Del Mondo Kurdo anno 2 - numero 10 Bollettino settimanale a cura dell'Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia (UIKI - Onlus) Via Quintino Sella 41, int.9, 00187, Roma tel. 06 42013576 fax. 06 42013799 uiki.onlus@tin.it, www.kurdistan.it/uiki/indexdelmondokurdo.html
Reazioni all'inclusione del PKK nella lista delle organizzazioni terroriste dell'UE.
(Ozgur Politika, 1 maggio 2002)
Un esponente dell'Hadep, Mehmet Tekin, responsabile della federazione di Van, ha ricordato che, sino ad ora, l'Europa non ha fatto nulla per trovare una soluzione alla questione kurda e che l'Europa, rispetto alla questione kurda, si è preoccupata di tutelare solo i suoi interessi: "Da tre anni viviamo una situazione di pace e nessuno ha il diritto di sabotare questo processo. Questa è la volontà della popolazione kurda." Il Presidente del Congresso Nazionale Kurdo, Ismet Serif Vanli, ha detto: "I kurdi non sono terroristi ma ne sono le vittime. La decisione presa dell'UE può essere l'inizio di un periodo molto pericoloso. Sul terrorismo l'UE utilizza un doppio metro di giudizio. La sua scelta influenzerà negativamente i rapporti tra l'UE e il popolo kurdo. L'UE non dovrebbe mettere il PKK nella lista ma, piuttosto, democratizzare la politica turca, farle accettare i criteri di Copenaghen e farle riconoscere la lingua della nazione kurda".
Il Professore svizzero Martin Heinrich, specialista delle questioni mediorientali, ha ritenuto strano l'inserimento del PKK nella lista nel momento del suo scioglimento e della fondazione del KADEK: "Nel 1923, con Losanna, l'Europa ha voluto la morte del popolo kurdo. I kurdi non hanno mai accettato questo e adesso li si riporta di fronte alla tomba. Quando c'era la guerra il PKK non fu inserito nella lista. Perché farlo adesso? Da Losanna ad oggi sono morti tanti kurdi e turchi, la Turchia è di fronte ad una grande crisi economica, da anni dipende dagli aiuti internazionali per mantenere il suo sistema. Non si è mai preoccupata di trovare delle soluzioni interne, anche oggi, la scelta europea impedisce di trovare una soluzione alla questione kurda. Mettere il PKK nella lista vuol dire mettere tutti i kurdi nella lista."
E ancora . (Ozgur Politika, 30 aprile 2002)
Osman Ocalan, del Consiglio di Presidenza Generale del KADEK, nella dichiarazione rilasciata prima della diffusione della lista ha detto: " Alla Repubblica turca è stato dato il via libera per la distruzione e l'annientamento dei kurdi. Ai kurdi si è sempre detto di ribellarsi, fino ad oggi i kurdi hanno portato avanti 28 ribellioni, subendo 28 sconfitte. I kurdi non hanno mai avuto la loro libertà e la stessa Turchia non si sviluppa, rimane nella crisi e continua ad essere una Repubblica piena di problemi. Per questo, il Trattato di Losanna non ha fatto crescere la Turchia, ma l'ha indebolita. È un trattato che ha cancellato i diritti del popolo kurdo. È un trattato che distrugge le dinamiche di pace e pone kurdi e turchi gli uni contro gli altri. Il trattato di Losanna non è solo contro i kurdi, ma si è dimostrato anche contro la Repubblica turca. I kurdi sono pronti ad un'eventuale guerra e sono pronti a resistere e a difendersi. L'inserimento del PKK nella lista è una scelta di guerra."
Inoltre . Ozgur Politika, 29 aprile 2002 Anche gli intellettuali kurdi hanno protestato contro l'inserimento del PKK nella lista delle organizzazioni terroristiche. In una lettera del KNK, al governo svedese, è stato ricordato che "mettere il PKK nella lista è un modo per legalizzare le politiche terroristiche dello stato turco contro il popolo e di accettare l'idea che la guerra possa riprendere". Contro la lista non ci sono stati dissensi espressi solo dal mondo kurdo, ma anche dai partiti e da molte personalità europee. Lars Ohly, ad esempio, Responsabile esteri del Partito di Sinistra svedese e membro della Commissione dell'UE del Parlamento svedese, ha detto che l'ingresso del PKK nella lista non è legale ed è atroce. Il vice presidente della coalizione di sinistra della Norvegia, Erlin Folkvord ha dichiarato che inserire nella lista il PKK significa accettare i massacri. Anche il Presidente del gruppo dei Verdi di Svezia Per Lag ha detto che mettere il PKK nella lista significa accettare la repressione dello stato turco contro i kurdi, fatta in nome della "lotta contro il terrorismo". La Parlamentare europea kurda Feleknas Uca in una sua dichiarazione ha detto che "ci lascia pensare il fatto e il motivo per cui un movimento che ha cambiato il suo nome, strategia e avviato importanti riforme sia stato messo in questa lista". La decisione ha conferito forza alla politica anti democratica della Turchia (Ozgur Politika, 3 maggio 2002).
La rivista Stradford che esprime le idee di militari, servizi segreti e ex-ministri degli esteri degli Stati uniti ritiene che mettere il PKK nella lista ha significato riconoscere alla Turchia un premio. La lista dell'UE è stata preparata secondo le richieste americane e ciò vuol dire che da oggi in poi le collaborazioni fra queste due parti saranno più strette per la lotta al terrorismo e la condivisione d'informazioni. Il successo dell'attività di collaborazione tra America e Unione Europea nella lotta al terrorismo, dipende da quanto durerà nel futuro, e con questa decisione l'UE cerca di far diminuire la simpatia dell'opinione pubblica nei confronti dei kurdi e di bloccare i fondi del PKK. (Ozgur Politika, 6/5/02)
Anna Lindh, Ministro degli affari esteri svedese, ha salutato il KADEK, visto che si era detto apertamente contrario ad ogni forma di terrorismo. "Anche se la Svezia è stata favorevole all'entrata del PKK nella lista, continuerà a sforzarsi per una soluzione del problema kurdo" ha detto, continuando che "nell'ambito dell'UE in riferimento alla Turchia continueremo il nostro lavoro per garantire i diritti del popolo kurdo e poniamo nei confronti della Turchia una condizione che è quella di mettere in garanzia i diritti dei kurdi e di finirla con le repressioni della lingua kurda. Inoltre deve concedere le trasmissioni televisive e radiofoniche in lingua kurda. Lo stato turco deve togliere ogni forma di repressione contro giornalisti e intellettuali kurdi". Inoltre, ha dichiarato che la Turchia deve applicare i Criteri di Copenhagen, rispettare i diritti umani, la libertà per le organizzazioni e comportarsi secondo i principi di uno stato democratico e di diritto, restare neutrale nei procedimenti e rispettare le minoranze. In Turchia alcune riforme sono state fatte ma sono ancora sulla carta, non sono state ancora applicate. La sua missione ad Amed è stata bloccata dal governo di Ankara a tale riguardo ha detto "come può un paese che aspira a diventare membro dell'UE negare ad un altro paese dell'Unione di recarsi nel sud-est, vuol dire che non ha avuto il coraggio di lasciarmi andare. Un comportamento del genere lascia pensare, si tratta di segnali poco rassicuranti". (Ozgur Politika, 9/5/02)
"Non si può ingiustamente incolpare i kurdi" ha dichiarato Renzo Imbeni, vice presidente del Parlamento europeo, "mettendo il PKK nella lista delle organizzazioni terroriste, visto che chiedono pace e giustizia". Il PKK ha cambiato il suo nome e si è sciolto, si sa che si è sforzato molto a cambiare quegli aspetti frutto di errori avvenuti nel passato. Sia in Turchia e in Europa non si può negare ai kurdi il loro diritto di fare politica e mobilitarsi per il loro scopo, si tratta di uno dei diritti fondamentali dell'uomo, che non può essere negato. Abbiamo detto molte volte alla Turchia che deve risolvere la questione kurda, se vuole avviare il processo di negoziazione fra Turchia e UE. Anche come Parlamento europeo insistiamo a chiedere alla Turchia di accettare e applicare i criteri di Copenhagen e cercare di trovare una soluzione permanente e politica della questione kurda. Se la Turchia non vuole rivivere un'atmosfera di terrore e guerra deve accettare nell'ambito dei suoi confini, una soluzione, riconoscendo un'autonomia in cui i kurdi possano gestirsi. (Ozgur Politika, 10 maggio 2002)
Già prima che la lista diventasse pubblica, i kurdi in Europa e in Turchia hanno cominciato a scendere nelle piazze per protestare contro questa decisione che ritengono una criminalizzazione del popolo kurdo. Per questa ragione sit-in, manifestazioni, marce e scioperi della fame, anche in Italia, si sono svolti ovunque i kurdi vivono e proseguono ancora. Numerose conferenze stampa di intellettuali, politici esponenti del movimento kurdo hanno reso pubblica la posizione della parte kurda e è stato lanciato un boicottaggio kurdo contro i prodotti di Spagna, Svezia, Inghilterra e Danimarca, oltre a tagliare ogni contatto a livello istituzionale con gli stessi stati. In Italia e in altri paesi Europei, fino al 7 giugno, ogni venerdì i kurdi si riuniranno in presidio di protesta, chiedendo che la decisione europea venga rivista.
In un nostro comunicato stampa, il 13 maggio, abbiamo diffuso i primi risultati dovuti alla decisione UE, ve ne riproponiamo degli stralci:
Il 3 maggio 2002, lo stesso giorno dell'annuncio della decisione dell'Unione Europea, le truppe turche hanno cominciato vaste operazioni militari, che proseguono ancora, in Sirnak, Beytusabap nel Kurdistan turco e Zaxo nel Kurdistan iracheno. L'esercito turco, che non ha visto alcuna risposta alle sue azioni, ha intrapreso nuove operazioni molto violente nella regione di Dersim, Bingol, Erzurum, Diyarbakir e Siirt, il 7 maggio scorso. A seguito delle informazioni giunte è stato reso noto che da una parte i soldati stanno avanzando, dall'altra gli elicotteri e gli aerei da combattimento stanno bombardando tutta la regione. Già si sa che molte persone hanno perduto la vita e che le operazioni si stanno propagando ai dintorni. Inoltre, come noto, l'8 maggio 2002 l'esercito turco ha invaso le regioni di Batufa e di Kanimasi situate nel Kurdistan meridionale. Dopo un periodo di tre anni le forze turche hanno ordinato ai guardiani dei villaggi di tenersi pronti per operazioni ancora più vaste.
Le forze di sicurezza turche incoraggiate dalla decisione presa dall'UE hanno fermato e messo in guardia 11 persone, facenti parte del sindacato degli inseganti Egitim-sen di Kiziltepe, in provincia di Mardin. Dopo la dichiarazione rilasciata dalla sede di Egitim-sen di Mardin, queste 11 persone sono state arrestate e torturate per il solo fatto di aver voluto imparare il kurdo. Inoltre, fra le 11 persone arrestate si trova una donna incinta la sig.ra Sermin Erbas, e tutti hanno dovuto subire gli stessi trattamenti punitivi: getti d'acqua, legnate, insulti e per 3 giorni sono rimasti senza cibo, né acqua. A seguito di tali torture la sig.ra Sermin Erbas è stata condotta d'urgenza all'ospedale militare, dove si trova ancora in gravi condizioni.
Secondo un dispaccio del canale televisivo turco NTV, il Ministro degli affari esteri turco ha reclamato all'Unione Europea, che ha appena pubblicato la lista delle organizzazioni terroriste in Europa, il bando nei confronti di 450 organizzazioni della società civile e altre associazioni europee (fra le quali Giornalisti Senza Frontiere, Medici Senza Frontiere, France Libertés, La Federazione Mondiale delle Città Unite e le associazioni di solidarietà con il Kurdistan). Non accontentandosi di aver posto il divieto alle organizzazioni della società civile kurde di Turchia, il governo turco si aspetta che l'Unione Europea integri nella sua lista tali rispettabili associazioni europee.
Senza alcun dubbio possiamo considerare che questa lista sia la causa primaria della nuova ondata di violenza in Kurdistan. I fatti di cui sopra sono la prova inconfutabile dell'illegittimità di tale decisione, come del resto già prevista e resa nota anche da noi. Ribadiamo quindi che la decisione europea dovrà essere rivista e corretta al più presto. La violenza contro il popolo kurdo non cesserà e la pace, la democrazia e la stabilità non potranno essere ottenute se non si provvederà a respingere questa decisione e se non si risponderà adeguatamente alle rivendicazioni legittime del popolo.
Purtroppo, a causa della questione urgente che ha riguardato la lista UE delle organizzazioni terroriste questo numero del bollettino esce con un po' di ritardo quindi le notizie che seguono saranno un po' passate, ma riteniamo importante presentarvele ugualmente per non perdere il filo di come la situazione sta evolvendo.
Un Primo Maggio di lotta / AFP- 1 maggio 2002 Le celebrazioni del 1 maggio, vietate in Turchia, sono costate l'arresto a trenta persone che, per protesta, hanno sostenuto un giorno di sciopero della fame. A Dyarbakir, dove il 1 maggio è stato festeggiato da numerosissimi gruppi di manifestanti, la polizia ha arrestato 10 persone. Il maggiore sindacato turco, Turk-Is, per protestare contro il bando della festa ha deciso di sostenere un giorno di sciopero della fame. A Dersim (Tunceli, nell'originale il nome turco n.d.t.) numerose organizzazioni della società civile hanno sfidato il divieto diffondendo un comunicato stampa di celebrazione della Festa dei Lavoratori. Le celebrazioni sono state vietate anche a Mersin, dove lo scorso 21 Marzo, in occasione del Capodanno Kurdo, la polizia uccise 2 manifestanti. Ad Ankara ed Istanbul, dove le piazze erano presidiate da 15000 poliziotti, carri armati ed elicotteri, le manifestazioni si sono potute tenere solo in zone predefinite e controllate dove, comunque, la popolazione ha fatto sentire la sua voce per denunciare i danni della crisi economica, per chiedere la fine del conflitto in Palestina e per chiedere il riconoscimento dei diritti degli omosessuali.
I kurdi, in tutto il Medio Oriente, festeggiano la nascita del KADEK / BBC da Ozgur Politika- 27 aprile 2002
I kurdi di Siria, Libano e di tutto il Medio Oriente, hanno entusiasticamente salutato la nascita del KADEK. Migliaia di kurdi, abitanti a Damasco, Aleppo, Kamisli e in altre città hanno tenuto dei grandi festeggiamenti per salutare la nascita del Congresso per la Libertà e la Democrazia del Kurdistan. Nel corso dei festeggiamenti è stato letto il documento finale dell'VIII Congresso del PKK. Nel corso delle dimostrazioni gli speaker hanno sottolineato che il PKK ha guidato un'importante rivoluzione e che una struttura congressuale è importante per estendere i confini di questa rivoluzione a tutto il Medio Oriente.
I festeggiamenti si sono estesi da Tripoli, a Beirut alla Valle della Bekaa. Il Centro di cultura kurda del Libano ha detto che la nascita del KADEK simboleggia un rinnovamento nella lotta del popolo kurdo. I kurdi hanno voluto sottolineare che il KADEK sarà uno strumento per unificare tutto il popolo kurdo e tutto il Medio Oriente.
Murat Bozlak replica ad Ecevit sull'accusa di separatismo rivolta all'Hadep / BBC da Ozgur Politika- 28 aprile 2002
"Il CHP rischia nel collaborare con un partito separatista solo per guadagnare voti". A queste dure parole di Ecevit, rivolte all'Hadep ha replicato Murat Bozlak che, in un comunicato scritto diffuso ieri, ha così replicato alle accuse rivolte all'Hadep: "Le parole del Primo ministro non sono compatibili con una politica di riconciliazione. Definire "separatista" un partito impegnato, legalmente e democraticamente, nell'arena politica non si addice ad uno statista. È difficile accettare che un uomo che si trova sulla scena politica da oltre 40 anni, e che dovrebbe scusarsi col popolo per i suoi insuccessi, non trovi nulla di meglio da fare che attaccare l'Hadep. Il governo di Ecevit si sta sciogliendo come una bolla di sapone, questa è la ragione del suo accanimento contro di noi. Il nostro partito si batte per costruire una Turchia democratica, questo è il nostro progetto. Ribadisco il nostro impegno per la riconciliazione e il dialogo".
Campagna contro l'avvocatessa turca dei Diritti umani, in seguito alla sua presa di posizione a Colonia (in Germania) a proposito degli stupri di donne operati delle forze di sicurezza turche. / Da Indymedia- Uwe Kalbe - 29 aprile
Si sta svolgendo attualmente una campagna condotta nei 'media' turchi contro una attivista dei diritti umani che si e' impegnata nella lotta contro la violenza sessuale esercitata sulle donne da parte delle forze di sicurezza turche. La campagna ha raggiunto anche la Germania.
"Nessuno ha il diritto di interferire verso l'esercito turco e verso i soldati turchi": l'ammonimento del giornale turco "Gozcu" sembrerebbe diretto verso qualche potenziale nemico. Ebbene, il "nemico", in questo caso, è Eren Keskin, un'avvocatessa. E l'accusa di "intrusione" e', alla luce del problema a cui si riferisce, particolarmente fuori luogo. Eren Keskin, vice presidente dell'Associazione dei Diritti Umani (Insan Haklari Dernegi - IHD) in Turchia, si e' impegnata contro le violenze sessuali esercitata sulle donne da parte delle forze di sicurezza turche.
Progetti a favore delle donne vittime.
Il numero elevato di casi di questo tipo aveva indotto gli attivisti suoi compagni a fondare un progetto apposito, come si può capire dal suo stesso nome, per apportare "assistenza legale alle donne che sono state stuprate o che comunque hanno subito abusi sessuali da parte delle forze di sicurezza di Stato".
Eren Keskin ha descritto tali casi durante un incontro a Colonia (Germania) dedicato alla giornata internazionale della donna. A partire da allora, essa e' stata presa di mira dall'ira dei "media" turchi. Sotto il titolo "Repellenti dichiarazioni della brutta avvocatessa", il giornale sopra citato ha chiesto che a Keskin non sia permesso di ritornare in Turchia. "Questa donna dovrebbe sparire dalla Turchia... dovrebbe restarsene in Germania".
Rudi parole nei giornali e nelle radio
La scelta dei termini dei giornalisti alza i toni: "Se io non stuprassi Eren Keskin la prossima volta che la vedo, non sarei un uomo" ha detto un commentatore su "Radio D". E poi: "Lei probabilmente voleva dire, questa Eren Keskin: Perché non l'hanno fatto su di me?". Il giornale "Ikinci" ha scritto: "Quando Eren Keskin ritorna, sarà' lei a buscarsi la sua violenza sessuale". "C'è solo una parola per questo: Questo e' tradimento" ha detto il quotidiano di massa "Hurriyet. Le critiche di Eren Keskin sono tradimenti della patria ed una cospirazione; pubblici ministeri, il ministro dell'interno, e il ministro degli esteri hanno tutti aperto inchieste contro di lei.
L'organizzazione per i diritti umani IHD ha ufficialmente protestato, cosi' come l'hanno fatto altri attivisti per i diritti umani e giornalisti. Giovedì, Ulla Jelpke, portavoce del Partito del Socialismo Democratico tedesco (PDS) si e' unita alla protesta. Essa ha fatto appello al Governo tedesco "ad affrontare immediatamente l'argomento con il governo turco, ed a prendere posizione contro questo incredibile attacco alla dignità' umana della signora Keskin".
Il Consiglio d'Europa chiede alla Turchia di porre fine all'isolamento di Ocalan. / AFP- 24/04/02
Il Comitato contro la tortura del Consiglio d'Europa ha chiesto alla Turchia di porre fine all'isolamento del Presidente Abdullah Ocalan ricordando che l'isolamento è una forma di punizione degradante, non rispettosa dei diritti umani e che dovrebbe essere il più breve possibile: "Il signor Ocalan dovrebbe essere trasferito ad un regime carcerario che gli possa consentire di avere quanti più contatti possibili con le altre persone e che gli permetta di svolgere diverse attività"
.e di attivarsi di più contro la tortura / AFP-24aprile2002
Lo stesso Comitato ha chiesto alla Turchia una maggiore attività per cancellare, definitivamente, le pratiche violente che ancora si registrano nelle prigioni turche. Gli esperti del Comitato, recatisi in Turchia a settembre, hanno definito la situazione in "graduale miglioramento", miglioramento ritenuto, comunque, ancora insufficiente: "Pratiche quali applicazione di elettrodi, e altre simili, sono meno frequenti che in passato ma le violenze sono ancora numerose anche se non è stato possibile registrarle tutte".
A Van, la Commissione ha denunciato che la stanza degli interrogatori della sezione femminile della prigione è un tunnel nero, stretto e completamente insonorizzato: "Tali strutture sono assolutamente inconcepibili per un moderno servizio di polizia". I locali, inoltre, sono completamente infestati da insetti di diverso tipo e, secondo la Commissione, un interrogatorio in questo luogo già di per sé è da considerarsi una forma di tortura psicologica. La Commissione ha anche registrato le denunce delle prigioniere che, durante gli interrogatori, sono bendate per impedire loro di riconoscere i loro torturatori. La Commissione ha, ancora una volta, denunciato il fatto che, in Turchia, le madri imprigionate coi loro bambini siano costrette a vivere in condizioni terribili, in stanze piccolissime, senza alcuna forma d'igiene o assistenza.
Una lettera alle famiglie degli studenti kurdi espulsi / Kurdish Media - 23 aprile 2002 I genitori dei 325 studenti kurdi dell'Università Mustafa Kemal, che avevano chiesto il diritto all'insegnamento in kurdo e che per questa loro iniziativa sono stati espulsi dall'università, hanno ricevuto una lettera da parte del direttore della sicurezza cittadina, Ihsan Unal. Nella "rassicurante" lettera, Unal ricorda che l'università è un luogo nel quale i giovani possono coltivare i loro sogni e i loro ideali ma che, in alcuni casi, queste spinte ideali possono essere fuorviate da alcune organizzazioni terroristiche che utilizzano questi giovani per i loro fini politici. Menzionando specificatamente il PKK, Unal ha affermato: "L'abbandono della lotta armata da parte del PKK è una strategia tesa a mettere in difficoltà la Turchia. Alcuni studenti hanno preso parte a questa campagna illegale e sono stati puntiti con la speranza che, domani, possano reintegrarsi completamente nella società".