Carissim*, condivido l'intervento di Mimmo, che non trovo per niente crudo o provocatorio, credo che il problema sia riuscire a calare nella realtà e nel locale istanze importanti ed "alte" che se noi riteniamo naturali per molti( la famosa gente) suonano come artificiose ed irrealizzabili. Lo sforzo deve essere quello di dare alternative ai nostri no alla guerra, alternative che siano credibili ed alla portata di mano di sempre più persone.
Alla domanda reale od inconscia " ed io cosa posso fare" dovremmo dare risposte chiare fornendo strumenti anche semplici( non semplificati) per far crescere una nuova coscienza e consenso attorno alle nostre proposte.
Ragionare sui corpi di pace è necessario, sia per le ragioni espresse da Mimmo, sia perchè sarebbe profondamente ingiusto e sbagliato buttare via esperienze di centinaia di persone che si sono costruite sul campo un percorso politico importante che sinteticamente è l'esperimento della Diplomazia Popolare ma che racchiude molto di più.
Il problema è riuscire a discutere ed a costruire un progetto che tenga nel tempo, questioni come Basi militari, produzione armata, modello di difesa europea devono trovare luoghi di confronto più intensi e più scadenze più ravvicinate partendo dalle realtà locali e non solo da contesti nazionali. La manifestazione del 4 Ottobre potrà darci l'opportunità di rendere pubblica la nostra idea e questa è buona cosa.
Credo anche che momenti come l'Assemblea del 18 Ottobre a Milano ( di cui sta girando la convocazione) sia un tentativo per rendere reale questa aspirazione. Quindi siamo tutti\e invitati\e a partecipare.
Un caro saluto Walter -----Messaggio originale----- Da: Mimmo Cortese domecort@tin.it A: bastaguerra bastaguerra@yahoogroups.com Data: giovedì 25 settembre 2003 0.11 Oggetto: [bastaguerra] A proposito dell'appello tematico per il 4 ottobre
Caro Piero, cari tutti e tutte, ho letto la bozza di appello tematico. So che è già stato pubblicato sul sito. Ho fatto tardi! Sarà per la prossima volta, posto che i miei argomenti siano condivisi. Vorrei però lo stesso dare un contributo, se ci riesco. Sarà un po' crudo e fors'anche un po' provocatorio. Mi sembra che lappello oscilli tra il bisogno di riassumere la costruzione di unanalisi, con la descrizione de LEuropa che vogliamo, e il tentativo di indicare obbiettivi di lotta praticabili, indicazioni di campagne e prospettive di lavoro. Sia in un caso che nellaltro, a mio parere, mancano a quelle pagine cose importanti. Sul piano dei valori e delle pratiche di lotta andrebbero inseriti dei passaggi sulla disobbedienza civile e sullobiezione. Manca un passaggio sul rifiuto di ogni violenza messa in atto per la risoluzione di conflitti (anzi quella parola - che assieme al suo rifiuto ultimamente deve suscitare un timore incontrollato - non è mai pronunciata, nemmeno una volta, nellappello). Ma, soprattutto, in un documento dove si rifiutano eserciti e guerre, andrebbe inserito un passaggio sul diritto alla diserzione, in particolare quando questa si configuri come rifiuto di commettere un crimine (fatto che, ad esempio, dall'inizio della guerra ad oggi in Irak, accade praticamente tutti i giorni). Inoltre non cè un solo accenno alle pratiche individuali e collettive che pure Nella elencava nella sua lettera di una decina di giorni fa del boicottaggio, delle scelte alternative di consumo e di stili di vita che pure da domani stesso i milioni di persone che hanno manifestato contro la catastrofica avventura irachena potrebbero mettere in atto cominciando a togliere da subito carburante alla macchina capitalistica di guerra. Pratiche che, evidentemente, non sono ancora così diffuse e nelle quali, debbo supporre, ancora non si crede molto. Ma sono gli obbiettivi praticabili e le campagne su cui riprendere il lavoro che non riesco bene a decifrare. Non volendo considerare tali i sacrosanti e condivisi desideri di chiusura degli insediamenti militari basi militari USA e NATO e di smantellamento di missili ed armamenti. Su questo terreno la proposta più convincente e meno difficile (si fa per dire) da costruire mi sembra quella dei corpi civili di pace. Ma senza inventarsi troppe cose. La gran parte degli uomini e delle donne di pace di quel mondo diverso che stiamo tentando di costruire sono già lì, sul campo, da anni, e fanno esattamente quello che chiediamo: interposizione, diplomazia dal basso, solidarietà, ricostruzione senza affarismo. Vanno dall International Solidarity Movement a Emergency, dai Medecins sans Frontiers ad Amnesty International, passando per quella miriade di piccoli e grandi gruppi che da anni vive nei conflitti con una posizione che non lascia alcun dubbio. Solo che sono ancora in pochissimi a sapere quello che fanno ma, soprattutto, il loro lavoro ha un rilievo politico e diplomatico, nellambito della sfera di chi dovrebbe rappresentare il volere dei cittadini, molto vicino allo zero. Questo anche quando queste associazioni vengono blandite sia dai sinistri che dai centrosinstri di turno, quando costoro hanno bisogno di qualche faccia pulita da presentare al mondo, di qualche autorevole e imparziale osservatore (quando, ad esempio, i sinistri e i centrosinistri parlano così di Amnesty International, mi fanno letteralmente imbestialire. Come se la difesa dei diritti umani non fosse, oggi più che mai, uno dei principali spartiacque che divide il mondo letteralmente in due. E una parte, guarda caso, è proprio un bel pezzo - non tutto, lo so, abbiamo avuto bisogno di Amnesty anche per Genova - di quell80% di uomini, donne e bambini che non hanno, oltre ai diritti, nè risorse, né giustizia. E li chiamano imparziali puah, che ipocrisia!) o di un risciacquamento di coscienza che dura in genere, si e no, qualche mezzoretta. Allora, tornando a noi, mi piacerebbe potere dire ad esempio che, nel caso scusate ma qui gli scongiuri sono dobbligo della riproposizione di un conflitto in area balcanica (dico riproposizione, ma lì il conflitto non è ancora finito ) potesse essere lAmbasciata della Democrazia Locale di Zavidovici a partire per una iniziativa diplomatica, potessero essere i giovani delloperazione Colomba a dispiegarsi per uniniziativa di interposizione. Sostenuti qui la differenza dal parlamento europeo, sia politicamente (tenendo conto dei risultati e delle indicazioni delle eventuali missioni), sia tecnicamente (mezzi, strumenti, risorse). Questa cosa si potrebbe avviare con un semplice decreto, o con una direttiva comunitaria, solo che i sinistri e centrosinistri lo volessero e che qualcuno lo proponesse. Questultimo atto potremmo farlo noi, dovremmo farlo noi! Lo so, ci sono dei rischi, di varia natura. Guardiamoli pure, teniamoli da conto. Ma che nessuno getti i rischi sul piatto per evitare di affrontare il merito vero delle proposte e delle scelte conseguenti. Ci sono compagni, compagne, ci sono amici, amiche, ci sono fratelli, sorelle, che corrono ogni giorno rischi incredibilmente più alti di quelli cui potremmo andare incontro noi, ma che pensano vadano comunque affrontati, se si fa la cosa giusta. Credo che la forza di questo movimento stia nellavere davanti a sé con chiarezza la strada da percorrere per un mondo davvero migliore ma e qui la differenza con tante altre simili esperienze del passato di avere sempre indicato, in ogni passaggio del suo agire politico, pratiche, proposte e possibilità, personali e collettive, direttamente realizzabili e fattibili attraverso decisioni conseguenti. E di avere dimostrato cosa ancora più importante che un altro mondo è possibile principalmente se ci si incammina su questa strada, se la si costruisce quella strada, giorno per giorno. Un abbraccio Mimmo Cortese - Brescia Vicino E difficile ad afferrare è il Dio Ma dove è il pericolo, cresce Anche ciò che ti salva. (da Patmos, F. Holderlin)
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