From: Antonio Bontempi antonio@bontempi.net To: piotti.stefano@libero.it, pollinisilva@libero.it, martbolo@libero.it, cymba@libero.it, eziandio@libero.it, sun_shine_family@msn.com, joint69@hotmail.com, ar01@libero.it, scardov@tin.it, antonio@bontempi.net Subject: Fwd: Menchu', Strada, Zanotelli: I diritti negati, i diritti possibili Date: Thu, 23 May 2002 17:22:03 +0200
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Menchu', Strada, Zanotelli: I diritti negati, i diritti possibili
Di Alberto Vitali salvador80@tiscali.it
Mercoledi' 22 maggio 2002 presso l'ex Palavobis di Milano si sono incontrati il nobel per pace Rigoberta Menchu', il chirurgo di Emergency Gino Strada e padre Alex Zanotelli, missionario comboniano per riflettere insieme su "I diritti negati. I diritti possibili". La serata e' stata presentata da Gianni Mina' e Lella Costa; grandissima e calorosa la partecipazione della gente.
Padre Alex Zanotelli ha esordito ricordando che secondo gli ultimi studi scientifici sul DNA umano l'Africa sarebbe la culla dell'umanita'. Ha percio' invitato a guardare con tenerezza questo continente e soprattutto i suoi figli che, emigrando ora in Italia, verranno accolti con la legge Fini-Bossi. L'Africa vale per l'1% del prodotto internazionale: praticamente non esiste! E' un continente dimenticato, percio' ha lanciato un appello affinche' non si dimentichi l'Africa.
Ha poi continuato dicendo che, dopo 10 anni trascorsi a Korogocho, non sopporta piu' le statistiche, perche' per lui sono diventate dei volti e preferisce quindi - invitando a fare altrettanto - parlare di persone e dei loro diritti. Ma qui sorge il problema: chi parla oggi dei diritti dei paesi piu' poveri? Oggi diritti come la terra, la casa, il cibo, la scuola, la salute sono negati alla maggior parte della gente del pianeta. Alex sostiene inoltre di non credere piu' alle statistiche. La situazione e' peggiore: oggi in Africa si muore facilmente ma e' una tragedia per i sopravvissuti provvedere alle spese della sepoltura. A Korogocho questa ammonta a 10.000 scellini.
Se questa e' la situazione dei diritti, non la carita' ma solo la giustizia potra' ancora renderli possibili. Non esiste pero' questa volonta' politica. Gia' Bush padre aveva affermato: "lo stile di vita degli americani non e' trattabile e non mi sedero' mai a trattare". Cosi' evidentemente non cambiera' mai niente. In questo anno gli USA spenderanno 500 miliardi di $ e l'Europa altri 250 in armi, per fare? Per difenderci dai poveri di questo mondo! E ha aggiunto il missionario comboniano: "Ci stanno riducendo ad una grande caserma: non ci resta che disertare!".
Il vero nostro peccato lo ha poi indicato nel senso di impotenza in cui spesso cadiamo e ha aggiunto "anche questo sistema e' un castello di carta. Guardate come e' finita la Russia che sembrava invincibile!". Ha poi indicato come gli USA intendano rilanciare l'economia mondiale, che si trova in uno stato di forte recessione, attraverso una militarizzazione dell'economia e con le prossime campagne militari in Iraq e Somalia, dopo quella non ancora conclusa in Afghanistan. Ma rifiutarsi si puo'!
Ha poi annunciato la preparazione di una campagna di boicottaggio del commercio dei fiori che vengono dall'Africa. Infine ha voluto dare un segno di speranza, testimoniando la sua impressione per la bellezza della societa' civile italiana, che sta incontrando da quando e' tornato da Korogocho. Ha invitato i partiti politici a non strumentalizzarla e tutti a fare una forte scelta per la nonviolenza, in stile gandhiano: sola possibilita' per essere davvero alternativi. Ha quindi rinnovato ancora una volta l'appello a "guardare con tenerezza l'Africa", sottolineando tra l'altro il valore della memoria e ricordando che ci sono piu' italiani all'estero che in Italia. Come per loro abbiamo chiesto il rispetto di tutti i diritti, cosi' dobbiamo garantire quello degli altri. E ha concluso dichiarando solennemente che "l'era dei destini singoli e' per sempre tramontata!".
Rigoberta Menchú Tum ha esordito dicendosi certa che "se siete qui questa sera e' perche' siamo tutti impegnati ("compromessi" in lingua spagnola) con l'umanita' e stiamo costruendo qualcosa per migliorare il mondo". Ha quindi ricordato che la cosa piu' importante non e' opporsi al genocidio, alle torture... salvandone semplicemente la memoria, ma facendo in modo che non si ripetano piu'. Ha quindi ricordato che dopo 10 anni dall'aver ricevuto il premio Nobel per la Pace, essere diventata una persona famosa, essere amica di molti re e aver incontrato magnati della finanza in tutto il mondo, il suo paese d'origine e' ancora senza luce, acqua potabile e strada. Che lei sta ancora cercando le ossa dei suoi fratelli per dargli una degna sepoltura... Ma il problema piu' grande che intravede e' la perdita dell'etica, della vergogna di chi promette ai poveri e non mantiene mai...al fondo di tutto c'e' poi l'impunita'. Criminali non sono solo quelli che hanno materialmente eseguito dei crimini, ma anche coloro che hanno elaborato tali piani. I crimini sono stati possibili grazie al silenzio e alle omissioni internazionali che li hanno accompagnati. Sembra che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo esista solo per tranquillizzare le coscienze. Se e' cosi', se le convenzioni non vengono applicate allora "propongo di abolire la carriera di avvocato". Ha poi denunciato che negli ultimi anni ognuno fa giustizia da se' e cio' e' gravissimo per la sopravvivenza dell'umanita', non solo dei Maya, perche' "tutti siamo colpiti in questo secolo". I Maya sono stanchi di fare pieta'. La pieta' deve essere una qualita' umana costante, non un'emozione temporale dovuta a qualcosa che sta capitando ad un altro. Cosa succede oggi all'umanita'? "Noi vittime non abbiamo avuto alternative, ci siamo indignati di fronte alle atrocita'. Prima avevamo paura di vedere i morti e l'impunita'. Ora gli assassini sono padroni del mondo, fanno affari con traffici "leciti" e illeciti e noi gli compriamo i prodotti: droghe, caffe' e armi...". Per questo la lotta deve essere dappertutto. "La nostra lotta in Guatemala e' per la vita, contro l'impunita'. Non e' solo una lotta epocale. Per questo la solidarieta' non deve essere saltuaria, ma continuativa". Ha poi aggiunto ironica: "come Maya ringrazio la Globalizzazione, perche' non siamo i piu' poveri della terra, ce ne sono altri. Noi abbiamo ancora un pezzetto di terra, un albero, un fiume... Nelle grandi citta' la gente vive uno sull'altro, per aria, la casa non e' loro, l'acqua non e' loro.... Ma la ricchezza che sta nelle vetrine non durera' molto, perche' ci sono milioni e milioni di poveri che la vorranno. Non si puo' pensare che la ricchezza possa restare nelle mani di pochi per molti anni. Se i ricchi oggi desiderano clonarsi per avere dei pezzi di ricambio, ai poveri basta qualcosa di quello che sta nelle vetrine".
"Noi indigeni parliamo di 'libera determinazione' e per questo lottiamo, altrimenti ci tolgono anche la terra. Per questo possiamo anche essere alleati contro il genocidio. Lavoriamo per conservare le prove del genocidio che riguarda tutti, perche' ha colpito la parte piu' debole dell'umanita'. Nell'attesa che un giorno ci sara' un tribunale idoneo (dico idoneo perche' qualcuno vorrebbe privatizzare anche i tribunali con la scusa di una loro "specializzazione". Ma per questo occorrono fondi e quindi chi li offrirebbe potrebbe poi comandarli). Abbiamo lavorato per conservare le prove e denunciare almeno due "autori di genocidio" per dimostrare al mondo che i genocidi non li hanno compiuti i marziani, ma uomini con volto, e per questo ci vorranno anni..."
Ha poi riferito, come segno positivo, che ora alcuni di questi responsabili di crimini contro l'umanita' non escono piu' dal Guatemala, nemmeno per le vacanze -poverini!- per paura di essere arrestati all'estero. Importante per lei e' che la lotta per i Diritti Umani sia condotta in stretto rapporto con la storia dei popoli. Non mancano ancora oggi le dichiarazioni e le conferenze, vedi recentemente la "Conferenza Internazionale sul Finanziamento per lo Sviluppo" dell'ONU a Monterrey, Messico, ma occorre appoggiare queste iniziative perche' non restino solo buone intenzioni. E ha concluso rinnovando l'appello ad appoggiare la tutta gente, soprattutto quella che lotta per la difesa dei Diritti Umani, per il bene futuro dell'umanita', perche' "la speranza sta nei nostri figli".
Gino Strada, ha esordito dicendo di voler raccontare solo quello che ha visto in Afghanistan e da altre parti del mondo in guerra, non quello che avrebbe voluto vedere. Dopo l'11 settembre il mondo e' stato informato - gli e' stato "notificato" - tramite televisione che si sarebbe andati in guerra. Non c'e' stato nemmeno il tempo per pensarci. Il 12 settembre tutto il personale ONU e internazionale gia' evacuava dall'Afghanistan, mentre per la stragrande maggioranza degli Afghani - che manco sapevano che esistesse New York e nemmeno quello che vi era successo il giorno prima - era un giorno di guerra normale. Una guerra interna che durava da 20 anni, senza contare quelle precedenti. Un atto terroristico si sarebbe dovuto affrontare nelle aule di un tribunale dopo l'identificazione dei responsabili; invece ai tribunali si sono sostituiti i B52, contro quanto stabilisce la Carta dei Diritti Umani. Dal 7 ottobre iniziarono infatti i bombardamenti. "Noi, prima di quella data, avevamo gia' detto che in questo modo non ci sarebbe stata nessuna giustizia per le vittime di New York; che la guerra avrebbe fatto un altro 90% di vittime civili, come in tutti i moderni conflitti... Ora ai politici di un parlamento guerrafondaio che ha votato contro la nostra Costituzione (cfr. art 11), chiediamo: come e' andata?
Da settembre 2001 al febbraio 2002 solo nei nostri ospedali sono arrivati 2.200 feriti, di cui l'85% civili, il 30% bambini. Forse solo il 15% di coloro che abbiamo curato aveva partecipato ad azioni di guerra, che e' stata un altro schifoso massacro. La guerra non e' mai una soluzione anche se la presentano come un gioco di prestigio per risolvere tutti i problemi. Se ogni dieci feriti nove sono civili e' chiaro che non funziona: chi prenderebbe un farmaco che sa che nove volte su dieci non funziona?
Le bombe sull'Afghanistan come gli aerei su New York sono un atto di terrorismo". Ha poi raccontato di aver visto case polverizzate con tutti i suoi occupanti, scuole e bazar bombardati, corpi dilaniati... effetti delle bombe da 7 tonnellate e di bombe a grappolo di cui una su cinque rimane inesplosa e si trasforma in mina antiuomo, sufficientemente attraente per la curiosita' dei bambini. Alla fine si sono contati almeno 5.000 morti: "questa e' la risposta! E non si sentono meglio ne' le vittime di New York, ne' le loro famiglie".
E nemmeno noi che avevamo il diritto di essere informati (cfr. art 19 Carta dei Diritti); come ora dovremmo essere informati di questo totale di 8.000 morti, perche' i morti sono tutti uguali: "rifiuto un mondo in cui anche i morti siano di seria A e di serie B".
La forma moderna della guerra e' il terrorismo, per questo vanno fermati entrambi, contemporaneamente, perche' nessuno accettera' di fermarsi per primo. "Non solo va fermato il terrorismo "usa e getta" di Bin Laden ma anche quello USA". In Afghanistan e' stato bombardato un carcere con dentro tutti i prigionieri; altri prigionieri sono morti asfissiati in un container, altri lasciati senza cibo e acqua nelle carceri, di nuovo in aperta violazione della Carta dei Diritti Umani.
Emergency ha aperto ambulatori nelle carceri e dato il necessario ai prigionieri, ma la Carta dei Diritti Umani deve valere per tutti altrimenti non sono diritti ma privilegi dei potenti e dei vincitori. Dovremmo imparare tutti dai veri eroi statunitensi: i pompieri di New York che si sono sacrificati per salvare tutti senza chiedersi mentre entravano chi avrebbero voluto salvare, se un bianco o un nero, uno statunitense o un latinoamericano, un uomo o una donna... E non e' giusto profanare la loro memoria riducendoli a "gadget" della citta', come invece sta avvenendo. Oggi, esiste un partito trasversale della guerra: se vince "salta l'esperimento umano" come asserisce Chomsky.
"Ognuno deve fare la sua parte per costruire un pezzetto di pace. Noi di Emergency abbiamo rifiutato il denaro della guerra perche' siamo un'organizzazione umanitaria, non un'impresa di pulizie. Ma grazie a quell'altro "mondo", l'altra parte dell'umanita' che ci ha aiutato abbiamo potuto fare molto di piu'". Ha cosi' concluso invitando a fare informazione di pace e a chiedere che il nostro paese esporti cultura, non armi.
Ha anche invitato con Alex e Rigoberta, a diffondere (fotocopiando e graffettandogli uno straccetto bianco - il simbolo contro la guerra proposto da Emergency dall'inizio del conflitto) la Carta dei Diritti dell'Uomo, contro tutti i massacri da New York a Kabul, da Jenin a Tel Aviv.
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