Ai cittadini e alle cittadine della Comunità Ebraica di Roma
Lettera aperta
Domenica scorsa, a Roma, un centinaio di noi, provenienti da tutta Italia per preparare il Forum Sociale Europeo di novembre, si sono visti insultare, assediare, aggredire da un gruppo di persone appartenenti alla comunità ebraica.
Si è trattato di un fatto che non può essere banalizzato, o peggio strumentalizzato. Un fatto, per noi, doloroso e inaccettabile.
Reclamiamo, per la dignità di tutte e tutti, che venga fatta piena luce su quanto è avvenuto. Ogni cosa venga accuratamente ricostruita.
Intanto la nostra scelta di non accettare lo scontro, di non difenderci, di non reagire a parole irricevibili e ad atti che hanno provocato ferite fisiche, parla da sola.
Una scelta coerente. Tanto più che il movimento di cui facciamo parte incorpora la lotta contro il razzismo e lantisemitismo come pilastro della propria identità. Come scelta di civiltà.
Quanto alle posizioni sulla pace in Medio oriente, queste sono parte del dibattito democratico, in Italia e in Europa - come peraltro in Israele. Ogni opinione va considerata per i contenuti che in effetti esprime. E disonesto attribuire abusivamente ad altri opinioni, giudizi, atti.
E inqualificabile accusare il nostro movimento di connivenze con il terrorismo, dal quale ci divide un abisso incolmabile e che consideriamo nemico della democrazia e della convivenza civile. Così come respingiamo l identificazione fra le posizioni critiche al governo di Israele con l antisemitismo.
Siamo pronti a un confronto democratico, oggi come ieri. Con tutti. Sì, anche con chi ha voluto aggredirci. A una sola condizione. Che sia un discorso di verità.
Siamo angosciati allidea che la logica di guerra lo schieramento ideologico, il divieto a dissentire, o con me o contro di me- abbia travalicato ormai i confini del conflitto in Medio Oriente e sia arrivata fin dentro casa nostra.
Bisognerebbe, al contrario, cercare di immettere razionalità in una situazione che pare ormai completamente compromessa. Un contributo di giustizia e di saggezza ci viene richiesto disperatamente proprio da tanti israeliani e palestinesi.
Comprendiamo la tensione che vive nella comunità ebraica. E tanto più per questo vi chiediamo un pronunciamento di condanna delle violenze di domenica scorsa. Se si accetta come inevitabile il ricorso alla intolleranza e alla violenza quale risultato della paura e dellinsicurezza, questo diventerà un mondo di lupi dove i fantasmi peggiori possono diventare realtà. A questa degenerazione di civiltà ci opponiamo e ci opporremo con tutte le nostre forze.
Siamo disponibili a farlo insieme, nel rispetto delle differenze, anche di quelle grandi da cui siamo attraversati. Non ci interessa la ribalta mediatica. Quello che ci sta a cuore è un confronto vero e leale.
Per vivere insieme nel rispetto, nella dignità, qui nelle nostre città - - e già questo non è facile. Per dare almeno un modesto contributo alla pace, oggi più che mai indivisibile, alla convivenza e alla giustizia, oggi brutalizzate.
Volendo, ognuna e ognuno di noi, usare solo la forza della ragione. Costruendo fiducia reciproca. Perché un mondo diverso sia davvero possibile.
Primi firmatari in ordine alfabetico: (i firmatari hanno partecipato al seminario sul Forum Sociale Europeo tenutosi a Roma presso il Centro Sociale Rialto il 9 giugno 2002)
Vittorio Agnoletto - Consiglio Internazionale FSM Marco Bersani Attac Raffaella Bolini- Arci Salvatore Cannavò Attac Giovanna Cavallo militante Anubi DAvossa Disobbediente Luca De Fraia Rete di Lilliput Maurizio Gubbiotti Legambiente Ilaria Lani Unione degli Universitari e Unione degli Studenti Piero Maestri Bastaguerra Alessandra Mecozzi Fiom Felice Mometti Social Forum di Brescia Luciano Muhlbauer Sin Cobas Alfio Nicotra Rifondazione Comunista Anna Pizzo Carta Rossana Rossanda Il Manifesto Pierluigi Sullo Carta
Per chi ne avesse interesse riporto di seguito la posizione dell'UCOII (UNIONE DELLE COMUNITA' ISLAMICHE IN ITALIA) sulla legge Bossi-Fini. Ciao Luigino
Roma, 13 giugno 2002
A proposito dell'imminente approvazione e promulgazione della nuova legge in materia di immigrazione, il Consiglio direttivo dell'Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia (UCOII-ONLUS)
ribadisce la sua opposizione alla sostanza e alle forme che tale
provvedimento implementano nel nostro sistema giuridico-istituzionale.
Non è un problema d'impronte (anche se ci sono strumenti tecnologicamente meno offensivi per accertare l'identità di una persona), e non vogliano certo difendere individui , nella fattispecie stranieri, che deviando abbassano i livelli della sicurezza generale. La sostanza della nostra critica alla legge Bossi-Fini è morale, culturale, politica e per ragioni di civiltà giuridica.
Riteniamo moralmente inaccettabile lo spirito di sospetto e di ostilità che informa l'intero apparato della legge.
Gli stranieri extracomunitari (americani, canadesi e svizzeri esclusi, presumiamo) vengono considerati come potenzialmente nemici del paese e trattati di conseguenza, rendendo loro difficile l'ingresso e la permanenza in Italia, quand'anche utili e richiesti dall'economia nazionale e dal suo sistema previdenziale.
E' un vero abominio che gli uomini possano essere discriminati in base alla loro provenienza geografica, senza tenere conto dell'immenso debito culturale che spesso l'occidente in generale e l'Italia in particolare hanno nei confronti dei paesi da cui provengono.
C'era in Italia una nobiltà giuridica, uno spirito alto di umanità e giustizia che la nostra costituzione aveva insufflato nella vita politica e nelle istituzioni: la definitiva approvazione del provvedimento Bossi-Fini la cancellerebbe irrimediabilmente, abbassando il nostro paese alla stregua di Stati in cui gli uomini e le donne non sono più considerati tali, ma solo pezzi del sistema produttivo, da usare, spremere e poi buttare via quando per una qualsiasi ragione non siano più utili o pienamente utilizzabili.
D'altro canto, in questa nostra opposizione siamo confortati dalla comunanza di intenti con la parte migliore del paese, religiosa e laica, giuridica e politica, dal volontariato, da settori importanti delle chiese cristiane e dalle menti più aperte e illuminate del mondo imprenditoriale.
Valuteremo con attenzione ogni iniziativa volta ad annullare le norme più odiose della legge, in nome della Costituzione Italiana, dei trattati internazionali e della civiltà dei diritti delle creature.
La giustizia e la misericordia sono valori che devono coesistere armoniosamente ed ai quali non sapremo mai rinunciare.
Il Consiglio Direttivo UCOII