Nella risposta a michaela, io, forse giapponese ma ormai ex-consigliere,
affronto prima del merito alcune questioni di metodo:
a) non mi offendo, anzi, per le accuse di stalinismo, nè mi offenderei per
quelle di trozkismo, sono orgoglioso , ed è stato per me fondamentale, di
aver conosciuto splendidi compagni dell'una e dell'altra tradizione politica
comunista, tradizione di cui critico molto, proprio perchè voglio essere
comunista, ma non butto via nulla.
b) essere stati assenti da molto dalle riunioni dovrebbe aver fatto pensare
a michaela che alcune cose poteva non conoscerle, come per esempio il fatto
che i Gruppi Consiliari sono la sede di riunione che non ha barriere
architettoniche, e per ciò stesso accessibili a proprio tutti come è stato
nel corso di riunioni settimanali per due anni, e che la preferenza per
tale sede potesse riconoscere, non solo, ma particolarmente questo argomento
che, per delicatezza (spero che sia una delicatezza compresa ancorchè
delicatezza da stalinista), non mi andava di esplicitare.
c) le accuse più pesanti al BSF, al mio Partito e alla mia pratica politica
vengono per la terza volta da soggetti che nessuno conosce, il che indica
(oltre al fatto che questo sta diventando uno sport molto "in" come lo sci,
per intenderci), da un lato quantomeno l'assenza, per elusività o incapacità
non nostre, di un dialogo diretto preesistente, dialogo che mai si sarebbe
rifiutato e che avrebbe potuto sortire degli effetti positivi in
comprensione ed in scelte, dall'altro una bassa credibilità nella polemica,
credibilità che esiste solo quando ci si mette in gioco di persona. Lo so,
è dura, ma è una regola non scritta che vige da secoli tra gli umani.
d) La partecipazione alla vita politica non è mai stata facile, la
disaffezione al bsf che è evidente, e ne entreremo nel merito più tardi,
riconosce difetti politici interni altrettanto evidenti ma anche note
responsibilità dei singoli esemplificabili nel detto: per stare a casa (o in
Presena) ci sono diecimila motivi e per partecipare c'è n'è uno solo: che lo
si desidera davvero e lo si esige da se stessi. Io ed altri giapponesi
quell'un motivo ce lo abbiamo ed abbiamo voluto farci passare gli altri
diecimila (uno dei quali , potrebbe essere, ad esempio, una e-mail come la
tua, michaela),
nel merito:
a) la riunione era stata fissata ai Gruppi da una settimana ed il
contrordine è durato solo tredici ore dalle 22
del 2 giugno alle 11 del 3 giugno, è stato logico per noi pensare, nel
decidere, che tra chi non si collega spesso come non ti colleghi spesso tu,
michaela, fossero molto più numerosi quelli indotti ad andare erroneamente
ai Gruppi piuttosto che alla camera del lavoro. In ogni caso ci si scusa per
l'inconveniente.
b) a sfortuna si aggiuge sfortuna , alle ore 20,35 di quella sera era stato
appeso fuori dalla sede della CGIL l'avviso dello spostamento della riunione
ai Gruppi e non hai potuto leggerlo.
c) un nodo assolutamente centrale da sciogliere per il futuro del BSF è, a
mio modo di vedere, esattamente quello preso in considerazione da Michaela
quando analizza la mancata, o calante, sintesi tra la presenza delle
organizzazioni politiche ed i singoli molto numerosi che non ne fanno
parte.
Affrontarlo e risolverlo significa fare un passo avanti non solo nella
risoluzione dei problemi del forum, ma nella risoluzione dei problemi di
partecipazione e di democrazia diretta che accompagnano e sono accompagnati
dal rinfocolarsi dell'autoritarismo in questo ed in altri paesi.
Ma se pure l'argomento cerchiamo di affrontarlo senza grossi risultati da
almeno due anni, due osservazioni vanno fatte:
1) mi sembra impossibile che, con i tempi della politica che richiedono
dedizione quotidiana, esista una soluzione che consenta ai singoli di
partecipare saltuariamente ma con efficacia, quando vogliono o sentono di
poterlo fare, una volta al mese o due volte l'anno. La forbice tra
organizzazioni e singoli si apre anche quando le organizzazioni (che sono
anch'esse solo organizzazioni di singoli volenterosi) si danno modi di
organizzazione che si adattano alla necessità di fare politica con
continuità, in sedi appropriate e nei tempi della politica.
Se è vero che i tempi vanno cambiati, e deve essere questo il nostro primo
obiettivo, chi manca per motivi diversi non deve per questo sentirsi escluso
e venire meno al necessario rispetto per chi comunque e disinteressatamente
è riuscito ad esserci. La necessità della partecipazione deve portare
comunque ad una più assidua presenza
2) La pratica culturale e politica del conflitto, pratica salutare ed
inderogabile, deve essere accompagnata sempre dalla pratica dell'unitarietà
e del consenso quando si parla di organizzazioni singole o plurali (come il
BSF) che riconoscono obiettivi importanti e condivisi. Senza l'unitarietà la
pratica del conflitto declina verso l'individualismo moderno, singolo o di
gruppo, in sè assai poco rivoluzionario e molto conflittuale.
Chiudere con un invito al confronto diretto è quindi normale e doveroso.
Speriamo tutti di conoscerti alla prossima,
col necessario affetto
Lamberto