Ciao a tutt*,
vi "giro" la mail con l'ultima bozza di Patto di lavoro nazionale
da discutere, e spero approvare, nella riunione di Bologna
del 2-3 Marzo.
Una piccola precisazione: quando nella premessa si parla di
emendamenti e osservazioni anche del Brescia Social Forum ci si
riferisce alla nostra Carta d'identità inviata integralmente
alla mailing list nazionale, a vari Social Forum, a Carta ecc.
ci vediamo
Felice
Ultima bozza del Patto di Lavoro Nazionale
Siete pregati di discuterla in tutte le sedi collettive che sono
interessate
a firmarla nel corso dell'assemblea nazionale del 2 e del 3 a Bologna.
Per ulteriori emendamenti fate riferimento a Cannavò
(salvatore.cannavo(a)flashnet.it).
E molto importante che tutti e tutte si facciano carico di far
circolare questa bozza nei gruppi e organizzazioni che credete possano
essere interessati a entrare in rete.
Il patto tiene conto della discussione avvenuta a Roma nel corso
dell'ultima
assemblea del 19 gennaio, in particolare per quanto riguarda la parte
sul
governo Berlusconi. Per il resto tiene conto di emendamenti e
osservazioni
fatti pervenire da Brescia social forum , Franco Russo (forum
ambientalista),
Maurizio Gubbiotti (Legambiente), Fabio Alberti (Un ponte per...),
Alessandra Mecozzi (Fiom), Franco Giampiccoli (Federazione chiese
evangeliche), Rete Lillput (proposta cambio del Pil, discussa a Porto
Alegre). Il testo inoltre è aggiornato a dopo Porto Alegre, riprende il
famoso punto 4 su guerra e terrorismo e contiene un breve punto
sull'Argentina. Ampliata anche la parte sull'Europa per sostenere la
preparazione del Forum sociale europeo.
Ecco il testo:
Contro la guerra e il liberismo, per una civiltà solidale
1. Siamo quelli e quelle di Porto Alegre, spazio aperto e plurale di
incontri e riflessioni, di formulazione di proposte e scambio di
esperienze,
per permettere ai movimenti sociali che si oppongono al neoliberismo e
alla
dominazione del mondo da parte del capitale, di costruire un'altra idea
di
mondo possibile, fondata innanzitutto sul protagonismo diretto degli
uomini
e delle donne. Ci riconosciamo nella dichiarazione dei movimenti
sociali che
insieme abbiamo sottoscritto a Porto Alegre a conclusione del secondo
Forum
sociale mondiale, in particolare nelle due discriminanti fondamentali lì
fissate: contro il liberismo e contro la guerra.
2. Siamo quelli e quelle di Genova, uomini e donne convinte
dell'illegittimità di un governo oligarchico del mondo, le cui politiche
neoliberiste generano povertà, disoccupazione, devastazione ambientale.
Siamo uomini e donne, sindacati e Ong, associazioni e movimenti sociali,
lavoratori e disoccupati, contadini e studenti, intellettuali e
ambientalisti, cittadini e cittadine, impegnati a costruire una grande
alleanza per creare una società nuova, contraria alla logica del
mercato e
del denaro, fondata sul valore della vita umana, centrata sul primato
della
persona, dei bisogni e del benessere collettivo.
3. Siamo quelli e quelle di Assisi e poi di Roma, oppositori
irriducibili,
senza "se" e senza "ma", della guerra economica, sociale e militare,
strumento privilegiato delle politiche dei potenti della Terra con
l'obiettivo di asservire il pianeta ai propri interessi politici,
economici
e culturali. Un dominio oppressivo che semina odio, xenofobia, violenza
sulle donne e che costringe interi popoli a vivere nella miseria e nella
disperazione. I fatti dell'11 settembre hanno segnato una nuova svolta
drammatica. Dopo gli attacchi terroristici, che abbiamo condannato
assolutamente, così come condanniamo tutti gli attacchi contro i civili
in
altre parti del mondo, il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati
hanno
lanciato una massiccia operazione militare. In nome della "guerra al
terrorismo" vengono attaccati in tutto il mondo i diritti civili e
politici.
La guerra contro l'Afghanistan, nella quale sono stati usati metodi
terroristici, si sta espandendo ad altri fronti e non rappresenta che
l'inizio di una guerra globale permamente per consolidare il dominio del
governo degli Usa e dei suoi alleati. Questa guerra rivela la faccia
brutale
e inaccettabile del liberismo, la nostra opposizione ad essa è un
elemento
costitutivo della nostra azione.
4. Perseguiamo un mondo che bandisca la violenza come strumento di lotta
politica. Le nostre sole discriminanti sono il ripudio della guerra, il
rifiuto del razzismo, del fascismo e del sessismo. Non riconosciamo
discriminazioni religiose, nè culturali, così come siamo avversi e
avverse a
ogni forma di totalitarismo. Al contrario, al nostro interno convivono
riferimenti e ambizioni differenti: la non violenza, la disobbedienza
civile
e sociale, il pacifismo e lo sciopero di massa, sono per noi forme di
lotta
compatibili tra loro.
5. Siamo avversari irriducibili di qualsiasi forma di terrorismo. Siamo
altresì consapevoli che in nome della lotta al terrorismo si limitano i
diritti civili, le libertà democratiche, si criminalizzano intere lotte
popolari, come quella dei curdi o dei palestinesi, si approntano
strumenti
repressivi e autoritari per sgretolare le lotte sociali. Mentre il
terrorismo è rivolto contro di noi, contro il nostro desiderio e la
nostra
possiblità di costruire un mondo migliore, la lotta contro di esso
attraverso l'estensione della guerra, lo alimenta e si rivela come un
suo
ottimo alleato.
6. Ci battiamo per politiche e per società in cui non domini lo
strapotere
delle multinazionali, l'asservimento dei bisogni sociali agli
imperativi del
profitto e la sovranità degli stati e dei popoli ai comandamenti delle
grandi istituzioni sovranazionali (Fmi, Omc, Banca mondiale). La
globalizzazione capitalistica che costituisce il metro di misura di
queste
istituzioni non ci appartiene e per questo la rifiutiamo. Al contrario,
noi
ci battiamo per una globalizzazione solidale, dal basso, rispettosa dei
diritti e delle culture degli uomini e delle donne, dei cittadini e dei
lavoratori, dei popoli e dell'ambiente.
7. Siamo contro la globalizzazione che nega all'infanzia i diritti del
gioco, dell'istruzione, della salute, della gioia, obbligando milioni di
minori a lavorare, a fare la guerra, a morire sulle mine, a morire di
inedia
e malattie, a prostituirsi. Bambini considerati come merce, usati come
mera
risorsa economica e non rispettati quale componente essenziale per la
costruzione di un mondo migliore che è già da ora più loro che nostro.
8. La globalizzazione rafforza un sistema sessista e patriarcale che
favorisce l'esclusione politica e sociale delle donne, negando loro
un'identità culturale, rendendole sempre più povere, alimentando la
violenza
contro di loro. Il rispetto dei diritti, dei bisogni e della libertà
delle
donne costituisce una dimensione centrale del nostro agire: senza di
questo,
un altro mondo non sarà mai possibile.
9. Non siamo e non vogliamo essere un partito politico. Il nostro fine,
al
contrario, è quello di salvaguardare le nostre differenti identità e i
nostri specifici obiettivi. Allo stesso tempo pensiamo di poter
costruire un
percorso comune, fatto di riflessioni e di analisi, di lotte e di
iniziative
rivolte al mondo esterno a noi. Non intendiamo essere autoreferenziali:
crediamo invece che fuori dalle nostre associazioni, dai nostri forum,
dagli
ambiti politici e sociali in cui ci riconosciamo, esistano innumerevoli
altre esperienze o individualità che possono essere coinvolte nel
progetto
di una globalizzazione solidale. E' questo lo scopo principale della
nostra
impresa collettiva.
10. Affermiamo il principio della democrazia partecipata, le cui
decisioni
non sono prese da pochi tecnocrati, ma che richiede invece il
coinvolgimento
attivo dei cittadini, dei lavoratori, dei popoli alle grandi decisioni
collettive. Ci riferiamo ai principi della democrazia diretta e vogliamo
approfondire ed estendere l'esperienza di Porto Alegre. Per queste
ragioni
la democrazia costituisce il fondamento del nostro lavoro collettivo: ci
basiamo sul metodo del consenso per valorizzare quello che ci unisce e
relativizzare quel che ci divide; crediamo nella pari dignità tra
organismi
a carattere nazionale e/o verticale e strutture orizzontali, che si
formano
dal "basso"; in questo senso il ruolo e il peso delle associazioni
nazionali, dei social forum e delle soggettività organizzate hanno per
noi
pari valore. Rifiutiamo la personalizzazione della politica e crediamo
in un
metodo di decisionalità collettivo e partecipato.
11. Abbiamo principi comuni, ma anche obiettivi comuni.
a) Il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale,
l'Organizzazione
mondiale del commercio, la Nato, mirano a costituire la struttura di un
potere transnazionale che sovrasta i diritti delle persone, dei popoli,
delle nazioni. Noi non ne riconosciamo la legittimità ed esigiamo la
fine
della loro interferenza nelle politiche nazionali. Ci battiamo invece
per
l'istituzione di organismi internazionali democratici, la cui
legittimità
risieda non solo sui governi, ma anche sulla partecipazione attiva della
società.
b) Riteniamo illegittimo il debito pubblico internazionale dei paesi del
Sud, che, funzionando da strumento di dominio, priva i popoli dei loro
diritti fondamentali, alimenta l'usura internazionale, impone a paesi
del
Sud piani di aggiustamento strutturale che li costringe a produrre per
l'export, a tagliare le spese sociali a ridurre l'occupazione,
aumentando la
povertà. Ne esigiamo l'annullamento incondizionato e la riparazione dei
debiti storici, sociali ed ecologici maturati dai paesi ricchi verso
quelli
poveri.
c) Avversiamo la speculazione finanziaria e lo strapotere dei mercati
finanziari. Per questo chiediamo la soppressione dei paradisi fiscali,
la
tassazione delle transazioni finanziarie e l'assoggettamento delle
multinazionali alle leggi dei singoli stati. L'istituzione della Tobin
tax
rappresenterebbe un utile passo avanti in questa direzione.
e) Ci opponiamo a ogni forma di privatizzazione delle risorse naturali
e dei
beni pubblici, in quanto costituiscono una forma di asservimento al
potere
delle società transnazionali. L'energia, l'acqua, le foreste,
l'energia, i
trasporti, l'istruzione, la comunicazione, la salute, la cultura, il
sapere
sono beni inalienabili che non possono essere ridotti a merce. Crediamo
in
uno spazio pubblico completamente rinnovato in cui, attraverso la
democrazia
diretta e partecipativa, siano i diretti interessati a decidere sulle
grandi
questioni.
e) Ci battiamo per un consumo critico e responsabile, equo e solidale,
che
favorisca la produzione rispettosa dell'ambiente e dei diritti delle
persone. Consideriamo il consumismo un disvalore psicologico, etico e
ambientale. Ci impegniamo, inoltre, nel boicottaggio di quelle imprese
che
non garantiscono il rispetto dei diritti sindacali e civili dei
lavoratori,
il rispetto dell'ecosistema e delle differenti culture. Anche per questo
crediamo sia urgente e necessario modificare radicalmente i parametri di
riferimento per il Prodotto interno lordo: introducendo dei rivelatori
ambientali, sociali e culturali crescerebbe un impegno virtuoso per il
miglioramento del benessere collettivo.
f) La terra è un bene collettivo indisponibile e inaleniabile. Il suo
sfruttamento in nome del profitto, provocando la concentrazione della
produzione nelle mani delle multinazionali e asservendo intere
produzioni
nazionali al dominio oligarchico del mercato mondiale, costituisce un
"crimine contro l'umanità". Chiediamo una equa redistribuzione delle
risorse
della terra: le sementi e il materiale genetico sono di proprietà
dell'umanità. Esigiamo l'abolizione dei prodotti transgenici e della
concessione dei brevetti. Il rispetto dell'ambiente e della salute
costituiscono un imperativo di qualsiasi scelta politica ed economica.
g) Le condizioni di assoluta miseria, la mancanza di acqua potabile e di
cibo, in cui vivono miliardi di uomini e donne, dipendono anche da quei
fenomeni climatici che vanno sotto il nome di "effetto serra"- crescita
della temperatura, innalzamento del livello dei mari, progressivo
scioglimento dei ghiacciai, avanzata dei deserti e delle zone aride -
che,
provocati dal mondo industrializzato, nel giro di un secolo potrebbe
rendere
letteralmente invivibili molte regioni della Terra. Esiste un crudele
legame
a doppio filo che vincola i mutamenti climatici al sottosviluppo: gli
effetti dell'aumento dell'effetto serra rendono infatti i poveri sempre
più
poveri, e al tempo stesso il sottosviluppo amplifica ed aggrava molti
problemi ambientali, compresi quelli che influiscono sul clima, anche
perchè
spesso le lavorazioni più pericolose e dannose vengono trasferite nei
paesi
più poveri. Non ci sono problemi ambientali che possano essere
affrontati e
risolti senza il coinvolgimento e la partecipazione democratica, senza
sviluppare nuove forme di cittadinanza attiva.
h) La globalizzazione liberista produce miseria, odio, morte. Per
imporsi a
popolazioni intere ha bisogno della spada costituita dalla corsa agli
armamenti, dall'aumento delle spese militari, dal rafforzamento e dal
rinnovamento delle alleanze militari, dal potenziamento degli apparati
polizieschi. Noi chiediamo lo scioglimento di queste strutture e di
questi
apparati perchè rifiutiamo totalmente la guerra come mezzo di
risoluzione
dei conflitti ed esigiamo la fine della repressione e della
criminalizzazione della protesta sociale. Ma la guerra non si fa solo
con le
bombe. Il ricorso all'arma della fame l'embargo, è sempre più frequente
e
causa milioni di vittime, specialmente di donne e bambini. Non esistono
fini
politici che giustifichino l'uso del cibo e delle medicine come armi;
non
riconosciamo quindi come legittimi gli embarghi che violano i diritti
umani
a intere popolazioni.
i) Riconosciamo ai lavoratori e alle lavoratrici gli stessi diritti
sindacali, civili e politici in qualsiasi parte del pianeta e a
prescindere
dal colore della pelle. Mentre i beni e i capitali possono valicare
senza
limiti qualsiasi frontiera, le persone sono costrette a controlli
umilianti,
condizioni inaccettabili, repressione e schiavitù. Ci battiamo per
migliorare le condizioni di vita e di lavoro, contro lo sfruttamento del
lavoro minorile, per la libera circolazione delle persone, contro
qualsiasi
limitazione ai diritti dei migranti, per un salario dignitoso in
qualsiasi
parte del mondo. Ci opponiamo con fermezza a qualsiasi legislazione
razzista
e discriminatoria.
l) Licenziamenti e disoccupazione si accompagnano spesso a un'impennata
degli utili aziendali e delle quotazioni di borsa. Chiediamo invece che
sia
ovunque impedito per legge il ricorso al licenziamento o a forme di
sussidio
pubblico in presenza di utili aziendali ed esigiamo, anche qui nel cuore
dell'occidente arricchito, il pieno rispetto delle garanzie
fondamentali dei
lavoratori, contro qualsiasi ipotesi normativa (come ad esempio la
soprressione dell'articolo 18) che tenda a limitarli. Allo stesso tempo
ci
battiamo per l'istituzione di misure, come il reddito sociale e la
riduzione
dell'orario di lavoro, per combattere la precarietà dilagante che
l'attuale
sistema economico genera in tutto il mondo, compresi i paesi
occidentali,
determinando l'aumento dell'insicurezza sociale, soprattutto per le
giovani
generazioni.
m) La crisi dell'Argentina ha dimostrato in maniera inequivocabile il
fallimento del liberismo. Quello che era additato come uno dei migliori
allievi del Fondo monetario internazionale, è sprofondato in una crisi
durissima che è costata disperazione sociale, disoccupazione e povertà.
Per
frenare la rivolta popolare il governo argentino non ha esitato a
sparare
contro le manifestazioni di protesta provocando decine di morti;
qualcosa di
analogo e di ben più grave di quanto accaduto nel luglio di Genova.
L'Argentina mostra quindi come i governi nazionali, nella loro funzione
di
meri esecutori delle politiche neoliberiste, finiscano poi per dover
presiedere al controllo poliziesco e alla repressione. Ma mostra anche
come
una mobilitazione popolare, pacifica e di massa, provocando la crisi di
quegli stessi governi, metta in crisi anche quelle stesse politiche
internazionali, incrinando profondamente la loro legittimità
n) Anche in Italia, il governo Berlusconi si presenta come baluardo di
un
sistema neoliberista che favorisce in ogni modo il profitto e la rendita
finanziaria, oltre che gli affari personali del presidente del
Consiglio. La
portata reazionaria delle politiche del governo Berlusconi è evidente
nell'attacco alla scuola pubblica, ai migranti tramite il progetto
Bossi-Fini, nell'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei
lavoratori,
nella "riforma" delle pensioni con il conseguente attacco al welfare,
nella
politica di distruzione del territorio e nella conseguente
valorizzazione
dell'economia criminale prodotta dalle grandi opere. Per questo vanno
giudicate positivamente le iniziative di mobilitazione sindacale che
intendono coerentemente battersi contro queste politiche. Il ruolo del
movimento italiano, lungi dal sostituirsi all'azione delle forze
sindacali,
può essere quello di stimolare ed ampliare l'opposizione sociale al
governo
liberista e liberticida di Berlusconi.
o) Anche in Europa i diritti sociali e le conquiste più avanzate frutto
di
decenni di lotte politiche sociali e civili, rischiano sempre più di
essere
trasformate ed asservite agli interessi economici dominanti.
Contestiamo la
pretesa dell'Unione europea di costituirsi come fortezza liberista e
antidemocratica, ben visibile anche nel processo costituente aperto
dalla
Convenzione europea o nella Carta dei "diritti". Vogliamo invece
batterci
per un'Europa sociale schierata contro la guerra, garante dei diritti di
tutti e tutte quelle che l'attraversano. Un'Europa realmente
democratica,
solidale, multiculturale, pacifica, impegnata nel rispetto
dell'ambiente. E'
con questa ambizione e sulla base dello spirito di Porto Alegre che ci
impegniamo nella preparazione del primo Forum sociale europeo.
Veniamo da storie diverse e da percorsi differenti. Ma crediamo
fortemente
nella modalità reticolare che abbiamo conferito al nostro lavoro
comune. La
nostra unità ha arricchito le nostre differenze; le nostre differenze
sono
la garanzia dell'efficacia della nostra unità. Crediamo in questo
principio
e lo proponiamo a tutti quelli e quelle che in questi mesi si sono
uniti al
nostro percorso, convinti e convinte di poter compiere ancora molta
strada
assieme. La costruzione di un mondo diverso è esercizio faticoso e
paziente.
Noi abbiamo appena cominciato.