Carissimi, è quasi certo che a voi di questa storia non vi interessi molto, ma io ve la racconto lo stesso.
Oggi compie 94 anni mia nonna Teresa, una donna esile, magra, vitale, nata contadina, da una famiglia di 12 altri fratelli e sorelle. A dodici anni scappa di casa dal padre padrone, non vuole lavorare nei campi, mungere le vacche, ed allora si fa assumere nella filanda: 12 ore di lavoro umidità al 90%, cuoce i bachi da seta prende ogni esile filo e lo intreccia ad altri esili fili e fa la seta, per i signori, pochi centesimi al giorno; con questo pensa di pagare il suo riscatto dalla terra e da suo padre\padrone.
Così non sarà, il padre la rivuole a casa, nei campi a zappare le cipolle ed il grano turco, ogni figlio e figlia sono sua proprietà e ricchezza. Vangare, zappare, pregare, mungere, riassettare sono fonte di ricchezza e di potere.
Poi a vent' anni si sposa, vuole ancora fuggire, lo fa con un bell'uomo, alto moro, occhi azzurri, fa il carrettiere, trasporta vino e fieno a seconda delle stagioni, è figlio di mezzadri, fratello di altri 6 giovani più alti di lui; vanno ad abitare assieme a questa altra grande famiglia, in una casa che mia nonna chiamava la casa delle quattro "F": fumo, fame freddo e fastidio.
Vita grama quella dei mezzadri, a volte, in alcuni anni, non c'era legna a sufficenza, la povertà trasformava persone care in estranei; a 23 anni ha la sua prima figlia, non c'è legna per il fuoco ed allora i pannicelli di cotone li fa asciugare sulla schiena delle vacche nella stalla.
La famiglia del marito, mio nonno Andrea, è comunque orgogliosa, cattolici e antifascisti.
Il luogo dove abitano viene chiamato "la russia bianca", nessun fascista può andare là ma nessuno di loro è sicuro fuori da lì.
La povertà attanaglia le famiglie, mia nonna e mio nonno fanno "san martino" e l' 11 novembre (fine dei Patti Agrari) trasloccano a Villa, altro "freddo, fame, fumo e fastidio". Faranno di nuovo i mezzadri, la Teresa non riesce a fuggire il suo destino, tornerà a fare la contadina, con 5 figli ed un fattore che stima il raccolto facendoci la cresta, ancora povertà, un figlio ha la difterite, viene ricoverato ai ronchettini, poche visite perchè non ci sono soldi nè tempo per stargli vicino, il raccolto è vicino, le vacche sono da mungere due volte al giorno, ed il viaggio per brescia è lungo se lo si deve fare sul carro tirato da un cavallo da titro, finchè Giulio muore, ed ancora oggi mia nonna non sa dove suo figlio di 6 anni è stato sepolto.
Fame ed orgoglio, e naturale forza sospingono mia nonna fino ad oggi, un rosario ed una imprecazione, alternati con piatti poveri ma gustosi, galline e mucche, mescolate a qualche maiale, un orto stupendo, e le "piane de Formentù" da zappare a mano ed il fieno da portare nel fienile, prima che piova, e le vigne da accudire, e la grandine da scongiurae con gli ulivi benedetti messi sotto il portico in croce vegliati con preghiere, ave maria mater dei.., ed i figli e le figlie da crescere,..... e quel figlio mai più rivisto, accarezzato, salutato per l'ultima volta.
Sono grato a mia nonna Teresa, perchè mi ha insegnato come e quando seminare e raccogliere, allevare, soffrire, mi ha insegnato a riconoscere le erbe buone dei campi da mangiare, e quelle cattive da cavare, mi ha insegnato la sobrietà dell'essere ma anche la voglia del divenire, Quasi con noncuranza mi ha insegnato ad accettare le frustrazioni ed i dolori che la vita ci impone.
Non lo ha fatto con supponenza, anzi forse non lo voleva fare, ma la sua stessa esistenza mi ha insegnato a vivere con dignità ed orgoglio, semplicità , rabbia, determinazione.
Auguri Teresa ciao Walter