caraibi, se vogliamo che resista e che viva come stato laico ed indipendente, dobbiamo darci da fare, rivendicando la nostra laicità e non con equidistanza, non dalle vittime(per le quali ci vorrebbe equivicinanza) ma dai metodi dittatoriali degli stati , anche europei, che costruiscono un sistema internazionale totalitario su base fideistico-culturale, riconoscendo solo a se stessi, la "democrazia", agli altri l'abominio del "martirio". Come è possibile concepire una vita come quella Palestinese,50 anni di vessazioni, e massacri, privazione della propria TERRA, DELL'ACQUA, DEI PROPRI FIGLI, non si tratta di qualche anno di guerra ma di una vita, di generazioni spese a difendere il proprio presente e futuro, con sobria laicità, con testarda forza a mantenere uno straccio di civiltà in mezzo all'oblio, NOI DOBBIAMO AIUTARE QUEL POPOLO, costruendo assieme ai pacifisti israeliani una strada di salvezza, come, non lo sò, ma il perchè credo di saperlo:quando un popolo lotta per mezzo secolo per la sua libertà senza rinunciare alla sua sobrietà ed intellighencia, quel popolo è già libero e noi siamo liberi con Lui, ora dobbiamo assieme costruire la PACE, ed avere la TERRA. Forse la Perugia Assisi non servirà a molto, ma cosa c'entra con questo mio vaneggiare la Consulta o la Tavola per la Pace?
un abbraccio Walter
---------- Da: AGOSTINO ZANOTTI agzanot@tin.it A: bsf@circolab.net Oggetto: R: [Bsf] Perugia -Assisi passando da Jenin Data: martedì 30 aprile 2002 10.15
Caro Felice,
sulla Tavola per la Pace e sulla Consulta ho capito come la pensi. Mi sfugge ancora la questione delle vittime e la questione dei Kamikaze. Io ti dico come la penso sul discorso kamikaze: 1 capisco il loro gesto, ma non lo condivido; 2 i kamikaze sono mandati a compiere il loro "innaturale gesto" secondo un preciso disegno strategico-politico che io non condivido; questo non emerge dallo scritto di Lev, mentre secondo me è un dato importantissimo;
Penso non sia necessario che mi esprima nei confronti del governo Sharon e di quello che sta facendo e nemmeno sulle responsabilità delle istituzioni internazionali. Sarebbe comunque importante, almeno tra di noi, capire quali sono state in questi anni le scelte " errate" di Arafat, tra queste, io penso, quella di non aver creduto fino in fondo nella scelta della nonviolenza, più presente nella prima che nella seconda intifada.
Scrivo queste cose perchè non voglio cadere nell'errore del dopo 11 Settembre, o con Bush o con Bin Laden, mi preme far emergere la complessità della situazione attuale, cercando di porre alcuni stimoli alla confronto. Questo non vuol dire non prendere posizione, è solo un tentativo di non farsi polarizzare.
Ovviamente in quello che dico non penso di aver ragione, anzi magari sto proprio sbagliando.
Il dato fondamentale a questo punto è proprio quello riportato da Lev Grinberg:
Bisogna invertire l'intera opinione pubblica internazionale, e le Nazioni unite devono dispiegare forze d'intervento per fermare il sangue e bloccare il peggio che sta arrivando. Gli israeliani e i palestinesi hanno un bisogno disperato di un mutamento di rotta dell'opinione mondiale. Ne abbiamo bisogno, per salvare le nostre vite e preservare la nostra speranza in un futuro migliore.
N.B.: una polarizzazione che non condivido è anche quella di " o con il BSF o con la consulta", penso vadano ricercati percorsi diversi.
p.s.: i pois non dovrebbero essere verdi, perchè magari pensano che siamo vicini alla lega e nemmeno arancioni perchè hanno del mistico. Scegliamo solo il rosso vivo.
Scusate l'invadenza. Agostino
----- Original Message ----- From: Felice Mometti To: BSF Sent: Tuesday, April 30, 2002 3:29 AM Subject: [Bsf] Perugia -Assisi passando da Jenin
Al mondo ci sono tanti docenti universitari tra cui Lev Grinberg. Ah......dimenticavo: non ho mai capito come mai nel Direttivo della Tavola della Pace ci siano organizzazioni che hanno sostenuto le guerre in Iraq, in Kossovo, in Afghanistan ed i cosidetti "interventi umaniari" in Somalia ed in Albania. Comincio ad avere il sospetto che gli Appelli della Tavola della Pace siano scritti con la penna in una mano ed il manuale Cencelli nell'altra.
Buonanotte Felice
p.s. propongo che i pullman del BSFper la Perugia -Assisi siano molto colorati ( a pois verdi e arancioni) in modo da distinguerli anche a molti kilometri di distanza da quelli tristissimi della Consulta che, si vocifera, avranno sul lunotto posteriore un mega poster della coppia Corsini-Comini.
IL TERRORISMO DI STATO ISRAELIANO
di LEV GRINBERG*
Qual è la differenza tra il terrorismo di stato e atti terroristici di singoli individui? Quando Arafat è stato messo sotto assedio nei suoi uffici, è stato pressato a combattere il terrorismo. Il terrorismo di stato israeliano è definito ufficialmente dagli americani come «autodifesa», mentre i kamikaze sono chiamati terroristi. La sola «piccola» differenza è che l'aggressione di Israele è responsabilità diretta di Ariel Sharon, Benjamin Ben Eliezer, Shimon Peres e Shaul Mofaz, mentre gli attentati terroristici sono compiuti da individui disperati, spesso contro la volontà di Arafat. Un'ora dopo che Arafat aveva proclamato la sua adesione al cessate il fuoco e augurato agli ebrei una felice festa di pasqua, un kamikaze si è fatto esplodere in un hotel di Netanya, uccidendo 22 innocenti che festeggiavano la pasqua ebraica. Arafat è stato considerato responsabile di quell'azione, e quest'accusa è alla base dell'offensiva militare israeliana in corso. Allo stesso tempo, la responsabilità di Sharon per i crimini di guerra israeliani è ignorata. Chi dovrebbe essere arrestato per l'uccisione mirata di almeno 100 palestinesi e per la morte di più di 120 tra medici e infermieri palestinesi? Chi dovrebbe essere condannato per aver ucciso più di 1.200 palestinesi e per la punizione collettiva di oltre 3 milioni di civili negli ultimi 18 mesi? E chi affronterà i tribunali internazionali per le colonie illegali nei Territori occupati e per aver disapplicato le risoluzioni Onu per più di 35 anni?
Le bombe suicide che uccidono civili innocenti devono essere inequivocabilmente condannate; ma sono atti non paragonabili al terrorismo di stato. I primi sono atti di disperazione di gente che non vede futuro, del tutto ignorata da un'opinione internazionale distorta e ingiusta. Gli altri sono decisioni fredde e «razionali» di uno stato e di un apparato militare di occupazione, ben equipaggiato, finanziato e spalleggiato dall'unica superpotenza mondiale.
Nel dibattito pubblico, il terrorismo di stato e gli uomini-bomba non sono in realtà considarati atti di terrorismo tra loro comparabili. Il terrore di stato e i crimini di guerra perpetrati dal governo israeliano sono legittimati come «autodifesa», mentre ad Arafat, persino ora che è sotto assedio, si chiede di arrestare i «terroristi». Voglio chiedere: chi arresterà Sharon, il diretto responsabile dell'ordine di uccidere i palestinesi? Quando sarà definito anch'egli un terrorista? Per quanto tempo il mondo ignorerà l'urlo palestinese che chiede solo libertà e indipendenza? Quando smetterà di negare il fatto che lo scopo del governo israeliano non è la «sicurezza» , ma l'occupazione e la sottomissione del popolo palestinese?
Come israeliani all'opposizione, combattiamo contro il nostro governo, ma il sostegno internazionale che riceve Sharon mette continuamente a rischio la nostra lotta. Bisogna invertire l'intera opinione pubblica internazionale, e le Nazioni unite devono dispiegare forze d'intervento per fermare il sangue e bloccare il peggio che sta arrivando. Gli israeliani e i palestinesi hanno un bisogno disperato di un mutamento di rotta dell'opinione mondiale. Ne abbiamo bisogno, per salvare le nostre vite e preservare la nostra speranza in un futuro migliore.
*Lev Grinberg è un sociologo israeliano, direttore dell'Humprey Istitute per la ricerca sociale all'università Ben Gurion.