Carissimi/e,
per il Forum Sociale Europeo di Firenze è stato organizzato un seminari o su Movimenti,democrazia,autorganizzazione e territorio promosso da alcuni Social Forum. E lunico seminario gestito dai Social forum. Unoccasione importante per discutere dello stato del movimento,delle esperienze locali e delle prospettive più generali. Abbiamo elaborato un questionario sullattività dei SF che invieremo il
più presto possibile ai SF di cui abbiamo gli indirizzi e-mail (circa 160 ). I Social Forum che volessero ancora aderire al Seminario possono mandare una mail a bs.socialforum@libero.it
Al seminario, che sarà aperto ai contributi di tutte/i, parteciperanno
anche esponenti del movimento inglese ( Globalise Resistance ) e spagnolo (Campagna contro lEuropa del capitale ).
Fatevi sentire, vi aspettiamo.
Social Forum dellAbruzzo, Basilicata, Brescia, Cinisello Balsamo, Firenze, Roma, Verona
p.s. Qui trovate il testo proposto per la presentazione del Seminario
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Forum Sociale Europeo - Firenze 6-10 novembre 2002
Seminario " Movimenti, democrazia, autorganizzazione e territorio" Venerdi 8 Novembre 14.30 17.30 Fortezza da Basso Firenze -
Promosso dai Social Forum dellAbruzzo, Basilicata, Brescia, Cinisello Balsamo, Firenze, Roma, Verona
I social forum in quanto espressione di un movimento contro il neoliberismo, si sono sviluppati attraverso tappe politico-simboliche di contestazione dei vertici del 'potere globalizzato' :Seattle, Praga, Washington e soprattutto Genova. In età contemporanea, dopo la fine delle Internazionali socialista e comunista, non si era mai espresso un 'organismo' di dimensioni mondiali frutto, questa volta, non dell'impegno di partiti ma direttamente di movimenti diversi per base sociale, per ispirazione ideale, per form e organizzative. Essi sono uniti però nella lotta alla globalizzazione neoliberista per affermare un modello di società radicalmente democratica, in grado di affrontare le sfide del mondo ( la fame, la salute, l'acqua
l' abitazione, l'educazione, la terra, l'energia la precarizzazione del lavoro, i diritti di cittadinanza), a cui l'impresa e il mercato rispondono con la privatizzazione. Riproponendo meccanismi produttivi e allocativi capaci solo di aumentare le disuguaglianze tra Nord e Sud e all'intern o degli stessi paesi ricchi , di provocare danni irreparabili all'ambiente e di generare guerre infinite e preventive. Il movimento antiliberista è stato solitario protagonista della resistenza ai governi della globalizzazione, di destra o di centrosinistra; in Italia per mesi - da Genova contro il G8, dove venne ucciso Carlo Giuliani, alla mobilitazione contro la guerra in Afghanistan, e poi contro la privatizzazione della scuola e per la difesa dei diritti del lavoro e l e prime significative lotte dei lavoratori e lavoratrici precari/e, contro la Bossi-Fini e i diritti universali di cittadinanza per i migranti, contro l' occupazione militare dei Territori palestinesi - i social forum hanno mantenuto aperte le vie dell'opposizione sociale. I social forum si trovano a dover crescere e confrontarsi con movimenti che si oppongono al governo su questioni importanti, senza far propri gli assi culturali e politici de l movimento antiliberista e senza, soprattutto, assumere la globalizzazione come orizzonte delle proprie lotte e proposte. I social forum si sono sforzati di essere uno spazio pubblico e un luogo di attivizzazione su questioni relative a bisogni e diritti, in cui si saldano rivolta etica , prospettiva politica, nuove forme di partecipazione democratica. La Carta degli intenti varata a Bologna avrebbe potuto essere la base di una costruzione di un movimento plurale, senza essere centralizzato e burocratizzato, internazionalista per una visione solidale con i popoli
del Sud e per l' esigenza di affrontare questioni primarie (dall'acqua alla terra alla salute) su scala planetaria, che ormai si impone come la dimensione di qualsiasi attività collettiva. I social forum potrebbero essere lo strumento d'innovazione della politica, non più limitata alle sfere istituzionali o di ceto, ma tesa a 'fare società', a sperimentare nuove forme di relazione, di produzione e di consumo. Il movimento dei social forum, però, attraversa su scala nazionale un difficile momento. Punto di riferimento per grandi campagne - la guerra, i migranti, l'Europa - ma lasciato solo nell'attività quotidiana. Il radicamento nei territori è la condizione necessaria perché i social forum vivano di mobilitazioni reali, insufficiente per affrontare i compiti che la situazione richiede: dalla continuità della lotta contro la guerra, all a disubbidienza alla Bossi-Fini, alle lotte del lavoro dipendente e precario, alla battaglia contro la privatizzazione delle risorse e dei beni pubblici, alla difesa dei diritti universali, alla lotta per la preservazione della natura. La riflessione su sé stessi corre sempre il pericolo dell' autoreferenzialità, perdendo così di vista i condizionamenti e i vincol i esterni; però il silenzio sulle forme dell'organizzazione sta a significare sia l'accettazione di leadership di fatto - in un movimento che non dovrebbe consentire la democrazia personalistica e mediatica - e, dunque, di processi decisionali non trasparenti e partecipati, sia - e ciò è più grave - la sottovalutazione del fatto che gli spazi pubblici devono crescere come istituzioni di movimento tali da essere permanentemente espansive e inclusive. Ci sono, comunque, delle esperienze altamente positive che ci spingono a riflettere e a discutere sulla possibilità di generalizzarle. Il tavolo
dei migranti, Bastaguerra, il Forum sociale europeo, una serie di esperienz e locali dicono che è possibile sviluppare un movimento a rete in cui siano presenti associazioni, forze sindacali, movimenti e partiti politici insieme con e dentro i social forum territoriali capaci di elaborazione
e di conflitto. Dunque, non sull'astratta modellistica organizzativa e su strategie politiche calate dall'alto, è possibile far crescere il movimento dei social forum sulla base di organismi dedicati a grandi temi e di rapporti orizzontali su questioni 'territoriali'. La capacità di produrre conflitto è legata a quella di produrre cultura e strategie sociali, culturali, politiche. Il movimento ha creato nuovo "senso comune "alternativo al pensiero unico. Non si accettano più come verità rivelate le decisioni delle èlites dominanti. Da queste esigenze è nata la proposta di organizzare un seminario, nell ' ambito del Social forum europeo, su 'Movimenti, democrazia, autorganizzazione e territorio'. Questa può essere una sede in cui al confronto sulle esperienze in atto, a livello italiano e internazionale (soprattutto europeo), si accompagni anche quello su nuovi campi di lavoro comune. Questi nuovi campi sono stati attraversati dal movimento senza però divenire impegno permanente: il precariato, i diritti del lavoro e del non lavoro, la privatizzazione generalizzata dei beni pubblici sociali, il territorio e le grandi opere - tutto in un'ottica europea e mondiale - sono temi che insieme a quelli dei migranti e della pace possono essere i fili che tengono insieme e promuovono una rete nazionale e internazionale de i social forum e di strutture simili. Dinanzi a noi ci sono scadenze cruciali che possono costituire momenti di un ulteriore sviluppo di lotte contro il liberismo (temperato o meno), in cui occorrerà dire dei sì e dei no: sulla guerra, sui referendum (relativi all'art. 18, alla scuola, all'ambiente), sulle privatizzazioni, sulla costituzione europea, su nuovi rapporti di solidarietà con il Sud del mondo contro i poteri transnazionali che vedono le persone e l'intero pianeta solo come oggetti di sfruttamento e di arricchimento.