>From: "Justice" <obleo(a)tiscali.it>
>Reply-To: bastaguerra(a)yahoogroups.com
>To:
><mediterracqua(a)domeus.it>,<forum-med(a)yahoogroups.it>,<fori-sociali(a)yahoogroups.it>
>CC: "abruzzosocialforum"
><asf-list(a)yahoogroups.com>,<bastaguerra(a)yahoogroups.com>
>Subject: [bastaguerra] inoltro articolo: Il futuro del movimento di
>Vittorio Agnoletto
>Date: Mon, 29 Sep 2003 08:19:00 +0200
>
>Giro alle liste l'articolo di Vittorio
>Agnoletto sul Futuro del movimento....
>
>
>ARTICOLO - IL MANIFESTO 26 SET 2003
>
>I L FUTURO DEL MOVIMENTO
>Tra i meriti di Seattle e Porto Alegre c'è anche quello di aver dato vita a
>un nuovo approccio nei confronti della politica importante per la nascita
>di
>una sinistra antiliberista
>VITTORIO AGNOLETTO
>
>Il movimento nato, almeno per i media, a Seattle e a Genova, non è uno dei
>tanti fenomeni sovrastrutturali, né è riducibile ad un semplice moto di
>contestazione giovanile animato da sentimenti di ribellismo generazionale o
>da qualche moda tanto mediatica quanto effimera. Le nostre ragioni si
>fondano su solide basi strutturali: questo modello di sviluppo, infatti,
>non
>solo non è assolutamente in grado di garantire un futuro a tutti gli oltre
>sei miliardi di persone che oggi abitano il pianeta, ma non può nemmeno più
>assicurare lo standard di vita, ossia i privilegi, del quale abbiamo goduto
>fino ad ora noi, popolazione del ricco emisfero nord occidentale. La logica
>di dominio incontrastato del profitto, infatti, sta quotidianamente
>distruggendo l'ambiente nel quale viviamo, sta scontrandosi con la
>limitatezza delle risorse e sta incontrando una sempre maggior resistenza
>tra quei miliardi di invisibili considerati, dal sistema finanziario,
>presenze eccedenti e d'intralcio ai propri progetti. Le conseguenze di tale
>situazioni sono ben rintracciabili anche nella vita quotidiana della nostra
>società: aumenta sempre più il numero dei poveri, dei senza lavoro e
>contemporaneamente cresce il senso d'insicurezza personale e collettivo, si
>diffonde la sensazione di vivere in una cittadella fortificata ove si è
>incapaci d'immaginare con serenità il proprio futuro.
>
>Le teorie liberiste, dopo aver alimentato per vent'anni l'attesa di
>magnifiche sorti progressive per l'intera umanità, dopo aver occupato gran
>parte degli immaginari collettivi con le promesse di una modernità che
>avrebbe fornito finalmente, come d'incanto, una risposta a tutte le nostre
>aspirazioni, tanto da teorizzare la fine della storia come percorso
>dialettico, conflittuale e contraddittorio, giungono ora al loro capolinea.
>Prima ancora degli insuccessi collezionati in specifici campi d'azione, o
>su
>terreni ben più ampi, com avvenuto recentemente a Cancun, la
>globalizzazione
>liberista segna oggi la propria sconfitta nell'incapacità di porsi come
>teoria universale, capace d'interpretare e di riassumere in sé le
>aspirazioni collettive dell'umanità o comunque almeno di quella parte della
>popolazione mondiale, in Nordamerica, Europa occidentale, Oceania e
>Giappone
>che, costituendo il centro del mercato mondiale, rappresenta l'unico
>soggetto degno di attenzione per i fautori della globalizzazione liberista.
>Il ciclo economico, ma prima ancora culturale ed ideologico, avviatosi
>negli
>anni '80, mostra irrimediabilmente i propri limiti insormontabili. Il
>continuo ricorso alla guerra e la sua teorizzazione, come strumento
>quotidiano di dominio e di garanzia della conservazione dello status quo,
>rappresenta, anche agli occhi dell'opinione pubblica mondiale, l'estrema
>debolezza di questo sistema e la strada senza sbocco sulla quale sta
>procedendo l'umanità.
>
>La crisi irreversibile del pensiero unico è accelerata dalla proiezione sul
>piano culturale delle elaborazioni direttamente collegate alle lotte e
>all'impegno sviluppato, in ogni angolo del pianeta, dai movimenti sociali.
>Impegno che non è più ascrivibile solo al recinto delle lotte di
>resistenza,
>ma che assume sempre più un orizzonte progettuale ed un'ampia capacità di
>elaborazione: Porto Alegre e Firenze sono state le due più importanti, ma
>non le sole, università a cielo aperto delle quali si è dotato il
>movimento.
>Da queste università non emerge la riproposizione delle grandi ideologie
>che
>hanno animato il ventesimo secolo, almeno non nella forma nella quale
>queste
>hanno ispirato la costruzione delle esperienze storiche sperimentate,
>spesso
>tragicamente.
>
>Il movimento oggi non ha una propria teoria compiuta, non contrappone al
>pensiero unico liberista un'unica visione già sistematizzata e confezionata
>del mondo, non è portatore di una specifica ideologia; d'altra parte non è
>nemmeno un'insieme indistinto di ideali, di aspirazioni e di speranze: il
>nostro pluralismo non è sinonimo di un'accozzaglia indistinta di persone
>che
>s'incontrano casualmente. Quello che sta nascendo potremmo definirlo come
>un
>nuovo umanesimo, in via di costruzione e destinato a restare un sistema
>aperto di pensiero, pur essendo capace di delineare un orizzonte
>sufficientemente preciso e nel quale sia possibile riconoscersi
>collettivamente; un sistema di pensiero fondato su grandi ideali, ma
>saldamente ancorato a una progettualità concreta ed in grado di raggiungere
>progressivamente sintesi sempre più alte. In questo percorso coabitano
>alcuni filoni di pensiero che hanno le loro radici nelle grandi tradizioni
>culturali del XIX e XX secolo, nel socialismo, nel comunismo, nel
>cristianesimo, nell'ambientalismo, nel femminismo... spesso si rifanno a
>percorsi eretici o comunque critici verso le esperienze storiche realizzate
>in nome dell'ufficialità delle proprie ideologie.
>
>Ma sarebbe profondamente sbagliato ridurre tutto ad una sorta di incontro
>tra pensieri minoritari o a sintesi che guardano al passato come
>l'elaborazione rossoverde od il pensiero cattocomunista. Sono
>semplificazioni che non aiutano a comprendere l'originalità di questo nuovo
>umanesimo che certamente raccoglie i punti più alti delle elaborazioni che
>hanno segnato i percorsi di liberazione del genere umano, ma che non si
>limita ad una semplice sommatoria, proponendo invece nuovi paradigmi
>costitutivi di forme di pensiero universale.
>
>Il nucleo centrale di questa elaborazione è la centralità dei diritti
>universali indivisibili. Non più quindi i diritti di cittadinanza,
>elaborati
>dalla rivoluzione francese per poter usufruire dei quali era vincolante la
>terra di nascita, non più quindi diritti universali ossia riconosciuti in
>tutto il mondo ma originati da una sola sorgente, quella del mondo
>occidentale, non più diritti solo umani, superando un antropocentrismo
>secondo il quale il mondo inanimato ed il mondo animale sono solo risorse
>da
>sfruttare, ma soprattutto diritti indivisibili, non variabili dipendenti da
>altre priorità, non dispensabili a percentuale a secondo dalla fase
>storica,
>della collocazione geografica o della convenienza politica del momento.
>
>La radicalità sociale che, insieme all'ostinata ricerca dell'unità, ha
>caratterizzato fino ad oggi tutto il percorso del movimento, lungi
>dall'essere frutto di estremismo o di rigidità ideologiche, trova la
>propria
>origine nella scelta di guardare il mondo attraverso la prospettiva dei
>diritti universali indivisibili. Ne derivano una pratica ed una riflessione
>che si pongono in un antagonismo irriducibile con ogni forma di pensiero
>liberista, più o meno stemperato da impraticabili terze vie, ossia con ogni
>sistema di pensiero e di gestione della società che ponga al centro il
>profitto e non la persona.
>
>Da questo nuovo umanesimo, che si alimenta nel pluralismo delle pratiche e
>delle elaborazioni di un movimento ormai realmente diffuso in tutto il
>pianeta, è già nato un differente approccio alla politica. Tale approccio,
>nel tempo e con le differenti caratteristiche proprie di ogni paese,
>porterà, nel mondo occidentale, anche al consolidarsi di un'area politica
>di
>sinistra antiliberista, capace di raccogliere e rispettare nelle sue
>identità le realtà organizzate già oggi esistenti. Capace di innovare anche
>le forme organizzative della rappresentanza secondo quella prassi di
>pluralismo, di leadership diffusa e di ricerca dell'unità che continua a
>caratterizzare il percorso del movimento; un movimento che continuerà a
>svolgere il proprio ruolo, evitando cortocircuiti o pericolose
>trasformazioni in partito, già sperimentate senza grande successo nel
>passato, ma che lungi da sviluppare una propria indifferenza verso la
>politica istituzionale potrà svolgere un importante ruolo di levatrice di
>una sinistra antiliberista capace di guardare in modo propositivo al
>futuro.
>
>
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sul sito del circolo anarchico ponte della ghisolfa trovate unrecente
articolo di Noam Chomsky sulla guerra.
http://www.ecn.org/ponte
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