Premetto che non
sono tra quanti, un pò qualunquisticamente, pensano che non esista alcuna
differenza tra centrodestra e centrosinistra, essendo entrambi gli schieramenti
funzionali ad una politica antioperaia e neoliberista. Non mi preoccupo certo delle forze tradizionali del centrosinistra
che già conosciamo essere da sempre vicine agli interessi del capitalismo
bancario e della Confindustria, che non a caso si è schierata con Prodi
& soci alle scorse elezioni politiche, il cui esito ha
suscitato molti dubbi e perplessità circa la validità di alcune
analisi politologiche che prevedevano una larga vittoria del centro-sinistra che
invece non si è verificata. Mi preoccupa invece
la piega presa dal P.R.C., il cui gruppo dirigente sembra sempre più appiattito
ed omologato su posizioni quanto meno ambigue ed incerte che creano molto
imbarazzo in numerosi militanti e dissidenti interni, ossia su una linea che
appare scevra di una sicura identità di classe e persino distante
oramai rispetto ad una coerente scelta in senso pacifista,
antimperialista ed antimilitarista. Effettivamente mi ha molto inquietato il
silenzio mostrato dai dirigenti nazionali del P.R.C. di fronte agli arresti e
alla repressione poliziesca dell'11 Marzo dell'anno scorso a Milano, e
in altre circostanze del genere. Mi ha sconcertato ancor più l'atteggiamento di
inerzia e passività assunto da Rifondazione comunista di fronte alla
manifestazione neofascista dello stesso giorno, indetta con finalità chiaramente
provocatorie e destabilizzanti (ovviamente per "stabilizzare"), che non
a caso ha goduto di appoggi e di protezioni politiche ed istituzionali ad
altissimo livello. Giudico davvero sconcertanti le posizioni assunte dal P.R.C.
negli ultimi tempi, evidentemente troppo condizionata da interessi di natura
istituzionale e governativa, una posizione che di fatto sta dividendo e
lacerando il partito ed il movimento antagonista, persino l'area assai
eterogenea e multiforme dei centri sociali. Basti pensare, ad esempio, che il Leoncavallo (vicino, non a caso, a
Rifondazione) decise di non aderire alla manifestazione antifascista dell'11
Marzo 2006, assumendosi non poche responsabilità rispetto a quanto è poi
accaduto, nella misura in cui un servizio d'ordine allestito con la presenza dei
leoncavallini avrebbe probabilmente potuto impedire che si arrivasse a quel tipo
di scontro frontale con la polizia in assetto antisommossa, già pronta alla
repressione più brutale.
Si pensi alle prese di posizione
del neo Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, in materia soprattutto di
antifascismo, come si evince dalle sue esternazioni, davvero sconcertanti,
rilasciate durante il confronto con Fini, organizzato all'interno
della festa nazionale di Azione Giovani. Ormai, il "compagno Presidente" è
diventato un amico dei fascisti a tutti gli effetti. Per non parlare delle
scellerate scelte governative che hanno coinvolto anche il P.R.C., rispetto al
rinnovo dei crediti di guerra in Afghanistan e all'intervento militare
italiano in Libano, laddove i "nostri" soldati saranno chiamati ad eseguire il
"lavoro sporco" intrapreso dall'esercito israeliano, ossia disarmare la
resistenza libanese, in modo tale da permettere ad Israele di proseguire e
completare l'orribile massacro della popolazione palestinese che
vive nella striscia di Gaza, un vero genocidio totalmente ignorato e
dimenticato dai mass-media e dall'opinione pubblica internazionale, ivi compreso
quel movimento pacifista che era stato definito da alcuni organi della
stampa come "la seconda potenza globale" dopo gli U.S.A. Questa
"super-potenza" si è sbriciolata e dissolta molto presto.
Si pensi, insomma, all'appoggio
quasi incondizionato, offerto dal P.R.C. all'attuale esecutivo nazionale; si
pensi all'avallo, senza quasi discutere, a tutte le
infauste decisioni assunte dal ragionier Fantozzi/Fracchia/Prodi in materia
di politica estera e di politica interna. Un governo che alla prova dei fatti si
è rivelato completamente asservito e subalterno ai poteri forti che da sempre
(sin dai tempi della vecchia Democrazia cristiana e dei suoi alleati)
condizionano pesantemente la politica dei governi italiani, ossia la NATO, il
Vaticano, la Confindustria. Per non parlare dei cosiddetti poteri occulti (vedi
mafia, P2 e altre simili organizzazioni massonico-mafiose, nonché servizi
segreti, più o meno deviati, e via discorrendo). Ebbene, Rifondazione comunista sembra essere diventata la "guardia
pretoriana" del governo fantozziano-prodiano.
Personalmente nutro un profondo senso di rabbia e di nausea di fronte
alla violenza inutile e sciocca di chi, magari, intende "giocare" alla
rivoluzione. Il ribellismo e l'estremismo
politico sono forme infantili e controproducenti di lotta, che non servono
affatto alla causa antifascista e anticapitalista, ma al contrario giovano
soltanto a chi ha interesse ad inasprire lo scontro di classe e a mettere in
moto meccanismi repressivi, evocando spauracchi quali il terrorismo e altro, per
invocare svolte politico-elettorali in senso reazionario e autoritario. Nel
contempo il disgusto e lo sdegno sono molto più forti ed incontenibili di fronte
allo sciacallaggio politico, ossia rispetto all'uso scellerato e strumentale
che è stato compiuto, in questo caso dal centrodestra (un tempo lo
faceva la Democrazia cristiana), per ottenere una vittoria alle elezioni
politiche. Così come sono notevolmente indignato e nauseato di fronte ad uno
Stato di polizia che fa un ricorso esagerato e sistematico alla forza
repressiva, ad esempio, per sfrattare di casa quelle famiglie già misere e
sventurate che vivono l'emergenza abitativa e altre drammatiche emergenze della
nostra società, mentre non adotta affatto la stessa "energia" per fronteggiare,
ad esempio, fenomeni criminali ben più gravi come mafia e camorra, oppure per
contrastare iniziative eversive e destabilizzanti di matrice neofascista, oppure
(cosa ancora più inaccettabile e scandalosa) per combattere e perseguire
comportamenti estremamente illegali ed antisociali quali l'evasione fiscale, che
invece vengono incoraggiati, condonati e depenalizzati! Francamente, di fronte a
tutto ciò io provo un sentimento di stizza e fastidio che non ha limiti, ma che
non mi induce certo a forme irrazionali, istintive e infantili di ribellione e
rivolta che, al contrario, rischiano di fare il gioco dell'avversario di classe
e di quelle forze politico-istituzionali che intendono sfasciare la
Costituzione e tutte quelle già fragili tutele sociali che sono state
conquistate dal movimento dei lavoratori attraverso decenni di lotte sanguinose,
segnate anche da reazioni violentissime da parte dei padroni e dei loro servi.
Basti pensare allo stillicidio delle stragi
neofasciste, a quelle "stragi di stato" che hanno insanguinato la
storia italiana del dopoguerra da Piazza Fontana nel 1969 in poi e che fanno
capo alla cosiddetta "strategia della tensione", una strategia
che mi pare sia stata riesumata, semmai fosse stata sepolta. Non a caso, pare
che tale strategia stia riemergendo proprio in occasione di un importante
momento di lotta e di contestazione di piazza, ossia la manifestazione del 17
febbraio a Vicenza, organizzata per protestare contro l'allargamento della base
NATO già esistente.
Ebbene, voglio rammentare la natura
visceralmente reazionaria, classista, sovversiva e antidemocratica del
centrodestra che negli ultimi 5 anni ha cercato di sfasciare le istituzioni
democratiche, i diritti e le garanzie costituzionali. Altro che sfasciare una
vetrina del McDonald's! Pertanto, io ritengo
che il pericolo rappresentato dal fascismo al potere, ossia da quelle forze di
centrodestra che hanno governato l'Italia negli ultimi 5 anni, sia molto
maggiore che nel passato, soprattutto se si tiene presente il mix micidiale di
fascismo, populismo e neoliberismo sfrenato che caratterizza questo blocco
politico-sociale. Nel contempo, non mi
faccio facili o sciocche illusioni, per cui non penso che il
pericolo del fascismo al potere possa essere scongiurato contribuendo a
sostenere quel fronte dissidente all'interno della sinistra più radicale e
antifascista (se ancora esiste una sinistra di questo tipo) che è collocato
nell'Unione, anzi. Rammento infatti una celebre
frase di Pier Paolo Pasolini che diceva: "Il fascismo potrà risorgere a
condizione che si chiami antifascimo". Mi sembra che la frase rispecchi
perfettamente il quadro storico-politico in cui si è compiuta la
"metamorfosi" di Alleanza nazionale e della destra neofascista (ex MSI)
per assorgere al governo della nazione, sdoganata e traghettata dal populismo
berlusconiano. Ma la medesima citazione di
Pasolini potrebbe adattarsi anche per inquadrare e definire la metamorfosi di
altre forze politiche che, da posizioni di partenza più
radicali, addirittura di estrema sinistra, si sono spostate rapidamente
verso il centro del palazzo istituzionale, trasformandosi in saldi
presidi filogovernativi. Non è un caso
che l'attuale governo di centrosinistra possa adottare e praticare una
politica di aggressione contro i diritti e le conquiste delle masse operaie
e popolari, contro la sovranità nazionale, utilizzando proprio la presenza e il
ruolo del P.R.C. al fine di addormentare e neutralizzare l'antagonismo
sociale, l'opposizione di classe e persino il movimento pacifista ed
antimilitarista, come in parte sta già accadendo. Ma le contraddizioni insite in
questo governo rischiano di esplodere. La crisi risiede e si annida
soprattutto laddove c'è chi si illude e pretende di governare e, nel
contempo, finge di manifestare contro chi governa, ossia contro se stessi.
A Vicenza potrebbe avviarsi una
nuova fase di lotta e di crescita dei movimenti di piazza, della politica
non autoreferenziale e partecipativa che non si lascia più trascinare o
ingannare dalle possibili trappole e provocazioni mediatiche come quelle in atto
in questi giorni (si pensi alla vicenda delle "nuove Brigate rosse"), né si
lascia irretire e incastrare nei giochi meschini, cinici e perversi della
rappresentanza politico-istituzionale.
Lucio
Garofalo