In vista della manifestazione che si terrà a Torino il 30 novembre contro i Centri di Detenzione segue un piccolo contribuito MOLTO ATTINENTE...
Buona giornata a tutt*! Katia
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Intervento di Salvatore Palidda - Prof. all' Università di Genova
Mercoledì 13/11/02 - sala Piamarta (vedi sotto)
"Tema: La reclusione discriminante: lo straniero in carcere"
"Siamo il paese che più ha impestato il mondo. Cifre che superano i 6 milioni di italiani nel mondo vi saranno note... L'immigrante da qualunque paese provenga passa sempre attraverso una serie di vicissitudini in cui il passaggio tra ciò che rientra nella legalità e ciò che è inscritto nell'illegalità è frequente e normale. Ai nostri giorni l'accesso pacifico ai paesi dominanti è precluso. Mio padre era cittadino americano. Quando emigrò negli anni '20 costava un occhio della testa, mi raccontava Ora emigrare costa molto di più... bisogna fare un investimento spaventoso per andare a cercar fortuna.. Assistiamo a un PROIBIZIONISMO, sì, un vero e proprio proibizionismo dell'IMMIGRAZIONE con la logica perversa di produrre e riprodurre clandestinità. Pensiamo ai miliardi spesi per militarizzare le frontiere messicane, volute dalle lobby per spendere e guadagnare nell'industria più redditizia, quella armiera, creando veri e propri fronti di guerra. GUERRA ALL'IMMIGRAZIONE: è un grande business che frutta carriere e soldi. Dai 5 milioni e mezzo di clandestini in USA, oggi ce ne sono quasi 8, nonostante regolarizzino una media di 200.000/250.000 stranieri all'anno. Sono dati di un Osservatorio accreditatissimo, quello che fornisce i dati e le statistiche al Congresso Americano. Perché così tanti clandestini? La risposta è una: per favorire le economie sommerse. L'Italia è al primo posto in cui tali economie rappresentano il 30% del Prodotto interno lordo e i lavoratori che lavorano per esse sono circa 8 milioni e non sono tutti stranieri. L'Italia è la prima piazza del caporalato e i caporali non sono tutti terroni. Nell'edilizia sono i bergamaschi e i bresciani al primo posto. Assumono rumeni, albanesi, cinesi e , ecco la novità nei cantieri milanesi, assumono donne dell'Est. Il lavoro nero sta esplodendo per l'assetto liberista e la perdita della normativa che difendeva il lavoratore, prima . Non esistono più grandi imprese edilizie. Tutto è in subappalto. I grandi studi di ingegneri e di architetti risultano senza dipendenti. Avete visto la trasmissione di Sciuscià sul caporalato? Cantieri in cui non si sa chi lavora per chi (subappalto a cascata). Anche e soprattutto da qui nasce la devianza, la criminalità e l'auto-criminalizzazione, come la chiamo io. Il modello tradizionale dell'Emigrazione, cioè quello della riuscita attraverso il lavoro, non esiste più. Al termine del periodo di vicissitudini trovavi un lavoro, avevi l'assistenza medica, trovavi una casa per far crescere i tuoi figli, avevi la macchina Oggi quelli che riescono sono una piccola minoranza. Ho degli amici tunisini, marocchini che mi dicono: "Lavoro da 15 anni a Milano e mi vergogno. Non torno al mio paese, non sono riuscito neanche a mettere via i soldi per comprarmi la macchina." E' lo stesso problema che hanno anche i giovani non necessariamente stranieri: per mezzo del lavoro non riesci più, è attraverso le attività illecite che riesci. Oggi l'accesso all'emancipazione attraverso il lavoro è quasi impossibile. Innumerevoli sono le testimonianze l'anno che ho passato come volontario a S. Vittore, altre ricerche a cui ho contribuito Ritorno al meccanismo di criminalizzazione e di auto-criminalizzazione La storia degli spacciatori marocchini e tunisini, ad esempio.. Inizia a Milano, negli anni '80, quando vivevano nelle cascine delle periferie di Milano: giunsero lì coloro che organizzavano lo spaccio, i fornitori degli spacciatori. Li reclutarono: non si fidavano più degli spacciatori italiani, tutti tossicodipendenti e molti informatori della polizia. Si sa, va così: SE NON CI SI INTEGRA NELLA NORMALIZZAZIONE, CI SI INTEGRA NELLA DEVIANZA. Ed è incredibile come spesso siano maggiormente integrati quelli che effettuano la seconda scelta: il secondo si integra di più dell'immigrato che sta alla catena, parla meglio l'italiano, sa tutto sui meccanismi interni alle logiche della polizia Ci sono poi i cliché negativi rispetto agli immigrati: prima c'erano i tunisini, poi i marocchini, poi ancora gli albanesi, ora i rumeni naturalmente, come sempre, gli zingari sono al primo posto e nelle categorie di migranti, invece, positive, il gioco è sempre quello. Si pensi alle filippine che sono strappate ai loro figli e non riescono a vederli crescere non si parla mai dei tremendi effetti emotivi, psicologici, sociali di questi strappi Nella relazione sui tossicodipendenti presenti in carcere la responsabile dell'ASL a S. Vittore ha indicato la percentuale del 30% di tossicodipendenti sul totale dei carcerati. Ennesima riprova che la tossicodipendenza continua a non essere trattata come malattia sociale: il tasso italiano di carcerazione dei tossicodipendenti è il più alto in Europa. Insieme constatammo che in moltissimi casi sarebbe stato possibile un reinserimento socio-sanitario maggiore per gli stranieri che per gli italiani perché la scelta della tossicodipendenza nasceva dall'autodistruzione, dal fallimento di un'emigrazione "regolare", Il tossicodipendente italiano che è beccato a spacciare ha molte chances, se non è un irriducibile, per essere rimesso in libertà vigilata, per accedere a un programma di rieducazione Per uno straniero è quasi impossibile: sono 20 detenuti al massimo in tutta Italia ad aver avuto accesso a queste possibilità e sono casi super-eccezionali. Lo straniero è escluso da pene alternative e sostitutive. C'è un vero e proprio meccanismo di DISCRIMINAZIONE. Il 60% degli stranieri in carcere è in attesa di giudizio. Gli italiani non arrivano al 40%. La carcerazione per lo straniero che viola la Legge è quasi automatica. Vi racconto questa: un manager egiziano due settimane fa stava ritirando dei soldi ad un bancomat di Milano. La prima carta di credito non funziona, tira fuori la seconda e poi la terza passa una volante e lui finisce a S. Vittore per 5 giorni. Ne esce perché interpella e ha i soldi per pagare un buon avvocato. Tutto era in regola, fosse stato italiano questo "incidente" non sarebbe avvenuto Dal SOSPETTO al COLPEVOLE, come in una scena di teatro. Qualche giorno fa è successo qualcosa di simile ad un senegalese che aveva addirittura il passaporto diplomatico sono innumerevoli i fatti reali in cui è evidente il rapido passaggio che dalla DISCREZIONALITA' passa alla DISCRIMINAZIONE. "Se mi trattano così" - pensano e dicono molti immigrati in carcere e fuori- " almeno che lo facciano per una ragione e non solo per la mia faccia". Ogni anno almeno il 30% dei permessi di soggiorno non vengono rinnovati. Io polemizzo sempre con gli statisti e chiedo: "E' perché sono tutti morti? O svaniti nel nulla? Volatilizzati? O sono tutti felicemente rientrati nei loro paesi?". Col continuare a lavorare in nero, tornano clandestini. L'ASSETTO ECONOMICO E L'ECONOMIA SOMMERSA RIPRODUCE IRREGOLARITA'. Anche il più cretino degli italiani ne approfitta. Negli anni '70 mia madre non poteva permettersi una "badante" per avere un aiuto a casa. Subentrano lì dove c'è l'assenza. Dovrebbero esserci strutture sanitarie pubbliche per la nostra civiltà ormai fatta di vecchi. Si sa, con le badanti lo Stato spende molto meno, anzi, ci guadagna Così la situazione non può reggere, si rischia un'esplosione senza precedenti. Aspettiamo che aumentino i suicidi o le rivolte in carcere? Facciamo i lagher in Albania? Vi ricordate, era un'idea "geniale" proposta da qualcuno nel precedente governo. Vogliono espellerli tutti? Che ci provino. E quella che molti clandestini non sono identificati è una fesseria. Il CSM ha riconosciuto che la non identificazione è una farsa: in tutta Italia secondo stime i probabili non identificati sono al massimo 200. Immigrati schedati 10 volte sono all'ordine del giorno, 10 volte prese le loro impronte digitali. IL CONTROLLO DELLA POLIZIA SUGLI STRANIERI E' TOTALE. Il dilemma ora è: o si sceglie la strada della collaborazione e del recupero o l'incancrenimento è destinato a crescere. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
ACCENNI DEL DIBATTITO:
I domanda( di un operatore a Canton Mombello):
"Nel boom dell'economia si accettava tutto, purchè la produzione andasse avanti Ed ora? Che aiuto si può dare ai detenuti stranieri in carcere? Lavoro in carcere da più di 10 anni. Grazie alla circolare del '93 abbiamo potuto far lavorare stranieri privi di permesso di soggiorno perché dovevano stare in Italia per scontare la pena. Attualmente tutto ci sta crollando addosso. Detenuti che accompagnavamo da 4 anni nel percorso di semi-libertà- libertà - casa di accoglienza - casa propria ora sono RIGETTATI NELLA CLANDESTINITA' perché non accettano il rinnovo del permesso di soggiorno. Che valore ha il mio operare oggi con lo straniero se non serve, se non abbiamo voce in capitolo? Dopo 3 o 4 anni di lavoro, di recupero lo si ributta in clandestinità e noi impotenti ".
II domanda: ( di un'operatrice nel settore della tossicodipendenza)
Quale reinserimento sociale è possibile? Visti i tagli, visto che tra il tossicodipendente italiano e quello straniero si sceglie quello italiano.. Il carcere sta scoppiando ma qual è la posizione dei servizi rispetto a questa problematica?
III intervento della giornalista che coordinava: Ieri il ministro Castelli ha dichiarato che le strutture delle carceri italiane reggeranno per ancora 28-30 mesi. Parlare di strutture sembra già qualcosa, ma dell'elemento umano neanche un accenno..
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Palidda risponde:
Con molta franchezza è da quasi un anno che ogni volta che devo fare una conferenza vado in crisi perché ho il timore che gli amici e i presenti mi pongano le domande che mi ponevo io. Anch'io come voi ho fatto volontariato. Un anno a S. Vittore in un gruppo di riflessione con i detenuti. Avevo imposto che fossero italiani e stranieri insieme per evitare la ghettizzazione e favorire le relazioni. Lavoravamo come gruppo in una cella fatiscente e seminterrata con un odore di cessi insopportabile. Almeno i cessi puliti, dicevo per restituire un po' della tanta dignità negata! E contemporaneamente assistevo a programmi-fantasma per i carcerati che ottenevano sovvenzioni milionarie e che non venivano mai attivati. Assistevo alla tragica possibilità di SCIVOLARE NELL'ANNULLAMENTO che rende incapace di intravedere uno spiraglio per il proprio futuro. L'unica cosa a cui appigliarsi ora è il saper CREARE CAPACITA' DI RESISTENZA PSICOLOGICA E FISICA. Non credo nel lavoro come funzione salvifica nelle carceri, come sostengono i liberisti dal Welfare al Workfare. Ci sono dei libri interessanti sul tema: "Parola d'ordine:Tolleranza zero" o "Business Penitenziario" chedenunciano la volontà di trasformazione delle carceri in luoghi di lavoro coatti, le nuove colonie penali La questione resta quella della tutela dei diritti fondamentali dei detenuti ..
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A chi interessasse questo intervento è il terzo (credo) di un ciclo di 7 seminari aperti al pubblico organizzati dall'Ufficio Stranieri del Comune di Brescia che si tengono alla sala Piamarta il mercoledì mattina dalle 9.30 alle 13.00 (orario pe r pochi, sigh). Metterò in circolo il programma con l'elenco dei prossimi interventi appena mi sarà possibile.
Ri-ciao
Katia
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