Gerusalemme, 31 marzo 2002, ore 20.54 locali
secondo giorno: sabato 30 marzo 2002
Dopo lo "stallo" del primo giorno, ieri (sabato) l'azione di pace e' entrata finalmente nel vivo: interposizione ai check point di Ramallah e Betlemme, manifestazione al consolato spagnolo con i pacifisti israeliani. La giornata e' iniziata con un "piccolo inconveniente":verso le 10:30, nei pressi dell'hotel Ambassador, dove risiede una parte della delegazione, mentre stava scattando delle foto innocue alla citta' sottostante, Kekko e' stato improvvisamente fermato e poi arrestato dai militari israeliani. Verra' rilasciato nel pomeriggio dopo una lunga permanenza in caserma tra insulti e umiliazioni. Kekko ha riportato atteggiamenti nei suoi confronti che ancora una volta confermano la sospensione dei diritti civili e democratici e l'instaurarsi di un regime di potere arbitrario da parte dei militari. Pensate che anche solo radunarsi in una decina di persone lungo la strada, semplicemente per riposare, puo' comportare l'accerchiamento dei militari e lunghi controlli: ogni nostro anche banale atteggiamento puo' essere il pretesto per un abuso di potere. intanto noi (Roberta, Gianluca, Maurizio), insieme a tutta la carovana dell' "action for peace", nel tentativo di ragiungere Ramallah, siamo stati bloccati al check point di Gerusalemme Nord! Il festosissimo corteo della carovana non ha potuto niente di fronte al dispiegamento dei militari. Se per noi italiani la situazione si presenta surreale, per i palestinesi e' addirittura normale che i propri figli frenquentino una scuola elementare recitata dal filo spinato a pochi metri dal check point e dai carri armati. Bambini e adulti esprimevano il loro ringraziamento suonando i clacson delle auto in uscita dal posto di controllo e mostrando il segno della vittoria che qui significa resistenza. Ala fine i militari, schierati per caricarci, ci hanno costretto ad indietreggiare e scegliere la seconda tappa prevista: Betlemme. Durante il viaggio abbiamo visto un quartiere ultraortodosso israeliano recintato da alte mura in cui, per impedire qualsiasi tipo di "contaminazione", e' vietato l'ingresso a tuti gli stranieri. Gl insediamenti dei coloni israeliani all'interno dei territori palestinesi sono collegati da strade che bypassano qualunque zona araba, nelle quali possono circolare soltanto auto con targhe gialle che distinguono gli automezzi israeliani da quelli palestinesi. Sembrerebbe grottesco se non fosse drammatico constatare come gli israeliani, anche se militarmente dominatori, siano prigionieri di se stessi e come non se ne rendono conto. Alle porte di Betlemme, proprio in mezzo al territorio riconosciuto come palestinese, si staglia sulla collina piu' alta uno degli insediamenti coloniali piu' controversi. E' stato costruito li' perche' importante strategicamente (domina Betlemme) e perche' vi passa l'acqua. Attualmente e' abitato solo a meta' a causa dell'alto rischio ed il governo per incentivare l'insediamento dei coloni, offre vantaggiosissimi incentivi fiscali e detassazioni, facendone la pubblicita' persino tra la popolazione di origine ebraica dei paesi est- europei. Verso le 15.00 siamo arrivati al check point di Betlemme e dopo lunghe e molto tese trattive ci fanno passare. Li' veniamo accolti trionfalmente e Betlemme che prima appariva vuota e spettrale improvvisamente si riempie di uomini, donne e bambini, che si aggregano al nostro "corteo", ci salutano dalle finestre, escono di casa per abbracciarci, per offrirci un po' di quel poco che hanno e per ringraziarci per essere li'. Abbiamo trovato una citta' fiera e determinata a resistere, piena si' di volantini affissi con le immagini e i nomi dei "martiri dell'intifada", ma assolutamente laica (il sindaco di Betlemme e' comunista e sui muri dominano le facce del "Che" e la falce e martello) L'impressione che abbiamo avuto e' che soltanto la folle (scientifica?) politica di Sharon puo' regalare questa citta' e i suoi abitanti agli integralisti. Prima di arrivare nella piazza principale incontriamo un monumento, opera di uno scultore italiano, che spera di rappresentare il 2000 con una catena spezzata: la prigionia della guerra ha infranto una viva speranza ed i volti dei "martiri" appaiono anche sulla scultura. Nella piazza principale i dirigenti del movimento di resistenza della citta' hanno salutato la nostra carovana ("Action for Peace"), hanno ribadito piu' volte di voler vivere in pace ed insieme agli israeliani, ma di voler vivere! e vivere nella propria terra; hanno drammaticamente ribadito, purtroppo, di non avere ormai piu' nulla da perdere. Nel frattempo ci sono giunte notizie da Ramallah, dove Bove' ed un parlamentare italiano sono riusciti ad entrare nel bunker di Arafat. Mentre una parte della carovana ha deciso di rimanere a Betlemme per la notte, da dove ha raggiunto il campo profughi di Deeshe, noi siamo tornati a Gerusalemme (abbiamo abbandonato rapidamente Betlemme prima che al tramonto le vie d'accesso alla citta' fossero chiuse), anche per avere notizie di Kekko, partecipando poi al presidio presso la casa di Sharon ed alla presenza davanti al consolato spagnolo.
Terzo giorno: domenica 31 marzo 2002
La tensione e' altissima. La citta' e' blindata fin dalla matina da un ingente dispiegamento dell'esercito. Nonostante questo la giornata inizia positivamente: Mario, il ragazzo arrestato venerdi' per aver esposto la bandiera palestinese durante la manifestazione, e' stato rilasciato nella mattina. Al ritorno dal tribunale, dove c'eravamo recati a sostenerlo per il processo (che poi non si e' tenuto) siamo stati seguiti fino alla porta d'ingresso alla citta' vecchia da alcuni poliziotti a cavallo. Un imponente schieramento di polizia e dell'esercito israeliano, con anche cecchini appostati sulle mura, ci ha inizialmente anche impedito di entrare e di recarci cosi' all'albergo. Nel pomeriggio, presso l'hotel Ambassador, si e' tenuta l'assemblea plenaria di Action for peace: al termine della discussione si e' deciso che domani una delegazione di 50 persone si rechera' a Ramallah per fare interposizione insieme ai pacifisti che gia' si trovano la'. Speriamo anche noi di essere parte di questo gruppo.
Kekko - Francesco Chiodelli (Movimento Studentesco Bergamo), Maurizio Morgano e Roberta Maltempi (Giovani comunisti/e Bergamo) e Gianluca Zoni (Giovani comunisti/e Varese)
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