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Alcune Lettere sul Giornale di Brescia
In risposta alla Lettera del sig. Quarto del Club l'Imprenditore, pubblicata sul Giornale di Brescia a fine agosto, nei giorni scorsi il medesimo giornale ha pubblicato le lettere che vi allego. Altri giornali, che hanno pubblicato la stessa lettera sig. Quarto, finora non hanno pubblicato alcuna replica (nè nostra è di altri).
Se sui vostri giornali locali trovate articoli, lettere o risposte sull'iniziativa "No a Gussalli Beretta ambasciatore in Usa", per favore inviate una nota a info@saveriani.bs.it Ciao, Giorgio Beretta (Missione Oggi)
GIORNALE DI BRESCIA Mercoledì 11 settembre 2002
LETTERE AL DIRETTORE
NON SOLO AFFARI Per essere ambasciatori
Abbiamo letto con amarezza la lettera a firma del signor Giuseppe Quarto pubblicata sul «Giornale di Brescia» del 27 agosto, a causa del punto di vista dell'estensore della medesima che pare ritenere l'annuncio del Vangelo una sorta di bollettino meteorologico e non, come ci insegnano la vita di Gesù Cristo e il Magistero della Chiesa, testimonianza quotidiana, collettiva e personale. E, come del resto, drammaticamente ed instancabilmente, Giovanni Paolo II va ripetendo - spesso inascoltato dai suoi stessi fedeli - ad ogni angolo della terra. Riteniamo quindi che l'iniziativa dei Padri Saveriani, non intenda comunque giudicare la persona in questione - ci mancherebbe altro - ma esprimere perplessità sulla conciliazione del ruolo di ambasciatore con l'attività economica rappresentata dal signor Gussalli Beretta. Preferiremmo infatti considerare gli ambasciatori non come procacciatori d'affari, sensali, capitani d'industria, ma come uomini portatori di valori, impegnati per la pace e la giustizia, testimoni di solidarietà, sostenitori della salvaguardia ambientale e di uno sviluppo sostenibile. Sappiamo bene che gli eventi, soprattutto a livello internazionale, prendono tutt'altra direzione, e gli incontri ufficiali tra gli Stati hanno ben altri scopi che non risolvere i reali problemi del pianeta (vedi le difficoltà anche del vertice che si sta svolgendo in questi giorni a Johannesburg): per questo condividiamo le proposte messe in campo in questi tempi dagli istituti missionari - e dai Padri Saveriani tra questi - proprio perché constatano in prima persona gli effetti degli interventi dei «Paesi ricchi» (per dirla con il signor Quarto) sui Paesi poveri. Pensando a questi interventi, laddove al signor Quarto vengono in mente «commerci, ricchezza diffusa, civiltà, cultura, diffondersi delle informazioni», noi invece notiamo sottrazione di materie prime, presenza di mine antiuomo, distruzione delle foreste, sfruttamento del lavoro minorile, privatizzazione delle risorse idriche da parte delle imprese dei Paesi ricchi, commercio di armi, anche bresciane, che la recente modifica della L. 185/90, passata in sordina agli inizi di quest'estate, ha sottratto al controllo parlamentare... (francamente non ci pare che le armi esportate nei Paesi poveri siano usate per difendere gli innocenti da criminali e aggressori.propenderemmo per l'opposto.). MARIA SCALORI e MAURO SCARONI
GIORNALE DI BRESCIA Venerdì 13 settembre 2002
I SAVERIANI Missionari ed ingiustizie Mi trovo d'accordo con la lettera del signor Giuseppe Quarto, «fervente ammiratore» dei Saveriani, quando dice che gli uomini di Chiesa hanno il compito d'annunciare il Vangelo con preghiere ed opere di bene. Ma aiutare gli ultimi vuol dire anche denunciare le ingiustizie politiche, avere il coraggio e il diritto di accusare chi permette di costruire armi leggere per guerre pesanti, difendere la legge 185 contro i mercanti d'armi, denunciare le banche che finanziano le produzioni militari. Come può non ribellarsi un missionario che vive sulla propria pelle l'orrore e la sofferenza di chi - per la stragrande maggioranza bambini - viene mutilato dalle mine antiuomo? Mine antiuomo costruite anche in Italia, soprattutto nel Bresciano. Ed è difficile immaginare l'ingegnere, il chimico, il generale, compiaciuti di questo progetto, il politico che approva o fa finta di niente, gli operai che in un'anonima officina ne producono a centinaia di migliaia ogni anno. Tutte persone che probabilmente hanno dei figli da portare a scuola la mattina, di cui prendersi cura, a cui vogliono bene. Persone che poi tornano diligentemente al loro lavoro, per progettare e costruire mine ancora più efficaci, più distruttive, che possano meglio camuffarsi nel terreno, che sembrino giocattoli, per poi esplodere fra le mani di curiosi ed ignari bambini. È difficile immaginarlo, ma è la triste verità. Se fare politica vuol dire denunciare le case farmaceutiche che monopolizzano l'accesso ai farmaci essenziali o le multinazionali che sfruttano il lavoro dei minorenni, disapprovare gli interessi spropositati sui debiti dei Paesi poveri, oppure accusare personaggi tristemente noti come Mobutu, Bokassa, Somoza che hanno violato i diritti dei loro concittadini con l'appoggio dell'Occidente, allora ben venga che i missionari facciano politica. Dovrebbero farla anche i preti e le suore e tutti i laici. Anche Cristo denunciò più volte le ingiustizie scontrandosi con le leggi e i politicanti del tempo. Cristo faceva forse politica? Il suo messaggio di amore, di fratellanza verso gli ultimi, dette fastidio ai potenti d'allora, e lo dà tuttora perché è un concetto scomodo, a volte anche nelle nostre Chiese. ITALO TONNI
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