----- Original Message ----- From: Redazione ATTAC Italia redazione@attac.org To: granello.di.sabbia@attac.org Sent: Tuesday, April 23, 2002 10:50 PM Subject: [ATTAC] INFORMAZIONE 45 - LA HONTE (LA VERGOGNA)
GRANELLO DI SABBIA (n°45) Bollettino elettronico settimanale di ATTAC Martedì, 23-04-2002 ______________________________
Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile. Numero di abbonati attuali: 3 825 Per abbonarsi o cancellarsi: http://attac.org/listit.htm ____________________________________________________________
Indice degli argomenti
E' nelle librerie: "Porto Alegre - Il forum sociale mondiale", a cura di Thomas Bendinelli e Claudio Jampaglia. Collana: Nuova Serie Feltrinelli - ATTAC Italia
1 - La honte Adesso i geometri della politica tireranno fuori le loro calcolatrici e si metteranno a fare i conti: se tutti i candidati della "gauche plurielle" francese si fossero uniti. se i trotskisti non si fossero presentati. se l'astensione fosse stata meno drammatica (quasi un terzo dell'elettorato)
.
di Pierluigi Sullo
2 - La peste o il colera? Con un fragore di schianto è finita in Europa la stagione dei governi di centro-sinistra inaugurata da Prodi nel 1995. La sconfitta dei socialisti francesi archivia anche l'eccezione francese della "sinistra plurale" di governo, in attesa delle elezioni tedesche. La sinistra delle riforme in chiave di mercato, della mitigazione del liberismo, dell'affidabilità di governo, dell'allarme sicurezza contro migranti ed esclusi, delle paure e aspirazioni delle classi medie riportate al centro della politica, perde drammaticamente nel paese dove aveva governato meglio. (.) di Claudio Jampaglia (comunicazione@attac.org)
3 - La democrazia italiana vista da Chomsky Intervista di Domenico Pacitti a Noam Chomsky all'indomani della vittoria elettorale di Berlusconi. Pubblicata da terrelibere.it. "Non so in Italia, ma negli Usa la popolazione è "sondata" estensivamente, in modo massiccio, cosicché noi abbiamo una conoscenza abbastanza buona degli atteggiamenti pubblici. C'è, infatti, ad Harvard un progetto chiamato "L'Elettore che Svanisce", che mi sembra molto significativo. Si occupa di analizzare nei dettagli i risultati elettorali per tentare di determinare perché gli elettori stanno perdendo interesse nelle elezioni da venti anni a questa parte."
4 - Allarme rosso per le donne! Nel generale attacco del governo Berlusconi ai diritti sociali e alla democrazia si rischia che passi nel silenzio uno dei peggiori. Entro il
mese
di aprile potrebbe essere approvata in parlamento una legge sulle Tecniche di Riproduzione Assistita che, tra l'altro, riconosce di fatto capacità giuridica all'embrione fin dal momento del concepimento.
Porto Alegre - Il forum sociale mondiale ____________________________________________________________
a cura di Thomas Bendinelli e Claudio Jampaglia Collana: Nuova Serie Feltrinelli - ATTAC Italia Pagine: 230 , Prezzo: Euro 9,0
ATTAC Italia propone una serie di riflessioni e di contributi critici,
editi
dalla Feltrinelli nella collana "Nuova Serie". Strumenti di analisi e lettura delle contraddizioni della globalizzazione neoliberista e delle proposte per una globalizzazione dei diritti e delle speranze.Abbiamo immaginato con Feltrinelli una serie di proposte tematiche di divulgazione
e
approfondimento che fossero alla portata di tutti e tutte, con prezzi contenuti e formati tascabili. Per il 2002 sono in uscita cinque testi di ATTAC Italia per la collana, "Porto Alegree" è il seccondo dopo "Fermiamo il WTO" di Susan Gorge.
Il libro racconta e documenta i contenuti, le proposte e i dibattiti che hanno attraversato le giornate di Porto Alegre del secondo Forum sociale mondiale, fornisce una versione fedele e articolata delle varie iniziative
e
offre un quadro politico e storico che consente di inquadrare lo stato attuale di elaborazione e di organizzazione dei movimenti che si battono
in
tutto il mondo contro la globalizzazione neoliberista. Più di 53.000 partecipanti di 131 paesi, 15.230 delegati di 4909 organizzazioni e associazioni, 2400 giornalisti accreditati e un numero imprecisato di visitatori sfuggiti alla registrazione hanno riempito le strade di Porto Alegre, le aule dell'Università Pontificia (con oltre 800 incontri tematici, seminari, conferenze e assemblee), le sale dei teatri, l'anfiteatro dei concerti, i caffè e i mezzi pubblici, per incontrarsi, raccontarsi e riaffermare in sei giorni, dal 31 gennaio al 5 febbraio
2002,
tutte le ragioni e le proposte perché "un altro mondo sia possibile". La complessità e l'organicità delle proposte politico-sociali elaborate a Porto Alegre rende questo progetto molto realistico e questa ne è la prima polifonica sintesi.
Il libro nasce dall'esperienza diretta sul campo di un gruppo di
militanti,
traduttori e traduttrici, giornalist* di MediAttac: il collettivo di documentazione e informazione del Forum Sociale Mondiale che a Porto
Alegre
e in Francia e Italia hanno seguito l'evento giorno per giorno per ATTAC.
Per approfondimenti: http://www.attac.org/italia/libri/indice.htm
1 - La honte ____________________________________________________________
di Pierluigi Sullo tratto da www.carta.org
Adesso i geometri della politica tireranno fuori le loro calcolatrici e si metteranno a fare i conti: se tutti i candidati della "gauche plurielle" francese si fossero uniti. se i trotskisti non si fossero presentati. se l'astensione fosse stata meno drammatica (quasi un terzo dell'elettorato). Se tutto questo fosse accaduto, Lionel Jospin sarebbe regolarmente in
corsa
per la presidenza, e l'Europa intera non griderebbe allo "choc" per il
fatto
che, invece, antagonista di Jacques Chirac sarà un fascista, antisemita, razzista, un suscitatore dei peggiori umori sociali come Jean-Marie Le
Pen,
capo del Fronte nazionale. Tutto sarebbe in ordine. Ma è così? Davvero basta così poco, per spazzar via la sensazione, molto concreta purtroppo, che la civilizzazione europea, l'illuminismo e la democrazia, proprio quelle virtù che nacquero in Francia un paio di secoli fa, sono ormai una macchina rugginosa, inceppata, che funziona contro se stessa? Naturalmente, non è un caso che gente simile a Le Pen prenda molti voti, e sia al governo, in molti paesi dell'Unione europea. E che le sinistre liberali, ossimoro politico, stiano crollando ovunque, in Italia come in Spagna, in Francia appunto, siano in difficoltà in Germania, ecc. Non è facendo, come nel computer, un bel lavoro di "taglia" e "incolla" di pezzi di partiti storici sopravvissuti a se stessi, di frammenti di elettorato residuo di sinistra, che si risolverà il problema. Quando il segretario del partito comunista francese parla di "catastrophe" allude anche a se stesso. Né si risolverà, il problema, imitando l'unico "socialdemocratico
riformista
europeo" (formula con cui Fassino ha vinto il congresso dei Ds, anche se
non
ha spiegato che cosa precisamente sia) ancora saldamente in sella:
l'inglese
Tony Blair. Il quale cavalca il neoliberismo della sua antenata Thatcher, privatizza qualunque cosa e accorre a combattere ogni guerra americana.
Non
è, forse, che proprio una simile "sinistra" spiana la strada ai Le Pen? La notte di domenica, le strade di molte città francesi si sono riempite
di
gente che voleva mostrare la sua "honte", la sua vergogna di essere connazionale di Le Pen. La società francese è mobilitata, resiste, nonostante i geometri della politica. Sono gli stessi che, in
trecentomila,
contestarono il vertice europeo di Barcellona in cui si decisero le
ennesime
privatizzazioni. Gli stessi trecentomila che a Genova contestarono gli
Otto
Grandi. Gi stessi ottantamila di Porto Alegre. I tre milioni di Roma. Che cosa vogliono? Semplice, un mondo senza Le Pen, cioè senza odio, miseria, insicurezza sociale, guerre. Un mondo senza liberismo. Per ottenere il
quale
si dovrà fare molta strada, da queste democrazie inceppate a una nuova democrazia. In novembre si farà in Italia, a Firenze, il Forum sociale europeo. Se ne
è
discusso a lungo, domenica, in una riunione appunto a Firenze. Forse ora cominciamo a comprenderne l'importanza, l'urgenza e la difficoltà.
2 - La peste o il colera? ____________________________________________________________
di Claudio Jampaglia (comunicazione@attac.org)
Con un fragore di schianto è finita in Europa la stagione dei governi di centro-sinistra inaugurata da Prodi nel 1995. La sconfitta dei socialisti francesi archivia anche l'eccezione della "sinistra plurale" di governo transalpina, in attesa delle elezioni tedesche. La sinistra delle riforme
di
mercato, del liberismo mitigato, dell'affidabilità di governo,
dell'allarme
sicurezza contro migranti ed esclusi, delle paure e aspirazioni delle
classi
medie riportate al centro della politica, perde drammaticamente nel paese dove aveva governato meglio. Jospin aveva giocato tutta la sua credibilità sulla concretezza dei risultati economici del suo governo (una disoccupazione in diminuzione,
una
crescita sensibilmente maggiore del resto d'Europa, una "tenuta" sulle politiche del lavoro con le 35 ore), sulla credibilità della funzione riformatrice e modernizzante della sua formula, personalizzando fortemente la campagna sui comportamenti morali e sulla propria presentabilità
rispetto
ad un Chirac scampato alle pesanti inchieste giudiziarie del tribunale di Parigi, grazie all'immunità presidenziale. L'uomo della "morale" si trova battuto da un settantaquattrenne fascista, imbarazzante anche per i
nostrani
vertici di An (come lo stesso Le Pen ha tenuto a sottolineare nei
confronti
di Fini "che fa finta di non conoscermi") e dal Presidente più scandaloso della storia repubblicana. Chi ha perso però non è l'uomo, ma la visione politica. Chirac perde voti, Le Pen ne conquista quasi duecentomila in più, ma i socialisti ne perdono due milioni e mezzo. Ha perso proprio quella visione "gestionale" della politica che pur valutando positivi i risultati del governo non ha saputo proporre, articolare e scommettere sulla politica, sulle idee. In Francia insieme al partito socialista viene drammaticamente sconfitto il partito comunista che paga ancora più duramente la propria stagione di governo a favore della sinistra più radicale, movimentista o protestataria. In questo senso Le Pen e il Fronte Nazionale non hanno vinto, ma
migliorando
lo score delle presidenziali del 1995 (dal 15% al 17%) si sono posti come
l'
unica costante della politica francese riconosciuti da una parte dell' elettorato che ha punito indistintamente ed essenzialmente chi ha
governato
la coabitazione. Sommando i voti del transfuga Megret, la destra estrema rappresenta una forza nazionale (e non più regionale) con la quale la
destra
gollista dovrà fare amari conti nelle legislative di giugno. Non sottovalutiamo il fenomeno Le Pen che rinasce dalle fiamme del suo tricolore (quello della tomba di Petain, invece che di Mussolini), anzi. Credo sia un segnale molto importante anche per i governanti di casa
nostra
da giocare astutamente. Le Pen conquista consensi nelle fasce operaie e proletarie, maschili, e per la prima volta si posiziona fortemente tra i contadini francesi. Anche se Gasparri dichiara che voterebbe per Chirac perché rappresenta una destra riformatrice e di governo, non facciamoci illusioni, i Le Pen d'Europa hanno fiutato l'onda lunga. Ma soprattutto hanno capito meglio della sinistra tradizionale che si ritorna ad un'epoca di schieramenti e di idee forti. Il potere, allora, logora chi ce l'ha? Non proprio. Le ragioni sono forse più semplici e meno machiavelliche. In Europa da almeno 4 anni esistono dei segnali importanti di ripresa
della
destra estrema, caratterizzata localmente da formazioni e alleanze differenti, ma riunite nell'interpretare le paure, le ansie e la voglia di "sicurezza" di una parte di cittadini europei, in Danimarca, come in Austria, in Italia, come in Francia, spaventati da un mondo e da alcuni cambiamenti maggiori il cui segno principale è quello dell'apertura e
della
scarsa trasparenza e comprensibilità. La globalizzazione per prima e l' Unione europea in seconda battuta stanno cambiando rapidamente ed inesorabilmente alcune coordinate storiche della identità e della vita dei cittadini. Il rapporto tra sovranità, cultura nazionale e forme di rappresentanza subisce continui contraccolpi che non passano quasi mai da dibattiti e scelte politiche nelle mani e nel voto dei popoli. L'insieme delle condizioni materiali della propria esistenza, lavoro, tempo di cura, relazioni sociali e fruizione di servizi di prima necessità hanno subito stravolgimenti importanti senza possibilità alternative. Di fronte a tutto questo si resiste o si sbotta ("è stato il modo più
forte
che hanno trovato per dire merde" ha affermato Bernard Cassen in un' intervista odierna al Manifesto). Perché non si comprende l'attuale e si comincia a temere il futuro, perché non si hanno i mezzi per discuterlo o per determinarlo, perché la politica diventa gestione aziendale e le elezioni materia di sondaggi e televisioni. Perché le idee sono al più
tema
per dibattiti televisivi. L'emblema di questa deriva sono i temi della sicurezza e della multiculturalità. Due questioni identicamente unite e poste da tutte le destre e i "centri" d'Europa. Su questo tema la responsabilità dei governi di centrosinistra è altissima. Hanno giocato sporco. Scaricando le ansie
d'
insicurezza sociale dei cittadini sugli esclusi e nel razzismo. I
migranti,
i giovani delle periferie (spesso figli di ex-migranti) sono stati uno dei maggiori capri-espiatori di chi aveva la responsabilità di guardare ai processi sociali innescati e di trovarne risposte e soluzioni e invece ha alimentato l'allarme generalizzato per la microdelinquenza in tutta
Europa.
Su questo punto la vittoria delle destre è assoluta. La responsabilità culturale e politica dei centro-sinistra si ritorce contro di loro. Basti pensare all'ossessivo slogan di Le Pen nella campagna, rivolto soprattutto
a
Chirac: "meglio la copia o l'originale?" I socialisti francesi hanno pagato anche la frammentazione, non tanto
nella
sinistra che non si riconosce in loro, quanto dei loro alleati di governo (radicali e Chevenement che si portano via un 7,6% al primo turno). Una frammentazione voluta dai socialisti che non hanno trattato programmi e strategie con nessuno. Incentrando la campagna completamente sull'uomo Jospin, candidato non più socialista, ma direttamente della repubblica. Nel voto a sinistra, oltre al rischio di estinzione dei comunisti, ed al ridimensionamento dell'annunciata ascesa di Force Ouvrière (data a due
cifre
nei sondaggi, mentre riconferma l'abbondante 5% delle elezioni del 1995), rimane il dato della sinistra antiliberista che cresce e tanto. Gli unici candidati con programmi di rottura chiara sui temi della privatizzazione
dei
servizi pubblici, della società sostenibile, della necessità di ridurre lo strapotere dei mercati finanziari e delle elites burocratiche europee, e così via, segnano risultati significativi. Il verde Mamère quasi raddoppia
i
voti del 1995 arrivando al 5% e lo sconosciuto postino Besancenot della
Lcr
(la Lega comunista rivoluzionaria) tocca il 4%. Si potrebbe parlare di un voto di "protesta" di sinistra come fanno i socialisti, lo lasciamo ai posteri. Il dato interessante rispetto a questi candidati è come sono
stati
trattati e rappresentati dalla politica tradizionale, dai sondaggi e dai mass-media. Visionari, suggestivi personaggi che credono che la politica siano idee e spinte al cambiamento. Avevano tutti scommesso che sarebbe stata Force Ouvrière, la più rigida e meno innovativa formazione della sinistra, a fare il pieno di voti della sinistra delusa. Invece le idee (e il rapporto con il movimento antiliberista) pesano tanto sul conto finale della sconfitta Nessun sondaggista, nessun re dell'analisi delle intenzioni di voto aveva capito il rischio che correva Jospin. Nessuno. Perché il sistema in cui vivono sondaggisti, direttori e giornalisti dei mass-media, politici e opinionisti è lo stesso. La verità si costruisce a furia di fabbricarla,
di
indirizzarla, di parlarsi addosso. Entrambi i candidati maggiori hanno guardato fino all'ultima settimana ai candidati minori come un problema di tattica e posizionamento per le alleanze al secondo turno. Se al risultato sommiamo e diamo il giusto peso al più alto astensionismo della storia
delle
presidenziali francesi con oltre il 28%, il segnale è chiaro. La mancanza
di
idee, di prospettive, di chiari indirizzi sociali e di politica polarizza
l'
insicurezza e la disaffezione. La quinta repubblica finisce probabilmente qua e con essa le ingegnerie elettorali, la rincorsa al centro, l' annacquamento di programmi e dell'ideologia in "cultura di governo". Ovviamente in molti non se ne accorgeranno, per primi i diretti
interessati
negli altri paesi europei che continueranno a sostenere che chi governa
paga
il peso delle responsabilità e il personalismo e protagonismo dei gruppi estremi che hanno tutto da guadagnare nella critica. Similmente al "lasciatemi lavorare" di Berlsuconi si condannano gli irresponsabili che criticano i manovratori. La verità è che i centro-sinistra - e Blair ne è
l'
esempio più compiuto, mentre Jospin ne era quello più moderato - tendono sempre più a distanziarsi dalla richiesta di politica, di partecipazione e di protagonismo che i cittadini frastornati di un'Europa che non gli appartiene ancora chiedono ovunque. Jospin si ritira dalla politica, tiene fede alla sua integrità. Mi chiedo se non fischiano le orecchie ai leader del centro-sinistra italiano. Ieri in Place de la Bastille un manifestante portava un cartello sulle spalle. "per chi votare: la peste o il colera?".
3 - La democrazia italiana vista da Chomsky ____________________________________________________________
Intervista di Domenico Pacitti a Noam Chomsky all'indomani della vittoria elettorale di Berlusconi
Pubblicata da terrelibere.it.
Chomsky: Non so in Italia, ma negli Usa la popolazione è "sondata" estensivamente, in modo massiccio, cosicché noi abbiamo una conoscenza abbastanza buona degli atteggiamenti pubblici. C'è, infatti, ad Harvard un progetto chiamato "L'Elettore che Svanisce", che mi sembra molto significativo. Si occupa di analizzare nei dettagli i risultati elettorali per tentare di determinare perché gli elettori stanno perdendo interesse nelle elezioni da venti anni a questa parte. Una delle cose che viene misurata è il senso di "helplessness", di impotenza cioè, ovvero si percepisce sempre di più che non è possibile fare niente che agisca sul processo politico. Il senso di impotenza ha colpito pesantemente quest'anno, ben oltre ogni precedente. Di fronte all'elezione approssimativamente il 75% della popolazione ha percepito che non c'era alcuna competizione, che era solo una sorta di
gioco
tra sottoscrittori ricchi, "boss" di partito ed i media. L'industria delle relazioni pubbliche, della pubblicità, ha creato i candidati, addestrandoli ad usare certi gesti e determinate parole che i ricercatori di marketing indicavano come utili ai fini elettorali. Alla fine nessuno diceva ciò che pensava, nessuno capiva e molti pensavano che si trattasse di qualcosa privo di senso, solo una specie di gioco di marketing, di pubbliche relazioni.
Pacitti : Pensa che ciò che sta accadendo in Italia sia simile? Chomsky: Posso dire che è molto simile, ma io non conosco l'Italia come
gli
Stati Uniti. Questa è una tendenza che partì dagli Stati Uniti e dalla
Gran
Bretagna e che risale alla prima parte del secolo. Era naturale che
dovesse
nascere nei paesi più democratici. Negli anni '20 qui si capì subito -
negli
altri paesi più tardi - che non era più possibile controllare la gente con la forza. I paesi stavano diventando più democratici. Il diritto di voto
si
stava estendendo. Il Partito Conservatore britannico - abbiamo i loro verbali interni - all'epoca della Prima Guerra Mondiale comprese che non c'era più alcun
modo
di tenere la generalità della popolazione fuori del sistema elettorale. Compresero che si andava verso il suffragio universale e che dovevano
perciò
rivolgersi a quello che chiamarono "guerra politica". Sono chiamate pubbliche relazioni, ma significa propaganda, cioè il tentativo di controllare gli atteggiamenti delle persone ed i loro
pensieri
dirigendoli verso altre preoccupazioni. Non potendo controllare il popolo con la mera forza, lo si tiene comunque fuori dall'"arena politica". Lo stesso veniva fatto negli Stati Uniti. Infatti, si registrava una crescita enorme dell'industria delle pubbliche relazioni. Nelle società più
avanzate,
più democratiche, c'è da credere che appena una società ottiene più
libertà,
la propaganda sostituisce la violenza come mezzo di controllo del popolo.
Berlusconi è stato imputato in una serie di processi penali in cui è stato condannato. Ma a causa della legge italiana sulla caduta in prescrizione
dei
reati, in effetti nessuna di queste sentenze è stata applicata. Un recente libro elenca quattordici imputazioni contro Berlusconi. Nell'ultimo
decennio
ha collezionato pene detentive per un totale di sei anni e cinque mesi per corruzione, finanziamento illegale e falso in bilancio. Chomsky: Per gli standard Usa si tratta di banalità.
Pacitti: Nel 1990, Berlusconi fu condannato per spergiuro dopo aver negato la sua appartenenza alla loggia Massonica P2, una organizzazione anti-comunista che ha usato i servizi segreti per fini politici. La
condanna
di Berlusconi fu annullata da un'amnistia generale. Il sostegno degli
Stati
Uniti alla P2 sembrerebbe confermare quello che lei sta dicendo. Chomsky: Precisamente. L'Italia, come sappiamo, è stata il principale obiettivo degli Stati Uniti fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Lo
scopo era quello di minare la democrazia in Italia. Negli anni '40, c'era
la
grande paura che la Sinistra vincesse un'elezione democratica. In particolare, nel 1948 la Sinistra aveva un grande prestigio. Voglio dire
che
aver sostenuto la resistenza contro il Fascismo era un fatto molto importante in quel periodo, così come supportare i sindacati. Proprio
mentre
la Sinistra si apprestava a vincere le elezioni, gli Usa iniziarono a cospirare. Non so se a lei è noto, ma il primo piano del Consiglio di Sicurezza Nazionale [NSC1, si veda in proposito il memorandum in "Storia
del
Consiglio di Sicurezza Nazionale 1947-1997": www.fas.org/irp/offdocs/NSChistory.htm] riguarda l'obiettivo di minare la democrazia in Italia. Questo era il problema dell'epoca. E conclusero che potevano minare il processo democratico ricorrendo
- all'arma degli aiuti alimentari - e non credo che ci sia bisogno di
ricordarle che in quel periodo c'era molta gente letteralmente affamata
- alla reintegrazione della polizia fascista (cosa che fu effettivamente
fatta) e ad altre cose del genere tra le quali il - sabotaggio dei
sindacati
Se tutto questo non fosse stato sufficiente e la Sinistra nonostante tutto avesse vinto, gli Stati Uniti avrebbero tentato la carta di una "mobilitazione nazionale", appoggiando nel contempo una serie di attività paramilitari contro il governo. La politica del Consiglio di Sicurezza Nazionale prevalse, e continuò fino agli anni settanta e forse oltre.
Voglio
dire che le nostre conoscenze arrivano solamente fino agli anni settanta perché lì i documenti si fermano. Il sostegno alla P2 va inserito in questo contesto. In altre parole, lo sforzo di minare la democrazia italiana ha radici antiche. A confronto, Berlusconi non sta organizzando attività militari per rovesciare il
governo.
Ciò che accade oggi non è corretto, ma non è grave quanto quello che è accaduto in passato Ed è lo stesso qui. A Clinton non è accaduto di avere molti processi per corruzione. Ma guardiamo il "curriculum" di Reagan e di alcuni esponenti della sua amministrazione [1981-89].
Pacitti: Quindi, lei ha esaminato nei dettagli la vicenda italiana? Chomsky: Non ho fatto ricerche originali ma ho valutato la vicenda comparando diverse fonti. Quindi, per esempio, nel mio libro Deterring Democracy uno dei capitoli [capitolo 11: la Democrazia nelle Società Industriali], contiene dei riferimenti al principale progetto statunitense
e
britannico dopo la Seconda Guerra Mondiale: minare la resistenza contro il Fascismo e ripristinare il tradizionale sistema politico. C'è un
riferimento
all'Italia, che viene approfondito in un altro libro successivo, che si avvale di rivelazioni ulteriori. E sull'argomento c'è un libro molto buono che ho recensito da qualche parte [World Orders, Old and New, Londra,
1997].
Uno storico italiano [Federico Romero, The United States and the EuropeanTrade Union Movement 1944-1951, Nord Carolina, 1989-1992] giudica addirittura positivamente il fatto che gli alleati abbiano disarmato la resistenza e riportato il "Comitato di Liberazione Nazionale" all'ordine, perché i "liberi movimenti politici e sociali da sempre ispiravano diffidenza agli Alleati" in quanto "difficili da controllare". Romero descrive gli sforzi degli inglesi e degli americani finalizzati a minare i gruppi operai e la resistenza contro Fascismo in Italia settentrionale. Nonostante il giudizio positivo, la descrizione è di grande interesse in quanto molto accurata.
Pacitti: Dunque, i casi italiani di corruzione risultano assai meno gravi della casistica americana? Chomsky: Menzionerò solo un altro esempio per convincerla. In Francia, proprio accanto l'Italia, ci fu una grande resistenza anti-fascista e
forti
movimenti operai. Il sud della Francia fu colpito con intensità seconda solamente al caso italiano. L'obiettivo era sempre il sabotaggio della Sinistra e dei sindacati. Così fu restaurata la Mafia corsa in Francia meridionale e quella è stata la fonte del traffico di eroina nel mondo.
Per
ripagarli dei "servizi politici" gli americani consegnarono ai corsi il monopolio della produzione di eroina. E con questo siamo alla "French connection", giusto? Così nacque il problema della droga nel dopoguerra. Queste sono cose importanti. Basta dare un'occhiata al "NSC1" che ho
citato
prima, il primo memorandum del "Consiglio di Sicurezza Nazionale", così cruciale nel contesto, richiedeva se necessario, come dicevo, la
coercizione
Diciamo in prima istanza il ricatto del cibo e - se non bastasse - il sabotaggio delle elezioni. Gli Stati Uniti avrebbero dovuto sobillare una "mobilitazione nazionale", e quindi preparare la guerra e sostenere le attività paramilitari interne italiane.
Pacitti: Quindi in Italia stiamo vedendo solo "metà della storia". Posso chiederle qualcosa di più sul caso Berlusconi? So che non le piace dare consigli e senza dubbio non me ne darà alcuno. Ma molta gente radicale in Italia sta chiedendosi cosa fare. C'è chi ha iniziato a scrivere libri che raccolgono i casi di corruzione e di ingiustizia, dalla Mafia a Berlusconi fino ai casi socialmente accettati di corruzione accademica.So che lei ha posto il problema all'interno di un contesto più largo, globale, ma c'è qualche cos'altro che noi potremmo e dovremmo fare stando qui e che non stiamo facendo e che va oltre un contesto italiano? Chomsky: La risposta a queste domande è la stessa, al di là di quale sia
il
caso specifico. Non ci sono segreti che non siano stati scoperti negli ultimi duemila anni. Nello specifico italiano, tra "Mafia connections", criminalità e così via
i
fatti dovrebbero essere sufficientemente conosciuti. Ma la domanda è un'altra: a chi importa realmente? Per quanto posso capire, il vero
problema
è che in Italia la gente grosso modo sa, magari non i dettagli, ma effettivamente non gliene importa.
Pacitti: E perché pensa che non ci sia interesse e coinvolgimento? Chomsky: Il popolo subisce una pressione tremenda, non solo in Italia ma
in
tutto il mondo. Il tentativo è quello di rimuovere la popolazione
dall'arena
politica. Questo viene chiamato neo-liberismo, un modello che ha il suo zoccolo duro in Gran Bretagna e negli Stati Uniti - di nuovo i paesi più avanzati - ma che si espande ovunque, col risultato di invertire quello che accadde
negli
anni sessanta. Quello che accadde negli anni sessanta aveva terrorizzato
le
élites internazionali. Questo emerge in modo netto, e forse nel modo più netto, in The Crisis of Democracy, il più sorprendente documento sull' argomento.
Pacitti: Fu pubblicato nel 1975 ed era il primo studio della Commissione Trilaterale fondata da David Rockefeller. Giusto? Chomsky: Sì. La Commissione era una élite, una élite internazionale liberista, da Europa, Stati Uniti e Giappone. Ed era formata
prevalentemente
da persone dell'amministrazione Carter, che erano quasi interamente "liberal" nel senso americano del termine, cioè socialdemocratici ed internazionalisti. Tutta questa gente era profondamente turbata da quanto accadeva in tutto il mondo negli anni sessanta. Ciò che li turbava maggiormente era la crescita della democrazia, cioè la parte della popolazione - le donne, i lavoratori, le minoranze, gli anziani - solitamente apatica e passiva che entrava nell' arena politica e tentava
di
imporre le proprie richieste. Stavano entrando in un territorio proibito. Iniziavano a pensare che il sistema politico fosse nelle mani delle
tirannie
private, di poteri privati, e stavano cominciando a erodere proprio questi poteri. Quella è la crisi della democrazia secondo la "Trilateral". Affermarono dunque che troppa democrazia non va bene: occorreva più moderazione, era necessario riportare la gente all'apatia ed alla
passività.
Affermarono di essere turbati e richiamarono le istituzioni responsabili dell'indottrinamento -termine loro, non mio - dei giovani. Si riferivano alle scuole, ai funzionari, ai media, alle chiese che anziché indottrinare stavano diventando troppo indipendenti e "pensanti", troppo attivi. Avrebbero dovuto agire per invertire appunto "la crisi della democrazia".
Ci
sono stati da allora sforzi notevoli per riportare le persone alla marginalità, e questo tentativo assume molte forme. Una forma è la "minimizzazione" dello Stato in chiave neoliberista. Sottrarre le decisioni all'arena pubblica per portarle in mani private è un'altra forma di privatizzazione. Un'altra forma è la centralizzazione delle autorità finanziarie. La Banca Centrale Europea ha autorità enorme e non è responsabile di fronte al parlamento. Ancora più importante è la liberalizzazione della finanza a partire dagli anni '70, smantellando il sistema Bretton Woods. Questo crea ciò che gli economisti chiamano un parlamento virtuale, che deve dare retta agli investitori, altrimenti loro possono distruggere l'economia. Ciò restringe enormemente il raggio
d'azione
dei governi. Ma ci sono anche dei gruppi di potere estremamente importanti che hanno in comune un accordo sostanziale sulla necessità della commercializzazione
dei
servizi. L'idea dominante è quella di privatizzare i servizi, cioè tutto quello che lo Stato può garantire - istruzione, sanità, ecc.-
Liberalizzando
si aprono i servizi alla competizione privata, e questo significa trasferirne il controllo ai privati.
Pacitti: È precisamente quello che Berlusconi ha in mente. Chomsky: Precisamente. Ma è solo una componente di un processo mondiale, dovuta ai problemi che comporta la crescita del processo democratico. Si
sta
concretizzando ovunque come un tentativo di erodere la Sinistra. Non è più possibile in Occidente controllare il popolo con la violenza. Non lo puoi semplicemente sbattere in una stanza delle torture. Occorrono altri mezzi. Uno di questi è la propaganda. Un altro è un consumismo parossistico, che cerca di condurre la gente verso consumi sempre più massicci. Negli Stati Uniti l'economia ha sofferto a causa delle politiche neoliberiste, come è stato il caso in tutto il mondo, tale economia essendo sostenuta in
notevole
misura dallo spendere dei consumatori, il debito delle famiglie supera il reddito. E questo viene giudicato positivamente, perché intrappola la
gente
nel debito. Così hai solo da lavorare duramente e non pensare. Così fin dall'infanzia i bambini sono inondati di messaggi che dicono: compra, compra, compra e così via. Lo stesso avviene a livello internazionale. Il Terzo Mondo è intrappolato nel debito imposto dall'immensa propaganda del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Sono congegni finalizzati a controllare le popolazioni e ad assicurare il potere alle tirannie locali. Questo è quello che avviene nell'era della libertà.
4 - Allarme rosso per le donne! ____________________________________________________________
Nel generale attacco del governo Berlusconi ai diritti sociali e alla democrazia si rischia che passi nel silenzio uno dei peggiori. Entro il
mese
di aprile potrebbe essere approvata in parlamento una legge sulle
Tecniche
di Riproduzione Assistita che, tra l'altro, riconosce di fatto capacità giuridica all'embrione fin dal momento del concepimento. Le conseguenze immediate della legge sarebbero:
- la riformulazione dell'articolo 1 del Codice civile che oggi(come è
naturale e come avviene in tutta Europa) riconosce la capacità giuridica solo dalla nascita;
- la rimessa in discussione della legge 194 che consente l'aborto legale
e
assistito nei primi tre mesi di gravidanza e che ha contribuito alla drastica diminuzione degli aborti;
- la costituzione di un nuovo problema giuridico, cioè l'esigenza di
tutelare il concepito attraverso il controllo sul ventre della donna;
- una lesione gravissima alla laicità dello Stato, simile a quella dei
Patti lateranensi del 1929.
L'attacco all'art. 18 e l'attacco alla legge 194 sono eventi di pari gravità. L'attacco all'art.18 vuole trasformare i lavoratori da soggetti
di
diritti a macchine da lavoro; l'attacco alla 194 vuole trasformare le
donne
da soggetti di diritti a macchine di riproduzione.
MOBILITIAMOCI! Parliamone, cerchiamo alleanze, costruiamo momenti di sensibilizzazione e di lotta ovunque noi siamo. Case, consultori, quartieri, posti di lavoro, scuole
MANIFESTAZIONE A ROMA 22 APRILE ORE 15 PIAZZA MONTECITORIO ASSEMBLEA 23 APRILE ORE 20,30 PRESSO IL TEATRO DELL'UNIONE FEMMINILE CORSO DI PORTA NUOVA 32
Parteciperanno: Maria Grazia Campari, avvocata; Marilena Adamo,
consigliera
comunale Democratici di Sinistra; Lea Melandri, Libera Università delle Donne; Lidia Cirillo, Marcia mondiale delle donne; Maria Carla Baroni,
Effe
Rossa.
Nel frattempo tempestiamo di e-mail: PALUMBO_G@camera.it con il seguente messaggio o con altri "Sono per l'autodeterminazione della donna e quindi contro la legge presentata in parlamento dall'on. Dorina Bianchi, in discussione in questi giorni alla Camera".
Coordinamento milanese della Marcia delle donne contro le guerre, le violenze, la povertà, Unione Femminile Nazionale, Forum delle donne di Rifondazione Comunista, Coordinamento Democratiche di Sinistra, Libera Università delle donne, Crinali, Iemanja, Osservatorio sul lavoro delle donne, Arci Lesbica (Zami - Milano), Effe Rossa.
Per adesioni o contatti: marciamondiale@ora-donne.org o
lunami@tiscalinet.it
Il Granello di Sabbia è realizzato da un gruppo di traduttori e
traduttrici volontari/e e dalla redazione di ATTAC Italia redazione@attac.org
Riproduzione autorizzata previa citazione e segnalazione del "Granello di
Sabbia - ATTAC - http://attac.org/"