----- Original Message ----- From: marco paquola To: redditolavoro@ecn.org Sent: Wednesday, November 20, 2002 11:03 AM Subject: [redditolavoro:] I LORO CARABINIERI E LE NOSTRE ZUCCHE
Un po' lunga ma puntuale e articolata l'analisi di reds. Per motivi tecnici (le dimensioni del documento sembrano eccedere quelle ammesse dalla lista) seguiranno altri due messaggi. I LORO CARABINIERI E LE NOSTRE ZUCCHE. Analisi della dinamica che ha portato agli arresti contro il movimento. REDS. 19/11/2002
GLI ARRESTI
All'alba del 15 sulla base dell'ordinanza firmata dalla procura di Cosenza, 42 persone sono state raggiunte da procedimento giudiziario, 11 tra queste venivano trasferite nel carcere di massima sicurezza di Trani. L'iniziativa vuole colpire la "Rete meridionale del Sud ribelle", contenitore negli ultimi tre anni di tanti incontri e assemblee di gruppi e associazioni del Meridione per preparare le giornate di Napoli, Genova e Firenze. I magistrati contestano una serie di reati tra i quali il 270/bis del codice penale, che riguarda le "associazioni con finalita' di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico". Altri capi di imputazione: la "cospirazione politica mediante associazione al fine di turbare l'esercizio di governo" e la "propaganda tesa a sovvertire violentemente l'ordine economico". L'ordinanza e' stata emessa a seguito di indagini durate un anno e mezzo con pedinamenti, filmati ed intercettazioni (tra le quali quelle di 60.000 e-mail).
CON ORTAGGI E VERDURA FAREMO LA LOTTA SEMPRE PIU' DURA
L'ordinanza (359 pagine) non solo non poggia su alcuna prova, ma anche il castello indiziario e' di una poverta' sconcertante. La cospirazione politica e' un reato "del codice fascista del 1930 al fine d'anticipare il momento della punibilita' di quei reati, che se davvero commessi, avrebbero potuto minacciare la stabilita' e gli interessi del regime autoritario. E' un reato che permette di liquidare, come ha fatto in un lontano passato, sindacati, partiti, ogni forma di libera associazione. La natura di quel reato ha un vantaggio che i magistrati di Cosenza non disperdono: puo' essere contestato senza che un delitto, una violenza, un'aggressione o attentato sia commesso, senza che ne siano dimostrate con qualche decente fonte di prova le responsabilita'. Il giudice di Cosenza brandisce il senso autoritario di quella norma come un'arma. Nella cospirazione politica mediante associazione, scrive, e' sufficiente che il 'pericolo' sia 'presunto'. Quel reato 'non esige ne' un numero di adepti determinato, ne' la consistenza di mezzi idonei alla realizzazione dei fini, ne' concreto pericolo per lo Stato essendo il pericolo presunto... la costituzione dell'associazione'." (D'Avanzo, La Repubblica, 16 novembre).
Gli indizi sono, a tratti, esilaranti. In una delle telefonate intercettate Anna Curcio, tra gli arrestati, racconta che a Genova lavorera' "a un progetto di comunicazione con delle radio indipendenti che trasmetteranno in rete sul sito www.radiogap.net", ed ecco la grande intuizione del magistrato: "Gap, come la formazione eversiva ideata da Giangiacomo Feltrinelli [30 anni fa, NdR] che operava per propagandare in Italia e in Europa, i fondamenti strategici e i principi organizzativi della guerriglia urbana. Il ricorso a tale sigla per denominare la radio operante a Genova durante il G8, non puo' essere casuale, ma voluto da persone ben informate sui trascorsi eversivi e che accarezzano l'idea di sfruttare la forma 'anomica' del movimento antiglobalizzazione per riattualizzare la lotta armata storicamente fallita".
Nell'ordinanza si trovano prove "schiaccianti" del seguente tenore: durante la manifestazione del 17 febbraio 2001 a Napoli i carabinieri rilevano la presenza di "Caruso Francesco" in un filmato dove e' udibile lo slogan "Che puzza, che puzza" scandito dai manifestanti a pochi centimetri dal volto dei carabinieri, in altri fotogrammi invece si sentono slogan ancora piu' minacciosi "con ortaggi e verdura faremo la lotta sempre piu' dura", poi l'appello ai "compagni del servizio d'ordine" di farsi avanti "armati di carciofi e scolapasta", con inviti ai poliziotti e ai carabinieri del tipo "mangiatevi un poco di sedano", mentre si riferisce che Lidia Azzarita, altra arrestata, "da una attenta visione, mantiene sulla testa una grossa zucca" mentre in un altro fotogramma "essa pone provocatoriamente la citata zucca sul casco indossato da un poliziotto schierato nel blocco, nonostante questi tenti di spostare la testa per evitare l'oltraggio".
LA MECCANICA DELL'OFFENSIVA
Sino ad oggi la ricostruzione piu' attendibile di questo sconclusionato (ma non per questo meno pericoloso) attacco al movimento e' quella scritta dal sempre ben informato Giuseppe D'Avanzo ("Gli arresti dei noglobal e il teorema dei ROS" su La Repubblica del 16), che, come si leggera', non parte certo da un preconcetto favorevole al movimento. Nei giorni seguenti molti, pur senza citarlo (tra questi anche il Corriere della Sera), faranno riferimento al suo pezzo. Scrive:
"Accade che il Raggruppamento Operazioni Speciali (Ros) dell'Arma dei Carabinieri si convinca che dietro i disordini di Napoli (7 maggio 2001) e di Genova (21 luglio 2002) non ci sia soltanto il distruttivo, nichilistico furore di casseur europei o il violento spontaneismo delle teste matte (e confuse) di casa nostra, ma addirittura un'associazione sovversiva. Concepita l'ipotesi, gli investigatori dell'Arma intercettano, spiano, osservano, pedinano. In assenza di contraddittorio, s'acconciano come vogliono cose, frasi, dialoghi, eventi, luoghi edificando una conveniente e coerente cabala induttiva [.]. Organizzato il quadro, occorre ora trovare un pubblico ministero che lo prenda sul serio. Alti ufficiali del Ros consegnano il dossier, rilegato in nero, di 980 pagine piu' 47 di indici e conclusioni ai pubblici ministeri di Genova. Che lo leggono e concludono che 'quel lavoro e' del tutto inutilizzabile'. Gli investigatori dell'Arma non sono tipi che si scoraggiano. Provano a Torino. Stesso risultato: 'Questa roba non serve a niente'. Il dossier viene allora presentano ai pubblici ministeri di Napoli. L'esito non e' diverso: il dossier, da un punto di vista penale, e' aria fritta. Finalmente gli ufficiali del Ros rintracciano a Cosenza il pubblico ministero Domenico Fiordalisi. Fiordalisi si convince delle buone ragioni dell'Arma dei Carabinieri. [.] C'e' la struttura d'eccellenza investigativa dei carabinieri che cerca, per mesi, con ostinazione in giro per l'Italia, e nonostante i rifiuti, una procura che dia credito a un lavoro mediocre e opaco. Perche'? Ci sono due magistrati che rianimano un paio di reati del codice fascista, per loro ammissione 'di difficile, concreta applicazione', al fine di sostenere quell'impianto accusatorio degno della polizia politica degli Anni '30."