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Carissimi\e, leggendo questo appello, mi si stringe il cuore e per qualche attimo ritorno in Bosnia, io con tanti altri tra mille difficoltà e pericoli.
Mi si stringe il cuore a pensare che la metà dei feriti sono donne e bambini, che l'esercito "democratico " americano spsra sulle ambulanze e che impedisce ai maschi feriti di essere curati.
Mi si stringe il cuore pensando ai nostri amici e compagni volontari, che non sanno più come arrabbattarsi in mezzo a quel mattatoio.
Mi rivedo,risento l'odore della morte e dell'impotenza, la rabbia e la voglia di non mollare.
Penso a questa guerra, fonte di barbarie e di somma ingiustizia, di prevaricazioni e sopprusi, ogni guerra produce questi frutti avvelenati ma questa ancor di più ci appartiene, ci fà sentire parte di un atto di sterminio.
I bersaglieri italiani su comando Angloamericano attaccano i ponti ed ammazzano con armi BRESCIANE E CON CANNONI ITALIANI MONTATI SU CARRI ITALIANI 40, 50 PERSONE, e noi attendiamo altri sviluppi!!!
Quando incontrerò un cittadino di Nassirya ( e prima o poi accadrà) dovrò dirgli: "si le armi che hanno ucciso i tuoi fratelli e sorelle su quei ponti venivano costruiti dalle mie parti" e questo sarà un atto dovuto ma non piacevole eppure io dovrò dirlo!!!
Quando guardo i miei figli, penso ai figli di quei padri che non ci sono più fucilati e bombardati dalle nostre armi, e questo mi riempie di insopportabile angoscia.
Quando, quando... quando ci decideremo a chiudere le fabbriche di morte?? a riconvertirle a produzioni di bsperanza per chi ci lavora e per chi deve usuffruire del prododotto di bravi lavoratori?
Quando mi chiedo, sapremo distinguere un buon lavoro da un lavoro buono?
Quando sapremo regalare la pace ai figli di questa martoriata umanità?
Le parole di denuncia e di rammarico non bastano ai "nostri" volontari in terra Irachena, come non ci bastavano a noi in terra Bosniaca , le prese di posizione diplomatiche non hanno più senso per chi lotta guardando i figli morire perchè non c'è plasma bloccato furi le porte di una città assedita, quindi rompiamo gli undugi, spoglimoci delle vesti sciocche di chi deve stare in mezzo al guado ed esprimiamoci solo e sempre contro la guerra e la produzione e commercio delle armi che producono devastazione e morte!
Per queste( emotive?) ragioni credo sia indispensabile scendere in piazza il 17 aprile a Brescia per dire no ALLA GUERRA e per DIRE NO AD EXA che di questa guerra è COMUNQUE foriera.
Con il pianto nel cuore Walter
-----Messaggio originale----- Da: Felice Mometti felmarg@tin.it A: BSF bsf@bresciasocialforum.org Data: sabato 10 aprile 2004 10.28 Oggetto: [Bsf] da Fabio Alberti: fermiamo il massacro di fallujia
----- Original Message ----- From: "f.alberti@libero" f.alberti@libero.it Subject: fermiamo il massacro di fallujia
cari tutti abbiamo scritto questo appello qui a Baghdad dopo che i nostri operatori erano tornati da Falluja con delle testimonianze allucinanti. Bisogna fare qualcosa. fabio alberti
FERMIAMO IL MASSACRO DI FALLUJIA
470 morti 1200 feriti, di cui 243 donne e 200 bambini Questa la prima stima al ribasso degli attacchi
10 Aprile 2004, da Baghdad occupata
Dall'inizio dell'escalation della violenza il popolo iracheno, specialmente a Fallujia, sta vivendo un disastro umanitario. Le forze di occupazione hanno messo sotto assedio la citta'. Piu' di 470 morti e 1200 feriti.
Fallujia e' stata bombardata con aerei da combattimento F-16 ed elicotteri armati con bombe a grappolo e mortai.
Ambulanze sono state prese di mira dai cecchini americani. Molti aiuti umanitari, destinati soprattutto agli ospedali, sono stati bloccati dalle truppe di occupazione. Altre macchine cariche di medicinali hanno dovuto aggirare i blocchi passando per strade secondarie. Una volta entrati in Fallujia i volontari si sono trovati sotto il fuoco incrociato.
Nessun corridoio umanitario e' stato concesso.
Un cessate il fuoco e' stato annunciato e la popolazione ha cominciato ad abbandonare la citta', ma improvvisamente il fuoco e' ricominciato e molti sono rimasti allo scoperto intrappolati nella citta'. Gli sfollati ? una colonna di 10 km con molte donne e bambini - si sono visti chiuse le strade per raggiungere i villaggi vicini ed in centinaia hanno passato la notte nel deserto.
Le migliaia di famiglie che sono rimaste intrappolate in Fallujia sono alle prese con la mancanza d'acqua, cibo e medicinali. Gli operatori sanitari continuano a lanciare appelli per avere accesso ad ossigeno, anestetici, antibiotici e sangue.
La comunita' internazionale, le Nazioni Unite, la Comunita' Europea non possono rimanere semplici spettatori del massacro di Fallujia e della repressione che sta terrorizzando la popolazione irachena.
La comunita' internazionale deve prendere una posizione ferma e chiedere con forza e determinazione di fermare il massacro in Fallujia e di rispettare le convenzioni internazionali esigendo l'immediata apertura di un corridoio umanitario che permetta l'entrata dei soccorsi, l'evaquazione dei feriti e la fuoriuscita della popolazione.
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